giovedì 9 gennaio 2014

Tema: Ex, semi di musica vivifica di gianCarlo Onorato - Vololibero Edizioni

Gli amici della Maestra
Svolgimento



bellezza e distruzione

Nella via dove avete cominciato a provare, poche settimane prima erano stati ammazzati due ragazzi perché sorpresi a rubare. Non che la cosa avesse grande importanza per la maggior parte di voi, eravate pur sempre ragazzi di provincia senza particolari idee sulla società. A un ragazzo della periferia di una città italiana nel 1977 puoi togliere tutto tranne le Marlboro, uno straccio d’automobile usata e una ragazza che lo aiuti in qualche modo a credere di poter avere una vita normale. A tarda sera le uniche alternative sembrano essere andare a insultare le puttane lungo i viali esterni di Milano, o infilarsi fino a mezzanotte in una birreria a parlare di calcio, del basso di Jaco Pastorius o degli assoli di Ritchie Blackmore. Soltanto un paio di anni prima, poco prima di morire Pasolini aveva fatto in tempo a dichiarasi estraneo alla società media o borghese, ben più attratto verso il basso dal volgo e verso l’alto dalla necessità di un ritorno allo spirituale. Al tempo entrambe le condizioni, come si sarebbe visto, risultavano reiette.
Le prove erano possibili solo la domenica mattina. Attaccavano dopo diverse perdite di tempo, funestate da ripetuti problemi tecnici, e finivano immancabilmente con un’accozzaglia di temi di brani presi a caso e suonati come veniva. La seconda volta che vi prendi parte e tutto  si risolve in masturbate versioni di hit finto-rock ed estenuanti riff e assoli, dichiari sciolto il gruppo. A meno che non si voglia iniziare a fare sul serio. Per la maggior parte dei tuoi coetanei allora il rock è una faccenda semplicemente ricreativa, rientrando nella vasta categoria dei sogni impossibili, come le belle ragazze, la ricchezza e le auto sportive. Era impensabile che qualcuno volesse farne un fatto espressivo autonomo. Tolta la pratica saltuaria e segreta del consumo di marijuana e poco altro ereditato dal passato, il residuale impegno per cause collettive come le lotte di classe, la politica, l’attenzione alle ingiustizie sociali, per troppa vicinanza, non esistono più, se sei cresciuto in un quartiere di quindicimila abitanti e qualcuno dei tuoi compagni ha cominciato presto a morire d’eroina nelle cantine. Non t’importa d’altro che di essere felice almeno per un’ora al giorno nelle mani gentili della tua ragazza.

L’annuncio che dalla volta successiva saresti tornato con brani nuovi e interamente originali, non destò altro che una discreta diffidenza, così come non aveva impressionato più di tanto apprendere che qualcuno avesse sparato a vista a due di voi solo perché sorpresi a rubare un’autoradio. Che rubassero per una dose di eroina, un semplice dettaglio. Certe giovinezze sono come costellate di avvenimenti tragici che ti roteano normalmente attorno: dopo un po’, anche le tragedie fanno parte della tua vita. Come quando anni prima uno di poco più grande col quale giocavi al calcio un giorno prende per la prima volta il motorino per andare alla scuola superiore, fa un sorpasso azzardato, e due giorni dopo tutto il quartiere è un bisbigliare sommesso, parate viola lungo il pianerottolo, la porta del suo appartamento aperta per la processione di amici e parenti che vengono a vedere il corpo ben vestito di questo tuo ex compagno di giochi, ridotto ad una mummia vestita da prima comunione, con un crocefisso tra le mani. O quando più avanti, a quindici anni, apprendi che gente per niente abituata a discutere si divide in bande di destra e di sinistra. Tra questi ce n’è uno dalle maniere gentili e i lineamenti da ragazza. Al tuo arrivo nel quartiere, quando attorno ai caseggiati era ancora solo prato a perdita d’occhio e a poche centinaia di metri dalle case si aprivano campi di avena e di grano e distese di prato incolto, ti aveva avvicinato questo ragazzo dal viso di donna e la camicia nera, per dirti di far parte di un gruppo di giovani che volevano rimettere a posto le cose e che per fare ciò avevano bisogno di gente sensibile. Per molto tempo poi non lo incroci più, finché anni dopo non lo rivedi in una squadra di picchiatori fuori dall’istituto superiore, in compagnia di molti altri per sciogliere il picchetto che tiene forzatamente gli studenti fuori dalla scuola. Alle otto di mattina un sole striminzito rende tutti più pallidi. Lui non è più come prima, ha un principio di barba a disturbare la sua bellezza femminile ed è duro, alza la voce e sostiene concetti piuttosto difficili da cogliere nella confusione di gente che urla, nel mezzo di cori e slogan che si alzano da una parte e dall’altra. Ma se gli altri picchiano facilmente, la sua autorità è tale per cui è sufficiente il suo ghiaccio a renderlo temibile. Poi per anni più nulla, sai delle sue gesta solo per sentito dire, si parla di scontri, di gente cui è stata spaccata la testa a sprangate in seguito a sanguinosi pestaggi e poi ricostruita parte della calotta cranica. Si parla spesso dell’improvvisa morte di gente giovanissima, e la cosa emana un alone sinistro di fascino e insana bellezza.
La morte giovane ha costellato la tua prima adolescenza, ma nessuno dei tuoi coetanei né di quelli fino a cinque anni più grandi, è morto di malattia. Tutti di scontro. Scontro tra bande, scontro con sostanze sbagliate, scontro d’automobile, scontro con la polizia.
Alla prova successiva, sebbene costretto ad arrivarci con molto ritardo e privo di strumento  per colpa dell’assenza di chi avrebbe dovuto prestarti la chitarra, i rimescolamenti di pessimo hard-rock in cui trovasti immerso il gruppo fecero posto solo verso la fine agli striminziti accordi dei primi due pezzi che dovevano andare a costituire un nuovo repertorio. Il primo cantilenava penosamente tra un Mi minore e un La maggiore nona, e la banale oscillazione tra i due accordi dopo una manciata di minuti faceva perdere il senso della struttura, tuttavia apriva al desiderio di trovarvi sviluppi significativi. Ma la seconda proposta, con l’avvento del Si minore ostinato sul quale galleggiava una ballata triste, fece colpo. Ci blaterasti sopra alcune parole in un inglese rimaneggiato, pensando alle ginocchia e alle guance pallide di una certa Luisa, e questo bastò a farti aggiudicare la palma di cantante e autore del gruppo.
Sul marciapiedi appena fuori dai box era stata nel frattempo sistemata una tavola di compensato che riportava con la vernice rossa il nome dei due ragazzi ammazzati, e a terra figuravano una penosa serie di lumini e qualche fiore già avvizzito. Sul muro era inoltre apparsa nottetempo una scritta a spray rosso colato coi soprannomi dei ragazzi uccisi e un anatema pseudopolitico contro la polizia.
Del ragazzo col viso di donna non si sente parlare per molto tempo, poi una sera di sabato ti dicono che lo hanno beccato per un furto d’auto, che tutti gli altri sono fuggiti e che lui, che era già noto alle autorità, sia stato inseguito e braccato e che l’occasione sia stata propizia per sparargli a bruciapelo, visto che risultava armato. La sua bellezza è così scomparsa dalle lotte. Non hai mai capito cosa volesse davvero, e se non cercasse in fondo proprio quella fine, deliberatamente. La morte giovane, un bacio che brucia ogni cosa restituendoti  l bianco più assoluto, affinché altri possano sognare le tue gesta. Hai provato a metterlo in canzone, ma tristezza e disgusto prendevano ogni volta il sopravvento.
La primavera ha colmato di boccioli rosa tutti gli alberi dei vialetti di periferia, che crollando dai rami gravidi, nel corso di una sola settimana disegnano uno scenario di surreale incanto. Le automobili scorrendovi sopra macinano le migliaia di petali venuti a formare un nuovo fragrante manto stradale. E la vita somiglia di colpo a questa cosa, a questo scempio di una bellezza che non si sa cosa sia, né da dove venga, né cosa voglia, e che si offre poi, con la stessa naturalezza con cui è arrivata, alla distruzione.


