27 gennaio: Giornata della Memoria
Svolgimento
C’è una donna con il rossetto rosso. Dice solo le cose in cui crede, è golosa e instancabile, corre più di un treno della memoria. Da bambina si mette in bocca una lingua che non è la propria, perché qualcuno ha deciso che “qui si parla solo in italiano”. Buongiorno, passami il sale e ti voglio bene in sloveno diventano enormi gesti di resistenza: lei comincia a resistere. Vilma aspetta dalla parte giusta della barricata che arrivi il momento di scegliere da che parte stare. Sei disposta a morire per un’idea? Per un volantino? Per nascondere una lettera e portarla in montagna? Domande inutili: certo che è disposta. Se ti becchiamo, mettiamo a ferro e fiamme tutto il paese.
C’è una bambina con la bicicletta rossa. Pedala controvento su una terra che vorrebbe di tutti. Compie quindici anni in carcere, all’urlo dei passi dei condannati a morte. È così minuta che parlerà, ha così tanta sete, che venderà i partigiani per un sorso d’acqua. Vilma, piuttosto, ammazzatela: non parla neanche sotto tortura, nessuna sete può vincere la sua libertà. È ancora disposta a morire per quell’idea che è sempre più forte, che è sempre più giusta. Non è vita il sopravvivere di nascosto, non è giusto salvarsi, senza poter essere davvero uguali agli altri.
C’è una ragazza con il triangolo rosso. Fa un freddo bastardo e le grida le sfondano le orecchie. Canta e resta viva. Tieni un pezzo di pane da parte per la tua compagna fragile e resta viva. Guarda le stelle di nascosto e resta viva. Non dimenticare mai che quel cielo tornerà azzurro e resta donna. Quell’idea non ha paura dei pidocchi, non si lancia sul filo spinato, non morirà di botte, di fame o per il tifo. Resistere è l’unica dignità che nessuno può portarti via. Chissà dov’è la mamma, se la mia bici mi aspetta ancora per volare lungo l’Isonzo, chissà dov’è arrivata l’Armata Rossa.
C’è una donna con la stella rossa. Ormai si riconosce guardandosi allo specchio. Certo, le orecchie prima del campo non erano proprio dove sono adesso e anche la bocca mi pare che fosse diversa. Ma non importa: c’è Vilma che torna a casa in bicicletta, dopo il coma, l’ospedale, i carretti e il treno. Cosa ci fai qui? Ci avevano detto che eri passata per il camino. C’è da tracciare il confine: su le maniche, si torna a lavorare. Sechsunddreissigtausendachthundertachtundvierzig, di soprassalto; mastica piano, di sottofondo. Reimpara a dormire, riscopri una zuppa calda, vatti a fidare del sorriso di un uomo. Non è colpa tua se non sono tornati, non è merito tuo dover ricominciare tutta la tua vita.
C’è una mamma con il basco rosso. Porta in giro il suo bimbo in bici, l’Unità nel cestino e una sigaretta in mano. Corre in fabbrica, in riunione, in consiglio comunale: questo mondo va cambiato ancora. C’è da parlare, discutere, capire e protestare. C’è da tenere aperti gli occhi della gente, cantare la libertà fino a che si ha fiato in gola. Alessandro deve diventare uomo in un mondo di tutti, ricordarsi da dove viene, sognare nella lingua che gli è stata insegnata. Vilma prende un aereo e porta un mazzo di rose rosse al Che: sono nati lo stesso giorno, in due posti diversi, dallo stesso lato della verità.
C’è una nonna con la sciarpa rossa. Cammina spedita verso il crematorio con sua nipote sottobraccio. La memoria brucia a menoventiseti, un ricordo dietro l’altro. Ragazzi, questa è la mia verità, la mia guerra, la mia idea. Ve la racconto e non m’interessa che la ricordiate: apro quei bauli pesanti perché non succeda. Mai più puntare il destino contro un uomo diverso da voi, mai più credereobbedirecombattere senza chiedersi perché, mai più farecomprarevivere senza sapere come o quali siano le conseguenze. Prendete in mano la donna che sono stata e resto e cambiate le persone che diventerete: io vivo per raccontarmi centinaia di volte.
C’è una donna con il sangue rosso, come quello di tutti. Mi ha insegnato che nella testa di un bambino ci puoi piantare un seme, che devi coltivarlo con le esperienze e l'ascolto, che devi inventare una pazienza delle parole ogni giorno. Quando mi guardo intorno e non trovo speranze, quando mi chiudo in casa e non sopporto gli altri, quando la via più comoda è una scelta miserabile, io stringo la piccola Vilma tra gli occhi. La porto con me per sempre, da quando la conosco e mi ha salvata. Ho il suo sorriso in tasca, che non smette mai, a ricordarmi che c’è sempre una soluzione faticosa a qualunque cosa succeda. Vilma custodisce la forza, la dignità e il coraggio del genere umano. È la mia fonte inesauribile di bellezza, di giustizia e di libertà. È la memoria di ciò che saremo alla fine dell’unica battaglia per cui vale la pena vivere.
Clara Abatangelo
commosso riduco al minimo il commento con un grazie per aver condiviso una memoria
RispondiEliminaChe commento - che non sia troppo banale - si può lasciare a un pezzo come questo?
RispondiEliminaClara, mi aspettavo la solita bambina che saltellava in mezzo alle macerie e invece no, mi hai lasciato veramente senza parole.
C'è una frase che mi è piaciuta, a leggerla potrebbe sembrare una di quelle frasi facili, a effetto, te la riporto:
"C’è una donna con il sangue rosso, come quello di tutti."
