martedì 30 luglio 2013

Tema: I nervi


Dagli Archivi della Maestra
Sez. Anatomia

Sottile la parete sottile tra la calma e l’esplosione, cartongesso da abbattere con una spallata, o carta 80gr a metro quadro da ridurre in coriandoli mentre digrigni i denti o burro, sì, burro sezionato con un nylon sottile e diviso in due – o tre o quattro – come un bivio, come un destino che al mattino tra auto funzionante e auto in panne sceglie un guasto al carburatore, da arrivare in ufficio in ritardo di due ore e trasformare la funzione customer care nella traduzione fedele di “Insulti al pubblico” alla clientela; tre come chi non sa chi bestemmiare tra padre, figlio o quel pennuto dello spirito santo; quattro come tutte le femmine che rompono i coglioni di un uomo – la madre, la moglie, la figlia, la collega capoufficio che l’ha spuntata non si sa per quale ragione – e allora prendi un filo, sottile di nylon sottile, e te lo avvolgi attorno (un salame, un lacerto, un baco da seta che si fa pupa stronza), e poi torni a casa e prendi un chiodo e lo conficchi alla parete con una testata o il martello, e con un nodo fissi un capo del filo, e poi prendi un altro chiodo e lo conficchi alla parete con una testata o il martello, e tendi il filo, e poi prendi un altro chiodo e lo conficchi alla parete con una testata o il martello, e tendi ancora il filo, e poi un quarto chiodo, un quinto, tanti chiodi che la stanza diventa una trappola di ragno elevata alla potenza di chissà quale numero potente

mercoledì 24 luglio 2013

La maestra va in vacanza


Dopo un altro anno ricco di temi, reading, incontri, scontri e novità, la Maestra va in vacanza. 
Nei prossimi giorni e fino ai primi di settembre ripubblicheremo alcuni vecchi post in attesa di scoprire se saremo anche quest'anno candidati ai Macchianera Italian Awards. 
A proposito, se non l'avete ancora fatto, potete proporre questo blog al premio cliccando qui!

Non ci resta che ringraziarvi ancora tutti e darvi appuntamento a settembre 
con tante novità che stiamo già organizzando!

cliccando invece su "continua a leggere" troverete un video reclamato a gran voce da alcune frange oltranziste del trash presenti nel consiglio di classe!

Aggiornamento del 26 luglio

In virtù delle diverse segnalazioni e proteste giunte alla maestra non si può far altro che aggiungere dei video alla raccolta


martedì 23 luglio 2013

Tema: Una notte

Svolgimento

Svolgimento

Le quattro del mattino. Le persiane della piccola finestra mostravano un cielo pulito, carente di stelle e nuvole; eppure, seduto su quel marmo di burro, morto di caldo e anche d’insonnia, S. stava a guardare pensando alla disastrante giornata che, per lui, sarebbe cominciata da lì a poco. Le due fotografie in bianco e nero appese al muro non davano spiegazioni plausibili al crampo che gli violenta lo stomaco. Alzò gli occhi sudati al cielo, tentando invano di fermare le sinapsi e distogliere il pensiero. “Ormai è fatta.” pensò S. tra sé e sé toccandosi i capelli, “Non resta che assecondare il degradarsi di queste speranze. Mi chiedo cosa stesse fissando”. La mano ricadde stanca sulle ginocchia scoperte da un pantaloncino azzurro. La paura è più forte di qualsiasi convinzione, infatti, la convinzione, alla fine si perde nel baratro del malessere: le quattro del mattino, il caldo soffocante e la cruda resa.

Il cambiamento è una lenta conquista in cui il sentimento dominante ti piomba addosso come un regionale che si è perso, soprattutto quando a cambiare è una persona come S. Ricercava le cause del suo dolore tra le esperienze e le indifferenze che lo avevano colpito, tra quanti Padre Nostro aveva cantato e quante volte, invece, aveva bestemmiato in vita sua. Era turbato da se stesso. Pensava d’esser matto. Si credeva un paradosso, un ibrido, uno che provava rancore e più d’una volta si era lasciato prendere la mano dalla convinzione delle sue immaginazioni, espellendo il reflusso di rabbia che si era successivamente generato nel suo stomaco, colpendo chi gli stava intorno, contribuendo all’ennesima delusione e perdita di stima. Non si amava più. Il gatto che leccava le sue ferite era lui stesso. 


lunedì 22 luglio 2013

Tema: Stasera mettiamo su i tacchi e il rossetto?

