A novecento metri sul livello del mare
imbocchi il sentiero, e respiri aria.
Dopo qualche metro, il passo si cadenza
da solo, le mani escono dalle tasche e afferrano i laccetti dello
zaino, il fiato si regola. Respiri aria, mentre cammini.
Dopo qualche centinaio di metri,
avverti un po' di sete. Le mani cercano la borraccia, il passo
rallenta. Ti fermi, bevi. Fai un gran respiro, e respiri aria.
Cammini e respiri aria, sali in quota e
respiri aria. Sempre più fresca, sempre più pura. Pizzica il naso,
invade i polmoni. Fa quasi male, abituata come sei all'aria pesante e
piena di smog. Ma ti piace. Respiri aria.
Il paesaggio muta. In basso larici,
abeti bianchi e abeti rossi. Alti, maestosi, imponenti. Respiri aria
profumata di bosco, di muschio, di umido.
Poco più in alto, gli stessi abeti e
gli stessi larici, ma meno alti, più tozzi; alcuni sono più sottili
e sembrano ancorati al terreno con una puntina, sembra che possa
bastare un filo di vento a tirarli giù.
Sali, e gli alberi scompaiono:
rododendri, ginepri, genziane maggiori. Respiri aria profumata di
resina.
Più in alto ancora nemmeno loro ti
seguono: mirtilli, genzianelle, crochi, gerani selvatici. E prato.
Tantissimo prato, puntinato di fiori di mille sfumature. Giallo, blu,
azzurro, rosa. L'erba è alta, profuma. Inspiri aria, profumata di
erba calda, di fieno.
Alzi gli occhi, e vedi la cima a pochi
metri da te. La raggiungi, lasci cadere lo zaino a terra, ti lasci
cadere a terra anche tu. Chi dice che le montagne sono silenziose non
è mai stato in montagna, poco ma sicuro: grilli a non finire
riempiono l'aria del loro strofinio di zampe, marmotte lontane
lanciano fischi di avvertimento. Respiri l'aria piena di suoni.
Ti alzi, circumnavighi la croce sulla
cima, e subito le vedi: macchie bianche tra le rocce e i pochi file
d'erba superstiti. Ti avvicini con l'impazienza dei bambini, ti
chini. Stelle alpine.
Il sorriso ti nasce da solo, non devi
pensarci: ti sboccia sul viso appena sfiori con delicatezza il fiore.
Mai coglierlo, sia chiaro. Sarebbe come strappare un mattone
fondamentale al muro portante di una casa.
Non riesci a trattenerti: ti alzi in
piedi e lì, con gli amici che sono saliti con te che non ci fanno
caso e tre escursionisti francesi che ti guardano perplessi, canti: e
questo è il fiore del partigiano, morto per la libertà!
A duemila metri sul livello del mare
non respiri più aria: respiri storia.
A.C.
l'hanno chiamata "retorica", ci hanno provato con la storia del fuori tempo e del fuori moda...Poi hanno iniziato con la solfa della riappacificazione e che "i morti son tutti uguali"...NO! c'è una differenza abissale...che passa dal riappropriarci delle PAROLE svuotate da anni di abuso e banalizzazione: una di queste è la parola LIBERTA'...e che bello cantare insieme quel fiore!...benritrovata Agnese
RispondiEliminaMeis
sì, troppo rosso sbiadito in giro... Agnese invece è rossa vera, a cominciare dai capelli.
EliminaE 'sto racconto mi piacque assai assai perchè un bell'esempio di come si debba partire da lontano per arrivere al centro di un'idea.
GD
Nella verità non c'è retorica. Grazie per queste parole, oggi più vere del solito.
RispondiEliminaBellissimo post!
RispondiEliminagrazie a tutti, pensare che non ero del tutto convinta di volerlo pubblicare, mi sembrava troppo "arioso"... =)
RispondiEliminaSe alla fine non si respirasse Storia allora si potrebbe pensare che c'è troppa aria.... e invece il gioco mi pare condotto molto bene: la metafora della montagna e della resistenza...(i fascisti tutti a fondo valle.... eh?)
Eliminadritto nel quadernetto del 2 trim
GD
E questo è il fiore del partigiano...
EliminaPenso che pensarci, quando sembra fuori moda, lontano, estremo, riporta a quanto è accaduto e al di là di commemorazioni e parole (tante già sprecate ieri).
Bisognerebbe rendere vivi (per questi giovani che amano dimenticare) quei tempi e momenti. Aria pura e paura. Nervi a fior di pelle e azioni di guerra.
Lì si è fatta la libertà.
Lì e su altre montagne ha risuonato: Per chi suona la campana...
Non chiedere. Lei suona sempre per te.
Volevo fare questo post dedicato a Hemingway.
Bello Agnese, ha la stessa classe di Racconto di Natale .
RispondiEliminami hai fatto ricordare di Gino, un vecchio e gentile signore che non c'è più da qualche anno. Ex partigiano, sul suo balcone, il tricolore sventolava ogni 25 aprile...e credo continui a farlo anche ovunque si trovi
RispondiEliminallg