Svolgimento
Se non vi piace Corradino, siete in compagnia: neanche a me piaceva il mio nome, e per qualche tempo m’ero illuso di poter essere chiamato con qualsiasi altro fosse garbato a me. Corradino era sempre meglio di Scrofa, ma nella prima infanzia di Lavinia nessuno si sognava di chiamarmi così, e a me proprio non andava giù che mi avessero battezzato con questo nome così strano e così lungo, che nessun altro all’asilo portava. L’unico nome che avrei amato meno del mio era Stelvio, perché all’asilo c’era un tizio insopportabile che si chiamava Stelvio. Questo bambino Stelvio aveva una testolina a pera che faceva pensierini a pera. Non solo gli era stato appioppato quel nome abbastanza ridicolo ma, siccome aveva appena compiuto gli anni, passava il tempo a domandare a tutti gli altri bambini quanti anni avessero, e se dall’oggi al domani le età non cambiavano faceva seguire il suo sconcertato commento: “Ma come, sempre tre?”, “Sempre quattro?”. Di giorno in giorno il bambino Stelvio domandava l’età agli altri bambini assumendo sempre più un’aria di superiorità. Doveva essersi convinto che cresceva solo lui, il cretino, finché non cominciarono ad arrivare, a poco a poco, i compleanni degli altri a normalizzare la situazione.
Altro nome dell’asilo che non avrei mai voluto avere, ma per motivi opposti, era Eligio: l’Eligio mi faceva pena. Era uno scricciolo con un grande neo sulla tempia sinistra. Una mattina era venuto in ritardo, accompagnato dal papà, che nel cortile, davanti a tutti, aveva scartato per lui una succosa gomma da masticare, rosea e compatta, che al solo vederla mi aveva fatto venire l’acquolina. Senonché, pochi istanti dopo, passata di mano l’Autorità dal padre alle suore, la truculenta Suor Rosa Tutta Spine s’era avventata su di lui come uno spauracchio di stoffa nera e gliel’aveva fatta sputare prima ancora che potesse cominciare a gustarla.
All’asilo del Ponte di Lavinia, il più piccolo dei due che esistevano, c’erano solo due suoracce e una suorina. Delle due suoracce, una si chiamava Suor Mangusta: aveva l’attenuante di essere bacucca, e i suoi compiti si esaurivano nel sorvegliarci durante il sonnellino sulle sdraio e nell’impedire, quando si usciva a giocare in cortile, ai maschi di mischiarsi con le femmine. Suor Rosa Tutta Spine, invece, che doveva essere la direttrice, era una carogna pura. Ci portava spesso nella chiesa adiacente, solo per poterci dire, una volta là dentro, che “chi si volta a guardare indietro brucerà all’inferno per l’eternità”. La suorina infine era giovane, dolcissima e brava, e di conseguenza non contava un put.
Tutti i bambini venivano identificati, oltre che col nome, con una cosa chiamata “contrassegno”: un simbolo che veniva applicato o ricamato sopra alcuni effetti personali, come la sacca bianca con chiusura a cordicella che conteneva il bavaglino e le posate per il supplizio del pranzo schifoso. I contrassegni degli altri erano tutti carini – leprotti, fragole, orsi, funghetti – ma a me le pinguinacce di stoffa avevano rifilato un demenziale scarabocchio rosso, e questo ghirigoro indecifrabile che mi era stato assegnato lo chiamavano “frusta”. Dunque io avevo la frusta. Dunque io ero la frusta. Me ne sfuggivano motivo, significato e intelligenza. Ma corrispondevo a quell’orribile frusta.
I giocattoli in cortile erano tutti per le femmine e difficilissimi da ranzar via. Ci sarebbe voluta l’azione combinata di una squadriglia: alcuni a creare diversivi e finte zuffe, gli altri, pochi agenti scelti, a fare da incursori. Ma l’unico duro ero io. Gli altri stazionavano al livello mentale del bambino Stelvio e soffrivano di un’ammirazione smodata e terrorizzata per l’autorità delle pinguinacce di stoffa. Avessi solo accennato al piano, avrei suscitato una mezza dozzina di “Ce lo vado a dire!”
L’unica commistione maschi-femmine avveniva in occasione di certi giochi propedeutici alla competizione della vita. Giochi che davano modo ai bambini più sensibili e acuti di decidere, fin da subito, di non competere affatto. Il più reiterato si chiamava “Dame&Cavalieri”. Schierati a fronteggiarci su due file – una di piccoli esseri umani col pene, l’altra di piccoli esseri umani con la vagina – avevamo come obiettivo la formazione di coppie. Del tutto fine a se stessa: non è che dopo si ballasse o ci si desse un bacio. Si formavano coppie e morta lì. Il procedimento era di una noia bovina, come solo un gioco inventato e imposto da femmine potrebbe mai essere: a turno, pedissequamente, uno scemetto sceglieva una stronzetta e le faceva l’inchino. La stronzetta decideva se ricambiare l’inchino oppure voltarsi simpaticamente a mostrare le natiche. Con spietatezza matematica, i più bruttini di ambo gli schieramenti imparavano subito quale sarebbe stato il loro posto nella vita. I poveri l’avrebbero imparato poco più tardi.
