- non lo so
- Te l’avevo già detto?
- no
- Perché dici sempre no?
- non è vero
- Mi stai prendendo in giro?
- no
Fuori sta piovendo. Il vento improvviso muove con violenza la finestra e la chiude. Tutti e due pensano. Lei immagina il vetro della finestra che si frantuma, chiude gli occhi e tira su il lenzuolo per evitare le schegge. Lui cerca di ricordare il momento esatto in cui l’ha aperta e l’ha lasciata socchiusa, e il motivo per cui s’è interrotto e non ha completato l’azione. Il vetro non si rompe e il vento riapre la porta verso la pioggia, più di prima.
Un lampo bianco per via dei muri sfrigola su ogni oggetto. Per un secondo tutto diventa enorme. Il tuono segue quasi immediato: uno schianto che fa buio. Letteralmente. Manca la corrente. Lei non può vedere gli occhi di lui, era già sotto il lenzuolo, non vuole nemmeno. Lui non solleva il lenzuolo per guardarla, allunga la mano a memoria e segue a curva, piano, sopra, la sua forma intuita. S’interrompe un attimo prima di toccare il lenzuolo che la copre. Poggia la mano ma poi si ferma, non sa dove.
Vibra ancora il letto quando lui chiede:
- Non è mai stato così vicino?
- ho pochi ricordi come questo
- Sei sempre così attenta ai tuoi ricordi?
- mi hanno insegnato a proteggerti da loro.
Lui è deluso, non è la risposta giusta, è vera, non ha fantasia, non mente come sarebbe giusto. Ha provato ad accenderla con tutte le domande che pensava potessero servire. Lei ha sempre risposto. Mai un silenzio, mai un’altra domanda.
Lei ha uno scarto, quasi un brivido. Tace. Il lenzuolo trema sopra di lei. Il vetro non si è rotto. Lei pensa a qualcosa di rotto dentro. Frantumato. Anche spezzato. Un contatto leggero sarebbe stato sufficiente. Forse è per via di tutte quell’elettricità che il temporale si porta appresso. Pensa di nuovo. Non un pensiero di routine. Un pensiero nuovo disorientante: mi piace stare qui mentre a sette metri da me piove e Lui è così vicino. Questo non l’ha imparato. Lo sente. Per la prima volta. Ritorna l’energia.
Lui si alza va verso la parete, guarda al centro il piccolo punto blu illuminato, chiude due volte gli occhi e resta fermo mentre l’intera parete si illumina.
- Sono l’assistente 242, di che cosa hai bisogno?
Ha quello che si dovrebbe definire un sorriso l’immagine di donna sulla parete. L’inclinazione del capo però significa anche rimprovero. L’assistente conosce il caso ma la chiamata non era attesa così presto. L’assistito ha dei problemi non previsti.
- Sì, vorrei sapere qualcosa di Lei. Soprattutto cosa veramente la scuote, cosa l’accende.
- Fai troppe domande. Il prodotto è semplice, viene da una regione desertica del pianeta, ancora povera, anche in termini comunicativi, e le fai troppe domande. D’altra parte il prezzo era quello che hai accettato.
Lui si gira verso il letto, guarda la forma del corpo di lei coperta dal lenzuolo e chiede:
- Ma Lei non ci sente adesso?
- No. È stata addestrata a non sentirci.
Lei invece sotto il lenzuolo sente e il lubrificante degli occhi le bagna le guance.
Lui vede il lenzuolo bagnarsi in corrispondenza del capo e sta per lamentarsi di questa perdita. Si ferma come aveva fatto prima. Adesso però ha un dubbio vero. E se fossero lacrime? Lacrime vere? Sarebbe davvero una cosa speciale. Spegne lo schermo si appoggia all’armadietto che sta a sinistra della parete e lo spinge davanti al foro blu. Nessuno deve vedere, è ragionevole. Si avvicina al letto, si china verso la parte dove giace lei, solleva delicatamente il lenzuolo e la guarda. I seni piccoli color ebano lo colpiscono subito e i capelli corti ricci e po’ spettinati. Segue il suo corpo sino alle gambe, prosegue verso le ginocchia. Le prende la mano. Lei inizia a tremare, meccanicamente piega le ginocchia. È la seconda volta che succede. Lei ricorda che non dovrebbe. Poi lo guarda.
Vede. La faccia di metacrilato con i due fori per il sistema di visione. “È morbida”, pensa Lei e allunga la mano aperta verso l’androide. Sorridendo pensa “anche tu hai bisogno di una carezza, non solo io”.
Gigi Baradello
ecco quezto racconto mi ha messo su un'angoscia porca ma e' davvero bello e diverso da tutto quello letto fin'ora
RispondiEliminaBenvenuto Gigi@ continua a scrivere per La Maestra
L'inizio ha qualcosa che mi ha richiamato alla mente una poesia di Aldo Palazzeschi ("Visita alla contessa Eva Pizzardi Ba)...poi si prosegue con un ritmo sincopato. Frasi brevi, spezzate, un po' alla ricerca d'effetto che comunque secondo me non sempre servono bene il racconto.
RispondiElimina"I seni piccoli color ebano" invece fa un po' troppo soft core a fumetti :)
Restano comunque impressioni personalissime che non mi distolgono dal darti il benvenuto tra di noi!
GM
Sarò sincero: la prima parte mi ha convinto più della seconda, sia per chiarezza che per ritmo del pezzo.
RispondiEliminaIn ogni caso, BENVENUTISSIMO GIGI, ci leggiamo!
Di questo racconto.
