domenica 14 ottobre 2012

Tema: La bottiglia di latte


Svolgimento


La mia famiglia non ha mai amato gli animali. In sostanza, abbiamo avuto Moby e poi un gatto, che non mi ricordo più. Basta. Moby era un bastardino, grande come un volpino, bianco e marrone. Bruttino e simpatico. Il resto della famiglia gli voleva bene, io invece lo amavo. Avrò avuto forse dieci anni. Mi sdraiavo nell’erba, lui partiva dalla parte opposta del giardino e a mille all’ora arrivava dritto sul mio orecchio destro e me lo mordeva. Passavo i pomeriggi così.
Il latte era contenuto in bottiglie di vetro con il tappo di stagnola. Il vecchio lattaio, lo Zoppi, aveva fatto la Resistenza ed era il comunista numero uno del paese. Lui rosso, il latte bianco, e i due colori che mi si confondevano in testa. Passava con un ape scassato, per giunta verde, e lasciava la bottiglia sul muretto. Alla mattina presto, almeno i bambini potevano fare colazione con il caffelatte. D’inverno, se non andavi alla svelta a ritirarlo, il latte ghiacciava e la bottiglia esplodeva. Noi bambini eravamo più contenti se esplodeva. Alla sera bisognava rimettere la bottiglia vuota sul muretto. E se ti dimenticavi di metterla, erano guai. Guai seri.
Avevamo traslocato in una casa nuova, una villetta bifamiliare. Sotto aveva il garage e due stanze non ancora finite. Noi vivevamo di sopra. La mamma passava molte ore al pianterreno, perché lì c’erano la lavanderia e il giardino da curare. Scendeva alle dieci del mattino, stava giù fino a mezzogiorno, poi risaliva per preparare il pranzo. Noi arrivavamo tutti puntuali all’una, affamatissimi. Nel pomeriggio, lei scendeva verso le tre e mezzo, e risaliva alle sei. I suoi orari erano così, programmati. Non è che potesse di continuo salire e scendere. E quando scopriva di essere scesa senza aver portato giù la bottiglia di latte vuota, si arrabbiava con se stessa perché le rimaneva il pensiero di doverla riportare nel pomeriggio, così  le veniva il cattivo umore. E, magari, lo dimenticava ancora.
A un certo punto, per evitare tutto questo, le era venuta un’idea. Un pomeriggio di primavera, quando l’erba è bella alta, aveva provato a buttare giù dal balcone una bottiglia vuota, e quella non si era rotta. Scendeva e se la ritrovava giù da basso: problema risolto. Perciò, finita la colazione, andati tutti via, lei rimaneva in cucina e buttava giù la bottiglia. Poi, dopo, con calma, la metteva sul muretto.
Ognuno ha delle cose apparentemente insignificanti di cui è contento, che gli rendono più fluida la giornata. Lei buttava giù la bottiglia. 
Io giocavo con Moby, un pomeriggio di primavera. L’erba era alta e io mi sdraiavo e lui mi mordeva le orecchie e io lo prendevo e lui scappava come il vento, poi io mi sdraiavo ancora e lui arrivava in picchiata. Ci divertivamo un sacco, e anche Moby scappava ma rideva. A un certo punto la mamma si affaccia dalla finestra con una bottiglia in mano. E io, che sono sdraiato, la vedo e le grido subito di non buttarla perché c’è il Moby in giardino. ‘Ma dai, non vedi come corre in giro’. ‘Non buttarla, vengo su io dopo a prenderla’, le dico, ma lei niente, sembra che si sia fissata e la voglia proprio lanciare. Grido ancora, ‘no, mamma, no, no, no nooooooo’ La bottiglia è venuta giù al rallenti.

L'ha colpito in pieno, in testa. Correva in giro a mille all'ora  eppure l’ha colpito. Era piccolo, veloce, una saetta. Il giardino era grande. Voglio dire, mamma non aveva mai dato prova di abilità in cose di quel genere. Ma l’ha preso in pieno. Una scena terrificante. Si è come bloccato di colpo, si è tutto raddrizzato, non ha nemmeno abbaiato. Ho lanciato un urlo terribile, ho guardato mia mamma con le mani sulla faccia. Non è morto sul colpo. Si è come ripreso, ha vomitato, ha tremato per ore, io l’ho vegliato per due giorni, poi è anche sembrato guarire, ma non era più quel cane. Era lento, impacciato, triste. Non correva più, non mi mangiava le orecchie. Non capiva, non rideva. Poi, con infinita tristezza, è andato. Fine dei cani. 
I genitori dovrebbero essere buoni e soprattutto non fare male a dei piccoli indifesi, come era Moby. Com’ero io. Per quello non ho mai capito perché la mamma non mi abbia ascoltato e abbia buttato giù la bottiglia. E’ un po’come se avesse preso anche me. Non sono mai riuscito a dimenticarmelo. E lei lo sa. Il rancore è durato molto tempo, sottile, ma resistente. 26 anni dopo, me ne sono andato di casa.

