venerdì 1 novembre 2013

Halloween Writing Contest - Tema: Offri o soffri

Halloween Writing Contest
Svolgimento

Io odio Halloween, a me mi piace la festa dei morti. Quelli belli, veri, quelli che li metti dentro a una cascia al cimitero dove i beccamorti ti trovano un posto neanche fossero i migliori posteggiatori abusivi di “Palemmo”. Quelli che se cerchi bene li vedi attraverso i pilastri dei fabbricati fine anni ’80. Sono loro che reggono questa città, la mia, lapidata e infiorata periodicamente.
Io odio tutte quelle bancarelle trasformiste stagionali, dalle quali adesso sventolano le streghe sdentate dagli occhi baluginanti e le scope in mezzo alle cosce. Le zucche vuote, poi hanno un fascino agrodolce, ce ne sono tante in giro e le maschere anche di quelle ne ho viste tante da quando sono nato. Ne ho una anch’io. Dalla mia faccia però non si scolla e allora me ne metto una nuova di zecca stasera per l’occasione.
Da quando c’è questa bella stronza festa americana, io posso andare in giro una notte all’anno indisturbato e seminare l’odio e il dolore che covo dentro. Posso bussare alla tua porta, graffiare con le mie unghie sporche e lerce, facendole stridere come gesso sui vetri, graffiandoti i nervi sottopelle. Facendoti rizzare il pelo. Quel pelo sullo stomaco che io non ho mai avuto ma che mi cresce tutto in una notte. Questa. Quella delle zucche zuccherate. 
Ero il più piccolo della mia classe, il più brutto. Disperatamente solo. Tutti hanno un compagno di banco, io no, ogni bambino in maniera diversa è amato dalla sua maestra, non io. Durante la ricreazione quando gli altri non erano occupati a tirarmi la terra addosso perché restavo punito in classe, io mi arrampicavo sulla cattedra mi calavo i calzoni e pisciavo dentro la borsa della cara maestra se ero più ispirato dentro al bicchiere che teneva sempre lì mezzo pieno e in bella vista. Un giorno mi scoprì e mi picchiò a sangue col righello di metallo, il suo strumento didattico preferito. Per giorni mi rimasero sulla pelle lineette e numerini piccoli, come me. Misuravano il mio dolore. La odiavo, ogni giorno di più. La odio ancora.


Ho indossato il mio lenzuolino nero lucente dal teschio sorridente. Lei mi aspetta. E’ vecchia adesso e in pensione, ha preso l’abitudine di far entrare i teneri pargoletti che bussano alla sua porta inzuccati e americanizzati. “Trick or treat?” Offri o soffri? Offre, lei offre caramelle e dolci di croccante che prepara con le sue sordide mani, quelle stesse che mi hanno quasi strappato le orecchie, quelle con le quali mi toccava solo per picchiarmi. Soffri. Io soffro, ma non piango, ho ricacciato tutto dentro, all’altezza del cuore un grumo greve e nero che pur non aumentando di dimensioni diviene via via sempre più pesante. Il male di vivere, il desiderio di uccidere. E’ questo ciò che ha nutrito la bestia nera dentro di me, anche quando la mia vita è cambiata e ho girato il mondo, anche quando nessuno pareva notarmi più di tanto.
Che gioia! Bussano con le loro manine piccine, da sotto i grandi cappelli a cono sfuggono treccine bionde, i buchi nei sorrisi e nei calzini corti. Io ho il mio sorriso senza carne immutabile e idiota, quello della morte. Io sto zitto, mi accodo. Eccola la maestra, vecchina mite e raggrinzita, la sua risata fasulla di dentiera a me non m’incanta. M’insinuo come un ratto veloce e nella festosa concitazione sono già in casa, ho trovato un anfratto. Lei distribuisce dolci e carezze, sembra così materna. Io aspetto nella sua tana. Tra poco saremo soli. Lei ed io, il ratto si trasformerà in gatto. Adesso quel grumo nero che mi cova nel petto è caldissimo, sento il torace pulsare, mi risale fin sino alla bocca, come bile che vuol travasare. Secerne dalle narici, il mio ghost lenzuolino è umidiccio, l’odore è strano metallico. Ecco il segnale: un colpo secco poi uno due scatti di chiavistello il cinguettio è cessato. Siamo adesso grumo e la maestra. Metallo e carne secca. Sangue nero e la vecchia pallida di morte.
Mi ha visto, si blocca, ritrova la voce falsa e gentile appena allarmata. “bambino cosa fai qui?” Ti sei smarrito? Vieni ti accompagno dagli altri!” Io non muovo un muscolo, anche se avverto che quella cosa nera ha cominciato a scivolarmi attraverso i calzoni, si forma una piccola pozza scura ai miei piedi. La vecchia adesso ha paura nel suo sguardo il dubbio. Si avvicina, mi strappa il lenzuolo di dosso ed io appaio in tutta la mia bellezza. Lei vede la mia testa calva, le mie braccia corte, le dita tozze, quasi senza palmo, le mie gambette storte. Certo, sono un po’ cambiato, ma non mi sono allungato di molto. I muscoli, quelli sì, me li sono fatti nelle gabbie pulendo lo sterco degli amici del caravanserraglio. Sono una piccola incudine. Compatto. Adesso lei è di pietra, sul viso si poggia appena l’ombra di un sorriso di dileggio quello della reminiscenza. Io scatto. Le lacero di netto quel sorriso che riposa la notte in un bicchiere. Maneggio bene il mio stiletto. Sono agile, sono un animale da circo. Per lei lo sono sempre stato. Devo far presto il mio cuore nero si sta disperdendo dagli orifizi, gocciola inesorabile, si fonde agli umori della vecchia cattiva maestra. Voglio il suo cuore ancora pulsante e tra un dolcetto e l’altro della vendetta faccio pasto.

Adele Musso

13 commenti:

  1. Adele complimenti! uno dei racconti di Halloween piu' belli letti fin'ora !
    E' triste pensare all' odio che spesso si cova fin da bambini..

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  2. Adele, anche io ti faccio i miei complimenti. Questo è sicuramente uno dei post migliori letti. C'è tutto ciò che dovrebbe esserci in un racconto horror: tensione che si accumula, colpi di scena, un poco di splatter che non fa mai male.
    Complimenti, complimenti veramente!

    Grazie di aver partecipato!

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    1. Grazie a te Federico. Ho sempre letto horror, mai avrei pensato di scriverne. E' stata davvero una prova difficile, una sfida con me stessa, avevo pensato di lasciar perdere..., ma non mi arrendo facilmente.

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  3. Bello bello bello, un racconto horror perfetto! Brava!

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  4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  5. Non ti sapevo così gotica ! Bravissima !

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  6. Agghiacciante... Ma quanto odio ha covato dentro 'sto tizio!
    Brava: scritto bene, ritmo azzeccato e finale da horror!
    L.I.

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    1. Tantissimo, tanto è vero che poi è travasato. Un odio inversamente proporzionale alle sue dimensioni. Grazie davvero Lucia per il tuo commento.

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  7. L'ho letto, bellissimo, bellissimo, bellissimo.

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  8. Mi è piaciuto.
    Brava.
    L.I.

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  9. Adele sei strepitosa. Non mi stanco di rileggere il tuo racconto.Scandagliando gli abissi, si trovano perle rare...Brava!

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