Svolgimento
La
ricchezza della vita è fatta
di ricordi, dimenticati.
C.
Pavese
Rimango a fissare l’ultima pagina bianca per un tempo indefinito.
Ipnotica, la grammatura più ruvida del foglio di risguardo trascina
tutto il testo appena letto in una sorta di finis terrae
sferzata da dubbi e incertezze corrosive. Allora cerco di ancorarmi
alle pagine precedenti, annaspo a ritroso dove il discorso fluisce,
ma niente: ormai ogni storia non è che un sibilare di sabbia
pungente. Poi, impercettibile, ricomincia il silenzio e piano piano
si trasforma in un ronzio sordo, frantumato come l’eco indistinta
di mille vite scomparse. Solo allora l’immaginazione riesce davvero
a spiccare il volo e a percepire il senso che ogni singola lettera o
frase ha sedimentato dentro il mio oblio.
Tutto
ruota intorno a un incipit lontano che non ricordo più, o forse non
voglio ricordare. Un incipit arcaico che precipita la storia di mille
anni in un presente senza tempo. Libri, vite, viaggi: tutto si rilega
in un presente assetato di storia.
Ed è
in quel preciso istante tutto prende a narrarsi da solo:
Ho
scaricato l’e-book che mi hai mandato e ora apro il PDF con la
stessa avidità con cui da bambina scartavo un regalo a Natale. Mi
sento presa da una smania assurda. Per nulla virtuale. Sento il
silenzio delle pagine non lette mentre mi allontano dalle mie
certezze. Voglio crederti. Ho bisogno di crederti.
Tu
viaggi in mondi che io non conosco. Poi torni e scrivi reportage e
articoli e sei una persona che mi insegna a non avere paura.
Io non
so nulla di ciò di cui mi parli se non qualche brandello di verità
percepita oltre fiumi d’ansia e retorica che ogni giorno i nostri
telegiornali ci vomitano addosso.
Ma ora
basta, è venuto il momento di iniziare. Leggo sul monitor un incipit
bellissimo e ti penso. Anzi ti vedo:
Sei
tu? Non lo so. Forse sono io stessa, quando bambina leggevo storie di
guerra e sognavo di diventare Oriana Fallaci. Sorrido. Siamo due
scritture e due vite che si intrecciano in una trama nuova, tutta da
ri-scrivere:
Milano.
Fine gennaio 2011. Sto camminando nella nebbia. Il rumore dei miei
passi si confonde al tramestio anonimo dei passanti. Oltre il
cristallo, osservo manichini smembrati e lattescenti. Tossisco. Quasi
impercettibile, una raucedine sottile di polvere e catrame mi
avvolge.
Mi
fermo sotto casa tua e alzo lo sguardo. Dai soffitti opachi filtrano
lampi irregolari di luce mentre una palinodia di ombre e
intermittenze tambureggia alla radio.
Salgo
le scale e busso alla tua porta. Trovo l’uscio scostato. Entro
senza far rumore e appoggio la giacca su una bella cassapanca
egiziana.
‒
Ciao, ti ho portato due pasticcini. Ci sono novità?
Dopo
un primo scambio di battute, Il ricordo della mia routine è già una
terra sconosciuta.
Parliamo
concitatamente mentre tu continui a controllare il sito dell’Ansa.
Sull’altra
sponda del Mediterraneo, qualche bagliore supera le censure.
Headlines. Cortine di fumo e abusi di potere. Di colpo, mi sento
trasportata in un luogo buio di frontiera: nero e profondo, il mare
ingoia l’ultima sincope di luce.
‒ Ma
la dignità non può essere abusiva, protesto.
Ti
osservo da ore davanti al portatile, una tazza di tè allo zenzero
tra le mani, non riesci a darti pace.
Trattengo
il fiato. Il monitor sgranato oppone un diaframma di silenzio. Poi
all’improvviso sui riflessi immobili dei nostri volti corrono dei
caratteri che non so decifrare. Pulsano dentro i miei occhi. Tu li
leggi sollevata e rispondi in inglese.
‘Please,
keep in touch, my dear friend’. Click. Invio. Dopo pochi
secondi, lo schermo si incendia in una Deflagrazione d’insonnia. E’
Karama ("Dignità, in Arabo).
