lunedì 21 maggio 2012

Tema: Genova


Svolgimento

Genova di sole e mare, di puzza di pesce e di pescatori che partono di mattina presto con le loro barche vuote, di personaggi unici che si incrociano tra le vie del porto antico, venditori di libri usati, musicisti, bambini e passanti diretti in chiesa. Genova che sa di vecchio e di nuovo, Genova grigia con le nuvole e rosa con il sole, Genova rumorosa e confusionaria.
I capelli gli cadevano continuamente sugli occhi - non riuscivano a stare fermi – e quindi decise che non li avrebbe più rimessi a posto, avrebbe inclinato la testa per non trovarseli davanti. Giorno di pesca grossa la domenica, e al porto non vi era quasi più nessuno che armeggiasse con barche, corde e casse di pesce vuote; salutò con un gesto timido due ragazzi che litigavano su una lancia, pronta a salpare se avessero deciso chi avrebbe dovuto sciogliere gli ormeggi.
Sistemati i capelli – con la promessa di non farlo più – si sedette su una panchina ed estrasse dalla tasca dei pantaloni un taccuino piccolo e dalla copertina nera, erano rimasti pochi fogli e lui decise che quel giorno li avrebbe utilizzati tutti, alle undici il porto si sarebbe riempito di genti: uomini e donne con una storia, bambini pronti ad ascoltare ed essere ascoltati, animali, luoghi, periodi. Poco lontano dalla panchina su cui era seduto, credendo di essere isolato, un prete parlava con dieci giovani che gli ponevano domande sulla vita e sulla religione che il vecchio praticava – Non capisco il quarto comandamento, perché dovrei onorare mio padre quando mi picchia col bastone? E come posso evitare di innamorarmi di una donna se questa è già occupata con un altro? – e l’uomo di chiesa non riuscì a trovare una risposta sufficiente a soddisfare quella voce che avrebbe continuato a porre domande su un Dio che non c’è e non ci sarebbe stato nemmeno per una morte ingiusta.


L’uomo stava in silenzio e ascoltava i suoni della città antica quando vide passare un altro uomo che cercava qualcosa per la donna che amava - quella donna per il cui amore avrebbe finito per uccidersi - e si sedette sulla panchina accanto, raccontando la sua storia – vivo nel terrore – disse – che lei possa un giorno decidere di abbandonarmi, fuggire, lasciarmi vuoto, e per il suo amore non smetto mai di cercare quelle cose che possano farle piacere, e forse m’illudo che un giorno lei s’innamorerà di me. Vivo nel terrore – si alzò e si mise in cammino, continuando la sua ricerca infinita. L’uomo rimase nuovamente solo, ma immaginò la donna di quello che se n’era appena andato e poi scrisse qualcosa nel suo taccuino. Scrittura veloce, imprecisa, in attesa.
Dall’altra parte della strada lo scrittore vide una giovane che teneva una valigia e che, con passo deciso, si allontanava da un gruppo di donne che gridavano contro di lei – Va a rovinare la famiglia di qualcun altro! Tutti sanno chi sei e cosa fai! Vergognati! – e la giovane sembrava non fare caso a loro, ora che l’avevano costretta ad andare via da un’altra città sentiva di essersi abituata a scappare e l’avrebbe fatto ancora e ancora, fino a quando non avrebbe più ascoltato le sue passioni, perché non erano le città che lei amava, ma le persone, gli uomini, non erano i soldi che le interessavano.
Lo scrittore si alzò dal suo posto e, soddisfatto, si allontanò da quel luogo colmo di storie, tutte diverse e degne di essere ascoltate, magari cantate, forse erano poesie che aspettavano di essere dette, suonate, rivelate.
Si era fatto tardi e l’uomo, tornando a casa, si addentrò per le vie del porto antico, della città vecchia, e in una di queste trovò un ragazzo che stava immobile, gli occhi persi nel vuoto di un balcone chiuso, e immaginò la sua storia d’amore con una prostituta, ancora troppo piccola per conoscere la vita fuori dai letti su cui giaceva, che pensava ad altro piuttosto che a innamorarsi, e che con i sentimenti ci giocava fino a quando non era stanca, poi scappava. Lo scrittore cercò il suo taccuino in tasca, non riuscì a trovarlo ma non si fece domande e non tornò indietro a riprenderlo, forse era stata Genova ad averlo preso, gelosa dei suoi abitanti e dei suoi edifici antichi, Genova di pescatori assopiti, di donne in attesa, di ballate e di uomini che uccidono per amore, di fannulloni, blasfemi, soldati che tornano dalla guerra, di malati di cuore, nani e matti, Genova di nuvole dalle forme strane e di donne che volano su di esse, Genova di scrittori, di musicisti, di cantautori e di poeti. 



