La serata era
gradevolmente fresca e serena, passeggiavo tranquillo per raggiungere il teatro
pavoneggiandomi in un doppiopetto gessato coloro antracite, un bocciolo di rosa
bianca all’occhiello, candido come la sciarpa di seta bianca e la camicia in
piquet di cotone coi polsini alla moschettiera, sfoggiavo per l’occasione i
gemelli ottagonali di smalto e zaffiri cabochon
che avevo scovato nel negozietto di un antiquario e un fermacravatta a forma luna
calante in zaffiro e brillanti. Erano gli anni ’90, e vent’anni oro sono mi
sentivo ammantato di dandysmo, ora forse mi chiedo se in realtà non fossi solo
agghindato come una madonna spagnola. Quella sera dovevo essere sfavillante,
stavo recandomi a teatro per vedere la Medea di Euripide, interpretata niente
meno che da Mariangela Melato.
Il Teatro Sociale di
Rovigo non è grande, all’esterno presenta una bella facciata in stile
neoclassico, e la sala è decorata in puro stile liberty. Mi ero procurato il
palco migliore dopo di quelli riservati al sindaco, alla Regione e alla
Provincia, il palco n° 5. Mi sentivo intimamente soddisfatto, ero riuscito a
battere sul tempo la figlia del mio commercialista, portandole via quello che
lei tronfiamente chiamava “il palco dei miei” come se lo avessero acquistato. Amavo
arrivare presto per osservare il popolo: le signore con le pettinature cotonate
irrigidite da flaconi e flaconi di lacca al punto da sembrar fatte di
vetroresina filata, gli abiti da sera che andavano dal Valentino al divano
bavarese, le apparizioni di persone in vista che si mostravano dalle balconate
dei palchi per far vedere di essere colte, come la moglie del direttore della
banca che di solito faceva solo l’abbonamento alla stagione lirica perché fa
chic ma non si vedeva mai a uno spettacolo di prosa: quella sera era lì, seduta
dietro al medaglione col ritratto di Giacomo Puccini, quello con
quell’espressione snob, che ornava la balaustrata della sua loggia. Guardando
in alto verso l’affresco con le nove muse notai che sul fregio che lo
circondava, fatto di piante di giglio fiorite alternati ad angeli ve ne era uno
che sorreggeva un cartiglio col nome di Victorien Sardou.
Il grande lampadario
si era spento da un po’, Medea nella sua disperazione invocava gli dèi:
O grande
Themis, e tu, augusta Artemide, guardate come soffro! Avevo legato a me con
giuramenti indissolubili il mio sposo, che sia maledetto: voglio vederli con i
miei occhi lui e sua moglie cancellati dalla faccia della terra, con la loro
casa. Sono stati loro a cominciare, mi hanno fatto del male e non me lo
meritavo. Padre mio, patria mia, sono fuggita da voi, coperta di vergogna: ho
ucciso mio fratello.
Quella
sera, contrariamente alle mie abitudini, non mi addormentai a metà spettacolo:
nemmeno la comodità delle poltrone di velluto rosso granato poteva vincere
sull’attrazione che esercitavano la furia e il dolore della sacerdotessa
ripudiata, splendida e terribile.
…Giuro per Ecate, la dea che venero
più di tutte, che ho scelto perché sia al mio fianco, che abita nelle mie
stanze più segrete: nessuno di loro si rallegrerà di avermi fatto soffrire.
Renderò amare e luttuose le loro nozze, amaro il nuovo legame di famiglia e il
mio esilio. Animo, Medea: non rinunziare a nessuna delle tue arti, adopera tutti
gli accorgimenti che conosci. Affronta questa impresa: ora è il momento di
mostrare la tua tempra. Vedi cosa ti hanno fatto. Non devi costituire oggetto
di scherno per i discendenti di Sisifo e alle nozze di Giasone; tu sei nata da
nobile padre, sei progenie del Sole. L'abilità la possiedi, e inoltre siamo
donne; incapaci, per natura, di fare del bene, ma espertissime in ogni specie
di male…
Medea
mi faceva mancare il fiato.
Serata
indimenticabile, ma puro appagamento di un desidero: in realtà Mariangela
Melato ebbe un infarto la sera prima della rappresentazione, e lo spettacolo
non fu mai rimesso in cartellone.
Ora
lei è andata altrove, ed io mi sento vecchio.
Melon ma è vero quello che racconti?
RispondiEliminaOttima descrizione del tuo abbigliamento e dell'interno del teatro anche se essenziale hai reso l'idea di una PRIMA TEATRALE.
Tutto vero, Anna: lo spettacolo fu veramente annullato per l'infarto della Melato. Non ricordo l'anno preciso, ma abitavo ancora coi miei, ergo è circa metà anni '90.
EliminaIl teatro è bellissimo, la sala è puro liberty perché bruciata nel 1902 e riaperta nel 1904; ha visto fatti degni di nota: è stato inaugurato dal kaiser Francesco I e ha visto debutto di Beniamino Gigli
In mezzo alla descrizione di un mondo di alieni cotonati e abiti in passamaneria, così diverso da quello che ho conosciuto nella mia giovinezza, la figura di Mariangela Melato mi ha fatto riacquistare l'orientamento e il senso della realtà. (emoticon grande Mariangela) RQ
RispondiEliminaho letto e mi ha divertito molto l'impulso che ha spinto Mauro alla narrazione, cioè:
RispondiEliminamuore la Melato, uno si mette al computer e scrive. mi aspetterei una solita solfa su quanto era brava (cosa che sarebbe meritata); magari da Mauro mi aspetterei pure qualche aneddoto o qualche commento su Travolti da un insolito destino etc etc, sarebbe in linea. E invece no, ti becchi la morte mancata degli anni '90, con tanto di vestimento da Luigi XIV e spettacolo saltato all'ultimo minuto.
Se non è sadismo questo, allora passatemi la definizione.
GD
(inutile dire che il pezzo è bello)