RispondiEliminaCosa mi è è piaciuto: tanto la seconda parte e paradossalmente. La scoperta che la tipa è un'androide sembrerebbe un effetto speciale che, normalmente, determina un allontanamento dal tipo di prosa che ha caratterizzato la prima parte del racconto. Invece in questo pezzo, la parte dopo l'effetto speciale è perfettamente in linea con l'incipit, ne ha la stessa malinconia. Quindi bravo Gigi!
Cosa mi è piaciuto: La scrittura, e paradossalmente. A me non piacciono le frasi brevi, da sogg+verbo+compl oggetto, mi piace perdermi in frasoni lungoni lungoni. Però devo ammettere che Trilogia della città di K, che ha una scrittura da tre parole e un punto, mi piacque assai. La scelta di frasi brevi può essere effetto speciale o modo per attribuire freddezza alla prosa. Direi che in questo pezzo la scelta di usare frasi brevissime è giustifcata, è necessaria, rende esattamente la temperatura dell'oggetto della narrazione.
Cosa non mi piace: il titolo!!!!!!!!!! non è freddo per nulla. Lo avrei intitolato Acqua siberiana oppure Celsius oppure Sotto mercurio.. boh, qualcosa che richiami al freddo che ti cala addosso mentre e dopo che lo leggi.
GD
Ogni racconto che leggo mi ispira un colore. Quando ho letto questo pezzo ho avuto un immagine che non corrispondeva a quello che normalmente avrebbe ispirato un androide. Non era colore metallo, ma verde, verde sottobosco. Per me serve uno psicanalista lo so', però la sensazione che ho avuto è di scoperta. Come quando vai per il bosco a passeggiare e questo ti dona un frutto speciale.
RispondiEliminaComincio con il mio benvenuto e poi ti consiglio di non lasciarti impressionare da certi commenti precedenti fatti prima di pranzo ( a stomaco vuoto non si ragiona bene)
RispondiEliminaIo ho trovato il tuo brano fortissimo di sensazioni; ho preferito la prima parte e inizialmente pensavo fosse opera di mano femminile per l'accurata sensibilità.
Io non ho sentito freddo leggendolo anzi, ho visto emozione che va oltre, emozione che conta fino a riuscire a trasformare (lacrime vere) ma qualcuno direbbe che sono la solita romantica che cura la parte dolce del caso - che si occupa del dolce- di ogni questione. Comunque bravo!
Nina
Mi piace l'incipit perché costringe a pensare e a immaginare le varie possibilità. Mi piace abbastanza la scrittura, la trovo adatta al tipo di ambientazione. Non mi piace il finale, troppo melodrammatico, non mi pare sia all'altezza del resto.
RispondiEliminaPer me, bella la descrizione di vento finestra lampo tuono, cioè tutta l'atmosfera intorno, poi mi piace lo scambio di battute brevi e veloci, che a me hanno richiamato una raccolta di poesie un po' nonsense "Mi ami?" di un certo R.D.Laing , mi pare fosse uno psichiatra, poi però mi dispiace che tutto vada a finire in metacrilato. Benvenuto Gigi. (emoticon androide)
RispondiEliminaRonald Laing, fondatore dell'anti-psichiatria. Esaurito il mio sapere (emoticon c'ho provato!)
Elimina:) giusto. Benvenuto Gigi!!
RispondiEliminaMa qualcuno ha avvertito Gigi che abbiamo pubblicato il suo tema?
RispondiEliminaGigi! A me questa scrittura mi piace proprio mi piace. Benvenuto.
RispondiEliminaScusate, si Giorgio mi ha avvisato ed ora leggo e vi ringrazio tutti!!!. Tutte osservazioni preziose. Con alcune (non solo le osservazioni positive) sono d'accordo...altre forse meritano una spiegazione..ma ci sta il lettore è lettore..e sovrano.
RispondiElimina(per chi ha voglia di andare oltre)
Il titolo è sempre difficile ma anche nella banalità nasconde una chiave di lettura. Un maschio "androide" che cerca disperatamente amore (è possibile?) comprando una femmina umana, ma è invischiato nelle logiche dell'attivazione dell'altra, pone solo domande ma senza seguito. E una donna umana (sotto valuta e sottostimata) addestrata a fornire piacere non amore ma che non mente, che prova sentimenti, che ha paura e che rompe in se il meccanismo che la incapsula e decide non senza timore di oltrepassare il confine con il veramente altro riconoscendolo non diverso.
Tutto mentre la tecnologia a cui si appoggia il maschio non riesce a contenere la natura. mi è parsa una sfida abbastanza interessante.
Ammetto che nella versione che ho in produzione l'androide scorre in modo diverso il corpo dell'umana e non viene "colpito dai seni" ma osserva (non piace neanche me l'atmosfera soft fumettistica anche se questa correzione accentua il senso di gelo)...
comunque di nuovo grazie
Benvenuto a Gigi. La scrittura a frasi brevi, molto in voga oggi, mi ricorda quella della Mazzantini. A me piace molto e sintetica, scattante, incisiva. Per quanto riguarda la storia ho faticato un pochino e sicuramente la tua spiegazione completa meglio l'idea che mi ero fatta. Questo però mi dice che un lettore non ha sempre l'autore lì pronto a spiegare ciò che voleva dire e dunque scopo principale di ogni scrittore deve (dovrebbe) essere la "chiarezza".
RispondiEliminaDobbiamo imparare a conoscerti e sono sicura che ti apprezzeremo sempre di più. Ancora benvenuto e un grosso in bocca al lupo.