Il suono della sveglia ruppe il silenzio. Le sette meno un quarto, ora di alzarsi.
Quello non era un giorno qualunque; lei sarebbe tornata a trovarlo, finalmente.
Scese dal letto, inforcò gli occhiali, si diresse in bagno. Aprì la finestra, spalancò le persiane e la luce del giorno riempì la stanza.
Si guardò allo specchio. Tolse gli occhiali, si stropicciò gli occhi. Rimise gli occhiali per osservare con maggiore attenzione, emise un grido. Anzi tentò; la voce gli si strozzò in gola.
Lo specchio gli rimandava un' immagine che non era la sua.
Dall'altra parte un uomo di una bellezza e una perfezione, come mai avrebbe sognato, lo guardava dritto negli occhi.
Accese la luce, tentò di scuotersi, si allontanò dallo specchio, vi ritornò. Pose le mani dinanzi agli occhi, le tolse. La visione riflessa era sempre la stessa. Impossibile, ma vero.
Sconvolto, mille pensieri gli attraversarono il cervello. Si sedette al bordo del letto ancora disfatto. E adesso, che poteva fare? Il tempo scandiva interminabili minuti.
Cercò di razionalizzare. In fondo, si disse , si trattava di un bel miglioramento. Chissà quanti avrebbero dato un bel po' dei loro anni per assomigliargli.
Stessa taglia, stessa altezza, ma niente più rughe, pancia piatta, dentatura perfetta, sorriso smagliante, capelli corvini. Era bello; di un bello senza se e senza ma.
“E allora vai! Cosa aspetti?” - tentò di darsi coraggio.
Doccia veloce, piccola solita colazione, vestiti casual, e via, fuori casa.
Passò davanti alla portiera, accennò un saluto. Quella non lo riconobbe, ma lo squadrò dalla testa ai piedi e gli omaggiò un ampio sorriso d'approvazione.
A piedi, s'incamminò a passo spedito per la solita strada.
L'attenzione delle donne che lo incrociavano era una costante, inebriante e al tempo stesso terribile verifica. Ricambiava sorrisi, sguardi e ammiccamenti, tra un misto di esaltazione e stupore.
Cercò una conferma dalla giornalaia. Chiese l'ultimo numero della pubblicazione a fascicoli che collezionava da tempo. Neanche lei lo riconobbe.
Gran bella donna la giornalaia. Lui la guardava da anni con un malcelato desiderio, ma lei era sempre di poche parole e di altrettanta avara confidenza.
”E' nuovo di queste parti? Guardi, per lei farò un'eccezione. Questo numero l'avevo messo da parte per un mio vecchio cliente, ma lo cedo volentieri a lei, con la speranza di rivederla qui come nuovo cliente. Per lui inventerò una scusa. Torni pure a trovarmi; io non mi muovo da qui.”
Incredibile! Il fascicolo era proprio quello riservato a lui, naturalmente.
Una necessaria puntata in banca., ma meglio non farsi scoprire cambiando un assegno; preferibile usare il bancomat.
Il cellulare squillò: era lei. Lui rispose con un nodo alla gola: “Dove sei, amore?”
“Tesoro, sono appena arrivata all'aeroporto, pronta per l'imbarco. Ma che hai? Che voce strana...”
“Nulla, dai... è l'emozione, ti aspetto”. Chiuse in fretta. Come avrebbe reagito lei? Questo pensiero continuava a frullargli per la testa.
Continuò per un pò il suo giro. Per tentare di distrarsi, comprò delle caldarroste: era la stagione giusta. Una ragazza molto giovane e attraente gli si avvicinò, sfacciata: ”mmm, le caldarroste! Che buone! Posso prenderne una? Che buon sapore! Ti piacciono?” Continuando a dargli del tu, proseguì al suo fianco per la stessa strada, cercando in ogni modo di infittire il dialogo. Lui arrivò dinanzi alla gioielleria dove aveva già visto qualcosa da comprare e mise punto alla conversazione. “Prendi un'altra castagna. Io sono arrivato; devo entrare. ”
“Comperi un regalo? E' per la tua fidanzata? Sei sposato?” “Ciao.” Troncò lui di netto, ed entrò.
