Svolgimento
Delizia e suo fratello sono soli al mondo, abitano in una casa ai margini della periferia, abusiva tutta quanta, calcinacci al posto del marciapiede, liquami in ruscello che scorrono lungo la cunetta della strada. Qui non c’è nemmeno l’illuminazione pubblica, la sera. C’è il buio, non va bene uscire di casa dopo il tramonto e c’è una sensazione di foschia che pervade tutta la storia.
Ma ecco Delizia che, ricordandosi del suo nome niente male, si fa bella di rossetto e calza scura, con tacco alto e va a lavorare. Il fratello, da buon parente comprensivo, le fa un’ultima raccomandazione, Sta’ attenta, non fare tardi e altre frasi. Lei non lo sente e richiude la porta immergendosi nell’oscurità densa un po’ umida.
Possiamo a questo punto inserire il latrato di un cane randagio inselvatichito che vaga per le discariche del quartiere, di giorno fruga tra gli avanzi, di notte si sente solo e randagio come un cane. Infatti latra e delizia le orecchie di chi vorrebbe dormire, anche da abusivo, Delizia non l’ascolta e sbatte le palpebre più volte per abituarsi alla mancanza di luce artificiale.
Potrebbe essere un agosto nuvoloso, con poche stelle dietro il profilo dei palazzi. Lei va a lavorare proprio lì vicino, dietro l’angolo, sulla strada di servizio parallela alla circonvallazione, non è un buon posto, ma di questi tempi è meglio accontentarsi.
La ragazza non sembra contenta di vedere quella luce giallina puntata verso di lei, si aspetta sempre di sentire un grosso motore rombante ed essere abbagliata dai riflettori potenti di una berlina scura almeno quanto la notte. Ogni volta deve accontentarsi, l’utilitaria si è fermata proprio di fianco a lei, un omino la sta sbirciando dal vetro abbassato Che fai sali?
Delizia pensa che questo non è un principe e non sa neanche come si chiama, così lo manda affanculo gentilmente. Tornerà domani, come ogni sera con la sua auto di piccola cilindrata, è da un mese che ci prova, tutte le sere alla stessa ora, da trentadue giorni, la ragazza rifiuta di salire sull’auto, che poi accelera e si allontana.
Il fratello è rimasto a casa, non si muove da lì. Solo al mondo con la sorella e non può muoversi perché è nato senza gambe, sta seduto, in attesa alla finestra, aspetta come ogni sera di sentire l’auto che percorre la stradella di servizio e si autocompiace per il rifiuto di Delizia.
Non avranno da mangiare per almeno un altro giorno, ma questo è meno importante dell’onore di sua sorella. Una foto dei genitori defunti e sorridenti, in una cornice di legno e stucco.
Il fratello sente i passi sul pietrisco fuori casa. Torna Delizia, presto, fingere di dormire. La ragazza apre la porta, sembra una ladra che non vuole disturbare, sa che il fratello è sveglio, come sempre, fa parte del gioco. Lo bacia sulla fronte, lui finge di svegliarsi e si gira verso di lei con un punto interrogativo Come è andata? La risposta è sempre quella, da un mese, un mese di repliche.
Il buio si accende raggiante di riflettori alti, l’applauso è quasi simultaneo, la platea acclama con entusiasmo collaudato questa ragazza per nulla vistosa, il fratello senza gambe, questa storia fatta di niente, neanche consumata. Delizia! Delizia! Richiamati sul palcoscenico, si danno la mano e fanno un inchino di maniera, insieme all’omino dell’auto piccola. Gli ammiratori si accalcano sul corridoio per toccarle un lembo di vestito o anche solo per sentirne l’odore mentre passa.
Questa sera stessa, Delizia e suo fratello sono al cocktail nella villa fuori città del produttore Ricci. Assaggiano le tartine, bevono qualcosa, firmano qualche autografo, si intrattengono con atteggiamento di sufficienza insieme a vecchie signore inanellate o fighetti che non se ne perdono una, parlano a monosillabi con gli invitati, si annoiano. Domani firmeranno con Ricci un contratto di tournée per un milione di euro.
Adesso è il momento di tornare a casa, la loro casa è in centro, un attico con giardino sulla terrazza e portiere con gli alamari. Il taxi attraversa i margini della periferia, percorrendo la strada che costeggia l’autostrada, dove non c’è nemmeno l’illuminazione pubblica. Il latrato di un cane.
