venerdì 1 novembre 2013

Halloween Writing Contest - Tema: Il capitano italiano e la casa dell'ebreo

Halloween Writing Contest
Svolgimento

Tra fumi d'alcool e diverse altre cose occorse in questa primavera spiazzante, satura di eventi: bombe che alzano asfalto, lenzuola sbandierate al vento intinte di rosso come il sangue dei morti ammazzati, cortei umani e catene umane, strette le mani l'una all'altro come nel girotondo dell'asilo, non mancano i mazzi di rose di S.Rita, le donne in nero, ma anche in rosso, giallo e a colori che affollano il chiostro quattrocentesco di S. Agostino, e i preti affannati a benedire.
Faccio un sogno. Non so l'alcool, o l'agitazione derivata dalle scene vissute, ma sogno e sono consapevole che non lo è.
Sono in un edificio scuro, dapprima non vedo bene, scendo i gradini e la sala è illuminata da vetrate. Intravedo bene solo la luce filtrata, poi nulla, tutto è avvolto da una nebbiolina che appanna i contorni, attorno a me non ci sono persone, nè arredi. Solo carta. Carta, inspiegabili quantitativi di carta collocata lungo i muri delle stanze. In cumuli, pacchi, carpette, registri, faldoni, dentro scrivanie, scaffali, scanzie...
Le percorro tutte in fila le stanze, sono infilate una dentro l'altra come nelle case antiche e  tutte  sono invase da cumuli di carta ingiallita, impolverata. Gli stivali  mi coprono fino alle ginocchia e una divisa scura mi tiene il corpo irrigidito, il cappello da ufficiale mi serra le tempie, e istintivamente porto la mano alla fondina della Beretta MAB 38. Questo è il mio alloggio,  una stanza con  i miei effetti personali, la mia pipa, i miei classici di guerra, il mio cognac e i sigari da fumare in assoluto relax. Non sopporto intrusi, nè agguati. La guerra è lontana, i dispacci raccontano degli stati maggiori, i bombardamenti su Londra, le trincee in Normandia, le deportazioni. Ma è lontana. Talmente lontana.  Ma qualcosa l'ho messa a segno anch'io: ho messo le mani su quello sporco ebreo qui a due passi dalla caserma. Villa Ahrens sconfina il suo giardino sulla porta d'ingresso della caserma, si sente il padrone di tutto, questo sporco ebreo semita. Si sono venduti il corpo di Cristo e sarebbero capaci di vendersi il cuore a pezzi. Usurai e avari. L'ho stanato come un lurido topo di fogna, nelle cantine della Villa.

Il ficus ha ramificato fin dentro le finestre della caserma ed è apparso quell' omino biondo, gesticolando.
- Sono il giardiniere di villa Ahrens, quel ficus appartiene al giardino della villa non può abbatterlo.
Ho pensato per un momento che aveva ragione. Sono italiano io, non sono tedesco. Amo la bellezza e sono pronto a chiudere un occhio, anche due se di mezzo c'è una bella donna che mi apre le cosce.  E quella donna potrebbe essere la signora bionda che vedo nascosta tra le tende. Mi fremono le narici per l'odore che zaffa malgrado la distanza. Mi fremono i muscoli che vorrei scaricare dentro quel corpo di burro. Una bella mattanza.
I giardini e la villa appartengono ad un tedesco ebreo, Ahrens, dicono che la moglie sia di una bellezza teutonica. Gli ha promesso la mano con un telegramma: ja. Una sola parola, simbolo della parsimonia e avarizia. Uno spreco dire di più. Chiedo di incontrarla, non abbatterò il ficus solo se  mi riceverà. 
Le restano poche possibilità per non accettare, deve essere carina con chi le toglierà il marito, la casa, gli averi, il vino, i tessuti, le perle. I commerci che quello squallido unto ebreo porta avanti, ma la guerra ha fermato ogni cosa. Deve essere carina per forza, le perle non le riempiono il bicchiere, le trine dei colletti si consumano, le sete perdono lucentezza.
Mi accoglie con stile. Ma la freddezza è di questo popolo, niente potrà scalfirla, la bellezza non l'attenua. Sarà azzurra e bionda e come un tenero agnello sacrificale cederà al nemico forte e sinuoso. Sono italiano, non tedesco, la piegherò con la seduzione e la stritolererò tra le mie spire.
Scendono le scale, i passi pesanti divengono felpati,  le baionette in armi passeranno da parte a parte chi si opporrà, fino alla pesante porta che chiude le cantine. L'odore di vino satura ogni cellulla dell'olfatto, ma non copre quella del sudore diaccio di paura. Avrà sentito i passi, il trambusto, le voci. 
- Gradisce un pò di vino Ahrens?- la voce le trema ma non lo sguardo. Limpido e offuscato in fondo mentre corruccia le sopracciglia. Cosa sarà?
Resterò intrappolato nelle sue bionde e azzurre spire? Il serpente diventa cardellino?! Le sfioro il polso mentre mi porge il bicchiere e le rimando - Il vostro commercio di vini con la guerra ha avuto un tracollo! Non fa una grinza. Indugia sul mio polso. E accendendo un sigaro, lei una sigaretta, attraverso i fumi ci misuriamo,  con quanta certezza in ambedue non è dato sapere. 
Le cameriere  vengono ammotolite, spinte contro i muri,  imbavagliate, legate e allontanate  verso stanze remote. Gli uomini, senza un grido, abbandonano la casa, correndo. Dietro la porta pesante si consuma il terrore dell'uomo.

