All'imbocco dei giardini Milano, c’è una sorta di archetto; si apre come una chiave su un mondo molto chiuso e marginale. È facile passare dalla via dell’arte della cultura, all’imbocco del troppo silenzio e delle briciole della consolidata instabilità.
Rapide sensazioni scivolano sotto pelle; corrodono come piogge acide emozionali.
Quando piove la vita fa presto a farsi suono greve, nessuno si stupisce per il desiderio d’amare. Tutto si scioglie e si infanga.
La primavera muore; si accascia, taglia con la sua umidità.
Carica di queste buoni propositi entro nell’archetto.
Zampetto senza pretese nella sua direzione; un po’ scazzata un pò superiore.
Affondo i miei piedi nell’erba. l’erba è oramai palustre a causa della stagione dei monsoni .
Cammino nell’erba mi sembra di cambiare dimensione.
Muovo piccoli passi priva di paura.
Qua giace il mio passato, la mia inquietudine. Un passato un pò punk. Sono stata anche io una figlia del disagio.
Vediamo se trovo qualcuno che conosco.
“Ah sì ecco lì c’è Petra”. Petra capelli orange ossigenati se ne sta ai giardini, sotto tre pini.
Petra indossa scarpe da skate, ha pantaloni larghi e la felpa enorme, ha un piercing tondo e fondo sulla guancia, rasatura sui lati della testa e capelli lunghi dietro.
Vicino a Petra c’è Agata.
Agata non è il suo vero nome, ma si riferisce alla passione morbosa per gli aghi. Agata ha quattro anni in più di Petra, una puzza fetida, una maglietta bucata e un tanga che le esce dai pantaloni.
Accucciato pigramente c'è Guaiss. Guaiss cane bastardo con il pelo ispido non suscita affetto, ma nausea.
Mi invitano a sedere, ma io mi accovaccio. Avverto l’odore della mia pelle e l’odore rancido dei loro vestiti sporchi l’odore di Guaiss sono un tutto uno.
Osservo Petra, mi guarda con occhi grandi scuri e gonfi. Poi si mordicchia il labbro, mangiucchia parole.
Sprofondo più in basso; il terreno mi inumidisce. L’umidità mi c-attira oramai sono nel fango e ci resto.