GAZA - La durissima offensiva israeliana contro Hamas è arrivata dal cielo: una serie di raid aerei lanciati dalla mattina hanno colpito il porto, le caserme di polizia e le sedi della sicurezza a Gaza. Poi l'attacco è proseguito in altre zone della Striscia. Obiettivi distrutti, ma il bilancio è gravissimo: fonti mediche parlano di 225 morti e 400 feriti, tra i quali anche donne e bambini.
Corriere della sera - esteri 27/12/2008
L’ho vista, aiutami a spostare la trave Giù, è qui ti dico: è viva. deve essere viva! dopo due giorni dai raid aerei, Federico tentava di trovare ancora Sihaahm: non riusciva a smettere di cercarla non sentiva lo stimolo della fame della sete del sonno, perfino la pipì non era riuscito a fare durante la ricerca della bambina, di Sihaahm che da quando era arrivato alla Striscia lo andava a trovare quasi tutti i giorni in caserma e gli portava i fiori che raccoglieva ai bordi della strada, talvolta erano semplicemente ciuffi d’erba: era certo che fosse viva. finalmente sentì qualcosa, un lamento. fulmineo si spostò sul luogo dove pensava di aver udito il gemito e cominciò a scavare a mani nude e con tutta la forza che aveva ancora in corpo. il suo compagno d’azione ed amico non lo mollò un attimo: sterrarono insieme fin tanto che riuscirono a trarla fuori dalle macerie.
Federico l’abbracciò, la strinse forte e iniziò a sorridere tra i singhiozzi: Sihaahm era viva! aveva la testa piena di sangue raggrumato, aveva una gamba rotta che penzolava in maniera scomposta, ma era viva. cominciò a correre velocemente verso l’ospedale di campo e durante il tragitto, a piedi prima, in jeep poi con Giulio, tra le lacrime e la paura di perderla sussurrava “aiutooo, aiutami ti prego, non deve morire”. la guardava l’accarezzava la stringeva e piangeva di contentezza perché la sentiva respirare stretta al suo corpo di soldato: era viva. In ospedale la soccorsero subito, dopo essersi accertati delle sue condizioni, la prepararono per operarla alla testa e alla gamba.
Federico riprese la missione di pace senza mancare di andare a trovare appena possibile, sempre, la sua bambina dagli occhi d’ebano. Sihaahm stava guarendo ma piangeva e continuava a lamentarsi, specie quando lui non c’era. i medici che si accorsero di ciò gli chiesero di fermarsi in ospedale fintanto che Sihaahm non si fosse ripresa del tutto. Fu così che Federico passò i mesi di gennaio e febbraio del 2009 con Sihaahm in braccio su una scassatissima sedia a sdraio piuttosto che ritornare a casa dai suoi per una licenza premio.
Appena arrivato a Gaza, l’anno prima, Federico aveva notato una bellissima bambina di quattro anni circa che camminava sul ciglio della strada insieme ad alcune donne e qualche altro piccolo. Lei lo vide, gli sorrise e fu subito amore. da quel giorno, ogni volta che era in pausa, spuntava lei con dei fiori per lui. tra loro si era creato un legame fortissimo. lui le regalava cioccolato fondente. si sorridevano e basta: lei non capiva lui e lui non capiva lei, ma si intendevano benissimo con le azioni con lo sguardo con tutto ciò di non detto. Durante le sue guardie pomeridiane stavano insieme in silenzio, lei col mazzolino di fiori in mano per lui da questa parte della recinzione e lui con la sue armi dall’altra che guardavano insieme il tramonto e si sorridevano.
Quando ci furono i raid aerei il suo primo pensiero fu Sihaahm.
La famiglia della bambina era stata sterminata e lui intendeva prenderla con sé per toglierla da tutto quella morte e crescerla e amarla. Dopo che aveva rischiato di perderla aveva pensato bene di inoltrare tutte le richieste possibili e inimmaginabili, produrre un’infinità di documenti e bussare alle porte dei pezzi più grossi che conosceva per averla in affido. Si scoraggiò molte volte anche se mai pensò di mollare veramente: teneva troppo alla sua piccola Sihaahm. Dopo qualche mese e molti soldi, quasi tutti quelli che aveva messo da parte, ci riuscì.
