Svolgimento
La
scala a chiocciola verde si è arrugginita dopo tutti questi anni e tutta questa
pioggia. Ventisette gradini, che quando ero bambino mi facevano più paura dei
mostri sotto al letto, perché mi sembrava sempre di cadere, tutte le volte che
le facevo per andare dentro alla piscina di plastica montata su, in terrazzo.
La nonna si lamentava sempre del fatto che questa piscina, prima o poi, avrebbe
sfondato le mattonelle per ritrovarsi di sotto, tra la cucina e l’ufficio di
mia zia. La scena era proprio inverosimile e per questo ridevo e lei si
incazzava. Ma che cosa potevo farci io? Ero un bambino e me ne fregava poco di
sbucciarmi un ginocchio, immaginate della piscina, in piena estate siciliana
professional quaranta gradi plus, che “forse” poteva sfondare il terrazzo e
allagare il piano di sotto.
Una
volta quella scala era bianco vecchio e a casa stavano facendo dei lavori di
ristrutturazione. C’era un manicomio di muratori in casa. Gente che conoscevo
perché padrino o cugino di tizio, e gente che avevano di certo preso ad un
circo, perché io non sapevo mangiare il cibo in quel modo e ignoravo come
potessero assumere forme così strane alcune bocche ruminanti. Successe un
pandemonio: genitori e relativi fratelli decisero di uscire per una passeggiata
in macchina, vicino al mare. Io fui lasciato a casa, unico figlio e unico
nipote, annoiato a morte. Nonna lavorava a macchina e mi offriva gelati; nonno
fumava le sue sigarette “MEN” secche e lunghe, nel magnifico pacco bianco/nero
che presagiva di morte. Mi misi sulla bicicletta a girare per il giardino. La
caccia alle lucertole non aveva stagioni, quindi ne approfittai ed andai in
giro ad accopparle una per una o, almeno, quella era l’idea. Infatti non vidi
uno scalino e urtandolo in velocità caddi dalla bici dritto su una mattonella.
Mi diedero due punti e il dottore, bastardo, disse che non mi avrebbe fatto
male per niente. In più mi sgridarono perché non mi si poteva lasciar da solo
per una volta. Cornuto e mazzìato.
Nel
frattempo in paese le case aumentavano, i vicini cambiavano e altri
invecchiavano. I miei genitori entravano negli -anta, cambiavano le bottiglie
della Coca-Cola più delle mie scarpe strappate e rigorosamente comprate al
mercato. Risultava introvabile la fantomatica gazzosa Partanna, quella che
quando la univi alla birra ti dava le forze per reggere un campionato di calcio
intero e quando la bevevi “schietta” ti faceva fare dei ruttoni che neanche
Barney Gumble. Moriva il gatto di mia zia e lo sotterravamo sotto un quadretto
di pietre al lato destro dell’orto di mio nonno, sotto un ulivo pieno di vita.
Cadevano le olive, cadevo ogni tanto nella canaletta che portava l’acqua alle
piante e mi sporcavo e mi dicevano che continuando così avrei preso il tetano,
anche se sotto sotto ridevano. Lavavo mille maglie dentro quella stessa acqua e
mangiavo arance e mandarini in quantità industriale. Mio nonno passava da Tele+
a Sky e spostava i mobili in casa come fossero costruzioni Lego. Io mi prendevo
una cotta qui e una lì, forse perché volevo somigliare a mio zio che si era
appena fidanzato con sua moglie e quindi stavo al telefono un casino di tempo.
Mio nonno smise di cambiare canale, decise di trasferirsi e non lo vedemmo più,
così, di punto in bianco, dopo un bicchiere d’acqua sudata. Mia nonna ingrassava,
dimagriva e ogni tanto lo cercava, altre volte chiedeva, voltata verso il
testale del letto, la domanda più plausibile: “perché?”. Alla fine si
rispondeva da sola, con un silenzio che non riuscivi a sopportare.
Le
riunioni familiari non mancavano, infatti un sacco di attori e attrici presero
parte alle riprese. Un paio di anni dopo la morte di mio nonno, per un natale,
si decise di cenare insieme. Strette di mano, coraggio e impertinenza a condire
gli occhi luccicanti dei bambini che non si vedevano da anni in queste
condizioni. Io scoprivo i CCCP e restavo fedele alla linea, tanto fedele da
camminare sempre su quella gialla in stazione, noncurante dei maniglioni di
sicurezza dei treni che potevano, da un momento all’altro, investirmi. I miei
partirono una volta per Bologna e un’altra per Pisa. Dopo il viaggio di nozze
dell’88 queste furono le uniche due mete a cui approdarono i miei, una volta
per curare mio fratello e l’altra per gonfiare mio padre che si era sgonfiato
un po’ troppo. Gli spararono in bocca per gonfiarlo, precisamente una pillola a
base di bromuro per sconfiggere la
tiroide e riportarlo allo stato di uomo in salute. Dopo il viaggio stette 66
giorni senza abbracciare, toccare, baciare nessuno. In isolamento. Poi guarì e
si riprese, fortunatamente e velocemente. A scuola si parlava sempre della
crisi, però si studiava comunque l’economia di un tempo perché servivano i
metodi di Keynes e Marshall per aggiustare l’ingranaggio che si era rotto.