Guardano fuori dal finestrino, ma solo per un attimo. La risata squillante di Delizia risuona nel taxi, mentre suo fratello le fa il solletico. Sipario.
Raimondo Quagliana
Autore segnalato alla XXVI edizione del Premio Calvino
Notevole... (emoticon doppio sipario come usa raimondo.q)
RispondiEliminatres chic ! una sceneggiatura perfetta ! Raimoticon ha cambiato stile come i serpenti cambiano la pelle! @@@
RispondiEliminaDelizia. http://www.flickr.com/photos/vincenzo_martorana/7225905652/in/photolist-c1wE1d/lightbox/
RispondiEliminafavolosamente inerente. grazie.
Eliminabello! delizioso!
RispondiEliminaGrazie di cuore a tutti, ma niente paura non ho cambiato genere, ritornerò presto a scrivere le mie solite minchiate.
RispondiElimina(emoticon deliziato)
Mi è piaciuto subito e (giuro) ancora non avevo letto della segnalazone al premio Calvino. Bravissimo Raimondo (dico Calvino! mica micio micio bao bao!) c'è gente che farebbe carte false per una nominecion simile, ma Raimondo non ne ha bisogno, lui ha tutte le carte in regola)
RispondiEliminaAdelaide, mica una volta sola!! Il Quagliana al Calvino ha già fatto tris ;) un campione!
RispondiEliminaQuesto racconto nell'incipit non mi piaceva, troppa oscurità, troppo calcare la mano sulla miseria e sulla desolazione. Pare un teatro, mi dicevo. Ed ecco il colpo da maestro: sì, bischera, è proprio teatro. E allora la storia si dipana, dove c'era miseria c'è ricchezza, dove c'era miseria la miseria resta. Fuori dal finestrino. Applausi. Si inchina il lettore.
Mizzica, a momenti mi monto la testa e comincio a girare l'Italia, firmando autografi a forma di chiocciola.
RispondiEliminaGrazie, troppo buone. (emoticon @@@)
@@@ manca poco @@@
RispondiEliminaA essere sincera all'inizio non mi ispirava (le storie tristi e sfigate stile Dickens , libro cuore o remì non mi sono mai piaciute) , ma poi il racconto ha preso una piega dal tutto inaspettata : che colpo di scena, Raimondo!
RispondiEliminaBellissimo, complimenti!
Ps : quando vincerai il premio Calvino mi farai ancora amica, vero? ;-)
Questo Raimondo è diverso, non solo come scrittura, anche come contenuti. La storia di Delizia e suo fratello è ben lontana da Barba e capelli, nè migliore nè peggiore come qualità, però. Questo Raimondo è da platea ormai, ci siamo, il prossimo sarà quello buono. Preparatevi a vederlo mentre firma copie del suo libro!
RispondiEliminae io gli faro' l' intervista prima per Graphe e poi per Vanity Fair!!!!
EliminaSe vuoi parlare di fantascienza, Sabri, vincere il Calvino non vuol dire perdere il senno.
RispondiElimina@ FO, a me continua a piacere tanto Barba e capelli, forse sono un po' diverso ma anche un po' uguale.
(emoticon @@@)
Devo dire che Raimondo sta facendo un percorso in crescendo. Io lo preferisco su toni meno metallici. Questo racconto seppur intrigante nella scultura sperimentata mi lascia un pò fredda. Vorrei il Quagliana che parla con vari elementi e tutti suoi: fantastico, un pò Magritte, un pò surreale, con elementi tuttavia riscontrabili tutti i giorni, con un pò di storia, guardando al passato. Il mio riferimento è: Insoluto. Quello è un Quagliana insoluto, o insolito, ma molto bello.
RispondiEliminaEmoticamente parlando
Corro a riparare, grazie CLA per il tuo apprezzamento, infatti io questo Delizia non lo so come è venuto fuori, mi dicono Linch, Hitchcock, figuriamoci se mi mettevo a scomodarli, comunque spero sia stata una semplice parentesi di spaesamento, da subito mi rimetto in carreggiata. PS.: anche a me Insoluto è piaciuto moltissimo. (emoticon insolito)
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