Per fortuna non mi chiamavo né Stelvio né Eligio, ma anche chiamarmi Corradino mi faceva sentire un idiota. E così tempestavo la mamma con pretese di altri nomi: “Chiamami Aldo!” imploravo. “Chiamami Paolo!”. Ma lei non mi assecondava mai. Non accettava cambi. Non voleva chiamarmi con nomi diversi da Corradino neppure per gioco, anzi ci rimaneva male, proprio si arrabbiava, come se ripudiare il nome che aveva scelto per me fosse stato lo stesso che ripudiare il suo amore. La volta che mentre lavava i piatti l’avevo supplicata di chiamarmi Miriam, s’era arrabbiata un po’ di più.
Nicola Pezzoli
DEDICA ALLA MAESTRA
Alla signora Maestra, con affetto, da uno che ha ancora (e avrà sempre) l’età per sedersi dietro un banco ad ascoltarla. E che forse proprio per questo è così pazzo da voler fare lo scrittore. E nient’altro!
Mi sono divertito; la noia bovina dei giochi per femmine con maschi laccè; ho fatto anche io l'asilo dalle monache, si potrebbe dire che pure io facessi parte di quella classe; il mio primo giorno di asilo non lo racconterò mai... ma proprio mai.
RispondiEliminaIl secondo andò meglio.
Bella scrittura, Neo ha fiuto!
GD
Intanto grazie per l’ospitalità. (Sì, sono io: Zio Scriba è l’alterego-blogger).
RispondiEliminaEra così difficile dare in due sole pagine un’idea di “Quattro soli a motore”, che alla fine ho scelto proprio questo isolato flashback dell’asilo, che con la storia c’entra poco o nulla (se non per il tema dei Nomi e della loro importanza, che nel romanzo è ricorrente).
Per chi fosse incuriosito e volesse approfondire, segnalo altri 5 brevi assaggi in un mio recente post (spudoratamente autocelebrativo, ma almeno lo è in modo aperto e dichiarato… :D)
Grazie ancora!
http://zioscriba.blogspot.it/2013/11/quattrocento-soli-fa-la-piu-bella.html
"juventinaglia d’azzurro vestita, introdotta da una mamelata d’inno brutto come il peccato"
EliminaAHAHAHAHHAA, CI VEDIAMO A ROMA, ALLO STAND NEO!
gD
una curiosità: 4 soli corrisponde al tuo “Il taccuino di Wolfsburg” ?
Eliminagd
Esatto. E "Il taccuino rosso di Wolfsburg" è sopravvissuto come titolo della prima delle tre parti.
EliminaGrande pezzo di un grande libro di un grande autore.
RispondiEliminaA Natale, invece di regalare cose inutili, scegliere di fare bella figura, e regalate "Quattro soli a motore"!
Nicola, tu sei troppo il mio genere !! ahahhh Non posso non comprare il tuo libro con la copertina gialla majonese vegana :)
RispondiEliminaFelice di averti incontrata, allora, e infinitamente grato a questo blog per averlo permesso. :)
EliminaIo mi salvo, ho sempre regalato libri (solo che non riesco a fare capire agli altri che sono solo i libri i regali che gradirei e così, a Natale, arrivano specchietti da borsa, sciarpe ecc ecc
RispondiEliminaAndiamo a "Quattro soli a motore" Già il titolo mi sembra vincente, poi i libri dove si raccontano i bambini mi piacciono tantissimo, hai precisato che che non è così tutto il testo, ma sicuramente promette bene, Bella scrittura, lo candido tra gli acquisti natalizi e me lo tengo. Ben trovato Nicola e adesso vado a leggere gli stralci che ci proponi.
Anche se ti ho già dato il benvenuto là da me, mi sembrava giusto salutarti e ringraziarti anche qui.
EliminaCiao!
Caro Nicola, li sai bene scegliere i tuoi post, se anche sono non facile sempre a capire, ma sono sempre divertenti.
