Svolgimento
Quando bussano alla porta,
l’intera famiglia si dispone in ordine di altezza (che poi è pure l’ordine di
età): a sinistra Michele, il capofamiglia, e accanto a lui prima la moglie,
Rosaria (rinominata Sara o Saruzza per le amiche più in confidenza), e poi i
due figli Calogero e Maria Rita, immobili proprio come gli aveva consigliato la
madre – Sentite qua – aveva detto - stanno arrivando gli zii dall’America, la
sorella di papà, Giovanna, e suo marito Santino, mi raccomando a come vi
comportate che vi gonfio di legnate – e aveva accompagnato l’ultima parola con
il gesto delle mani che tengono una palla, e i figli avevano annuito senza
parlare. Bussano nuovamente alla porta, sono sicuramente loro, e Rosaria dà
un’ultima occhiata all’intera famiglia per assicurarsi che tutto sia a posto,
poi apre con un sorriso che sembra che i denti in bocca si siano moltiplicati,
danno l’impressione di essere cinquanta, forse addirittura sessanta, e tutti
lucidissimi – che il giorno prima era andata dall'igienista dentale per una
pulizia completa.
Il profumo di Giovanna inonda la casa in pochissimo tempo, mentre lei è ancora sull’uscio davanti a suo marito e alla figlia – Bongiooorno! – dice, con una “O” che dura qualche secondo in più rispetto alle altre lettere – Comu stati? Everything’s good? – e poi, seguita dalla sua famiglia, entra a braccia aperte per stringere a sé il fratello e la cognata (questa la stringe più forte per farle sentire bene il profumo che porta, per farglielo notare di più, e Saruzza trattiene il respiro mentre la abbraccia, quasi soffocata mentre affonda il volto in mezzo ai peli della pelliccia enorme di Giovanna); uno scambio veloce di saluti tra sorrisi e abbracci e poi Giovanna lascia entrare la figlia Stephanie, un caterpillar alto due metri e largo più della porta d’ingresso (per entrare deve ruotare leggermente il busto) e con un sorriso quasi dolce, stampato su un volto chiaro con occhi che descrivono due archi sopra il naso – chista – dice Giovanna – è cento per cento americana, io ce lo dissi di venire in Sicilia con noi che avrebbe fatto furore con tutti li masculi che ci sono here – sottolineando bene la parola inglese – però poor girl, mischinazza, non parla bene l’italiano e qua ce ne sono pochi picciotti che parlano l’americano - poi si avvicina a Calogero e Maria Rita e, afferrando la testa di ognuno tra le sue mani piene di anelli, li bacia lasciando il segno del rossetto scuro che porta. Saruzza afferra Giovanna sotto braccio e dice – amunì, che ti faccio vedere la casa – e la porta in giro tra le stanze della sua abitazione mentre Michele prende Santino sottobraccio – amunì che ci fumiamo una sigaretta, quant’è che non ci vediamo? – e i due uomini si spostano fuori per parlare (secondo un ordine ben preciso) di case, lavoro, soldi e calcio. Rosaria mostra a Giovanna le stanze di casa sua – qua io e Michele ci volevamo fare la cucina ma poi abbiamo deciso per un altro bagno che non si sa mai, che poi i figli si fanno grandi, e sai come vanno queste cose – e intanto guarda Stephanie, che è ancora ferma sull’uscio, e pensa che la ragazza sia un po’ troppo grande, mentre Giovanna battezza ogni stanza con esclamazioni varie nate da un miscuglio non troppo riuscito di italiano, siciliano e americano – Oh my Goood! Che beddra questa room! Noi in America tenemu una very big house, avemu also una stanza per…come si dice in italiano guests…ah, ospiti! – facendo finta di dimenticare parole – mi devi scusare, Saruzza, certe volte mi scordo alcune parole in italiano, devo fare la traduzione velocemente e mi confondo – e intanto Rosaria pensa che la cognata l’italiano non l’ha mai saputo parlare, che quando è partita, dieci anni fa, parlava solo siciliano e ora si vuole sentire la milady moglie di un presidente americano che porta la pelliccia e che non sa parlare la sua lingua, ma tutto il paese lo sa che quand’era più piccola, Giovanna (che adesso si fa chiamare Joanne) era brutta come una verruca sotto il piede e grezza come un contadino dell’entroterra siciliano che non ha mai visto un telefono – adesso fa la “babbalucia arrinisciuta”,’sta cosa brutta che se non avesse avuto la fortuna e il coraggio di partire sarebbe rimasta qui a fare la donna delle pulizie - pensa Rosaria.