Quindi mi diplomavo e diventavo “Antonino Siddiolo, ragioniere programmatore”.
Che figata che sembrava, dicendolo.
La
scala a chiocciola, oggi, la faccio ogni giorno prima di andare a lavorare. La
faccio quotidianamente per risalire a casa prima di spogliarmi, farmi una
doccia e cenare, oppure quando torno sfinito e solo da una serata con gli
amici. Lascio la mano dei miei, lascio i litigi ai loro proprietari, cresco un
po’ che fa bene, parto, mi lamento come i vecchi, ascolto i vinili, amo nel
modo corretto. «Mamma, mi serve la maglia bianca con il teschio-albero», dissi
a mia madre. «Quando dici tu vedi di crescere un po’, non dico troppo, solo un
po’». Oggi la scala a chiocciola è verde e arrugginita, ha un ferro della
decorazione piegato all’interno e ogni tanto mi prendo ancora paura, perché
penso mi possa crollare sotto i piedi.
SID
Ciao Antonio. Bello. Il tuo lavoro è elastico, pieno di parole e frasi che raccontano con solo le sfumature che contengono. Adesso che stai per crescere, ma non ancora, penso che non si cresce mai del tutto. Non si cresce mai. Mi piace quel amo corretto: cosa intendi?
RispondiEliminaNon farei di questo una meta. Un punto di partenza semmai, in ogni caso non ne farei una definizione.
Bravo
Ciao. Io penso d'averlo lasciato così perché non riesco a spiegarlo, non voleva nemmeno essere una definizione, son cose che capitano e basta, eheh.
EliminaCiao Sid, quanto tempo.
RispondiEliminaAllora, io ci vedo tante cose buone anche se in alcuni punti ho come l'impressione che le frasi andrebbero costruite meglio.
Per es. questa: "Ero un bambino e me ne fregava poco di sbucciarmi un ginocchio, immaginate della piscina, in piena estate siciliana professional quaranta gradi plus, che “forse” poteva sfondare il terrazzo e allagare il piano di sotto." Non usare mai con me (gril-lettore) il verbo immaginare, se non devi farmi fare qualcosa per cui valga davvero la pena.
Questa frase invece: "Mio nonno smise di cambiare canale, decise di trasferirsi e non lo vedemmo più, così, di punto in bianco, dopo un bicchiere d’acqua sudata." secondo me è eccellente.
La faccio ogni giorno/la faccio quotidianamente magari - forse usando una volta salire o scendere invece che fare contribuirebbe a non farla sembrare una ripetizione (frasi molto vicine).
Mi è piaciuto nel complesso.
Bravo Sid.
Farò a modo la prossima volta :)
EliminaGrazie :)
Io ho trovato il pezzo molto bello. Mi pare sia articolato bene. Non so se Grilletto sia siciliana (credo di no)ma l'"immaginatevi" che dice Antonio non è un invito ad immaginare (appunto) è, in questo caso, un termine di confronto che si usa, in effetti, solo da noi(come dire se non m'importa di questo, m'importa ancor meno di quello) E' una pagina di diario che finisce con l'invecchiare di tutti (lui compreso (che si lamenta come i vecchi). A lui sono rimaste alcune paure infantili, ha ancora paura di cadere dalla scala a chiocciola. Il linguaggio è scanzonato e diretto, scombinato ma comprensibile, c'è molto del nostro modo di dire le cose. A me è piaciuto
RispondiEliminaNon sono di ma(rte) Adelaide, avevo capito il senso, è solo una questione di gusto personale di grilletto in quanto lettore (uno dei tanti - ma ho specificato che era mio - e pertanto uno solo e pure fallace spesso). Quello che a me non ha convinto del tutto è (appunto) ciò che tu definisci "linguaggio..., scombinato ma comprensibile", perché lui posta un diario, dona parte di sé stesso che, per diventare ottimo in letteratura (credo, è una mia idea, pertanto non è scienza) deve poter avere la potenzialità di far specchiare anche me (che fossi triestina o del burundi) e coinvolgermi come fa nelle primissime righe, dove spiega la paura di salire su quella scala a chiocciola come una delle paure più ardue che abbia affrontato nella vita, lo fa con "semplicità ordinata", e talmente bene, che mi sono ritrovata sulla scala a pioli attaccata a mia zia quando da bambina mi faceva salire dal terrazzo alla soffitta per giocare - mi ha fatto rivivere l'angoscia e la paura di quei momenti che però affrontavo per fare una delle cose che ricordo ancora con nostalgia feroce, ecco perché ho afferrato perfettamente il senso del "immaginate della piscina" solo che ci ha messo un altro inciso in mezzo prima di dire "che “forse” poteva sfondare il terrazzo e allagare il piano di sotto." interrompendo in me che leggevo il piacere del linguaggio "scanzonato e diretto". E trovo perfetta la chiusura in cui la scala a chiocciola diventa il mezzo con cui lui lascia le spoglie di bambino e la sale da adulto, affrancato dal mondo dei genitori, la sale sicuro, la scende sicuro, affrontando ogni giorno la vecchia paura perché anche se "penso mi possa crollare sotto i piedi" continua a fregarsene del ginocchio sbucciato. Quella frase per me era la chiave, per questo avrei voluto fosse perfetta (per me ovvio). Spero che l'ulteriore spiegazione della mia impressione possa servire a Sid. E grazie ad Adelaide per avermi dato l'occasione di sviscerare meglio (spero).
