lunedì 26 marzo 2012

Tema: Sabbie mobili

All'imbocco dei giardini Milano, c’è una sorta di archetto; si apre come una chiave su un mondo molto chiuso e marginale. È facile passare dalla via dell’arte della cultura, all’imbocco del troppo silenzio e delle briciole della consolidata instabilità.
Rapide sensazioni scivolano sotto pelle; corrodono come piogge acide emozionali.
Quando piove la vita fa presto a farsi suono greve, nessuno si stupisce per il desiderio d’amare. Tutto si scioglie e si infanga.
La primavera muore; si accascia, taglia con la sua umidità.
Carica di queste buoni propositi entro nell’archetto.
Zampetto senza pretese nella sua direzione; un po’ scazzata un pò superiore.
Affondo i miei piedi nell’erba. l’erba è oramai palustre a causa della stagione dei monsoni .

Cammino nell’erba mi sembra di cambiare dimensione.
Muovo piccoli passi priva di paura.
Qua giace il mio passato, la mia inquietudine. Un passato un pò punk.  Sono stata anche io una figlia del disagio.
Vediamo se trovo qualcuno che conosco.
“Ah sì ecco lì c’è Petra”. Petra capelli orange ossigenati se ne sta ai giardini, sotto tre pini.
Petra indossa scarpe da skate, ha pantaloni larghi e la felpa enorme, ha un piercing tondo e fondo sulla guancia, rasatura sui lati della testa e capelli lunghi dietro.
Vicino a Petra c’è Agata.
Agata non è il suo vero nome, ma si riferisce alla passione morbosa per gli aghi. Agata ha quattro anni in più di Petra, una puzza fetida, una maglietta bucata e un tanga che le esce dai pantaloni.
Accucciato pigramente c'è Guaiss. Guaiss cane bastardo con il pelo ispido non suscita affetto, ma nausea.
 Mi invitano a sedere, ma io mi accovaccio. Avverto l’odore della mia pelle e l’odore rancido dei loro vestiti sporchi l’odore di Guaiss sono un tutto uno.
 Osservo Petra, mi guarda con occhi grandi scuri e gonfi. Poi si mordicchia il labbro, mangiucchia parole.
Sprofondo più in basso; il terreno mi inumidisce. L’umidità mi c-attira oramai sono nel fango e ci resto.

“Ciao Petra, come stai.?". Le chiedo in tono quasi del tutto disinteressato.
“Male” mi risponde.. “Ah e come mai ? “rispondo pigramente.
 “Il mio ragazzo mi ha lasciato erano due anni che eravamo insieme.  Cazzo! questa  situazione non mi ci voleva  porca troia! “ esclama Petra . ogni tanto interrompe il suo racconto per mordersi e poi tamponarsi con un lembo della felpa il sangue. “quel bastardo dopo due anni. Non era uno qualunque, con lui è stata la mia prima volta, è con lui che sono stata al primo party, è con lui che ho fumato per la prima volta, lui era il mio mondo e io ero il suo.”.
 “Che patema! Diamine !una storia da tre metri sopra il cielo versione punkabbestia” penso e non dico. Sfoggio uno sguardo di comprensione.
Agata dal braccio ancora rosso, mi passa una bottiglia di Jack Daniels.fingo di bere ma non bevo veramente.  “Aspettami qua, io devo andare.” bisbiglia Agata posseduta. Si appoggia ad un pino e se ne va.
Osservo Agata che barcolla lentamente, so già cosa andrà a fare ma non mi importa.
Petra si porta alla bocca la bottiglia beve avidamente, si morde, sanguina.
Il fango che mi circonda si fa più denso la mia angoscia cresce.
Il cane sbava Petra si morde. Agata si buca.
“Sto male” ripete Petra in una maniera ossessiva. Si sposta i capelli toglie la fascia zebrata e si vomita addosso. Troppo ubriaca per alzarsi.
Osservo i suoi polsi, le sue mani rosse piccoli tagli stampi ben decisi di morsi. Rose rosse.
Devo andarmene. Mi sento anestetizzata e sterile piena del loro vuoto. Vorrei ad un tratto svegliarmi scrollarmi via il loro malessere che sta diventando il mio.
Mi alzo piano, con indifferenza me ne vado. Non mi volto. Devo lasciare tutto così come è . sembra tremendamente perfetto.
Io e i miei jeans sporchi e bagnati lasciamo tutto.
A metà vialetto un senso di colpa mi penetra.
Mi ricordo Agata e i pomeriggi di quando avevamo otto anni; nello stesso parco ci venivamo con gli scout per giocare.  Vedo Petra e i suoi sedici anni di solitudine senza sole.
Sento il peso dell’umido del bagnato, mi avvolge cosi come una lacrima attraverso vetro vuoto. Sento lo sporco dentro, nel profondo, sento una ferita a fior di pelle. Mi giro torno sui miei passi calpesto le stesse zolle di erba sprofondando un po’ di meno.
 Vado per la prima volta da Petra, è in fondo una bambola di pezza fragile.
“Petra vieni dobbiamo andare, ti porto a casa. “le bisbiglio.
 È ancora il momento giusto.  Almeno per lei.
Le prendo il braccio, butto via il Jack Daniels, le faccio indossare la felpa. Metto il cane al guinzaglio. Vieni andiamo”.
Lasciamo Agata collassata nei bagni.
Con piccoli passi usciamo dalla palude.

Irene Dorigotti

7 commenti:

  1. Letto d'un fiato, molto realistico, giusto mix tra pulp, emozioni, ricordo.
    Di droga si è scritto, chi affronta questo tema non può non subire il paragone con Christiane F. e i ragazzi dello zoo di Berlino; l'attualità del problema però richiede che se ne scriva ancora di droghe e degrado; e però, pare che a distanza di trent'anni non sia cambiato niente rispetto a Christiane F.

    Benvenuta Irene!
    GD

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  2. Stavo giusto rileggendo Flash di Charles Duchaussois.
    molto simile nello stile
    Uno spot più sulle persone che sulle azioni e luoghi, bello.

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  3. Conosco Irene e mi sembra di sentilra leggere con le sue pause e il suo modo particolare e inconsueto di intonare i racconti.
    Anche io ho pensato a "Noi ragazzi dello Zoo di Berlino" ma loro non escono a "piccoli passi dalla palude" ..ci sprofondano.

    se fossi su FB premereiil tasto "mi piace"

    Benvenuta Irene!

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  4. Brava Irene!!! Mi piace il personaggio, il suo conflitto e anche la risoluzione della storia.
    Ben arrivata sul blog: gli adepti sabaudi aumentano!!!
    manubirba

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  5. Apprendo di una new entry.
    Mi è piaciuto leggerti. Molto. Avrei tolto solo una cosa: quell'emozionali alle piogge acide. Mi stona. Per assonanza con le docce emozionali così piacevoli che non sono assimilabili a quello che vuoi esprimere con questa frase. Ma non si deve criticare questo post.
    Solo applaudire.
    Riesci a trasmettere tutto il disagio della protagonista: la difficoltà che diviene sprofondare nel fango. Mi piace che la porta poi via. Via.
    Ma quanto è possibile realmente non saprei.
    Il problema è ancora tangibile in città come Milano.
    Baci Irene.
    Ci hai fatto emozionare!!

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  6. Irene,

    scrivi altre cose simili
    le trovo interessanti
    usa il narratore

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