martedì 18 dicembre 2012

Tema: Pigrizia

Svolgimento


Martina ha suonato alla porta, ho riconosciuto la sua scampanellata, non ho aperto.
Oggi ho deciso di non aprire a nessuno. Sono le sette di sera e i piatti aspettano ancora di essere lavati, gli avanzi del pranzo li ho gettati via, ma la puzza dell’unto che aleggia sul bordo della pentola arriva fin qui. Sono andata in bagno perché mi scappava la pipì, ho aperto la lavatrice e ho tirato fuori il bucato, la bacinella grande ora è piena, di stendere però non ho voglia. Sono seduta nel divano, leggo una piccola etichetta e aspetto. Aspetto che passi il giorno. Stamattina presto mi sono svegliata con la pancia gonfia di sonno, ho controllato le unghie per vedere se nella notte fossero cresciute un po’, ma non crescono mai, sono moncherini deliziosi con i bordi arrossati dal sangue, una succhiata e via, perché le mangio poi, neanche mi piacciono. Lo specchio era impassibile. Come sempre ha fatto il suo lavoro diligentemente, io lo guardo, lui mi guarda, a me lui non piace e neanche io gli sono mai stata simpatica, ne sono certa.
Un po’ di capelli, come ogni mattina, sono caduti come fil di ferro rotto sul lavandino, ho cercato ancora una volta di dargli una piega, ma come sempre non stavano su, non stavano giù, non stavano.


Non ho fatto colazione, non la faccio mai del resto, quel tempo prezioso l’ho impiegato per dormire tre minuti in più. Sono andata a lavorare, ci sono riuscita ancora. Mi sono chiusa la porta alle spalle e sono uscita alla luce, all’aria, per fortuna un altro posto chiuso mi ha accolto quasi subito. Ho lavorato col capo chino sulle carte, zitta, nessuno si è stupito, è da tempo che non ho più voglia di chiacchierare, i colleghi hanno cominciato naturalmente ad evitarmi, ma io non sono riuscita ad evitare del tutto loro, è necessario parlarci a volte, anche se da un po’ comunico per mail anche col vicino di scrivania, scrivere non è parlare.
A casa nessuno mi aspetta, ho fatto crollare il ponte, da questa parte non si può più arrivare, io non voglio. Così nessuno vedrà che anche oggi non ho mosso un dito.  Era più doloroso quando avevo gli spettatori.
Martina è tornata, il campanello suona, dopo un po’ il telefono squilla.
Non posso rispondere, è tardi adesso, troppo tardi, il cellulare vibra, squilla, il campanello suona, e di nuovo il cellulare squilla, vibra, si muove sul tavolo come un serpente, cammina, insiste, gli si accendono le lucine, il campanello suona, e lui ancora vibra, squilla, cammina.
Dall’altra parte della porta ho il tempo di sentire da lontano “mamma, mamma, apri, apri” ma il silenzio mi ha già preso, mi culla, mi afferra e io lascio che mi porti via.

Grilletto Salterino

27 commenti:

  1. Stavo per commentare che la pigrizia può anche essere una cosa benefica. Una sana giornata di pigrizia che aiuta a riformattare la mente.
    Poi ho rinunciato perché, continuando la lettura, mi accorgo che questa protagonista è più depressa che pigra.
    Avrai capito che non amo particolarmete i pezzi angoscianti, ma mi è piaciuto molto il tuo modo di descrivere la situazione. (emoticon pigro) RQ

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  2. Grilletto, io lo so , so tutto : "Aspetto che passi il giorno." ....ma anche la notte è dura far passare le sigarette non bastavano mai.

    Sei stata brava, hai trasmesso "quello" stato d'animo cosi' com'e'

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  3. Depressione e pigrizia si curano allo stesso modo: due calci in culo.
    gd

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    1. Ti sento un po' cinico GD, forse non è sempre la cura giusta.
      La pigrizia, io riesco a smettere quando voglio.
      (emoticon dormiglione).
      RQ

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    2. sì, hai ragione, prima dei due calci in culo bisogna passare per i diecimila giri di parole comprensive.
      gd

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    3. ah ah ah, lo vedi che anche tu in fondo in fondo hai un animo buono?
      (emoticon falso adulatore)
      RQ

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    4. GD. fosse cosi' facile uscirne si farebbero prendere tutti a calci in culo.
      ODio chi si piange addosso e si commisera ma non è sempre cosi'

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    5. integro il mio pensiero: due calci in culo e fuori da casa: passeggiata, amici, mangiate di panelle alla vucciria
      gd

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  4. Carissimo GD,
    sgombriamo il campo da accezioni sbagliate, l'uso e l'abuso della parola depressione ha fatto sì che si confonda spesso uno stato d'animo "abbattuto" - anche persistente - con la malattia.
    Nel primo caso la tua ricetta è ottima.
    Nel secondo, alla tua prima affermazione rispondo "non sai di che parli".
    Banditi i piagnistei e i falsi vittimismi un depresso nella condizione che ho descritto chiamandola eufemisticamente "pigrizia" sai che se ne fa dei tuoi due calci nel culo? Ti dice prego, continua pure, possibilmente finché non mi ammazzi.


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    1. Condivido Grilletto e dico anche che ho odiato i "calci in culo" di GD in questo caso e il suo cinismo (vero o presunto).
      Io un'idea ce l'ho, ma aspetterei un commento di Meis prima( di FO il parere) eheh
      A me comunque il pezzo ha messo ansia e immensa tristezza, ma mi è piaciuto un sacco! Brava!
      L'unico appunto è che non lo consiglierei a qualcuno che si trova in questo stato...
      AG

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    2. ah e poi Gd! ok pane e panelle, amici, passeggiata... e per chi non ha la fortuna di avere amici come voi?! (emoticon questa conservatela per un anno) ;P
      AG

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    3. Grazie AG, aver suscitato "ansia e immensa tristezza" è il miglior complimento che potessi ricevere.
      L'emozione è ciò che più di tutto cerco quando leggo.
      E su questo argomento troppe ne ho viste per non averne gli occhi colmi tanto da vomitarne.