Che in realtà apre le porte a così tante cose che provare a spiegarla sembra pure stupido.
Clara, il tuo pezzo è veramente un grido di libertà, complimenti, non c'è modo migliore di ricordare le vittime non soltanto dell'Olocausto ma di ogni atto distruttivo nei confronti dell'umanità intera.
Grazie
Non si piange sul posto di lavoro ma io solo da qui posso correre a leggerti. La memoria è l'unica cosa che ci può salvare, è tutto qui. Io l'avrei voluta una donna nonna Vilma così, non in sostituzione delle mie donne nonne, una in più per averne tre tutte belle e di cui andare orgogliosa. Oggi qui è pieno di polvere che entra negli occhi e non si può lavorare. Apro la finestra.
RispondiEliminaSpero che la tua finestra abbia funzionato, perché la mia no.
EliminaClara ha visto giustamente di rincarare la dose, oggi:
http://rovistamente.com/kritirk/2014/01/27/ausmerzen-letto-da-clara-abatangelo/
l'utilizzo dell'anafora dà un bel ritmo alla narrazione che è tutta in crescendo,
RispondiEliminain una narrazione orale un pezzo come questo cattura l'attenzione, crea subito il patto con l'ascoltatore.
sicurametne c'è una dimensione teatrale notevole.
a rileggerti!
Giorgio D'Amato
"C'è una donna con il sangue rosso, come quello di tutti". Ecco bisognerebbe spiegare ai leader del PD degli ultimi vent'anni che, per dire qualcosa di sinistra, basta farlo con una cosa semplice e immensa insieme, con un esempio così. Una cosa che esprime una verità che diventa visione, e impegno, della vita. Della vita, non del "partito".
RispondiEliminaLa memoria brucia a menoventisei...
RispondiEliminaL'eco della memoria è amore, è sangue, rosso come quello di tutti.
La memoria ci salva. Per non dimenticare.
Grazie!
Nina
"Mi ha insegnato che nella testa di un bambino ci puoi piantare un seme, che devi coltivarlo con le esperienze e l'ascolto, che devi inventare una pazienza delle parole ogni giorno. Quando mi guardo intorno e non trovo speranze, quando mi chiudo in casa e non sopporto gli altri, quando la via più comoda è una scelta miserabile, io stringo la piccola Vilma tra gli occhi."
RispondiEliminaLa "memoria" non serve a chi vorrebbe dimenticare, ma a chi non mai sperimentato l'odio collettivo. Chi, ignaro, corre lo stesso pericolo. La crudeltà dell'uomo non si evolve cambia solo strumenti di tortura. Nei bambini bisogna piantare il seme migliore e coltivarlo. non esiste altra speranza per l'uomo e per il suo mondo.
Leggere Clara Abatangelo è stupefacente. La sua scrittura (oltre ad essere intelligente) è avvolgente,ma non soffocante. Asciutta, ma non scarna.
Mi viene voglia di chiamarla solo Clara, spero mi perdonerà la confidenza.
Spero inoltre che continui a regalarci i suoi pezzi. Leggere cose così, a noi alunni, può fare solo un gran bene.
Grazie.
Clara non sono abbastanza brava per esprimere con la parola i sentimenti che mi hai suscitato leggerti.
RispondiEliminaSolo semplicemente grazie per la bellezza di cio' che riesci a trasmettere con eleganza e garbo.
Ci sono persone che segnano la nostra storia senza che le conosciamo, ci sono pensieri che diventano nostri nel momento stesso in cui li leggiamo. Vilma è quel seme che lei stessa insegna a piantare: la sua storia, la sua memoria, il suo rosso che è passione, amore, forza, impegno, coraggio e non sbiadisce mai, neanche a menoventisei, sgorgano copiosi dagli occhi e dalle righe, germogliandoci dentro.
RispondiEliminaGrazie per il dolore a testa alta, grazie per il sorriso minuto incorniciato di rubino nel racconto dei bauli pesanti, portati e rimestati con la spietata fermezza di chi sa di non volere scelta, grazie per il coraggio di essere l'unica persona che avresti potuto.
Trascorrere questa giornata con voi mi ha fatto molto bene. Vi ringrazio tutti e ciascuno, per lo spazio, per il cuore e per tutto ciò che fate con le parole.
RispondiEliminaTrascorrere questa giornata con voi mi ha fatto molto bene. Vi ringrazio tutti e ciascuno, per lo spazio, per il cuore e per tutto ciò che fate con le parole.
RispondiEliminaE' un tema, questo, che mi tocca molto da vicino: mi occupo della shoah da quando avevo appena dieci anni, e ne ho quarantatrè!, e ho letto tanto e tanto mi sono documentata, e ho indirizzato già da piccolissima il mio pensiero verso lo studio, la conoscenza e il senso critico, ma è come se tutto questo ancora non bastasse per non dimenticare e aiutare gli altri a non farlo! Non ci saranno storie: romanzi o vicende reali, secondo me, che basteranno mai per far conoscere l'orrore e quindi evitare di ripiombarvi. E' sempre importante dare un contributo alla memoria: un modo di chiedere perdono a quella parte di umanità che ha subito l'inimmaginabile; fatti che, incastonati tra l' alfa e l'omega, in realtà sono sempre presenti. Se solo riuscissimo a far tesoro di questo orrendo passato, magari eviteremmo di fare altri errori, ma mi rendo conto che la disinformazione e l'ignoranza regnano sovrane.
RispondiEliminaGrazie per questo meraviglioso pezzo.
L.I.