Il profumo di Giovanna inonda la casa in pochissimo tempo, mentre lei è ancora sull’uscio davanti a suo marito e alla figlia – Bongiooorno! – dice, con una “O” che dura qualche secondo in più rispetto alle altre lettere – Comu stati? Everything’s good? – e poi, seguita dalla sua famiglia, entra a braccia aperte per stringere a sé il fratello e la cognata (questa la stringe più forte per farle sentire bene il profumo che porta, per farglielo notare di più, e Saruzza trattiene il respiro mentre la abbraccia, quasi soffocata mentre affonda il volto in mezzo ai peli della pelliccia enorme di Giovanna); uno scambio veloce di saluti tra sorrisi e abbracci e poi Giovanna lascia entrare la figlia Stephanie, un caterpillar alto due metri e largo più della porta d’ingresso (per entrare deve ruotare leggermente il busto) e con un sorriso quasi dolce, stampato su un volto chiaro con occhi che descrivono due archi sopra il naso – chista – dice Giovanna – è cento per cento americana, io ce lo dissi di venire in Sicilia con noi che avrebbe fatto furore con tutti li masculi che ci sono here – sottolineando bene la parola inglese – però poor girl, mischinazza, non parla bene l’italiano e qua ce ne sono pochi picciotti che parlano l’americano - poi si avvicina a Calogero e Maria Rita e, afferrando la testa di ognuno tra le sue mani piene di anelli, li bacia lasciando il segno del rossetto scuro che porta. Saruzza afferra Giovanna sotto braccio e dice – amunì, che ti faccio vedere la casa – e la porta in giro tra le stanze della sua abitazione mentre Michele prende Santino sottobraccio – amunì che ci fumiamo una sigaretta, quant’è che non ci vediamo? – e i due uomini si spostano fuori per parlare (secondo un ordine ben preciso) di case, lavoro, soldi e calcio. Rosaria mostra a Giovanna le stanze di casa sua – qua io e Michele ci volevamo fare la cucina ma poi abbiamo deciso per un altro bagno che non si sa mai, che poi i figli si fanno grandi, e sai come vanno queste cose – e intanto guarda Stephanie, che è ancora ferma sull’uscio, e pensa che la ragazza sia un po’ troppo grande, mentre Giovanna battezza ogni stanza con esclamazioni varie nate da un miscuglio non troppo riuscito di italiano, siciliano e americano – Oh my Goood! Che beddra questa room! Noi in America tenemu una very big house, avemu also una stanza per…come si dice in italiano guests…ah, ospiti! – facendo finta di dimenticare parole – mi devi scusare, Saruzza, certe volte mi scordo alcune parole in italiano, devo fare la traduzione velocemente e mi confondo – e intanto Rosaria pensa che la cognata l’italiano non l’ha mai saputo parlare, che quando è partita, dieci anni fa, parlava solo siciliano e ora si vuole sentire la milady moglie di un presidente americano che porta la pelliccia e che non sa parlare la sua lingua, ma tutto il paese lo sa che quand’era più piccola, Giovanna (che adesso si fa chiamare Joanne) era brutta come una verruca sotto il piede e grezza come un contadino dell’entroterra siciliano che non ha mai visto un telefono – adesso fa la “babbalucia arrinisciuta”,’sta cosa brutta che se non avesse avuto la fortuna e il coraggio di partire sarebbe rimasta qui a fare la donna delle pulizie - pensa Rosaria.
