Come tutti
gli uomini della biblioteca, quand’ero alle prime armi io ho viaggiato; ho
peregrinato in cerca di un libro, senza distinguere un corridoio dall’altro,
un’uscita dall’altra, perché non riconoscevo i punti di riferimento; ora che
non posso più percorrere quelle gallerie, affermo che la Biblioteca è
interminabile. I pragmatici si ostinano a volere revisionare tutto, i romantici,
come me, ripetono la sentenza: "La Biblioteca è un labirinto dagli
infiniti volumi, il cui inventario è impossibile".
A ciascuna
parete corrispondono tre scaffali; ciascuno scaffale contiene un numero
variabile di libri - tanti quanti se ne riescono a infilare nelle collezioni più
numerose, pochi volumi che cadono sistematicamente in quelle meno ricche - il
cui formato passa dalle miniature ai tomi settecenteschi da quaranta centimetri;
alcuni hanno poche decine di pagine, altri migliaia e giacciono distesi per la
loro enorme mole; ciascuna pagina ha un numero diverso di righe che dipende dal
font e dalla misura delle lettere – dal 16 dei libri per bambini al 9 di alcuni
dizionari- che sono nella maggior parte dei casi nere, ma possono essere di
qualsiasi colore nelle definizioni o nei titoli e bombate, ritoccate e adattate
alla grafica nelle copertine.
Non si sa da quanto la biblioteca esista.
Sembra esserci da sempre, nonostante qualcuno ne rintracci le origini fin dai
primi giorni dell’Università, quando professori e signori generosi hanno messo
da parte o donato libri per le generazioni future. L’uomo, questo imperfetto
bibliotecario, ha poi ammassato acquisti, donazioni, trasferimenti, tanto che
l’accumulo di scaffali, tomi, scale, carrelli sembra essere opera del caso o di
demiurghi malevoli.
Il numero dei simboli ortografici è infinito.
Le pagine recano scritture in italiano, francese, inglese, spagnolo,
tedesco, latino, greco, rumeno, croato, sloveno, russo, svedese, danese,
norvegese, nederlandese, finlandese, portoghese, cinese, giapponese, turco,
arabo, neogreco, swahili, somalo, tagalog, gotico, nepali, ebraico e aramaico,
che tutte insieme danno un numero di simboli impossibile da definire a da
comprendere per una sola persona.
I testi di
filosofia sono tutti in tedesco e hanno titoli interminabili, per dirne uno al
proprio collega affinché lo appunti ogni revisionatore impiega giornate. I
classici latini figurano in edizione francese e inglese, quelli greci hanno
commenti anche questi in tedesco. Libri su mistica, cabala, storia, si fanno
guerra dallo stesso scaffale che mette insieme arabi e ebrei. Ogni tanto un
dottorando si spinge fin quaggiù e riesce a decifrarne il contenuto. Negli
altri libri si trova tutto ciò che è dato esprimere: enciclopedie dantesche,
l’archivio musicale di un maestro brasiliano, libri di fisica e di supereroi,
dizionari biografici, enciclopedie dei santi, atti del comune di Ancona del
1975, fumetti, libri di design, tutte le lettere di tutti gli autori,
milleseicentodiciannove periodici, tremila opere rare, tremilaottocento volumi
antichi, duecentosessantacinque cinquecentine, quattro incunaboli.
Nel sapere
che la Biblioteca possiede tutti questi libri, la prima impressione è di
straordinaria felicità. Ci si sente padroni di un tesoro accessibile. Non v’è
argomento di studio che non sia contemplato in qualche scaffale. E allora a
frotte vengono da lontano a cercare il proprio Libro. Questi pellegrini
prenotano, riempiono moduli, fanno file, aspettano, ma se non colgono l’attimo
esatto perdono l’occasione di poter aver tra le mani il Libro. Se riescono a
mettersi in contatto con i bibliotecari, allora questi si spingono nell’abisso
dello scantinato, se non conoscono la collocazione del volume scendono scoraggiati
e a volte riemergono a mani vuote parlando di collocazioni scomparse o al cui
posto stanno tavolette datate a quindici anni prima, di compattabili che li
hanno quasi uccisi richiudendosi su se stessi, mentre loro, svogliatamente,
aprivano libri a caso, magari ci fosse quello che cercavano, messo fuori posto.