Fatto l'acquisto si diresse verso casa. Quanta confusione in testa! Ma ora cominciava anche ad assaporare i possibili lati positivi. In fondo, pensava, a lei non sarebbe affatto spiaciuto quel cambiamento; ma come proporglielo?
Aprì la porta e la prima cosa che fece fu tornare dinanzi allo specchio. Oramai ne era certo, non avrebbe visto alcun mutamento rispetto al mattino. Doveva pranzare, ma non gli andava giù nulla. Tentò di rilassarsi in qualche modo, ma i pensieri lo assalivano. Alla fine cercò di convincersi che avrebbe fatto un gran bel figurone con lei.
Scese. Si avviò verso l'auto, non c'era più tempo per pensare altre soluzioni.
Guidava lentamente, pregustando e temendo quell'incontro. ”Sei così bello...” gli diceva qualche volta lei, dopo l'amore. “Bello io? Stai messa male!” rispondeva lui, in tono scherzoso.
All'aeroporto la sala degli arrivi era gremita: voli in ritardo, picchetti di lavoratori scioperanti, tanta gente in attesa. Si sentiva addosso lo sguardo delle donne, ma il suo pensiero era tutto per lei.
Attese: anche il suo volo era in ritardo. La folla si accalcava sempre più.
Poi, finalmente, “Atterrato”.
Era difficile farsi largo tra la mischia, ma alla fine la vide. Lei lo stava cercando con lo sguardo.
“Marta! Marta! “urlò lui, dimenando le braccia.
Lei si girò verso quella direzione, ma naturalmente, non lo riconobbe. La vide scuotere la testa, come a dire “No”, per poi sparire inghiottita dalla folla.
“Amore! Amore!” provò a gridare ancora, ma senza alcun risultato.
Sarebbe stato inutile raggiungerla facendosi largo tra la calca, parlarle, tentare di spiegare che chi aveva lei davanti era lui, sempre lui, sotto quelle mentite spoglie. Inutile. Gli bastò un attimo per rendersene conto. Era l'altro che lei cercava. Era finita. Con gli occhi bassi, fece qualche passo verso il primo sedile libero e vi si accasciò sconsolato, col viso tra le mani.
Non si era accorto di tutte quelle donne che, pian piano, fissandolo, una dopo l'altra, gli si stavano facendo intorno.
Quello non era un giorno qualunque; lei sarebbe tornata a trovarlo, finalmente.
Scese dal letto, inforcò gli occhiali, si diresse in bagno. Aprì la finestra, spalancò le persiane e la luce del giorno riempì la stanza.
Si guardò allo specchio. Tolse gli occhiali, si stropicciò gli occhi. Rimise gli occhiali per osservare con maggiore attenzione, emise un grido. Anzi tentò; la voce gli si strozzò in gola.
Lo specchio gli rimandava un' immagine che non era la sua.
Dall'altra parte un uomo di una bellezza e una perfezione, come mai avrebbe sognato, lo guardava dritto negli occhi.
Accese la luce, tentò di scuotersi, si allontanò dallo specchio, vi ritornò. Pose le mani dinanzi agli occhi, le tolse. La visione riflessa era sempre la stessa. Impossibile, ma vero.
Sconvolto, mille pensieri gli attraversarono il cervello. Si sedette al bordo del letto ancora disfatto. E adesso, che poteva fare? Il tempo scandiva interminabili minuti.
Cercò di razionalizzare. In fondo, si disse , si trattava di un bel miglioramento. Chissà quanti avrebbero dato un bel po' dei loro anni per assomigliargli.
Stessa taglia, stessa altezza, ma niente più rughe, pancia piatta, dentatura perfetta, sorriso smagliante, capelli corvini. Era bello; di un bello senza se e senza ma.
“E allora vai! Cosa aspetti?” - tentò di darsi coraggio.
Doccia veloce, piccola solita colazione, vestiti casual, e via, fuori casa.
Passò davanti alla portiera, accennò un saluto. Quella non lo riconobbe, ma lo squadrò dalla testa ai piedi e gli omaggiò un ampio sorriso d'approvazione.
A piedi, s'incamminò a passo spedito per la solita strada.