Emerge dalla rete come un avatar senza volto.
Sulla
superficie del tuo tè ondeggia una patina bianca e opalescente. Ti
guardo negli occhi e capisco. Hai deciso. Mentre frughi tra le tue
scarpe da viaggio, percepisco un fruscio di terra sventrata.
Sono
in attesa delle tue prossime e-mail. Di solito mi scrivi la mattina
presto. Sbircio un tuo vecchio taccuino di viaggio.
25
gennaio 2011. Un magma di colori e forme esplode sul web. Vertigini.
Mubarak dégage.
Blackout. Tam tam. Like. Unlike. Click. Ti vedo stringere un
velo di lacrime.
‒
Come si scrive tutto questo ?
Mentre
leggo la tua ultima e-mail, mi si gela il sangue. E’ già qualcosa
per una che vive in un decubito di democrazia.
28
gennaio 2011. Blackout. Sul selciato di Piazza Tahrir, grovigli di
corpi schiacciati dalla polizia a cammello. Un massacro. Hanno potuto
opporre solo una debole intifada. Vedo centinaia di niqāb
colorati e una folla inarrestabile. Scaglia immagini e parole
sulla città. Murales, stencil, trompe l’oeil acrilici. Opere per
loro natura destinate a scomparire. Opere per loro natura destinate a
scomparire. Crittografie di una lunga preistoria. Forse il mistero si
cela nell’evidenza.
Novembre
2011. Nove mesi di ribellione e resistenza. Quando il gioco si fa
duro, i duri cominciano a ballare. Writers incappucciati e
armati di stencil incrociano soldati in tuta mimetica e nei caffè si
discute animatamente delle prossime elezioni. Aria di libertà.
Ma
niente è per sempre . . .
Giugno
2012. Il Cairo brilla acrilico di sole. All’imbrunire, graffiti,
bombolette e stencil sfidano l’occhio di Horus. Onniveggente
e ‘normografo’ più che mai. Contro-rivoluzione. Il neo-eletto
presidente Morsi digrigna i denti. E bave di graffiti colano lente
dai muri. La calce incandescente è una furia iconoclasta. Ancora una
volta. Ma come sempre, non appena cala il sipario, esce un fool
e irridente annuncia: “Se non ci lasciano sognare, non li faremo
dormire” (Keizer.)
Mi
risveglio di soprassalto. Riavvio il computer e prego di vederti
dall’altra parte del monitor.
You
are connected. Tiro insieme a te un sospiro di sollievo. Quei
graffiti e quegli slogan non potranno più essere cancellati. Ora
rimbalzano come schegge su Twitter, Facebook, Skype e dentro le
nostre coscienze
“
Yes, we all need more Karama”.
Assistiamo insieme a una trasformazione alchemica: il “lungo
sonno dell’indignazione”, costato la vita a migliaia di egiziani,
germoglia inarrestabile dai muri dimenticati della storia.
Sì,
hai ragione. Ogni ribellione continua perché ci sarà sempre
qualcuno armato di cuore e dignità.
Finalmente
possiamo berci un altro tè. Ti ascolto. Mi ascolti. Ci rispecchiamo
nelle nostre parole. Ora tocca a noi raccontare anche la nostra
storia, possibilmente senza mentirci troppo.
Urban
Cairo,
la Primavera Araba dei graffiti ( 2012) è
disponibile su Amazon.it
(http://www.amazon.it/Urban-Cairo-Primavera-graffiti-ebook/dp/B009M7STR8)
e KoboBooks
(http://www.kobobooks.com/ebook/Urban-Cairo-La-Primavera-Araba/book-9XetY4B_6EmH2YlrJF23dw/page1.html).
Più che un semplice reportage, Urban
Cairo è un viaggio nel cuore pulsante della Rivoluzione egiziana
e nella Primavera araba. Attraverso una documentazione attenta e
originale, l’autrice apre squarci urlanti sull’arte urbana nata
dalla rabbia e dalla disperazione dei giovani street artists
cairoti, riuscendo a trasmettere emozioni forti e indimenticabili.
Una narrazione densa di pathos e verità che spiega meglio di mille
dissertazioni accademiche il potere dirompente e iconoclasta
dell’arte. Da vivere.