Svolgimento

“Stasera mettiamo su i tacchi e il rossetto? Dai, che ne dici? Non guardami così, lo facciamo solo per gioco, per ridere. Non ci lanceranno occhiatacce, e in tal caso continueremo a ballare. Spero offriranno da bere! E se ti danno della coca che fai? Ascoltami, tu accetterai. Sai cos’è che non va in te? Te lo dico una volta per tutte: hai deciso di non esagerare, hai sempre fatto scelte mediocri. E quando finalmente conosci un tipo che ti piace davvero ci pensi e ci ripensi mille volte prima di farti scopare. Non hai capito che la vita è troppo breve per innamorarsi?
Riesci a sentire i secondi, tic tac, che passano? Infine, giuro su Dio che la verità è questa e solo questa: ASSIOMA UNO: gli esseri umani sono costretti dalle possibilità; ASSIOMA DUE: gli esseri umani sono costretti dal giudizio; ASSIOMA TRE: la vita è esperienza e osservazione, enciclopedia di possibilità e enciclopedia di giudizio. Sai che farei io per una striscia gratis?”

Giovanni Alberto Arena

venerdì 19 luglio 2013

Tema : La sveglia parla

Svolgimento

Possiede una sveglia, di quelle che si schiaccia un pirullino sopra e sentenziano l’ora esatta, ora minuti secondi, con una voce fredda e meccanica che denuncia l’origine cinese del manufatto. Sono le tledici e ventiquattlo minuti e tlenta secondi. Poi la speaker cinese ci aggiunge la temperatura ambientale in gradi centigradi. E chi l’ascolta ci crede, senza porsi il minimo dubbio, che questa sveglia/termometro sia capace e abile di tenere il conto delle ore dei minuti dei secondi e in più misurare la temperatura, come fanno anche i termometri italiani, e quelli europei in genere. Comunque sia, lei ha questa sveglia, la tiene sul comodino da un po’ di anni e in questi anni di solitudine ha imparato a parlarci, con la cinese della sveglia là dentro. Già dal mattino presto le chiede l’ora, schiacciando il pirullino, e quella ci aggiunge anche la temperatura, perché è il suo mestiere, si è trasferita dalla lontana Cina per misurare la temperatura delle camere da letto delle signore italiane. Dopo un’infanzia tormentata, passata a vendere ravioli al vapore nei mercatini rionali di Shanghai, a prendersi l’umidità nelle ossa e sopportare le battute dei ragazzi di passaggio, finalmente una svolta, una vita tranquilla e comoda, sul centrino di pizzo del comodino.
Conoscevo una signora che coltivava una passione, per i centrini di pizzo. Li realizzava con l’uncinetto e il filo di cotone ecru, stando seduta per giornate intere dietro il vetro della sua finestra nella casa di paese. D’estate invece metteva la sedia fuori sul marciapiede stretto, dava le spalle alla strada, perché si usa così. Ne faceva a decine, con grande velocità e maestria, era una abilità acquisita negli anni, nei decenni, ormai era quello il suo unico passatempo. Lavorava tutto il giorno con l’uncinetto, in silenzio, meditabonda, contava i punti muovendo le labbra in modo impercettibile. Sotto le sue dita un po’ storte per l’artrosi, nasceva pian piano un miracolo di trafori e cordoncini, che noi bambini cercavamo di riprodurre con la carta dei quaderni. Si piega un foglio in quattro, poi con la forbice si tagliuzza a piacere tutto intorno, e anche sui lati piegati. Quando hai finito e apri il foglio è come un centrino traforato, ma di carta a quadretti, e puoi anche venderlo agli zii compiacenti per sole cinquanta lire, a quei tempi c’erano ancora le lire.

giovedì 18 luglio 2013

Tema: Cuore cavo, labbra nere

Svolgimento

Arrivo all’appuntamento con Viola con un anticipo imbarazzante. Mi piace assaporare i momenti di attesa, tanto più nella città dove ho frequentato il liceo. Parcheggio sotto Piazza Dante, vicinissimo al corso di Osimo e prendo le scale che portano alla mia vecchia scuola. Del Liceo Campana non rimane che una targa di marmo (che puntualmente fotografo). Dentro non ci sono più gli animali impagliati all’ultimo piano, la maschera mortuaria di Leopardi, i banchi con il mio nome inciso, che avevo ripreso con la telecamera poco prima che tutti quegli oggetti evocativi venissero trasferiti nella nuova sede.

