Sez. In viaggio
Svolgimento
Il pavimento era freddo,
lo sentiva attraverso la guancia, freddo e duro, e odorava di polvere
umida e di detersivo, aveva lavato il pavimento al mattino ma dopo
aveva piovuto e al rientro lui si era portato sotto le scarpe di
gomma un po’ della nebbia della strada e i marciapiedi delle merde
dei cani, i cantieri dove era andato a cercare un lavoro e i bar dove
aveva bevuto gin fino alla tacca centrale, poco oltre la soglia
della dignità. Poi era tornato a casa.
Il pavimento era freddo,
adesso lo sentiva anche attraverso la maglia e il collant, la gonna
si era spostata verso l’alto ma lei non si mosse, non allungò il
braccio per abbassarla, forse lo pensò, però come si pensa nei
sogni, quando si vuole fare qualcosa senza invece avere la forza di
muoversi di un millimetro.
E infatti non si mosse,
chiuse gli occhi e decise di pensare a Venezia, da quanto tempo
voleva andarci, dai tempi del viaggio d’istruzione che non aveva
fatto perché lui era geloso e non aveva voluto lasciarla andare, che
ti serve andare da sola a Venezia aveva detto, poi ci andiamo
insieme, in fondo è la città degli innamorati, che ci vai a fare
senza di me. Ma poi non ci erano mai andati, lui diceva che le
gondole gli sembravano bare galleggianti, e poi lo sanno tutti che
Venezia puzza di piscio di gatto, altro che città romantica, roba
per turisti giapponesi, come dire per allocchi pieni di soldi, ci
sono tante belle città in Italia, lo sanno tutti che Venezia è cara
e poi estate e inverno c’è sempre un’umidità che non si
respira. Molto meglio Roma. O Firenze.
Così non erano mai
andati a Venezia, però nemmeno a Roma o a Firenze, non erano mai
stati da nessuna parte, perché ci volevano troppi soldi per partire
come si deve, e lui che lavorava un mese sì e due no non si poteva
permettere una vacanza come si deve, non potevano mica andare a fare
i barboni in giro per il mondo, o si viaggia comodi o meglio starsene
a casa.
Invece lei pensava che
avrebbe fatto anche l’autostop pur di andare a Venezia, che ci
sarebbe andata anche a piedi, però quella volta che lo disse finì
come finì, del resto avrebbe dovuto pensarci prima, era ovvio che
insistendo lo avrebbe colpito nel suo amor proprio di uomo, era colpa
sua, avrebbe dovuto pensarci prima.
Dall’altra stanza
sentiva il respiro di lui diventare sempre più profondo e regolare,
adesso russava.
Poi finalmente l’arrivo,
finalmente avrebbe lasciato la terraferma alle sue spalle, avrebbe
posato i piedi su uno di quei ponti che aveva visto solo in foto e in
tv. Avrebbe trovato subito un lavoro, avrebbe fatto la commessa in un
negozio di souvenir, si sarebbe adattata a dormire in un buco
qualsiasi. E gli avrebbe telefonato, per dirgli che stava bene, che
non si preoccupasse per lei, che però non sapeva quando sarebbe
tornata a casa, presto, sì presto, il tempo di mettere da parte un
po’ di soldi. Non gli avrebbe detto dov’era. Un giorno, una
mattina, di domenica, con il sole e i turisti che vociavano e
fotografavano intorno, avrebbe raggiunto Rialto, chissà se era
davvero bello come in fotografia, sarebbe arrivata nel punto più
alto del ponte, proprio in cima alla sua libertà, e avrebbe lasciato
cadere il cellulare nella laguna, poi avrebbe cercato una panchina e
avrebbe passato tutta una giornata lì, ad ascoltare l’assenza
delle macchine, a sentire vibrare il selciato sotto i piedi, a
guardare la luce giocare con l’acqua. Ad ascoltare l’acqua.