Dedica alla Maestra

cara Maestra, 
a tuo modo mi hai voluto bene, 
malgrado la mia ansia di conoscere 
sempre una parola in più di quelle che prevedeva il tuo programma. 
Ho la certezza che il tuo bene faticoso per l'alunno indisciplinato, 
fosse espressione del difficile compito che è 
l'insegnamento e l'amore della conoscenza. 
Ti bacio sentitamente, 
perché ogni buon inizio è giustamente lento e faticoso. 

gianCarlo Onorato

6 commenti:

  1. una storia che parte da lontano, e contiene emozioni vissute in prima persona... ricca di esperienza ma che non si perde solo nella rievocazione, aprendosi al futuro. Grazie gianCarlo per essere con noi e per la testimonianza ricca anche di poesia, del tuo lavoro :)

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  2. Ho iniziato a leggerlo mi piace da matti ma continuano a entrare in ufficio e a disturbarmi - gente che non può apprezzare la letteratura figuriamoci la musica che ne deriva trattandola - perciò ti mando un bacio e ti leggerò per bene stasera lasciando un commento degno di te.

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  3. mi piace questa narrazione dal mood maledetto, mi piace assai
    gd

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  4. Una scrittura intensa e lucida, poetica e realistica. Gioventù bruciata che vuole morire così per essere emulata. Per lasciare un segno indelebile, una guerra voluta, cercata, unico modo per diventare eroi, in sottofondo la musica, un'alternativa possibile. Bellissimo estratto, non nutro dubbi sul resto del libro,

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  5. Mi piace!!! Mi sa che sara' uno dei prossimi libri che leggero' nel 2014. La storia di questo ragazzino un po' bastard inside che vive border line è troppo il mio genere
    Se devo pensarlo in film mi viene in mente come atmosfera come quella di "Trainspotting"

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  6. E dunque eccomi. E' ricco di verità e poesia e mi intenerisce perchè non ho mai capito cosa ci trovassero i miei amici nel voler passare le giornate chiusi in un garage a fare casino con le chitarre e i microfoni, a me piaceva il silenzio del salotto in cui potevo leggere in santa pace. Invece ora lo so, vedo mio figlio che canta con il microfono appoggiato alle labbra che pare se lo voglia mangiare e con la bocca accarezza Lou Reed e certo non è bravo come lui ma the passenger è sempre the passenger pure se lo canta topo gigio. Ora capisco e vorrei tornare indietro, magari a leggere Marquez in mezzo al casino che facevano i miei amici. Curiosità e tenerezza, benvenuto Giancarl. Sulla felicità di averti qui in abbinamento al tuo cognome, ti risparmio la battuta.

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