L'attenzione delle donne che lo incrociavano era una costante, inebriante e al tempo stesso terribile verifica. Ricambiava sorrisi, sguardi e ammiccamenti, tra un misto di esaltazione e stupore.
Cercò una conferma dalla giornalaia. Chiese l'ultimo numero della pubblicazione a fascicoli che collezionava da tempo. Neanche lei lo riconobbe.
Gran bella donna la giornalaia. Lui la guardava da anni con un malcelato desiderio, ma lei era sempre di poche parole e di altrettanta avara confidenza.
”E' nuovo di queste parti? Guardi, per lei farò un'eccezione. Questo numero l'avevo messo da parte per un mio vecchio cliente, ma lo cedo volentieri a lei, con la speranza di rivederla qui come nuovo cliente. Per lui inventerò una scusa. Torni pure a trovarmi; io non mi muovo da qui.”
Incredibile! Il fascicolo era proprio quello riservato a lui, naturalmente.
Una necessaria puntata in banca., ma meglio non farsi scoprire cambiando un assegno; preferibile usare il bancomat.
Il cellulare squillò: era lei. Lui rispose con un nodo alla gola: “Dove sei, amore?”
“Tesoro, sono appena arrivata all'aeroporto, pronta per l'imbarco. Ma che hai? Che voce strana...”
“Nulla, dai... è l'emozione, ti aspetto”. Chiuse in fretta. Come avrebbe reagito lei? Questo pensiero continuava a frullargli per la testa.
Continuò per un pò il suo giro. Per tentare di distrarsi, comprò delle caldarroste: era la stagione giusta. Una ragazza molto giovane e attraente gli si avvicinò, sfacciata: ”mmm, le caldarroste! Che buone! Posso prenderne una? Che buon sapore! Ti piacciono?” Continuando a dargli del tu, proseguì al suo fianco per la stessa strada, cercando in ogni modo di infittire il dialogo. Lui arrivò dinanzi alla gioielleria dove aveva già visto qualcosa da comprare e mise punto alla conversazione. “Prendi un'altra castagna. Io sono arrivato; devo entrare. ”
“Comperi un regalo? E' per la tua fidanzata? Sei sposato?” “Ciao.” Troncò lui di netto, ed entrò.
Fatto l'acquisto si diresse verso casa. Quanta confusione in testa! Ma ora cominciava anche ad assaporare i possibili lati positivi. In fondo, pensava, a lei non sarebbe affatto spiaciuto quel cambiamento; ma come proporglielo?
Aprì la porta e la prima cosa che fece fu tornare dinanzi allo specchio. Oramai ne era certo, non avrebbe visto alcun mutamento rispetto al mattino. Doveva pranzare, ma non gli andava giù nulla. Tentò di rilassarsi in qualche modo, ma i pensieri lo assalivano. Alla fine cercò di convincersi che avrebbe fatto un gran bel figurone con lei.
Scese. Si avviò verso l'auto, non c'era più tempo per pensare altre soluzioni.
Guidava lentamente, pregustando e temendo quell'incontro. ”Sei così bello...” gli diceva qualche volta lei, dopo l'amore. “Bello io? Stai messa male!” rispondeva lui, in tono scherzoso.
All'aeroporto la sala degli arrivi era gremita: voli in ritardo, picchetti di lavoratori scioperanti, tanta gente in attesa. Si sentiva addosso lo sguardo delle donne, ma il suo pensiero era tutto per lei.
Attese: anche il suo volo era in ritardo. La folla si accalcava sempre più.
Poi, finalmente, “Atterrato”.
Era difficile farsi largo tra la mischia, ma alla fine la vide. Lei lo stava cercando con lo sguardo.
“Marta! Marta! “urlò lui, dimenando le braccia.
Lei si girò verso quella direzione, ma naturalmente, non lo riconobbe. La vide scuotere la testa, come a dire “No”, per poi sparire inghiottita dalla folla.
“Amore! Amore!” provò a gridare ancora, ma senza alcun risultato.