Il cortile di Palazzo Campana adesso è deserto, pronto per la presentazione del libro di Viola Di Grado. Sedie rosse ben allineate e al centro del cortile una fontanella rende l’atmosfera da sogno di mezza estate. Mi rendo conto di non essere mai entrato nel glorioso palazzo che è stato parte del mio paesaggio nella prima metà degli anni ’70. Approfitto dell’anticipo per fare un giro sul corso. Ogni tanto mi capita di tornarci e mi piace rifare quel tragitto che molti anni prima percorrevo con la baldanza strafottente dell’adolescenza. Mi accorgo che in quaranta anni Osimo non è poi così cambiata. Sarà per i colori del crepuscolo, sarà l’inevitabile effetto-nostalgia che fa apparire tutto bello in prospettiva . Incrocio un uomo che mi chiede: “Lei è di Osimo?”. “No, perché?”, rispondo. “Come si esce da questa trappola?”, ribatte. “Segua la corrente”, gli dico e se ne va sorridendo alla mia battuta.


mercoledì 17 luglio 2013

Tema: Pazienza

Svolgimento

- Potremmo andare in un’agenzia di viaggi, che ne dici?
- Per fare che cosa?
- Per prendere qualche catalogo, vedere qualche offerta.
La risposta ad una domanda che avrebbe preferito restasse retorica, costrinse il Sig. Riviera a restituire uno sguardo che non accennava approvazione. L’espressione contrita di sua moglie, quell’impercettibile battere di ciglia, come a voler scacciare qualcosa che le fosse finito dentro l’occhio, non lo commosse punto. Era una bambina la sua Angelina.
- Perché ci vuoi andare? Lo sai che non possiamo permetterci vacanze.
La Sig.ra Riviera lo guardò dritto negli occhi, poi si alzò e ritirò i piatti dalla tavola. Perché sognare non costa nulla, avrebbe voluto dirgli, ma sarebbe stato perfettamente inutile.
Come avrebbe voluto fare anche solo una passeggiata per le vie del centro, quale gioia le avrebbe dato prendere in faccia l’aria della sera, morbida come una carezza, o ascoltare le note uscire dai locali, fermarsi sul belvedere, magari un attimo prima del tramonto, qualcuno avrebbe forse chiesto loro di pagare il biglietto?
Posò i piatti dentro l’acquaio, poi ci buttò dentro le posate facendo rumore di proposito.
- Ludovica mi ha detto che ci sono crociere fantastiche, anche di pochi giorni, e non costano una fortuna. 
Il Sig. Riviera, che nel frattempo si era spostato in salotto a fumare, sollevò lo sguardo dal libro che aveva appena aperto.
- Angelina, è inutile parlarne, te ne ho già spiegato la ragione.
Quando si metteva qualcosa in testa, pensava, era cocciuta, testarda. La guardava muoversi a scatti per la cucina, gli avrebbe dato il tormento per giorni.
- Angelina, sii ragionevole, non esistono crociere alla nostra portata.

