Svolgimento
Quattordici anni passati insieme, quasi ogni giorno
ricorrevo a te, ai tuoi servigi, non mancava occasione per portarti con me
dovunque, anche al lavoro, eri con me
nei miei pensieri o nei paraggi.
Il primo incontro non è stato facile, non sapevo come
prenderti, come trattarti,poi a poco a poco ho cominciato a conoscerti meglio,
fino a quanto potevi resistere alle mie insistenze, al mio “stiramento”
quotidiano. Passavo da momenti di sprint a momenti di calma piatta, mettevo il “pilota
automatico” direbbe qualcuno ed in effetti lo facevo davvero, ma rimanevo
vigile, non potevo permettermi di lasciarti sfuggire dal mio controllo.
Abbiamo passato una dozzina di anni senza intoppi, senza sorprese o meglio gli imprevisti erano calcolati, gestiti da lontano da una mano amica: i soccorritori non mi sono mancati al momento del bisogno. E’ bastata appena una telefonata per farti riprendere la giusta direzione, docile ed efficiente come sempre: una mission possibile, non fermarsi mai, compiendo fino alla fine il proprio dovere che diventava piacere della corsa sfrenata o della sosta consigliata. Tu facevi parte di quella sparuta tipologia di mezzi non alla portata di tutti, ma di pochi privilegiati ed io sono stato uno di loro. Ti ho scelta tra tanti tipi, di diverso colore e peso…Ma tu eri là in bella mostra in “ grigio”, polvere di stelle per la precisione o forse era il colore della luna? Il colore alla moda del lontano 1999.
Abbiamo passato una dozzina di anni senza intoppi, senza sorprese o meglio gli imprevisti erano calcolati, gestiti da lontano da una mano amica: i soccorritori non mi sono mancati al momento del bisogno. E’ bastata appena una telefonata per farti riprendere la giusta direzione, docile ed efficiente come sempre: una mission possibile, non fermarsi mai, compiendo fino alla fine il proprio dovere che diventava piacere della corsa sfrenata o della sosta consigliata. Tu facevi parte di quella sparuta tipologia di mezzi non alla portata di tutti, ma di pochi privilegiati ed io sono stato uno di loro. Ti ho scelta tra tanti tipi, di diverso colore e peso…Ma tu eri là in bella mostra in “ grigio”, polvere di stelle per la precisione o forse era il colore della luna? Il colore alla moda del lontano 1999.
Quattordici anni sono passati, ripeto, nel migliore dei modi
possibili, poi un giorno hai detto basta, ti sei fermata all’incrocio , non
tanto trafficato almeno in quel fatidico momento e ti sei rifiutata di
continuare il camino accanto a me. Hai detto che ti eri stancata di portarmi
sempre dentro ad dosso, dietro di te, non c’era più gusto a contenermi, a
trasportarmi dove volevo sempre io.
Allora ti ho gridato “Decidi tu dove andare”. Ma tu non hai
risposto pacatamente hai preferito
scrivere ” sono stata la tua accompagnatrice, la tua casa improvvisata, il tuo
letto anche, il tuo rifugio, hai pure pianto sulla mia spalliera, lasciamoci da
buoni amici che hanno percorso 200 mila chilometri…firmato la tua ex STATION WAGON.
(sul treno per Palermo, 16-10-2013)
Maria Letizia Mineo
Ahahaha! All'inizio credevo si trattasse di una valigia e invece era un'auto! Molto carino questo post, è una lettera insieme di amore e di addio. Alcune cose hanno un'anima, è vero.
RispondiEliminaMolti uomini trattano la propria auto come una vera compagna di vita e se lo avessi scritto al femminile non avrebbe retto. Brava giusto escamotage.
RispondiEliminaAHAHAHA, MI PIACE LA FIRMA, LA TUA EX STATION WAGON, A SOTTOLINEARE CHE è MEGLIO NON PROVARCI, LEI HA GIà DECISO
RispondiEliminaw lm
GD
Avevo questo rapporto con la mia vecchia Alfa 145, solo che a dirle addio sono stata io: troppo malandata, non ho voluto accanirmi terapeuticamente. Ho staccato la spina: l'ho fatta demolire questo aprile scorso, sigh! Il post mi è piaciuto e l'ho trovato picevolmente ammiccante, quasi a far pensare a qualcos'altro, fino alla fine e, senz'altro, leggero. Brava la Mineo.
RispondiEliminaL.I.
PS: ho sentito un brano del tuo racconto alla presentazione del 22 presso la Rai. Ricordo che mi è piaciuto! Tu non c'eri. L.I.
RispondiEliminaLeggo e commento solo adesso, scopro che l'autrice soffre delle mie stesse turbe che mi fanno credere di poter dare voce e anima alle cose inanimate piccole e grandi. Dico a Maria Letizia che è una bella idea per un racconto, parlare con le cose talvolta dà delle grandi soddisfazioni, c'è tanto materiale su cui poter lavorare. E mi piace anche che sia stato scritto su un treno, grande incubatore di idee e di storie. Brava. (emoticon da viaggio)
RispondiElimina