Dall’ebook è consultabile
liberamente una mappa
interattiva dei graffiti più
significativi, molti dei quali sono stati rimossi o sono svaniti
perché la street art è per antonomasia un’arte effimera.
Elisa Pierandrei è una giornalista e
blogger (Urban
Cairo Linkiesta.it.htm) specializzata in arte
e mondo arabo. Ha viaggiato a lungo in Medio Oriente e durante tutto
l’arco del 2011 ha inseguito la caduta dei regimi arabi in Egitto,
Tunisia e Libia. Scrive di cultura araba contemporanea per diverse
testate nazionali, tra cui Il Venerdì, D di Repubblica, Ventiquattro
e Wired.
Elisa è anche una grande amica della
Maestra e ha citato Tutta
colpa della Maestra come esempio di Blog
creativo all’interno di un suo seminario su “Web e Blog Writing
all’Università Ca’ Foscari
(http://www.unive.it/nqcontent.cfm?a_id=152832)
Grazie a lei, il prossimo ottobre si
esibiranno alcuni tra i più importanti writers egiziani del
momento all’interno dello Yalla
Shebab Film Festival , giunto alla terza
edizione.
5 ottobre lo street artist del
Cairo NAZEER
realizzerà una opera murale alle Manifatture Knos di Lecce, mentre
dal 20 al 29 ottobre la street artist di Alessandria d'Egitto Aya
Tarek e lo street artist del Cairo El
Teneen saranno a Pistoia e Firenze per una
opera murale e un workshop con artisti locali. L'evento è a cura di
PoieinLab.
Bea Ari
appartiene al giornalismo la cronaca dei fatti, appartiene alla narrativa la capacità di rendere la temperatura di eventi, di rivolte e in questo brano si sente tutta l'ansia di un momento di grande dramma.
RispondiEliminagrazie Bea per questo contributo prezioso!
gd
Troppo buono! :-)
Eliminatrovo questo pezzo, oltre che ben scritto, un ottimo esempio di "giornalismo" laddove chi racconta, non solo mostra i fatti ma il "peso" che questi fatti riverberano...brava bea!
RispondiEliminaMeis
Grazie Meis!! Spritziamo? ;-)
EliminaSecondo me la vera protagonista del pezzo è Elisa.
RispondiEliminaPiccolo neo, alla prima riga parli di "grammatura" e io ho pensato a un libro stampato su carta. Meglio forse "tessitura". Ciao Bea. (emoticon pignoletto)
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Eliminapassare dal grammatura al parlare di ebook mi ha fatto l'effetto di bere un té dove ho versato il sale per sbaglio al posto dello zucchero. Sarà mica un libro un ebook...
EliminaGrammatura è voluto perché come spiegavo a Raimoticon pur essendo un ebook, mi ha riportata ai tempi in cui leggevo Oriana Fallaci la sensazione che conservo è la stessa. Lo stile è volutamente giornalistico e SINCOPATO come una sequenza di avvenimenti in stile Ans(i)a continua...Poi sai che noi scrivere sempre nello stesso modo?
Elimina:-)
Bea
@Raimondo: Caro ho visto ora che non sono riuscita a postare la risposta.
EliminaTu e Mauro avete colto giustamente la collocazione 'impropria' del termine grammatura. Ma è voluto. Infatti nel primo paragrafo l'esperienza che descrivo è quella vissuta in tempi passati,con libri cartacei...che però anche in presenza di ebook, riemerge immancabilmente ,come la Madelaine di Proust. E questo parallelo è anche centrale per capire il mio passaggio dalla lettura virtuale delle storie vere narrate nell'ebook alla narrazione di un'altra storia non meno reale, anche se forse inventata. In ultima analisi, quello che volevo far passare è che la potenza dell'arte urbana cancellata dal potere può e deve rimanere potente e viva anche attraverso media elettronici come facebook e twitter...Non so se può essere plausibile come scelta.
Ci ho provato e mi scuso se alle vostre orecchie suonava stridente :-)
Bea
varda, per stavolta ti perdoniamo!
