Mi guardava muta dagli scaffali impolverati. Brillava di un verde intenso tra i libri di latino e quelli di greco. Era una rana luccicante e sorridente che avevano regalato a mia madre per il suo compleanno. Ricordo che fu molto contenta di ricevere quel dono. Dopo avere scartato il pacchetto, emise una serie di mugolii e gridolini per la soddisfazione. Le spiegarono come funzionava: aveva le pile ed emetteva un ronzio assai monotono. Poi i grandi incominciarono a strofinarsela sul corpo a vicenda e non la smettevano più. In seguito, cadde nell’oblio.
Era lì da mesi e aveva accumulato una discreta patina di polvere. Una sera d’inverno, mia madre tornò a casa lamentandosi di mille acciacchi e dolori. Era piegata in due dal mal di schiena. Si stese sul divano e mi pregò di prendere la rana. Mi dovetti alzare sulla punta dei piedi per afferrarla. Quasi mi cadde sulla testa.
«Ora vieni qua e siediti accanto a me» mi ordinò. Io mi tolsi le pantofole e mi accomodai al suo fianco. Si lamentava di continuo e non trovava pace. Le consegnai la rana.
«Ecco, vedi? Si accende così. . . vediamo se le batterie funzionano ancora. . . voilà!» Un sorriso le illuminò il viso. La rana cominciò a gracidare: «Graaa-graaa-graaa. . . » mentre la io fissavo inebetita.
«Yes! Funziona ancora, per fortuna!» disse, sollevandola in aria come un trofeo. «Ora, guardala bene. Vedi? Le sue zampine vibrano. Ora te la faccio sentire». Mi appoggiò la rana sul braccio e subito avvertii un senso di prurito, quasi solletico. D’istinto ritrassi la mano come se mi avesse fatto male. Mia madre mi guardò perplessa.
« Mi dà fastidio e basta. Ma a che serve? » le chiesi.
«E’ un aggeggio molto utile. Serve a massaggiare i muscoli quando fanno male. Così. . . » E cominciò a rullarsela prima su una coscia e poi sull’altra. Io la guardavo cercando di capire come si manovrava.
«Okay, ora prendila tu e passamela sulla schiena. Aiuta la mamma che sta tanto male. Ti va?»
«Ma poi posso guardare la tv?» chiesi sbirciando lo schermo.
« Ma certo. Poi ceniamo e ti guardi un bel cartone. Stasera c’è “Niko, una renna per amico”, vero?».
«Sì, inizia tra un’ora» feci io.
«Bene. Ora che abbiamo il nostro piano. Cominciamo e vediamo se mi passa questo terribile mal di schiena» e si girò sulla pancia.
Un giorno, ero da sola a casa. Presi la rana dallo scaffale e la accesi. Me la strofinai sulle braccia, sulla testa e poi anche sulle gambe. Mi dava una sensazione di benessere e così continuai a gingillarmi anche mentre guardavo la tv. Mi addormentai sul divano. Quando arrivò mia madre, mi trovò addormentata con la rana in mano. Dolcemente, mi svegliò e mi chiese se mi ero sentita sola. Io la guardai con un occhio semichiuso e le dissi: «La rana mi ha fatto compagnia!» Da quel giorno, io quella strana compagna di giochi siamo diventate inseparabili.
Qualche tempo dopo, vennero a trovarci dall’Inghilterra delle care amiche di mia madre. Una di loro era bionda e l’altra castana. Erano molto simpatiche e con loro mi divertivo un sacco. Mi facevano saltare, mi portavano in groppa e guardavamo sempre i cartoni animati. La scuola era chiusa per le vacanze di Natale perciò passavamo tanto tempo insieme e mi portavano anche a fare tante passeggiate. Ero felicissima.
«Sei gelosa, vero? » chiedevo a una di loro mentre abbracciavo l’altra. Poi di sottecchi, scrutavo le loro facce divertite.
«Ma che dici Eleonore!» mi rimproverava la mamma. E poi si metteva a parlare fitto fitto con una di loro in inglese e io non capivo più nulla. Nel frattempo, l’altra continuava a farmi giocare. Le saltavo addosso a cavalcioni e poi la costringevo a tenermi forte finché io mi lasciavo andare giù all’indietro. Poi, appena toccavo terra con la testa, mi davo la spinta con le braccia e tornavo su. Più la stringevo a me e più sentivo di volerle bene. Più le salivo in groppa e più mi sentivo felice.
Poi, presa dall’euforia, presi la rana dallo scaffale e cominciai a strofinargliela sul corpo. Lei non capiva e io le chiesi gridai :« Giochiamo con la rana adesso! »
«Come si fa?» rispose lei divertita.
«Ecco, te la metti qui e poi qui e poi anche qui e senti che ti fa il solletico!».
«Leonore, che stai facendo?» mi urlò mia madre quando mi vide sollevare la gonna e infilare la rana dentro le mutandine e vedendo lo sguardo tra il divertito e l’imbarazzato dell’amica.
Da allora non gioco più con la rana ma credo di aver capito perché l’hanno regalata a mia madre.
Bea Ary
ahahahaha, divertente!
RispondiEliminaricordo che nel Sorrisi e Canzoni c'era la pubblicità di un coso lungo e vibrante che la modella poggiava sul viso - pare che distendesse le rughe...
GD
Le rughe,appunto!;-)
RispondiEliminaRicordo bene una scena di un episodio di Sex and the city in cui Samantha entra in un negozio reclamando perché il suo vibratore non funziona più, e il commesso le dice "Non vendiamo vibratori"
RispondiElimina"L'ho comprato qui"
"Guardi che è un massaggiatore per la cervicale"
"Lei si aspetta che io creda che le donne lo usano per massaggiarsi il collo?"
Trovato la sequenza sul tubo!!
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=BzCIFVRJUWo
ah ah ah! vai bea! ;-)
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