Tutti seduti a tavola: Sara e Michele raccontano di quanto siano bravi i loro figli a scuola, e Giovanna e Santino di quanto siano belle le città americane, i college, e di quanto sia diversa la vita negli USA – You have to believe me, Saruzza – dice Giovanna - non c’entra niente con qui. Quand’è che ci dovete venire a trovare? Che noi abbiamo una casa very big e vi possiamo ospitare, non vi dovete preoccupare di niente, solo il biglietto, e poi ci pensiamo noi. Lì è tutto un altro world, ti giri e vedi maxischermi everywhere, sempre con queste pubblicità: la Coca Cola, il servizio postale, MTV – e con l’ultima parola abbassa la voce e dice - che poi, dove abitiamo noi, ci abitano un sacco di star. L’altro day esco di casa, mi giro e sai a chi vedo? A chiddu, Michael, comu si chiama chiddu actor cu li capiddi blonde e tutto muscoloso che abita vicino da noi…Ah Brad Pitt! Un beddu picciottu, che io ci dissi a Stephanie: “amunì, fatti trovare fuori che magari chisto ti trova un bellu job nel cinema, ti porta a Hollywood” , ma quella non è che si smuove lu ass e si trova un bellu picciottu americano con i money – e sfrega le dita per indicare i soldi - pensa tutto il giorno a mangiare hot dog e ad ascoltare Britney Spears, che poi l’ho vista pure in un centro commerciale, a Britney, non è che sia così bella, la mia Stephanie è molto più…beautiful – e intanto pizzica il volto della figlia stringendo un po’ di grasso con le dita dalle unghie rosse, scuotendolo, ma Stephanie non se ne accorge nemmeno, intenta ad assaporare le ultime panelle del vassoio, quelle che stanno sempre sotto e prendono tutto l’olio delle altre, e Giovanna le dà uno schiaffo alla nuca esclamando – Are you still eating? You are getting fat, don’t you see? – e allora Stephanie posa sul piatto l’ultima panella e abbassa lo sguardo, poi Joanne si rivolge a Sara – Matri, Sarù, è da very long time che non venivo in Sicilia, e domani ripartiamo per l’America, ma ancora non ho mangiato neanche un cannolo, che a mia mi piacinu, I like, i cannoli, e ancora non ho avuto il time di andarmene a mangiare qualcuno – dice con la mano al petto. Rosaria tutta sorridente risponde – E che problema c’è? Io sono bravissima a cucinare, ma purtroppo non avevo la pasta per fare i cannoli e allora ho fatto questa torta che è quasi la stessa cosa: la torta al cannolo siciliano, senti ch’è buona! – e ne porge una fetta a Michele, che la passa a Joanne, che toglie via un po’ di crema di ricotta e la passa alla figlia (non prima di averle mandato una chiara minaccia con gli occhi) e Stephanie, ancora imbronciata e senza aver detto una parola per tutta la sera, s’illumina in volto quando si trova davanti il dolce e ne mangia immediatamente una fetta, tutta contenta; poi si ferma, deglutisce, fa una smorfia e dice – Mà, a mmia ‘sta torta un mi piaci, tuirnamunninni a ‘Mierica” – lasciando i presenti senza parole, mentre Calogero e Maria Rita se la ridono di gusto.
FO
ed ecco il racconto che alle primarie di Ninà ha perso... ahahhahahaaaha
RispondiEliminaGD
hai sbagliato, questo è il mio, dovevi scriverlo in quello di Paola...
EliminaNon sono siciliana ma sappiate che i vostri cannoli per me sono SACRI, vi prego, non torturateli più.
RispondiEliminaGrilletto che solo a vedere quella foto soffre nel vivere in un isola che solo se qualcuno arriva in aereo le può portare quelli Originali!
ops errata corrige "un'isola"
EliminaQuesto post ha un solo fine : essere letto da FO!
RispondiEliminaFantastico.
ps. oggi è la giornata mondiale della disabilità. Un file audio per i non vedenti no?
AG
questa è una gran bella cosa AG, perché non inserirli sempre i file audio, maestra pensaci
EliminaConcordo con AG, la lettura dal vivo rende esilaranti le parti in lingua "straniera".
EliminaRoba da far andare le panelle di traverso.
(emoticoff coff)
RQ
Ma Fede! il finale mi ha lasciata li come un cannolicchio :( ...non lo approvo.
RispondiEliminaSappi che : "babbalucia arrinisciuta" diventera' il mio Mantra per tutto il mese di dicembre , LOVE IT!
Ahahahah, Wood, perchè no?
EliminaPerche' non mi dice niente. Il pezzo è lungo e ben strutturato, e mi finisce con un "Mà, a mmia ‘sta torta un mi piaci, tuirnamunninni a ‘Mierica” ?'
EliminaNon lo trovo un finale.
Pero' magari letto è diverso.
Non so pensavo che la fetta le andasse come minimo per traverso e che lei morisse soffocata..tipo.
oppure che che si le facesse schifo ed iniziasse a vomitare sulla pelliccia della mamma.
Insomma secondo me il finale l'ha scritto veloce :)