- Solo a una condizione - lei dice- Che mio marito sia salvo! 

La mattanza può ora iniziare, lei si offre al sacrificio nuziale. Lancio  il berretto a visiera dalla finestra, fa un volo elegante cadendo, sarà il segnale, io non lo vedo già. Gli uomini in attesa dietro la pesante porta, non fiatano, attendono.  

E' maggio, l'odore di rose è come ogni anno. Si intreccia la festa di S.Rita alle rinnovate celebrazioni delle stragi. La benedizione delle rose e le stragi.
"La scuola adotta un monumento" quest'anno ci porta alle ville e il mare. Palermo è in festa, anno 1998, sono passati cinque anni. Le visite ai luoghi adottati dalle scuole sono intensissime: le ville della Piana dei Colli, casene e ville patrizie del '700, disseminate nella piana delimitata dai colli Gallo, Billiemi e Monte Pellegrino. Oggi visiterò villa Adriana detta del Cassaro e poi anche detta "Bordonaro" da Adriana Bordonaro che ne fu  proprietaria. La brochure che il giovane studente mi porge con un sorriso recita: Negli anni prossimi alla seconda guerra mondiale la zona fu interessata dallo stanziamento dell'Esercito che vi realizzò dei magazzini e una caserma; anche la villa venne occupata dalle truppe per un breve periodo. Poco distante da villa Adriana sorge Villa Ahrens un tempo appartenuta ad un ebreo tedesco dedito alla produzione di vini e al commercio di tessuti. Il fregio con l'uva sul portico ne è testimonianza. Durante la guerra fu confiscato l'edificio e perse, oltre alla casa, i commerci cui si era dedicato. Si racconta che la moglie, una nobildonna tedesca, rispose alla sua proposta di nozze con un telegramma: ja. L'ultima delle eredi conserva ancora il telegramma dentro un monile appeso al collo,  come portafortuna.  Dopo la confisca l'edificio divenne proprietà dell'esercito ed archivio di questo. Lo è ancora oggi.

Chissà perchè penso ad un sogno di tanti anni fa, nitido malgrado il tempo passato, in cui il sogno sembrava  realtà, e una villa e un ufficiale...ed io...ero dunque...
Non è possibile!!!

CLA

14 commenti:

  1. bel racconto e accurata ricostruzione, è una storia ispirata a fatti reali immagino o sbaglio Cla? :)
    Meis

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  2. Ispirata a fatti reali. E' anche reale (e qui inizia il vero horror) il sogno. E non ci crederete mai. Ma è così. Come recarsi su quel luogo anni dopo e scoprire che quel luogo mi ricordò il sogno e quei luoghi erano stati archivio e stanziamento dell'esercito...PAURA!!!

