Pappagalli
psichedelici io non li ho mai chiesti.
Ci sono parti del corpo
che si incorniciano nel sole.
Mi
pettino i capelli.
Avete mai pensato al vostro futuro? Quale è il limite fra immaginazione e realtà?
Quando eravamo all’università mi piacevi da
morire, non ci siamo mai presentati. Dobbiamo stabilire delle regole per stare
bene.
Sono
la regina dell’intimità.
Sono
preoccupata per il mio futuro. Indosso
una gonna anni settanta.
Se facessi
della mia vita un quadro?
Potrei
nascondermi ancora una volta in una
pelliccia raso sintetica di pelo: è facile
essere fragili, tuttavia non è la stessa cosa
quando si tessono trame altrui.
L’orologio
ticchetta compulsivamente segnando scenari
altrui.
La
paura più profonda è quella di se stessi.
Sei tu il mio dio fallimentare.
Sei tu il mio dio fallimentare.
Le talee
degli avocado spuntano sulla
finestra. Segnali del tropico vicino.
L’uomo si ammala della stessa socialità.
Siamo
tutti nati storti chi più
chi meno.
Non
è facile uscire alla luce del sole con piccoli passi uscire
distesi.
Prendo lezioni dalla carta.
Irene Dorigotti
Irene Dorigotti
"Se facessi della mia vita un quadro"....sarebbe un dipinto meraviglioso Irene, pieno di colore e musica da riempire una stanza di gioia.
RispondiEliminaHo letto le prime tre parole senza sapere chi fosse l'autore e ho pensato "è Irene". Irene che con pensiero lieve e mano ferma riesce a mettere insieme frasi che sembrano scollegate e tu alla fine vedi un'immagine. Nell'arazzo ci sono tanti punti e se li guardi da vicino è solo colore. Poi ti allontani e c'è tutto. E poi magari alla fine scopri che l'aveva disegnato Raffaello ;) Brava la mia cittinaaaa!!!!
RispondiElimina! Leprotta hai dato l'esatta interpretazione della scrittura di Irene!
EliminaQuesto mosaico di frasi continua a essermi ostico, perché io forse il filo non riesco a trovarlo, ma non posso fare meno di restare affascinato dai frammenti singoli, come dagli scatti di un fotografo.
RispondiElimina(emoticon abbiate pazienza)
Cara Irene, ho letto il tuo pezzo due volte e la seconda ho dovuto leggerlo a voce alta per capire. Le tue frasi sono pillole di saggezza! Pochi si accorgono di "tessere trame altrui",pochi si accorgono di vivere accanto al proprio "dio fallimentare". Alcune frasi mi sono sembrate meno comprensibili, ma ciò che conta è che il pezzo assume il taglio, il ritmo, il senso della poesia. Quando un testo è così diverso dagli altri puoi solo dire BRAVA.
RispondiEliminaSiamo tutti nati storti mi piace.
RispondiEliminaBG
il bello di questo post è che ognuno ci ritrova una "sua frase" un qualcosa che "gli parla" diretto!
RispondiEliminaOttimo lavoro Irene...non c'è ermetismo autoreferenziato...parlando di te riesci a comunicare con tanti!
Meis
Grazie Irene per il tuo pezzo.
RispondiEliminaCome per ogni scritto che mi colpisce molto e personalmente non riesco a dire nient'altro.
"Quando eravamo all’università mi piacevi da morire, non ci siamo mai presentati."
RispondiEliminaIn questo pezzo fatto di tessere apparenti, di frasi più o meno slittate, di cose enormi e che sembrano slegate, un filo c'è: è quella frase che ho virgolettato, crea la narraziono laddove sembra che la narrazione sia stata messa da parte a favore della poesia.
Nella rarefazione di Irene c'è il genere "narrativa" e non quello "poesia" (e di questo sono felice, magari mi troverò tutti contro, ma la narrativa merita un gradino più in alto della poesia - con tutto il rispetto al lavoro di tanti poeti).
gd
Anche io, come Raimondo, non vedo l'immagine completa, ma le pennellate mi piacciono. Molto poetica.
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