martedì 16 luglio 2013

Tema: Pid, la leggenda del secolo

Svolgimento

Si dice che Paul sia morto.
Chi è Paul? Sir Paul McCartney, of course.
La sua leggenda è nota con un acronimo: PID, Paul is dead.
Credo di essere ossessionata da questa storia, fin da quando ne sono venuta a conoscenza, non so bene perché.
E se fosse vero? In tutti questi anni, esperti, medici, medium, cartomanti si sono sperticati nel trovare indizi; le analisi fisiognomiche sono quelle che destano più sospetti sul piano oggettivo. Il caro Giacobbo di Voyager pare condividere con me quest’ossessione, viste le innumerevoli puntate che ha dedicato a quest’appassionante leggenda del mondo della musica.
Con spirito giornalistico e anche un po’ voyageriano, voglio narrarvi come sono andati i fatti. Le prove che porterò a dimostrazione della tesi vi appariranno bizzarre o assurde. Ma non potrete fare a meno di pensarci. Riuscirò a porvi il maledetto tarlo del dubbio. Come Giacobbo ha fatto con me.
È una fredda serata di novembre del 1966. Siamo agli studi di registrazione, una porta si apre di colpo, un uomo ne esce sbattendola violentemente. L’uomo s’infila nella sua macchina sportiva e parte sgommando. Sulla strada incontra una ragazza che faceva l’autostop, la fa salire, pare  sia scappata da casa dopo che il ragazzo l’aveva lasciata perché incinta. Quando la ragazza si accorge che è salita sulla macchina di Paul comincia ad agitarsi e da brava fan accanita comincia a toccarlo facendogli perdere il controllo dell’auto che si va a schiantare rovinosamente contro un albero. Paul viene sbalzato dall’auto in fiamme qualche metro più in là, perdendo la vita.

lunedì 15 luglio 2013

Tema : La bugia

Svolgimento:



Tenevo le coperte sopra la testa con il cuore che mi batteva all’impazzata e aspettavo che tutto finisse. Le mani sul viso pigiavano forte il nasino che diventava sempre più rosso, perché temevo diventasse come quello di Pinocchio. Mia madre al buio in cucina con voce concitata diceva: ”La bugia! La bugia!” ed io tutta impaurita pensavo che era colpa mia se la luce era andata via e che sicuramente mia madre aveva scoperto chissà quale marachella. Appena tornava la luce, scendevo dal letto e andavo allo specchio. Tutto a posto, il mio nasino era sempre lo stesso – pensavo - allora le mie bugie non erano così gravi.
Capii cosa era la bugia durante una notte lunghissima. Novembre 1966. La pioggia non smetteva mai. Dalla finestra della mia cameretta i vetri si rigavano di gocce di acqua che si rincorrevano. Era un gioco per me indovinare il percorso delle gocce sul vetro, ma mia madre non si divertiva.

venerdì 12 luglio 2013

Tema : Incubi

Svolgimento:

Forse è perché della notte scura che abbiamo paura. Il buio, il nero, l’abisso con i suoi fottuti occhi profondi. L’abisso che ha le urla dei mostri che afferravano con le loro unghie le nostre caviglie che rimanevano penzolanti fuori dal letto. L’abisso che conosce il nostro nome e ci chiama col tono della matrigna che ci chiude in camera per scoparsi nostro padre.
La notte che fa diventare i fiori neri, che fa perdere il colore a tutte le cose, o solamente ridà a tutte le cose il loro vero colore. La notte, ogni tanto butterata di stelle, con i randagi che abbaiano e graffiano ai portoni per un tozzo di pane imbevuto di sangue, che vogliono anche loro un posto caldo dove dormire tranquilli senza rischiare di svegliarsi senza un rene o con un coltello che si è fatto da parte a parte la loro gola.
Il cigolio di una vecchia porta che si protrae lento e calmo e stridulo come le vecchie unghie di una maestra sulla lavagna nera. Il battere di un bastone in piena notte sulla ringhiera di ferro, forse battuto dal vento, forse battuto da un vecchio diavolo venuto a rubarci quel poco di anima che ci rimane. 