RispondiEliminaTomaso
mi piace assai :) consiglio a tutti di farsi un giro anche nel blog di Nicola: http://zioscriba.blogspot.it
RispondiEliminaanzi... perchè non ci scrivi un racconto su un personaggio in fuga dal presepe? lo chiedo anche a Paolo Zardi... sarebbe troppo bello
Meis
Ci si può provare! Lunghezza minima e lunghezza massima? Fino a che punto ci si può spingere con la dissacrazione? ;)
Eliminamassimo due cartelle, minimo una massima fulminante ;) clicca sull'immagine del presepe dalla home page, scegli un personaggi e via
EliminaMeis
mmm... robetta dissacrante ne ho fin troppa... :D (cose nuove non ce la farei, sono alle prese coi capitoli finali del nuovo romanzo!) Facciamo così: intanto vado a prenotarmi un personaggio, poi decido se mandarti un racconto, delle battutozze, o anche più di una cosa fra cui scegliere...
Elimina2 cartelle MAX ! Ma non di 3600 battute l'una fitte fitte ! Devono essre racconti brevi , Chi vi legge deve farlo in tempo breve.
EliminaRoba che va giù come una pesca melba.
RispondiEliminaNon conoscevo lo Zio Scriba scrittore (che altro poteva essere?), succoso.
Ricordi ad alta definizione, sembra di fare un salto nel tempo. Insuperabile zio Scriba.
RispondiEliminaBellissima definizione "ricordi ad alta definizione"!
EliminaEcco perché certi critici non mi captano: scrivo in HD mentre loro hanno ancora l'antenna sul tetto per vedere Telecapodistria! :-))
EliminaGrazie mr.Hyde e grazie Paolo!
Assolutamente vero! bisogna inserirgli da qualche parte un potenziatore di segnale..
EliminaGrazie Paolo! (l'avevo scritto sotto, sbagliando posizione..)
EliminaPreso il cammello!
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaUn libro che resta, e non solo tra noi della blogosfera ...
RispondiEliminaNico' sai che ti dico? Mi sarrebe piaciuto che tu ti facessi chiamare Aldo!
RispondiEliminaGuarda te che vado a pensa', ma non ho altro di meglio da dirti?Mah!
Un caro saluto,
aldo.
Adesso preferisco Nicola, ma allora avevo davvero un cugino più grande che si chiamava Aldo, e quindi ero affascinato dal suo nome... :)
EliminaAnni fa - credo quaranta - Dario Fo aveva fatto un disco che ora è introvabile, in cui recitava alcuni suoi pezzi. Uno di questo raccontava la storia di Aldo, figlio di Aldo, fratello di Aldo, accompagnato a scuola dall'amico Aldo, dove incontra i suoi compagni di classe Aldo, Aldo e Aldo, e il maestro Aldo. Alla fine della scuola, lo viene a prendere suo padre che gli raccomanda di comportarsi bene a pranzo, perché è venuto a trovarli lo zio.
Elimina"Chi? Lo zio Aldo?"
"No, Giorgio".
(un po' out of topic, ma me l'hai fatta venire in mente!)
Trovata! non l'ascoltavo da più di trent'anni...
Eliminahttp://www.youtube.com/watch?v=4YVd2zi60GY
Io non ho scritto un commento ma ho la giustificazione.
RispondiEliminaNicola a me questo pezzo era piaciuto veramente tanto quando l'ho letto per la prima volta in mail, adesso mi piace anche di più.
Mignazza che amici che ha questa maestra!
Federico
Grazie anche a te, Federico. Se fossi io il maestro, oltre a giustificarti ti darei un bel 9. Ma sono solo un alunno col grembiulino, come il Riccardino di Mario Marenco a "Indietro tutta"... :)
Eliminaleggerlo , anche a puntate , è sempre un piacere sottile ..... miaooùùùù
RispondiEliminabellissimo questo è uno dei miei pezzi preferiti!!!
RispondiEliminaSei davvero un grande, Nicò.
RispondiEliminaGrazie anche a voi, carissime. :)
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaSe ti pesco a Più libri più liberi mi farà solo che un gran piacere... ;)) ci bazzicherò tutto sabato 7, casomai lascio una trappola davanti lo stand... ;)
RispondiEliminaPurtroppo sono lontanuccio da Roma, e di questi tempi me ne sto chiuso nel mio eremo per terminare il nuovo romanzo... :)
EliminaLo scorso anno sono venuto in quella meravigliosa città per la presentazione (fu la prima ufficiale nazionale) di Quattro soli a motore: spero di poter bissare l'esperienza con il prossimo!
Sto pezzo è troppo divertente, mi spiace averlo letto solo adesso, poi chissà perché le suore sono elementi negativi ricorrenti nell'infanzia di tutti, me compreso. Nicola/zio Scriba mi sei piaciuto moltissimo e questo libro me lo compro. (emoticon a motore)
RispondiEliminaGrazie, Raimondo. Stamattina non mi sentivo benissimo, ma tu mi hai risollevato il morale. Forse parrà ingenuo e naif che uno che vuol fare lo scrittore e nient'altro dica cose così, ma per me un lettore in più è davvero come un amico in più: fa tutta la differenza del mondo.
EliminaBuona lettura!
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