EliminaMa quindi l'intero pezzo è tuo? In principio l'avevo pensato, poi credevo che avessi scritto solo la parte finale
Ma ci mancherebbe che chiedi pure scusa, la mia è deformazione mentale da grafico. Hai il mio apprezzamento su tutta la linea e di nuovo brava. (emoticon pignolo ravveduto)
EliminaMauro! Adesso esco col mattarello e te meno! Ma scusa, secondo te, una come me può avere una ghostwriter? Una che è riuscita a spedire ai suoi alunni delle foto private invece dei file audio delle lezioni? No, diciamo che sono io la mia ghostwriter. A volte, scrivo a mia insaputa! :-)
EliminaBea
Ara, che roba è una ghostwriter? Melinda Gordon?
Elimina@Raimoticon: In realtà mi piacciono le critiche e il dibattito libero...Troppo bello essere di nuovo in classe!
Elimina@melon: Casomai Mike McAra! Anche se la mela Melinda me la mangerei più volentieri!
Elimina@Mauro: Ma perché se posto i commenti con il mio account Google mi compare il segno di divieto invece della foto? L'ultimo delle 00:02 sei riuscito a leggerlo?
EliminaLo vedo adesso; circa la foto non saprei dirti.
Eliminama com'è bella questa cosa... brava Bea
RispondiElimina:-)
EliminaAra, all'inizio avevo creduto che il brano del libro fosse tuo, e che ti fossi inserita nell'onda della scrittura moderna con le frasette da telegrafo. Piri piri. punto. Piri piri pippi. punto. pio. punto. etc...
RispondiElimina'n me fa' de sti scherzi... c'ho un'età...
Trovo questo brano molto particolare in stile e alta narrativa: l'importanza dei ricordi che costruiscono la storia.
RispondiEliminaBrava Bea!
Nina
Grazie Nina, sei troppo gentile.
EliminaA volte la ragione e la storia devono naufragare nel mare dell'oblio affinché si possa capire chi siamo veramente.
Bea
Grazie Nina, sei troppo gentile.
EliminaA volte la ragione e la storia devono naufragare nel mare dell'oblio affinché si possa capire chi siamo veramente.
Bea
Bellissimo, come mai, ho preso il cuore tra le mani e sono corsa verso la rivoluzione della primavera araba...
RispondiEliminaGrazie
Grazie Cla. Ogni lettura è davvero un viaggio.ogni viaggio però non sempre riesce a trovare le parole giuste. Elisa ci è riuscita e io ho cercato di renderle omaggio.
EliminaHo sentito il profumo del Cairo, ho sentito il dolore delle persone che vivono in Egitto questo momento. Mi ha riportato alle emozioni e le sensazioni vissute a marzo. Avevamo una guida egiziana, una donna che ci ha parlato del difficile momento egiziano. Ci ha portato in Piazza Tahir abbiamo visto i murales sul muro del campo sportivo. E' un popolo verso un nuovo cammino...difficile e doloroso.
RispondiEliminaGrazie Cinzia. Il reportage di Elisa è davvero bello e potente. Mi ha trasmesso delle sensazioni forti e antiche che ho cercato di lasciar emergere.Spero di esserci riuscita.
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaIl titolo è azzeccatissimo, Bea: oblio. E' proprio la sensazione di oblio che si sente leggendo questo pezzo forte.
RispondiEliminaComplimentazioni!
Federico
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaGrazie Fede, infatti è il tema centrale. L'arte urbana è per se stessa effimera e come i ricordi e le letture a volte scompare dalla nostra memoria. Ma è un oblio destinato solo a germinare nuove forme...Ho cercato di rendere quel farsi e disfarsi di tracce e di indizi che ogni lettura del passato e del presente ci porta fatalmente a inseguire e anche la sensazione di riuscire sopravvivere solo creando dalle macerie. A volte si riesce a comprendere il senso di una vita o di un libro,solo scordandoci chi crediamo di essere o quello che sappiamo A volte sprazzi di vite vissute o immaginate piombano nel nostro quotidiano come lampi nel buio. Ogni volta che scrivo o leggo mi sembra di imbarcarmi in un viaggio verso terre sconosciute ...e ogni volta mi meraviglio dell'approdo. W le Maestre che ci stimolano a scrivere!
Eliminafinalmente riesco a dedicarmi un po' alla lettura "buona", bellissimo Bea, grazie
RispondiEliminallg
Ciao Lucia! Grazie :-)
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