E allora il
pellegrino si scaglia contro il bibliotecario: la certezza che il Libro si
trovi in qualche scaffale e che sia inaccessibile lo fa infuriare, suggerisce
che la Biblioteca chiuda e rimanga solo un grande stanzone in cui disperati si
rifugiano per studiare; si dice che se ne trovi qualcuno nello scantinato, in
equilibrio su qualche sediolina sgangherata, sommerso dai libri e dalla loro
polvere.
Se un
viaggiatore cammina nella Biblioteca quando è vuota e nessuno è affaccendato a
cercare, ne sente il respiro, l’umidità, l’odore di fumo che ha impregnato i
libri a causa di sigarette proibite, l’acqua nelle condutture sopra la testa, i
passi, gli sbuffi, il girare le pagine, gli spostamenti sulla sedia dei tanti
che si affannano a trovare risposte in un libro. Allora ha una certezza: la
biblioteca gli sopravvivrà, illuminata, soffocante, polverosa, puzzolente,
caotica, preziosa, nascosta.
BV
Wow! Complimentazioni!
RispondiEliminaAvevo cominciato a leggere "Finzioni" però l'ho mollato dopo dieci pagine (adesso credo sia il momento di riprenderlo, allora!).
Il tuo post? Beh, UN MONDO! Si respira la polvere della biblioteca, quella polvere piacevole che appaga la mente, grandissima!
Mi sono chiesto più volte (e quindi sono tornato a rileggere questo pezzo) che cosa ci facciano i documenti del comune di Ancona del 1975, visto che penso di sapere di quale biblioteca parli!
Ciao!
Grazie Fe ;)
EliminaMi fa piacere che questo post sia stato efficace, inizialmente temevo che essendo solo una descrizione il lettore potesse chiedersi "eh, e quindi?"
ma sono proprio i documenti del comune di Ancona che danno una cifra borgesiana al racconto... il tema è notevole, la scrittura credibile, c'è forza e potenza, inzomma, una vera riscrittura! brava BV
RispondiEliminagd
Ahahah, sì, nel pezzo i documenti di Ancona sono inseriti magnificamente! Nella biblioteca di cui si parla però, che ci fanno? ahahahaha
EliminaIl pezzo è veramente grandioso!
Grazie GD :D
EliminaNella biblioteca c'è veramente di tutto, anche cose che non ti potresti mai aspettare, così come gli atti del comune di Ancona. Sono stati inseriti per far capire questo, e poi è vero!
oh mamma! e io che commento dopo aver letto un tema come quello sopra? Bello, è banale dirlo, vabbe' allora provo con figo, ma è un po' troppo stupido, passo al sublime, ma lo uso anche quando mi ritrovo davanti una meringata...e quindi== ?QUINDI :
RispondiEliminaAccidenti Valeria, sei diventata brava forte!
Wow grazie Wood! ;)Neanch'io trovo una parola più adatta di questa
EliminaVali, il tuo pezzo mi era sfuggito alla lettura. È bellissimo e riesci a trasmettere veramente l'idea di biblioteca, sembra quasi di essere là, tra gli acari.
RispondiEliminaEssendo anch'io "una romantica"( come ti definisci tu) la parte che preferisco è quella finale: il tuo pensiero che muore nella certezza che la biblioteca sopravviverà dentro ognuno dei suoi lettori. Che bello! E l'idea che chi ami leggere cerchi le risposte alle proprie domande nei libri mi piace tanto : percepisco come una magia, "la magia del leggere"...consolatoria attesa
Nina
Anche il tuo commento è magico! E scritto davvero bene.Il pensiero muore nella certezza che la biblioteca sopravviverà :D Mi piace tantissimo aver trasmesso queste cose, grazie Nina
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