FO



10 commenti:

  1. Uffa! Non vorrei essere la prima a dirti che sei sempre più bravo! Aspetterei un commento di GD e poi magari te lo scriverò! Nel frattempo vado a fare un giro a Genova mi sa... AG

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  2. Adorato Faber.
    Che bel ritratto gli hai fatto. E come si respira la sua vita nelle tue parole.
    Genova e Faber per noi che lo amiamo e lo ascolteremo sempre.
    Grazie!

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  3. FO ha alzato il registro; il pezzo ha una sua dimensione letteraria che lo rende piacevole; è quasi (fortunatamente) ornato.
    Quando ho letto il pezzo in bozze però gli ho detto che preferisco la dimensione di Pannocchie o degli altri brani "africani", forse perè più vissuti in prima persona.
    GD

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  4. Questioni di gusti forse, Giorgio, mi rendo conto, ma questo post è bello. Bello assai.
    Ma non oso condraddire la maestra.
    Federico, è gradevole e scritto molto bene. Ci hai fatto rivivere le atmosfere che hanno ispirato Fabrizio. Le sue poesie e la trasfigurazione di una città che ha nutrito la sua capacità di guardare. Guardare come può l'artista con occhi che hanno doppie e triple lenti:sensibilità!!!

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  5. Eheh eccolo arrivato il commento di GD! Ogni sua Africa è densa di "anima" e credo sia questo che li renda inevitabilmente speciali.
    Questo post invece mi è piaciuto soprattutto perchè mentre lo leggevo mi si sono disegnate in mente fotografie della città e alcuni visi della gente. Eppure io a Genova non ci sono mai stata ... FO secondo me si!
    E poi, ad ogni frase, la mia mente ricantava tutte le canzoni... :)AG

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  6. Pora puzzola come e' cambiata la tua scrittura,me ne sono accorta pure io che sono un asino!
    Gia te l'avevo accennato in un precedente post ma in questo trovo che tutti gli ingredienti si siano mischiati benecome nei muffin vegan al limone!

    Si pero' io alle donne che la cacciano gli avrei fatto urlare un : " Vattene via di qua. Bocca di rosa! ". E bravo vegano giovane!

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  7. Anche io amo moltissimo le tue storie d'Africa, però mi è piaciuta allo stesso modo questa Genova dell'anima, visitata con un percorso di parole che si riescono a sovrapporre alla perfezione con le immagini del suo più famoso amante. Ha ragione la Wood: amalgama ben riuscita.

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  8. Avrei odiato lasciarti un commento dopo avere letto in fretta come ho fatto la prima volta. Ora, alla seconda, devo dire che mi è piaciuto di più. Sarà che dopo aver letto un libro a parer mio terribile di racconti che dovevano essere ispirati alle canzoni di De Andrè sono un po' scioccata al riguardo, o sarà che davvero la tua scrittura è cambiata e ci è voluta una seconda lettura per abituarsi.
    Comunque una cosa che mi è piaciuta tantissimo è il fatto che alla fine lui perda il taccuino che viene inghiottito da Genova,a cui sei riuscito a dare vita umana. Hai creato una bella atmosfera, quasi fiabesca ma allo stesso tempo realistica.
    Cose che non mi convincono: ma l'affermazione perentoria che Dio non esiste, è di uno dei ragazzi, del prete che si ricrede, dello scrittore-de andrè? Spero non tua, non vorrai fare il narratore giudicante so tutto io, no? Alla fine, poi, hai inserito molti degli elementi della canzone di De Andrè come facenti parte di Genova, ma la sua ispirazione poetica aveva molte altre fonti...
    Ok, non ti biasimo se cominci a odiarmi. Non c'è il bollino ma ho fatto come se ci fosse.

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    1. ti odio, infatti. ahahahaha! Allora, innanzitutto il bollino dimenticai a metterlo però fate come se ci fosse.
      Per quanto riguarda la parte finale con tutti gli elementi delle canzoni: Genova e De Andrè non sono due cose separate, sono il terreno fertile e l'albero. De Andrè è ispirato da tante altre cose, è vero, ma credo che in tutti suoi personaggi ci sia lui, per questo ho preso gli elementi delle canzoni in cui lo ritrovo maggiormente.
      Comunque il pezzo è una prova, un esercizio di scrittura, e mi piacque lavorare con il registro leggermente più alto del solito...

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  9. A me il registro più alto non dispiace affatto, non è troppo alto, non stona.

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