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    4. Ahahaha, io credo che i "calci in culo" di GD ci possano pure stare. Il cambiamento nasce sempre da uno sforzo personale, mai dallo sforzo degli altri, e questo vale sia per la tristezza che per la depressione (a prescindere dalla gravità dell'una e dell'altra). Il senso di impotenza (che Grilletto Salterino è riuscita a rappresentare bene con l'immagine del telefono/cellulare che squilla ecc...) si sblocca principalmente attraverso azioni personali, piccoli obiettivi e piccole vittorie.

      (emoticon parere di FO che non ha studiato queste cose...!)

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  5. secondo me sottovaluti eventuali cause esterne non facilmente eliminabili, a prescindere dallo sforzo personale.
    L'unica cosa è che per certe situazioni ci vuole tanta forza e a volte non basta neanche. Da questo discorso però rimangono fuori i rompiballe che i problemi se li creano dal nulla.
    L'argomento è comunque davvero troppo delicato.
    AG

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    1. Le cause esterne negative le abbiamo tutti, AG, e sono più o meno dolorose.
      Posso decidere di suicidarmi per un voto negativo all'università e, allo stesso modo, posso decidere di "andare avanti" dopo la morte di un caro parente.
      Le cause esterne di certo non aiutano ma sono veramente una piccolissima parte dello struggimento di un individuo.

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    2. suicidarsi per un voto negativo all'università è uno dei casi in cui ha ragione GD. Calci in culo!! Stop
      Non è tutto uguale, non vi sono solo risposte univoche di persone diverse a situazioni simili -.-'
      AG

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    3. ahahhaha poi mi spiegate cosa ho scritto?! ahahha mi è uscito così e si è inviato! (emoticon filosofica)

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    4. se un giorno beccassi AG depressa, di calci in culo gliene darei tre (per accertarmi del buon esito del trattamento! ahahhaha)
      gd

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    5. ahahha GD! con me forse tre calci in culo basterebbero. Sono forte io! :)

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    6. GD mi meraviglio te, non sai che le donnne non si toccano neanche con un fiore?
      (emoticon cavalleresco)
      RQ

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  6. Calcinculoterapia?
    Buona idea! Devo provarci con mia madre, magari funziona!

    Gabriella

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  7. i depressi che ho conosciuto avevano un atteggiamento di tipo contagioso: rompevano i coglioni con i loro discorsi per cercare di deprimere te in una sorta di grande "mal comune mezzo gaudio". Onde evitare che un depresso provi a deprimere me, io molto tranquillamente gli dico sempre - ma in modo spiritoso -, "non rompere le palle, smuoviti il culo, lavati le ascelle e usciamo".
    Funziona.
    Se invece consenti ad un depresso di mettersi a piangere, è finita. Ti pieghi al suo gioco.
    Ovviamente sto parlando dei depressi che ho conosciuto, che non so a quale tipologia potrebbero essere ricondotti ma che di certo depressi lo erano.
    GD

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    1. sicuri che fossero depressi e non soltanto un po' troppo tragici...
      e comunque GD, spera di non finirci mai tu in depressione che altrimenti li prendi veramente i calci...!

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    2. Naaaah! Secondo me ha ragione FO! questa mi sembra una descrizione di un individuo oscillante tra il tragico e il rompiballe, più che depresso!
      Credo che un problema più grande sia qualcosa di cui non riesci nemmeno a parlare... in ogni caso sono convinta che l'aiuto più grande si possa trovare solo in se stesso o se sei fortunato, dagli amici.
      AG

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  8. Carissimi,
    io vi posso dire che quando una persona soffre di depressione (non entriamo tanto nello specifico che ce ne sono di diversi gradi - e parlo da spettatrice non da psichiatra né da psicologo) difficilmente ha voglia di rompere le palle al prossimo, piuttosto tende a chiudersi in un bozzolo sempre più stretto fin quasi a strangolarsi. Se non trova in se una piccola fiammella di "voglia di vita" difficilmente un aiuto esterno la farà mai venir fuori dal suo stato. A chi dice poi, si è suicidato per un voto, per i debiti, per una qualsiasi altra ragione "razionalmente" individuabile come causa scatenante io dico "cazzate". Prima deve arrivare l'annichilimento dell'istinto di sopravvivenza, che non avviene facilmente nemmeno in soggetti depressi. Nessuno dica mai "di questa acqua non ne bevo", siamo una poltiglia di componenti chimiche, basta che un'inezia manchi o viceversa ci sia in eccesso (chissà?) e la perfetta formula va a farsi fottere e ci si ritrova a essere vegetali senza arti e senza pensieri senza una lacrima nemmeno per se stessi, nulla, zero, nessuna emozione. Amarsi, l'unica cura.

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    1. Grilletto,quanto hai ragione.E' esattamente e perfettamente cosi'· Ho conosciuto persone che deridevano i loro amici. e quando sono inciampati Le loro parole sono state : solo ora capisco

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  9. Bellissimo, mi ha messo una gran tristezza e desolazione, secondo me hai descritto tutto benissimo. Le frasi scorrono una dopo l'altra con naturalezza, non c'è niente di forzato. Bellssima la parte del telefono che squilla insieme al campanello.
    Complimenti

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