Sez. Your fetish
Svolgimento
Il fatto che al suo cane avesse
messo il nome Blog, forse, avrebbe potuto far presagire qualcosa.
Con la lampada da tavolo accanto
al pc e il cane ai suoi piedi stava in religiosa concentrazione tutte le notti,
ma anche tutte le mattine e tutti i santi giorni. Certo non poteva confessarlo
apertamente, ma era contento di essere in cassa integrazione. Per due anni
avrebbe avuto il sussidio statale e dunque poteva starsene lì a fare ciò che
voleva: conoscere il mondo e tutte le sue novità.
Escluse le ore che per necessità
quel dannato corpo richiedeva per il sonno, rimaneva inchiodato a
quell’aggeggio. Strimpellando sopra l’alfabeto consumava cibo per lo stomaco
cercando cibo per la mente, con le briciole che finivano per incastrarsi in
mezzo alla tastiera. Le notizie gli arrivavano a tratti, rifilate dentro
piccoli riquadri colorati. Testi brevi come telegrammi, ma efficaci come
fucilate. Ci cliccava sopra e gli si spalancava l’universo. Ogni cosa gli
arrivava da Twitter, dalla prima pagina della mail, dalle fonti più disparate,
trascinandolo fin dentro cunicoli che né occhio né mano avrebbero mai potuto
raggiungere. Scivolava così dentro il cavo, nel tunnel che attraversando
montagne, azzerando chilometri, lo portava al di là del suo piccolo “dove”.
Nessuno gli avrebbe più detto ”ma
dove vivi?” Adesso, lui era ovunque nel mondo. E come un uccello provvisto di
ali smisurate andava lontano, lontano … lontano!
In questo modo aveva imparato
quale fosse la superficie dell’oceano Pacifico, 179 milioni di km², quella
dell’Atlantico, 82.362.000 Km². Il suo bagaglio culturale, con quei semplici
gesti, si sarebbe ingrandito a dismisura. Con la mano sul mouse poteva toccare
ogni cosa.
Le sue notti avevano il colore
azzurrognolo del monitor, i giorni il bianco neutro della luna. Alle albe non
prestava più attenzione, era l’ora in cui, perlopiù, stropicciava gli occhi e
finiva per stravaccarsi sul divano in attesa di recuperare un po’ di forze e
ricominciare lo spasmodico contatto con il pianeta terra.
Arrancando per quelle strade
virtuali e immense a volte si sentiva perso, lo prendeva lo scoramento. C’era
troppo da scoprire! Ma poi, con una semplicità insperata, raggiungeva una sorta
di appagamento, ultimamente nemmeno tanto virtuale. Sì perché, passo dopo
passo, giorno dopo giorno, clic dopo clic, il suo cammino aveva preso una
strada ben precisa. Non di rado, scopriva pagine intriganti che finivano per
pigliarlo nel corpo e scuoterlo nell’anima. Chi altri avrebbe potuto farlo
vibrare più di tanto?
Allora, accarezzava la plastica
nera, puntando le icone con i suoi occhi avidi, poi collezionava tutto su
“preferiti”.
La lista era ormai lunghissima.
Dalla strada i rumori arrivavano
come un mormorio lontano, incomprensibile. Fossero giunte richieste d’aiuto o
spari contro il balcone lui non avrebbe sentito null’altro che quel brusio
indistinto, confuso. Le uniche voci che ormai distingueva erano quelle di
Arianna, Benì, Cecilia, Daria, Elsa, Francesca, Gianna, Helèn, Ivonne, Luisa,
Marta, Nicole, Orietta, Patricia e altre.
Tutte, in rigoroso ordine
alfabetico, erano conservate o meglio stipate dentro file, come scatole di
scarpe. Certo dentro ci avrebbe messo più che un piede, ma andava bene così,
dopotutto le scatole erano lì, sempre a sua disposizione. Da quelle uscivano le
Dee! Giorno o notte che fosse, con le loro labbra colorate, con i seni gonfi e
con le mani che gli acchiappavano la mente, liberandogli la fantasia. Gli
mangiavano le ore come sorbetti al limone divorati in piena estate.
Non si era accorto che Blog lo
aveva abbandonato. Non sapeva nemmeno che se avesse provato a chiamare sua
moglie, quella non avrebbe risposto. Se n’era andata anche lei.
Non si accorse di nulla. Non capì
quanto fosse succube di quel feticcio nemmeno quando, davanti a Zaira, ultima
Dea, imbrattò la tastiera e non certo di briciole.
Adelaide Jole Pellitteri
wow, qui ci si spinge sul confine di youporn.
RispondiEliminaUna storia alienante, raccontata con stile.
Poter accedere a una mole enorme di informazioni dà un senso di onnipotenza, ma mi sa che il protagonista non potrà giovarsene, perché diventerà cieco a breve. (emoticon indovino)
Infatti sono molti gli onnipotenti perduti! Grazie
Eliminaazz, questo post è coraggioso, osa, ben strutturato, fatto bene. e funziona.
RispondiEliminavolendomi imporre di trovare qualche difetto, secondo me la voce narrante ha una connotazione leggermente femminile (uccello provvisto di ali smisurate... ma anche certe aggettivazioni poetiche), piuttosto avrei connotato in un modo prossimo alla natura, all'ossessione del protagonista.
ma sto parlando giusto di sfumature... il post è assolutamente ben strutturato, grande archittetura!