EliminaGrazie anche a te Grilletto, perchè hai saputo dire molto meglio di me. Il mio "sottolieneare" non si riferiva al fatto che "tu non avessi capito" ma al fatto che noi parliamo (e scriviamo) così. Dovremmo scrollarci di dosso questa mania, ma (stranamente) ci restiamo attaccati come cozze. Questo è proprio uno dei motivi che impedisce la pubblicazione di molti pezzi che a noi sembrano bellissimi e che un editore invece tiene in scarsa considerazione. Ed ecco perchè hai tutta la ragione del mondo quando dici che ci si deve poter specchiare chiunque! Noi dovremmo staccarci dalla nostra sicilianità, ma sarebbe come far diventare mora una rossa. Puoi anche tingerle i capelli ma si vedrà sempre che è rossa! Non s'impara a scrivere in un giorno e neppure in un anno, ma in questo caso c'è ... come dire... un difetto di pronuncia che a noi piace come la "erre moscia". Tu hai fatto molto bene a far notare che un certo tipo di linguaggio se va bene per noi non va bene per altri. Fermo restando che proprio nel lunguaggio e nel contenuto a me il pezzo di Siddiolo è piaciuto molto.
EliminaMizzica Sid, questo pezzo è così concentrato e brulicante di personaggi, di situazioni di particolari che ci potresti tirare fuori molte altre storie.
RispondiEliminaÈ scritto proprio bene e mi è piaciuto molto.
(emoticon a chiocciola)
Grazie a tutti.
RispondiEliminaPS: Grill(etto), dovresti sviscerare più spesso. Sbaci.
PPS: GD, VOGLIO LA TUA PAROLA.
mignazza, tu fai passi avanti da gigante, Sid, le prime cose che pubblicavi erano niente male, con qualche effetto speciale.. le ultime hanno la lentezza di chi controlla la scrittura e sa quale effetto possono creare le pagine che scrive. questo pezzo mi piace assai, meriterebbe una asciugata veloce ma non importa, questo pezzo ha un coefficiente di vitalità sufficiente per immaginarselo in un libro che puoi comprare alla Feltrinelli.
RispondiEliminabravo Sid (ma lo dico con dispiacere, il gusto che mi dà bacchettarti è superiore a quello determinato dall'elogio)
gd
Carissimo GD la mail tua e di Fo funziona?
Eliminalei è proprio il ritratto di ciò che rappresenta, ma è meglio mantenere anonimo il ritratto in sé. ahahah, grazie mille.
EliminaSid che fine avevi fatto ?? Ancora non ho letto ma gia' so' che mi piacera'
RispondiEliminaciao albero! ma niente, non m'è più successo nulla di sgradevole e quindi non avevo niente da raccontare, ahah!
EliminaFaccio le mie scuse, ma non ho capito!
RispondiEliminaSiddiolo, trascinante questo pezzo. Io vorrei leggere il seguito adoro le saghe familiari.Questa è perfetta se la infarcisci ben bene come un pane panelle doc ci esce qualcosa di veramente interessante
RispondiEliminaDilata i personaggi caratterizzali uno per uno e ci fai i soldi TITOLO : "Mio nonno smise di cambiare canale"
Ne è valsa la pena aspettarti cosi' tanto :)
Ecco vedi a cercare di accoppare le lucertole?? Si viene puniti zzzzz
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