giovedì 11 luglio 2013

Tema: Trascendentale

Svolgimento

“Non c’è nulla di trascendentale”. Tra-scen-den-ta-le. Cinque sillabe scandite da labbra in apparenza sazie di ovvietà. I miei occhi si alzano di scatto dal piatto che coi suoi odori e sapori cerca di tenere impegnata la mia mente alla ricerca di una conferma a ciò che le mie orecchie hanno udito. Da sempre la vista è considerata la regina dei sensi, perché è ad essa che si affida l’orientamento e la conoscenza umana del mondo. Lo stesso termine idea deriva dalla radice greca vid- che significa vedere: gli occhi sono infatti lo strumento con cui l’intelletto umano può attingere l’essenza delle cose, sono la via d’accesso alla conoscenza. 
Ma questa volta la sensazione uditiva del ‘trascendentale’ non riceve alcuna conferma dai miei occhi, gettati in confusione dalla visione del tipo tatuato, impomatato, inanellato e dal petto glabro, che la camicia bianca, aperta fino al quarto bottone, lascia vedere. I rischi della conoscenza nell’era mediatica, direbbe qualcuno. Vorrei tanto che la mia mente tornasse a concentrarsi sul piatto, sintomo dell’indifferenza che si traveste di necessaria sopravvivenza quando chi ti sta intorno trascorre l’intera sua giornata ad inseguire un talent show. Hegel sosteneva che è una fatica pensare, nella nostra società è diventato addirittura un optional, un effetto collaterale, spesso dannoso, dell’agire. Il cogito ergo sum non è più un’evidenza la cui verità non ha bisogno di essere dimostrata perché è una tendenza innata della ragione, perché se tutti gli uomini pensano allora pensare è umano: nella nostra società le premesse sono forse le stesse? Chi pensa, e pensando muove i fili del mondo, ha come fine sempre e solo il bene dell’umanità? È così comodo erigere altri a nostri tutori affinché questi pensino per noi. Il danno è che non ci chiediamo se siamo noi i reali artefici delle nostre guide spirituali. Ogni giorno siamo bombardati da una quantità di informazioni che è di gran lunga superiore a quella che siamo in grado di assimilare, ma di una qualità che non a torto i sociologi definiscono allo stesso livello della spazzatura.


mercoledì 10 luglio 2013

Tema: Non è vero che Bagheria

Svolgimento

Azzerato il mandamento, disarticolati i vertici della mafia, legge Rosa dallo Smartphone. “Meno male che ci sono i magistrati che ogni tanto fanno un po’ di pulizia” dice Rosa. 

Io la guardo estasiato perché lei è bellissima. Poi suona un clacson, giro la chiave e faccio altri due metri. Anche Rosa gira la chiave, accende la macchina e fa altri due metri. 

“L’Italia è un paese di merda. E la Sicilia è l’Italia alla seconda” dice Rosa. “E Bagheria?” dico io. Lei sorride. Io sorrido. “Bagheria – dice lei - secondo me è il nostro specchio. Riflette lo schifo”. 
Ecco di nuovo un clacson, un altro e un altro ancora, qualche bestemmione dei camionisti. Si gira la chiave e si riparte. Ce ne andiamo a casa. Ciao Rosa. A domani.

Non è vero quello che dice Rosa, ma non glielo dico. Sono perso nei suoi occhi e il mio cuore scoppia d’amore. Io sono italiano e ne vado orgoglioso. Sono siciliano e ne vado orgoglioso. Non è vero che la Sicilia è un paese di merda alla seconda. E se Bagheria è il nostro specchio, tanto meglio. Io non ci vedo nessuno schifo. 

Io sono orgoglioso della mia Bagheria. 
Baaria, la porta del vento. La città delle ville. Il paese di Renato Guttuso, Dacia Maraini e Giuseppe Tornatore.

Rosa dice un sacco di cose che non sono vere. Però è così bella che non le dico niente. 

Da circa dieci mesi, ogni giorno, per una buona mezzora, restiamo imbottigliati nel traffico dello svincolo autostradale di Bagheria, dopo una giornata di lavoro, e ne approfittiamo. Cogliamo la grande occasione che ci è stata concessa. 
Lei chiacchiera con me, io porto avanti il mio progetto di seduzione. Finora siamo stati sempre separati. Io nella mia macchina, lei nella sua. Venerdì prossimo il primo appuntamento. In macchina insieme.