Il pavimento era sempre
più freddo e adesso sembrava anche bagnato. Provò a muoversi,
piano, sapeva come compiere caute ricognizioni per verificare che non
ci fosse niente di rotto, che gli arti rispondessero. Solo allora
capì che quel bagnato era sangue, dal labbro dal naso, chissà. Le
costole le dolevano, la smorfia di dolore le rivelò un nuovo dolore,
all’occhio sinistro. Raggiunse il bagno, rimase a lungo con la
faccia sotto il rubinetto, l’acqua fredda dapprima faceva male poi
anestetizzava. China com’era allungò un braccio verso il cassetto
alle sue spalle, a tentoni cercò, trovò la cicatrene, il tubetto
era quasi vuoto, doveva ricordarsi di comprarlo domani. Si riasciugò,
fuori dalla finestra il cielo si era fatto scuro, dovevano essere le
sette passate ed era tempo di darsi una mossa, c’era la cena da
preparare e lei aveva dimenticato di scongelare la carne. Con gesti
rapidi finì di medicarsi, avendo cura di evitare di incrociare il
proprio sguardo nello specchio che aveva di fronte.
Patrizia Sardisco
Ben scritto, proprio bello. Triste, realistico, tragico. Il sogno nasce in mezzo al sangue, affiora libero di andare, è al risveglio che l'uomo (qui donna) perde tutta la sua forza e la speranza. Bravissima.
RispondiEliminaGazie Jole, sono contenta che ti sia piaciuto.
Eliminaciao!
pat
Raccontare una violenza dalla fine e poi tornare indietro, partendo da un elemento poco banale come il pavimento freddo. complimenti.
RispondiEliminaFederico
ehi Federico, grazie! era proprio il freddo che volevo richiamare!
Eliminaciao
pat
ciao Pat, il post è scritto bene e tu sei molto brava.
RispondiEliminaquando ci vedremo ti dirò alcune cose, ricordamelo
gd
Grazie Giorgio! Ma.... come sei sibillino!!.... Devo preoccuparmi? Ahahaah....
Eliminaa presto
pat
La storia mi è piaciuta, vi ho trovato una Patrizia meno ricercata e più diretta, molto spontanea, mai scontata, sempre credibile. Certo, il tema è bello tosto e tu lo hai saputo raccontare con quella cifra che ti distingue e ti appartiene: equilibrio ed eleganza, la stessa che io noto in te anche quando bevi il caffè. E' dura per me leggere di violenze sulle donne, mi è ancora più faticoso scriverne, ma so apprezzare la bontà di un lavoro in cui temi così forti vengono saputi trattare con questo particolare stile, che è il tuo. Brava davvero Pat. Ho visto giusto.
RispondiEliminaL.I.
Lucia lo sai quanto tenga al tuo parere, grazie per le tue parole sempre tanto generose! quanto al tema, sì, lo sai che ci tengo molto, e ne ho già scritto altrove, anche su questo blog con "oltre il buio", è un'urgenza che non permette di abbassare la guardia, ogni giorno, in ogni piega, il mostro si infratta dentro ogni contesto anche in quello che meno ti aspetti.
Eliminatvb, lo sai
pat
Anche a me il brano è piaciuto parecchio.
RispondiEliminaUn tema trattato con tanta agghiacciante semplicità.
Veramente complimenti
Grazie di cuore! sono veramente contenta che ti sia piaciuto, ciao
Eliminapat
Complimenti Patrizia! Ormai riconosco il tuo stile fin dall'inizio, e mi piace molto! Durante il sogno di lei di fuggire a Venezia, sembra quasi che vada tutto bene, poi ti ricordi che lei è stesa sul pavimento... E' veramente bellissimo e mi ha colpita molto.
RispondiEliminaeh Valeria, addirittura! senti chi parla di stile.... grazie, davvero felice di esserti piaciuta. ciao
Eliminapat
Efficace. Freddo come l'impotenza. E triste come l'illusoria speranza di salvezza in un biglietto ferroviario. Brava.
RispondiEliminayeezy boost
RispondiEliminajordan sneakers
kd shoes
curry 6
nike react
retro jordans
yeezy boost 350
air force 1
kyrie spongebob
yeezy boost