Sarebbe stato inutile raggiungerla facendosi largo tra la calca, parlarle, tentare di spiegare che chi aveva lei davanti era lui, sempre lui, sotto quelle mentite spoglie. Inutile. Gli bastò un attimo per rendersene conto. Era l'altro che lei cercava. Era finita. Con gli occhi bassi, fece qualche passo verso il primo sedile libero e vi si accasciò sconsolato, col viso tra le mani.
Non si era accorto di tutte quelle donne che, pian piano, fissandolo, una dopo l'altra, gli si stavano facendo intorno.
Sabino Russo
Le cose che diventano tue anche se ti trasformi - il fascicolo era destinato a lui.
RispondiEliminaGuardarsi allo specchio e non riconoscersi ma compiacersi del cambiamento esterno visibile anche agli altri. L'amore che ti fa bello ma rimane indietro nel tuo com'eri: accettazione e superamento nel guardare avanti, intorno...
Grazie per il tuo pezzo!
Nina
Grazie a te, Nina, per mil tuo bel commento.
EliminaSabino Russo
Inquietante!!
RispondiEliminaAccidenti ! Proprio la stessa cosa che mi ha detto in sogno Franz Kafka !
EliminaSabino
maneggia a me maneggia! Devo per forza dire quello che penso. Il finale lo trovo un tantino scontato. Il pezzo prometteva di più . Quanto meno avrei voluto sentire più delusione o più amarezza nell' essersi persi . Jole
RispondiEliminaPiù di accasciarsi sconsolato col viso tra le mani?
EliminaSi accettano finali alternativi. Grazie comunque dell'attenzione.
Sabino Russo
..lei invece lo vede esattamente com'era prima, lo abbraccia e se lo coccola "mi sei mancato!"... e lui ci resta molto ma molto male...
EliminaRieccomi qua, voglio spiegarti perché il finale non rende. Abitualmente non muovo critiche in base al mio giusto personale, nessuno può dire se un pezzo è obbiettivamente bello o no. La mia critica è sempre su questioni tecniche. Il tuo racconto finisce in modo "logico".
EliminaMentre leggevo dicevo: Sabino non farlo finire così, non farlo finire così, non farlo finire così, ... e invece zacchete! Ed è come se avessi fatto finire una partita con il risultato di 1 a 1 (=bellezza acquistata amore perduto) è questo che penalizza il racconto. Ecco perché parlavo di più delusione o amarezza e non è una questione di mani sulla faccia. Esempio di finale: lui la raggiunge la prende per un polso le fa sentire la voce (che è ancora la sua) le fa vedere (non so) un neo rimasto uguale alla base del collo. Lei riconosce quelli e sorride, ma lui si rende conto che nel sorriso c'è interesse più per il bello trovato che per quell'altro perduto : Ti abbraccia, ma tu capisci che in realtà ti sta tradendo . Ecco in questa versione l'amore non lo perdi, ma è peggio perché lo perdi con il TRADIMENTO.
Altra versione di finale: Lui la rincorre fino a fuori da lì lo investono, non muore ,ma capisce che gli ci vorranno trenta punti di sutura sul viso. Dunque perde l'amore e pure la bellezza.
Non so se sono riuscita a spiegarmi, ma se hai voluto raccontare un piccola tragedia è con una vera tragedia che deve finire il racconto.
Nulla da dire sulla scrittura (ci mancherebbe). Ribadisco: il pezzo è gradevole, ma debole nel finale. Anche il finale di Lampur è una versione illogica che funzionerebbe meglio.
Adelaide, ognuno ha il suo modo di vedere le cose. Il mio racconto è volutamente sospeso tra fantasia e realtà e il mio finale, ma non solo quello, voleva mostrare come e quanto la superficialità dell'apparenza sia in un primo momento più attraente, ma poi non vince contro la sostanza., Accetto tutte le critiche, ovviamente e cerco di farne tesoro, ma le mie intenzioni erano quelle che ti ho spiegato.Forse non sono riuscito a farle cogliere a chi legge. Pazienza... Grazie comunque dei tuoi suggerimenti, che leggerò ben volentieri anche in futuro.
EliminaSabino Russo
wow, mi piace questa ricerca del finale alternativo.
Eliminae se lei, dopo una scopata le dicesse: peccato, potevi farti rifare pure il coso. Eh?