lunedì 8 luglio 2013

Tema: Eppure mentire

Sez. Cantiere romanzo


Mi ha fatto un sorriso, o non ha capito il sarcasmo o non ha ascoltato la mia risposta. Propendo per la seconda possibilità.
Mi ha tirato giù le coperte. - Alzati, su.
La odio. Non sopporto quando fa così. Un peso sul petto mi impedisce di muovermi.
- Che hai?
Le ho sorriso come sempre. – Nulla mamma, arrivo.
Si è lisciata la gonna nera davanti allo specchio del mio armadio prima di uscire dalla stanza.
In cucina è il solito rito. Mio padre mi ha preparato una tazza di latte che sfamerebbe un paese africano per quanto è grande e quattro fette biscottate con marmellata, mi correggo, burro e marmellata. In più ha messo il barattolo dei biscotti al centro del tavolo. Questo è il periodo delle macine. Dura pressappoco da due anni. Tutti i giorni quelle, inesorabilmente macine. Certo meglio dell’anno e tre mesi di gallette che mi facevano schifo. Verrebbe da pensare che siamo in tre/quattro a fare colazione. Ma quel ben di Dio, è solo per me.
Sento la porta chiudersi e produrre il suo solito rumore sordo da porta blindata che si chiude. Sono solo. Il silenzio non mi aiuta a stare meglio, mi prende una crisi d’ansia e scappo in bagno con le mani sulla pancia. Fra meno di un’ora zio Giulio suonerà il citofono e mi inviterà a scendere.

sabato 6 luglio 2013

Tema : Cose disegnate

Svolgimento:

Io non parlo, disegno, ho imparato presto a disegnare, dalle astine alle api il passo è stato breve. Mi piace disegnare con la matita o la biro, e poi non cancello mai, ci ridisegno sopra, così le mie parole disegnate si stratificano, i concetti si accavallano e danno forma a concetti sempre più aggrovigliati, indipendenti dal discorso di partenza, ma non mi interessa, tanto non devo spiegarlo a nessuno.
Disegno così volentieri che non ho mai smesso, da quando ho imparato a farlo, tutti mi chiedevano qualcosa e io la disegnavo, mi dicevano Chiama papà, chiama mamma, e io li disegnavo, poi mi chiedevano cosa volevo mangiare per cena e io disegnavo salsiccia e puré di patate. Il puré era il colore bianco della carta, e io rappresentavo una nuvoletta sul foglio bianco, si capiva subito che era puré, la salsiccia invece era più facile. 
Così ho imparato a esprimermi per mezzo dei disegni, i maestri erano perplessi, lo spiegavano allarmati ai miei genitori, dicevano Questo bambino disegna sempre, non parla mai.

venerdì 5 luglio 2013

Tema: Vota la performance migliore: cane, fiammifero o chiodo?

Svolgimento
(in sottofondo la base musicale di Teorema, 
di Marco Ferradini – nei pacchetti per karaoke la trovate)

Prendi un cane,  piuttosto mansueto, legalo ai binari della ferrovia.
Aspetta che passi un treno e poi ammira lo spargimento dei brandelli di carne.

Prendi un fiammifero, raggiungi un cumulo di monnezza che non viene ritirata da giorni.
Dagli fuoco e annusa il fumo sparso dalle fiamme che bruciano la plastica.

Prendi un chiodo, entra in un aereo, prova a piantarlo sopra un finestrino.
Racconta a tutti che hai fatto una performance sul terrorismo.

Adesso prendi un paio di persone che non distinguono il “concetto” dalla “pensata cretina”.
Uno dei tre prenditori diventa un artista, gli altri due rimangono scemi del villaggio.

(sfumare la base musicale)

Mi ritrovo ad una performance verbale di A.L. (il prenditore di cane). Cioè, qualcuno gli sta ponendo delle domande, lui risponde, io mi avvicino.
Mi dispiace riassumere – mi sento uno di quelli che ti raccontano un film e, per quanto si sforzino, non potranno rendere gli effetti speciali a parole - ma non avevo un registratore vocale.


mercoledì 3 luglio 2013

Tema: Orgoglio di Strega (Carceri Filippine)

Svolgimento



Domani farò la mia ultima passeggiata, si snoderà attraverso la mia città da questo maestoso palazzo sarò condotta in ceppi e coi miei stracci indosso. Sarà una lunga processione sotto il sole cocente, sarò derisa e coperta di polvere, insulti e anche qualche sputo.

