giovedì 14 novembre 2013

Tema: "Il giorno che diventammo umani" di Paolo Zardi - Neo Edizioni

Sez. Gli Amici della Maestra
Svolgimento



Perturbazioni

Aveva seguito l'evoluzione della perturbazione per tutta la settimana, navigando sui siti di previsioni del tempo di mezzo mondo. Il fronte di aria gelida si era formato nella pianura siberiana, e stava scendendo verso l'Italia dopo aver attraversato mezza Europa; aveva scompigliato campi di grano, tetti di case, piantagioni d’uva. Lei, la sera, con il suo pc, dall'alto dei satelliti, guardava le isobare che si spostavano, che si allargavano e poi si ritraevano, simili al corpo di una medusa nell'acqua; osservava il movimento lento e irreversibile di quella piccola minaccia.
La tempesta arrivò di notte, come un gigantesco treno scagliato contro la città. Nel buio, sentì i passi della piccola che si era svegliata – forse per i tuoni – e che, piagnucolando, si avvicinava alla camera da letto, in cerca di un rifugio. Lei e suo marito la fecero salire sul lettone e la misero in mezzo tra loro. Per qualche secondo le tenne stretta la manina; poi, mentre il vento siberiano urlava fuori dalle finestre, sentì il suo respiro farsi quieto, regolare. Il tepore di quel corpicino stretto a lei la fece scivolare in un sonno dolce e confuso.
Quando suonò la sveglia, la piccola le era ancora accanto, con la bocca spalancata. Suo marito, già in piedi, stava alzando le tapparelle: fuori, il cielo era ricoperto di nuvole. Dal letto, lei intravedeva l'albero che cresceva davanti alla camera: sembrava arruffato, qualche ramo si era spezzato, ma era ancora in piedi. Si alzò anche lei, e, insieme, si affacciarono alla finestra, uno accanto all'altra: la strada era piena di foglie, carte di giornali, sacchetti; una pozzanghera larga due o tre metri lambiva il marciapiede davanti; la vicina di casa, con una giacca da uomo indossata sopra la vestaglia, stava gettando bottiglie di birre nel bidone del vetro, con un rumore assordante. Si girò verso la camera. La piccola non si era ancora svegliata.
Andò in cucina a preparare il caffè, mentre suo marito iniziava a svegliare il grande: sentì la voce affettuosa del padre, il borbottio lamentoso del figlio. Era il 15 maggio – un giorno del quale avrebbe fatto volentieri a meno.


Versò il caffè in due tazzine. Scaldò un po' di latte nel microonde e tirò fuori i biscotti dalla credenza. Erano quasi finiti; su un foglio che teneva attaccato al frigo, con una calamita che sua suocera aveva portato da Roma, segnò biscotti, sotto intimo e sassetti gatto. Si sedette e soffiò nella tazzina. Il vapore del caffè le inumidì la fronte. Poco dopo, arrivarono suo marito e il grande, che teneva un braccio davanti agli occhi per ripararsi dalla luce.

«Cosa vuoi mangiare?»

«Pasta» disse con voce un po' incerta. Si sedette anche lui a tavola, sorreggendo la testa con le mani.

Dopo aver sorriso, chiese al marito: «La piccola? Dorme ancora?»

«Si stava stiracchiando».

Fuori, il cielo iniziava a schiarirsi.