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    1. Sicuramente il sogno e il déjà vu sono state esperienze da paura, il racconto è scritto molto bene (come sempre), ma non sono sicura che sia del tutto in tema con la sezione halloween .
      Rimane comunque un bel racconto !

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  3. Bellissimo pezzo Cla, mi è piaciuto molto anche il finale, hai riallacciato il racconto che si era fermato quasi all'improvviso. Ho notato anche la tua scrittura ... come dire... "semplificata". Come puoi notare tu stessa rende molto bene ugualmente. Brava, bravissima.

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  4. Tutto benissimo, secondo me. L'unica cosa che non mi piace e che mi stona un bel po' è questo finale con i punti di sospensione, uno degli elementi grammaticali che mi fa più antipatia (ma è una cosa personale, suppongo).
    @Jole: scrittura semplificata? Non ci saranno termini che appartengono a un registro alto altissimo, però non mi pare si tratti di scrittura semplificata, anzi!
    Clotilde ricerca quasi sempre l'ingarbugliamento nella struttura (molti come me non riescono a farlo eheh)

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    1. Fo il mio semplificata era preceduto da sei puntini di sospensione e chiusa dentro le virgolette!!!!

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  5. Ho trovato le storia scritta bene e ben narrata, con lo stile che ti distingue ovviamente, Cla.
    Per è un brava!
    L.I.

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  6. Sono d'accordo con Sabrina , il racconto è scritto davvero bene, con arte e maestria . Cla si sa destreggiare bene tra le parole ma con il contest di Halloween c'azzecca poco. L'avrei visto bene pubblicato anche senza contest.
    Brava CLA

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  7. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  8. Clotilde, mi piace molto la tua capacità di creare intrecci complessi e di far risuonare un coro polifonico di voci diverse...apparentemente dissociate e frantumate in tante microtrame ma che invece poi, rimbalzando come un'eco precisa e netta,rimandano al lettore una visione, una sinfonia, uno spartito.e ti viene voglia di tornare indietro e solfeggiare! Brava CLA!!

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  9. Come al solito anche il c ontest dovevo ingarbugliare. Si perchè ho ricercato una paura complessa e meno evidente, tutta giocata su una possibilità. Ipotetico evento, possibile reicarnazione o semplicemente visione che riconduce ad un mondo dell'al di là. Per correttezza va detto che i fatti sono veri, nel descriverli mi è partita la fantasia e allora ho fantasticato molto su come possono essere andate le cose. Gli Ahrens persero tutto durante la guerra mondiale, ma non la vita, nè furono deportati. La casa fu confiscata dall'esercito e divenne archivio, come anche villa Adriana. Io vi assicuro che ho sognato tutta quella carta e che...ero vestita da ufficiale. Il resto è fantasia. Scoprirlo in occasione delle celebrazioni delle stragi è stato un colpo nello stomaco: mi ci è voluto un pò per metabolizzare. Cosicchè se qualcuno ogni tanto mi chiama "strega" dico che tutto sommato ha ragione. Un abbraccio a tutti e grazie per avermi letto e per i complimenti. Grazie.

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    1. Dimenticavo: non era un dejà vu. Nel sogno scendevo i gradini di Villa Adriana.

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  10. Complimenti CLA! Il racconto è davvero bellissimo, sia nelle tematiche e nel modo in cui sono trattate (realtà-sogno, scarti temporali) sia nella scrittura. Le tue parole sono vivide e si fanno realtà tangibile, ciò in parallelo al tuo sogno che si è rivelato essere stato realtà in qualche modo... Adoro come hai descritto tutto, per esempio l'incontro fra i due, il ritmo e l'equilibrio di questo racconto. Ma sì, nemmeno io lo trovo un racconto horror, la paura era talmente sottile che il lettore secondo me non l'ha percepita... e la fine con tutti quei punti esclamativi e di sospensione stride con l'equilbrio del resto del post!
    Comunque ti rinnovo i miei complimenti!

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