Partirono in auto che era quasi primavera: come al solito in silenzio e certi di qualcosa di importante, guardarono insieme il mare stupendo che stava deteriorandosi e riempiendo di rifiuti, un giardino d’erba verdissima in pieno centro circondato da palazzi abbattuti, studenti vestiti con divise perfette fornite dall’Onu ma che avevano sul volto cicatrici profonde, i fiori rossi «metafisici» nel deserto alla periferia della città. per le strade di Gaza la sensazione che si avvertiva era di una bellezza indicibile, concretata nell’ostinazione di esistere che si affiancava però ad una distruzione pressoché totale. Si guardavano e sorridevano: lui le stringeva la gambina ferita e lei lo coccolava carezzandogli la mano grande con la sua piccolina.
Il bello di Gaza è la vita, che nonostante tutto resiste.
Lucia Immordino
(Questo brano lo vorrei dedicare alla piccola grande Simona, una meravigliosa bambina che ha già vinto battaglie importanti e che tutti i giorni accoglie il mio saluto con un sorriso incredibilmente solare e spontaneo.)
Le vittime prima o poi diventato aguzzine. E il giorno della memoria va dedicato ai palestinesi che tanto gli israeliani l'olocausto lo hanno rielaborato alla grande (o almeno mi riferisco agli israeliani che comandano).
RispondiEliminaIl pezzo di Lucia mi piace, preciso nelle descrizioni, senza fronzoli, privo di elementi letterari, e la scelta mi pare in linea con l'argomento, l'urgenza è raccontare e non ornare.
Un pensiero a Vittorio Arrigoni che nella Striscia di Gaza è stato ucciso.
La vita resiste..questa vale mille!
Giorgio D'Amato
Grazie gd per il bel commento. sei uno sa cogliere.
EliminaCondivido il pensiero a Vittorio Arrigoni che ho seguito per diversi anni fino alla sua morte nell'aprile del 2011.
L.I.
Lucia, quello che ti dovevo dire di questo pezzo te l'ho detto quando è stato pubblicato su Graphe.it.
RispondiEliminaComplimenti sempre
FedericoMoccio
Grazie nicarè.
EliminaBuono studio e in bocca al lupo.
L.I.
Lucia, che pezzo intenso ed emozionante, su Graphe.it mi era sfuggito. Una storia a lieto fine che però lascia intravedere sullo sfondo tutte le altre storie non risolte. (emoticon di pace).
RispondiEliminaQuesta è una sfera che dovrei curare di più.
EliminaGrazie Rai per il tuo commento.
Ti mando un bacio.
L.I.
Ho già apprezzato il pezzo letto su Graphe.it Brava Lucia
RispondiEliminaGrazie cara Jole.
EliminaAnch'io ho letto proprio pochi minuti fa il tuo post, che ho commentato: brava.
L.I.
Bello luce.
RispondiEliminaSuppongo sia tu, Pat.
RispondiEliminaGrazie.
L.I.
"La ostinazione di esistere" e' questo il senso profondo. Mi piace molto la figura dell uomo che cerca la vita sotto le macerie come un fiore che rialza la
RispondiEliminatesta e torna alla vita. Brava Lucia.
Adele
Bella l'immagine che hai del post: "un fiore che alza la testa e torna alla vita".
RispondiEliminaGrazie Adele e a presto.
L.I.
Ciao Luce,
RispondiEliminano, non è mio il commento sopra. Sono contenta di poter ribadire anche in questa sede il mio apprezzamento per un pezzo che mi è piaciuto molto sin dalla prima lettura. Come ho già avuto modo di dirti, trovo che la tua scrittura vibri maggiormente quando si pone al servizio della passione civile che sostanzia ogni tuo gesto quotidiano, anche quello apparentemente piccolo o insignificante. Per me questo è tra i tuoi pezzi migliori, se stentiamo a trovare un senso nello sproporzionato finanziamento delle missioni militari di pace(?) tu ce ne restituisci uno enorme, che ripaga di tanto, troppo disgusto.
Grazie Luce, per averci ricordato che la Resistenza è una stagione che non cade. E che tocca a noi.
pat
Ciao Pat, ho pensato fossi tu perché solo tu e Nina mi chiamate Luce. Nina so che nn si è collegata. Vabbè misteri del blog. Grazie Pat, per il tuo prezioso contributo. A più tardi. L.I.
RispondiEliminaEccomi! Brava Luce te lo scrivo adesso. Questo pezzo è, modo semplice, ricco di grandi e intense emozioni. I rapporti umani superano la distruzione della guerra, vince il cuore e la vita resiste.
RispondiEliminaNina
Ohilà, grande Nina, grazie per il tuo contributo e il bel commento.
RispondiEliminaEvviva, emoticon della risurrezione!!!
A presto.
L.I.