C’è puzza qua dentro di sterco, sudore e sangue. Hanno anche provato ad allungarmi le ossa oggi, quell’uomo con la voce strana e una croce appesa al collo. Quante parole in una lingua che non comprendo. Non mi piaceva il petto su cui poggiava “u signuruzzu”, mandava bagliori d’oro, ma non riuscivano a spegnere il cuore di tenebra del mio aguzzino. Ho urlato, accidenti, se ho urlato. Volevo spezzare loro i timpani, in realtà loro hanno spezzato il mio corpo. Dicevano che cercavano la mia anima, ma lei si era rincantucciata in un angolo e non hanno potuto trovarla. Mi hanno fatto male, ma non fino in fondo, domani dovrò reggermi in piedi per percorrere la strada che mi porterà fino al luogo dove darò il massimo di me. Dove io la strega, darò luminoso esempio e sarò per qualche ora faro per questa città oscura. E il popolo comprenderà il messaggio, applaudirà e gliene verranno indulgenze. E il popolo sarà incantato dal fuoco come animale in trappola.
Mi sarà il cielo più lieve che questa terra, sarà l’unico che mi accompagnerà, lo anelo da tempo ormai.
Ne vedo poco attraverso le sbarre.

martedì 2 luglio 2013

Tema: Io odio gli intellettuali

Svolgimento

Ha provato a fare il professore, ci è riuscito e poi ha rinunciato. Dice che non poteva vendersi l’anima fino a quel punto. Poi ha provato a fare il bidello, non ci è riuscito e ha rinunciato. Peccato però, diceva, quello sarebbe stato un bel modo di vendermi. Adesso scriveva libri per altri, tre-quattro alla volta. Si pagava l’affitto, i libri, le magliette smanicate e gli aperitivi con le autobiografie dei vecchi della Democrazia Cristiana che avevano rovinato un paese. Sono il servo del mio stesso boia, diceva. Ma poteva finirmi peggio, e sorrideva.
Solo il sorriso aveva bello, il resto sembrava annerito dal tempo e dalla sua mente. Era secco, ritorto, scuro e fuligginoso. Gli occhi ce li aveva strani, profondi, ma mi mettevano a disagio. Diceva sempre cose dannatamente intelligenti. Da quello che scriveva e diceva, dimostrava una razionalità feroce. Faceva a fettine il mondo, lo dissezionava. Io tenevo il bicchierone in mano come si tiene uno scettro, mi sentivo molto scema. Però le stavo sopra le ginocchia ed ero riuscito a farlo ubriacare ed a carezzargli la nuca, a lungo, a lungo.

lunedì 1 luglio 2013

Inès la bella

Svolgimento

Inès, la madre di Michelle era creola. Era nata nelle Antille Britanniche e possedeva anch'essa le iridi blu del padre giunto nelle colonie che furono inglesi a due passi da Haiti. Queste origini piuttosto esotiche nei due genitori miglioravano e rendevano Michelle una rarità in bellezza e in stranezze che lasciavano tuttavia esterrefatti  Era stata cresciuta seguendo il ritmo del mare che schiumava contro la barriera corallina, le scuole cattoliche a Caracas e Concha, la tata e compagna di giochi. Inès le aveva trasmesso tutto il suo amore di madre, mentre sentiva gli animali e i corsi d’acqua animarsi e i pericoli materializzarsi prima che si avverassero. Concha un giorno improvvisamente sparì e nessuno seppe più niente di lei.
Si pensò che fosse fuggita con uno strano personaggio che da qualche tempo le girava attorno, qualcuno disse che si era persa nella foresta amazzonica, vittima di una macumba. Le vecchie indios convertite, rinsecchite come una banana invecchiata, si segnavano la fronte e il petto. Nessuno seppe niente di Concha ma Michelle una notte la sognò e in sogno Concha le disse dove si trovava.
Inès capì che quella figlia era figlia della Madre Terra e comunicava con essa, e tacque per tutta la vita per non rivelare quello che aveva visto nel destino di Michelle. Il suo viso si trasformò in una maschera di terrore.
Guardava la figlia crescere e farsi forte, ma tremava per il suo futuro e quando Michelle annunciò che partiva in cerca di Concha fu presa da un tremito che la scosse da capo a piedi. E cadde.