(forse ho osato troppo..ahhaha)
GD
Chi vuol esser lieto sia... Ognuno si costruisca mentalmente il finale che più gli piace. Non mi offendo. Io il mio oramai l'ho scritto.
EliminaSR
sono bruttino da sempre, nessuna immedesimazione nel personaggio da parte mia!
RispondiElimina(bravo Sabino, credo che la scrittura funzioni meglio in brani come questo che
non negli altri che ho già letto; io continuerei in questa direzione)
GD
Un commento positivo di GD è sempre una bella soddisfazione !
EliminaSabino
ma di te conoscevo solo quei racconti impostati sullo scambio di battute (genere che a me non fa impazzire). Qui invece c'è narrazione ben condotta, calibrata.
EliminaTi elenco le parole consunte che disturbano la lettura:
lo specchio rimanda l'immagine
senza se e senza ma
malcelato desiderio (meglio desiderio malcelato)
mentite spoglie
appresto SAb (1 marzo allo Spazio culturale Macaione)
Giorgio D'Amato
Grazie Giorgio: Tu oramai da autore consumato sai trovare i punti neri. Anche la letteratura ha bisogno dei suoi estetisti. Prendo in considerazione i tuoi suggerimenti, ma escludo l'ultimo, poichè in verità questo racconto nasce per un concorsino che aveva per tema "sotto mentite spoglie" e la frase doveva comparire nel corpo del racconto.
EliminaSabino.
ahahahahahaa, mi piacque il suoi commento.
Eliminaeppassi per le mentite sfoglie (con questa variante potrebbe partecipare al concorso "o frolla o niente")
a presto!!!
GD
Sabino, io al contrario di GD ho avuto una totale immedesimazione nel personaggio! ahahaha
RispondiEliminaScherzi a parte, anche secondo me dovresti continuare su questa strada ma lasciare che, più della trama, sia la scrittura a guidarti.
Secondo me ci sono delle piccole imperfezioni però il pezzo è molto gradevole, comunque.
A presto!
Grazie, Federico. Ahimè le imperfezioni, in un dilettante quale io sono, sono all'ordine del giorno e credo vi rimarranno, altrimenti avrei fatto un altro mestiere. Mi diletto ogni tanto a scrivere qualcosa, accetto anche le critiche, ma so già quali e quanti sono i miei limiti.
EliminaSabino Russo
Bravo sabino... le imperfezioni si aggiustano ma la gradevolezza alla lettera come dice fede resta
RispondiEliminaMeis
Grazie Gianluca. Se la Maestra e i suoi allievi non sono troppo severi, alla fine siamo qui per diletto e non per mestiere, almeno per quanto mi riguarda.
EliminaSabino.
Trovo che il tema del doppio sia uno di quei mondi inesauribili sempre in agguato per chi ama scrivere... grazie per gli spunti dunque! A rileggerti
RispondiEliminapat
Grazie Pat, Mi fa piacere che un racconto generi spunti per altre scritture. :)
EliminaSR
Amo moltissimo il tema del doppio, sempre fascinosissimo. Molto seducente l'ipotesi di poter essere il nostro contrario, anche nella perdita di sè. Del resto, non è proprio nell'esperienza della frammentazione e della dispersione del nostro io che si scopre chi siamo davvero? Bravo Sabino, questo racconto mi è piaciuto davvero. Miriam Corongiu.
RispondiEliminaTi sono grato della tua attenzione e del tuo interessante commento. Penso che se ti facesse piacere, puoi continuare a seguire questo blog e immetterti a buon diritto, per quel di tuo che ho letto sinora. :)
EliminaSabino
Post davvero interessante, ad un certo punto, leggendoti, mi sono ritrovata un Vitangelo Moscarda che si trasformava in Dorian Gray. Finale brusco ma hai offerto al lettore diversi spunti. A rileggerti. L.I.
RispondiEliminaGrande Sabinone!! Mi fa davvero piacere aprire il blog, dopo secoli che non accedevo, e trovarci te! A me il tuo pezzo è piaciuto davvero molto, forse perchè me ne ricorda uno mio che Jole conosce bene.
RispondiEliminaCiao Sabino
Antonella Renda
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RispondiEliminakyrie 4
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