Paolo Zardi






Dedica dell'autore:

Alla cara Maestra,
sempre attenta a risvegliare la creatività dei suoi allievi, 
con affetto,
Paolo

14 commenti:

  1. A metà lettura pensavo che questo racconto mi ricordava I bambini bruciati d'America, di DFW, mi sarei aspettato che la bambina morisse nel sonno (o almeno che qualcosa del genere potesse essere sottinteso) e invece la bambina si stiracchia, però mi è rimasto il disagio che mi avrebbe dato leggerne la morte.
    Paolo magari ha scritto questo racconto con altre intenzioni, però ho la vaga sensazione che per questa volta non è successo niente ma alla prossima pertubazione qualcosa di grave avverrà.
    Giorgio D'Amato

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    1. Ciao Giorgio, infatti questo pezzo è solo l'incipit di uno dei venti racconti del libro - le cose succedono dopo!
      A presto,
      Paolo

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  2. Tutta questa calma, secondo me, crea tensione. Pensiamo sempre che nelle storie debba succedere qualcosa di inaspettato, un colpo di scena, e invece no, non è per quello che una storia merita di essere raccontata, secondo me. Mi viene in mente "America Oggi" di Carver in cui, nella maggior parte delle storie, non succede niente di particolare, eppure c'è sempre una caratteristica che ti afferra e ti porta fino alla fine del racconto.
    Di Paolo ho già letto "Antropometria" e l'ho apprezzato veramente tanto.
    Paolo, intanto grazie di essere, finalmente, passato a trovarci, poi mi dici chi disegna queste copertine fantastiche?

    Federico

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    1. Ciao Federico,
      ringrazio la Maestra per l'ospitalità! ;)
      Le copertine sono di Toni Alfano, un grandissimo artista. Sul suo sito tonialfano.com è possibile vedere altri quadri della serie a cui appartiene questa copertina.
      A presto!

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  3. I movimenti lenti e irreversibili delle perturbazioni ce li raccontano ogni giorno con mappe, isobare e satelliti, mentre quello che accade nelle nostre vite, il destino ineluttabile cui siamo tutti soggetti è una storia che si traccia di volta in volta con segni diversi che non sempre riusciamo a decifrare. La paura dell'inatteso, dell'imprevedibile ci tiene sospesi in un limbo che riempiamo di riti quotidiani per cercare di anestetizzarci, di esorcizzare i nostri demoni. Perturbazioni dell'anima. A volte ci riesce di raccontarle.

    Bea

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  4. Il mio commento lo voglio lasciare stasera, perchè prima voglio andare a vedere una cosa nel libro. Questo libro bellissimo che sta sul mio letto, sotto al pc portatile, vicino a una rivista aperta a metà. Che mi ha conquistato subito per la copertina bellissima e che mi sono lasciata da una parte, come il dolce che arriva alla fine. Zardi ha una scrittura magnifica, rarefatta, che procede per sottrazioni. Amo la scrittura che non ha bisogno di troppe parole. Solo quelle necessarie, altrimenti il discorso si sciupa, si guasta, mi sento presa in giro mentre voglio solo essere presa per mano. Quindi stasera vi dirò cosa ne penso. Con calma.

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  5. La tempesta è fuori dalla casa, passa di striscio, però si percepisce il senso di turbamento, nessuno parla, si trattiene il respiro. Alla fine del racconto dò un sospiro di sollievo, mi trovo davanti una famiglia normale e tranquilla, almeno in apparenza. Una storia di ordinaria umanità, ma scritta così bene. (emoticon perturbato)

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  6. Zardi! che meraviglia !!!! A differenza delle altre volte leggendo questo racconto mi sono sentita rilassata e serena e in pace con il mondo . Ero certa che non sarebbe accaduto nulla.
    Avrei pucciato le mie fette biscottate dolci nel The insieme a loro in cucina.

    E' mioooo!!