W Jole
GD
Hai ragione la voce femminile affiore come un vago sottofondo (questa è la cosa più difficile per uno "scrittore", cambiare sesso non è così facile). Grazie infinite.
EliminaComplimenti, si sente molto il clima soffocante e riesci bene a rendere l'ossessione dell'uomo. Mi è piaciuta molto la frase: "le mani che gli acchiappavano la mente, liberandogli la fantasia"!
RispondiEliminaAcci! Che bel pezzo Jole! "Arrancare per le strade virtuali" e' una frase che mi piace tanto cosi' come " stipate dentro un file" io immagino una chiavetta usb con dentro tante donne in miniatura che si agitano cercando la strada virtuale di uscita.solo che finiscono di nuovo dentro il pc.
RispondiEliminaSi mi piace come scrivi!
Grazie a Bv, a Wood sapere di "arrivare" al lettore è il "miracolo" al quale aspiriamo tutti noi. I vostri complimenti mi rendono orgolgiosa. Ho mollato il lavoro per scrivere e non sapete quanto sia difficile far capire agli altri che non hai fatto una Caz... , ma solo una scelta che sentivi dentro, più forte di te. Grazie da Jole
RispondiEliminaBrava Jole! Le cose che mi sono piaciute particolarmente sono l'inizio e la fine: il primo perchè parti da un elemento che sembra marginale, il cane, ma che in realtà rappresenta proprio la vita sprecata davanti al computer, la fine perchè c'è un colpo di coda, quella "battutina" (nel senso più buono del termine) che rompe con l'atmosfera del resto del post, una battuta infelice che però non ti tira fuori dall'atmosfera del post, ti dà la sensazione che tanto "non finisce qui".
RispondiEliminaUna cosa che mi è particolarmente piaciuta, ma in cui trovo anche qualche neo è questa:
"Escluse le ore che per necessità quel dannato corpo richiedeva per il sonno, rimaneva inchiodato a quell’aggeggio. Strimpellando sopra l’alfabeto consumava cibo per lo stomaco cercando cibo per la mente, con le briciole che finivano per incastrarsi in mezzo alla tastiera."
Non mi piace l'espressione "cibo per la mente" in realtà, e neanche la parola "aggeggio" che è molto dispregiativa per descrivere un oggetto così tanto amato dal protagonista (ecco dove io vedo la voce femminile esterna di cui parlava GD). Mi piace tantissimo invece "dannato corpo" perchè dà l'impressione che davanti all'oggetto del desiderio anche il suo corpo perda importanza.
Insomma, brava!
Ciao!
Grazie FO, avevo usato il sost. aggeggio per dare al protagonista ancora un margine di distacco fino a quando finisce per accarezzare la plastica nera, ma hai ragione tu, il tipo in fondo ne era già tutto preso. Per il "cibo della mente" mi sono rifatta alla vecchia pubblicità che esortava a leggere libri, ma forse proprio per questo risulta "non mia" e quindi appiccicata senza fantasia. In ogni scritto conta ogni parola, anche una semplice congiunzione non ponderata, a volte, fa storcere il naso. Grazie da Jole
RispondiEliminaBrava Jole! Hai fatto un bellissimo ritratto di questo piccolo casanova virtuale e mentale, tipico figlio del nostro tempo. Un tema sull’alienazione nel campo dell’eros, che sotto diversi aspetti si puo’ collegare al film di Tornatore in questi giorni nelle sale. Attualmente sono molto diffuse peraltro anche forme di pornografia piu “al femminile”, dunque piu’ sottili, meno evidenti, per esempio il desiderio di guardare dal buco della serratura dei vip, o certo shopping compulsivo per rendersi piu’ seducenti. Ed esiste la pornografia delle discoteche, ma anche quella della televisione, tg compresi, e anche la necessita’ dilagante di tatuarsi e perforarsi, insomma ce n’e’ per tutti i gusti e tutte le eta’, anzi forse ognuno ha la propria. Ma come mai ci sono in giro tutte queste dipendenze a sfondo sessuale, le quali per forza di cose non possono che essere alienanti e autoreferenziali? Semplice: perche’ il connubio fra sesso, dipendenza, invidia, isolamento e frustrazione e’ il mezzo migliore per controllare la volonta’ e le coscienze delle persone.
RispondiEliminaGrazie Piero per il commento ed aggiungerei soprattutto per annullare la coscienza (= anima), lo scopo è quello di indurci a non stupirci più di nulla (e dunque credere che tutto sia lecito ed accettabile). Metitate gente, meditate!
RispondiEliminaCiao Jole. Benvenuta. QUesto post lo trovo bellissimo. Bello perchè hai affrontato un tema complesso e difficile. E lo hai fatto con eleganza. Lo hai fatto partendo da dati, dettagli che sono vicini alla lente e poi allarghi. Allarghi fino a fare la scena. Il fuoco sulla alienazione e oosessione. Leggera, quella voce narrante ti soccorre talvolta in queso, talvolta ti rende scontata. Ma solo un pò. Dunque se il moralismo affiora in questa voce femminile e narrante è un peccato veniale. Trovo che aggiustare su questo registro lo rende assolutamente perfetto.
RispondiEliminaA presto!
Grazie Cla a presto!
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