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    1. cara Anna, questo è solo l'incipit, in un commento ho messo il paragrafo successivo... ma il finale è bello, magari prima o poi riesco a metterlo online! ;)

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  7. Attenzione, questo è solo l'incipit di un racconto - non un racconto intero! ;)
    E questo è il motivo per cui di fatto non succede nulla... Quello che deve succedere, viene dopo e qui, Anna, dovrai fare un passo indietro.... Il paragrafo successivo, infatti, è questo (poi ci sono altre pagine - comunque finisce bene!):

    Dieci anni prima, in un giorno simile a quello, dopo una cena leggera, le venne voglia di un gelato alla fragola. Poiché aspettava un figlio, le sembrò lecito chiedere che questo capriccio venisse accontentato. Suo marito convinse il loro bambino, che aveva poco meno di cinque anni, ad accompagnarlo in gelateria, a un quarto d'ora da casa.
    «Facciamo una passeggiata» le disse mentre lei era in cucina, e stava riempiendo la lavastoviglie. Nei giorni successivi, si domandò se lei avesse risposto qualcosa, o se li avesse lasciati andare via così, senza neppure un saluto. Aspettò un'ora; poi, preoccupata (il cellulare del marito era rimasto a casa), uscì a cercarli. Percorse la strada verso la gelateria, tenendo le mani sulla sua pancetta da quinto mese. Al primo incrocio, c'erano due ambulanze, e un sacco di gente. Quella stessa notte, dopo aver perso l'uomo che amava, e il bambino che insieme avevano messo al mondo, travolti da una macchina, partorì un morto. Nella disperazione di quei momenti, chiese se avrebbero seppellito la sua creatura, alla quale avrebbe voluto dare un nome: è solo un feto, le risposero. Non vollero neppure dirle se era un maschio o una femmina.
    I mesi successivi furono strazianti. Aveva da poco iniziato a lavorare, in un ospedale, ma smise di presentarsi; poi, con la forza della disperazione, provò a riprendere a vivere, ma il paletto divelto che vedeva ogni volta che attraversava l'incrocio, il seggiolino attaccato alla bici che non avrebbe più usato, la cameretta che sapeva ancora di borotalco, la culla riempita con i vestitini che non voleva dar via, la costrinsero a lasciare tutto – ad accettare un lavoro a centinaia di chilometri da là, lontana da quel buco nero di dolore.
    Piano piano, tornò a vivere. Conobbe un uomo che le chiese di sposarlo. Accettò, d'impulso, come un naufrago si aggrappa a un salvagente gettato da una nave. I genitori del suo primo marito smisero di rivolgerle la parola (ma una sera l'ex-suocero la chiamò, chiedendole scusa per il comportamento di sua moglie: vi capisco, gli rispose, avrei fatto lo stesso anch'io). Nacque un bambino, ed era completamente diverso da quello che era stato investito: questo era scuro, con gli occhi neri, il torace grosso. Poi venne una bambina – uno scricciolo sempre sorridente. Lei smise di mangiare gelato; tutto il resto tornò come prima.
    Come una perturbazione annunciata, però, ogni anno arrivava il 15 maggio, il compleanno del suo primo figlio, quello che non sarebbe più cresciuto. Le isobare di quel dolore si spandevano da una regione remota, da quel luogo misterioso nel quale stavano, immerse in un sommesso brusio, le persone che aveva amato, e che poi aveva perduto. Si presentavano a lei attraverso le date, le ricorrenze, gli anniversari – il calendario era un prato d'erba con croci che sbucavano qua e là.

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  8. Paolo Zardi è uno di quegli scrittori che per una via oppure un'altra mi capitato sotto gli occhi più volte, per un invito alla presentazione di un suo libro (alla quale purtroppo ho potuto assistere), o perché trovato come giurato in qualche concorso e altre situazioni simili; eppure mai ero riuscita a leggere qualcosa di suo. Finalmente, grazie alla Maestra ho modo di cogliere il bello della sua scrittura. Si è trascinati da un linguaggio pulito che non ha bisogno di roccambolesche evoluzioni per mostrare i suoi personaggi, per snodare la sua trama, e comprendo che leggere tutto il libro sarà sicuramente un ottimo investimento di tempo. Grazie a Paolo per averci concesso il piacere di sfogliare il suo libro.

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  9. Paolo, e' bello da impazzire !! Grazie grazie !


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  10. Meraviglioso e terribile.Come la vita. Grazie Paolo.

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