Le bottiglie di latte sono scomparse da tanto tempo. Al mattino faccio colazione al bar, cappuccino e brioche da almeno venti anni. Eppure l’ho capito solo un paio di settimane fa. Non so perché, forse guardando un altro cane che correva dietro una pallina. Una folgorazione improvvisa. Certo, non toglie tutte le colpe a mia madre, ma chiarisce un punto fondamentale. E’ stato lui, che è corso verso la bottiglia. E’ un istinto che hanno i cani. Lanci una cosa e loro vogliono prenderla al volo. Ha visto la bottiglia cadere e le è andato sotto per prenderla. Non che questo migliori le cose, tra me e mia madre. 
Però penso che, forse, un giorno la perdonerò.

Angelo Ghidotti
(mamma, Moby a parte, ti voglio bene)


42 commenti:

  1. Mi è piaciuto leggerti. Mi è piaciuto lo stile, raccontato un pò come un parlato diretto. E la storia: una cosa così lascia il segno. Anche perchè parole al vento non sono state ascoltate.
    Mi è piaciuta anche nel finale quell'improvvisa illuminazione che non toglie colpe ma le alleggerisce, viste con gli occhi di un decenne ormai adulto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie. Anche da parte del moby.
      E della mamma, dai.
      AG

      Elimina
  2. Ehi Angelo, benvenuto in classe. Ho letto per primo il tuo racconto e l'ho girato al gruppo prima che fosse pubblicato.
    La seconda parte è quella forte, interessante, slittata, riesci a scavare nei sentimenti umani molto bene.
    La prima no, non mi è piaciuta: esiste tutta una narrativa del "Mi ricordo" dove le cose raccontate pare che debbano rivendicare il diritto di essere narrativa solo perchè sono successe - e di narrativa del "Mi ricordo" non se ne può più, tutti abbiamo un vissuto, non tutti ne abbiamo uno meritevole di essere raccontato. Andiamo al punto: l'inizio di questo racconto potrebbe allontanare il lettore, non c'è alcun guizzo che mi convinca/persuada a continuare sino alla fine.. peccato perchè il finale invece merita di essere letto, e se ci arrivi (e sottolineo "SE"), avrai voglia di ringraziare l'autore, di telefonargli e dirgli: Angelo, è un gran bel racconto!
    GD

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

      Elimina
    2. Bellissimo anche il tuo commento, che mi affatica un po' all'inizio, ma è fantastico verso il finale, soprattutto la slittata dell'ultima riga. :-)
      Ciao grazie AG

      Elimina
    3. Angelo, come prometti bene. Uno che risponde così al vegano vecchio ha un posto d'onore nel mio cuoricino :) dagliele secche al bastardone. Sempre.

      Elimina
    4. Azz, pensavo che era una femminuccia!!
      Se no vedevi. ;-)

      Elimina
  3. Scusa GD ma dissento: il racconto funziona bene proprio perché parte dall'ordinario del "mi ricordo" e ti accompagna per mano nell'extraordinario della vicenda. Sarà che io amo pazzamente le storie di ragazzini, sarà che non mi è mai passata la cotta per Holden Caulfield ma a me è piaciuto sin dalla riga uno. Bello l'uso del grassetto per staccare i periodi e tenere l'occhio desto mentre legge (il monitor, si sa, distrae). Angelo, ma se invece del "pianista jazz in un bordello" da grande facessi lo scrittore??? Benvenuto dall'ultimo banco.
    Manubirba

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Wow! Grazie!
      Anch'io amo Holden, e l'immagine di lui che afferra i ragazzini che volano fuori dal campo di segale mi ha fulminato.
      Gli stacchi: prima di mandarlo alle maestre, i paragrafi erano addirittura divisi in Cap.1, Cap.2, ecc. Ma forse era un po' troppo.
      Pensa che una volta ho suonato davvero in un bordello.
      Mi hanno detto che era meglio facessi lo scrittore.
      Ciao. Si sta bene nell'ultimo banco. AG

      Elimina
    2. Avrei anche messo Cap N 1 cap N 2 e così via. Lo meritava e avrebbe avuto un senso compiuto oltre ad enfatizzarlo. Questo racconto del ricordo non ha perso freschezza "nel ricordo"no, rimane elastico, ritorna come una palla o una massa di pasta ben lavorata. Lo trovo buono.
      sul pianista...beh non sparate mai...sul pianista. Ma benvenuto tra i primi banchi. Ciao

      Elimina
    3. Grazie Cla.
      Ma sono già stato cooptato nell'ultimo banco.
      In che fila sei, così ti vedo?

      Elimina
    4. Primi banchi anche se mi snobbano: sono troppo secchiona!

      Elimina
  4. Sono d'accordo con Manu, il racconto funziona, ed è bello che oscilli tra un ricordo che è tale e perciò appartiene al passato(la prima parte) e uno che è invece terribilmente presente e reale, visto che il protagonista non può dimenticare l'evento traumatico, che infatti è tutto narrato al presente.
    Benvenuto!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quando uno capisce così bene come hai costruito un racconto cosa devi dirgli?
      Bravo.
      Grazie.
      AG

      Elimina
    2. No, Angelo, quella ero io.
      Bravo tu.

      Elimina
    3. Bravi tuttiedue e finiamola qui. :-))
      GA

      Elimina
  5. ahahhaaha, magnifiche Manu e Roberta.... fermo restando che rimango fermo su quanto detto, apprezzo i loro punti di vista sulla prima parte del racconto di Angelo e però: la prima parte è strumentale alla seconda (cosa ovvia), la prima parte prepara il terreno alla seconda; vogliamo pesarle? secondo me cè uno sbilanciamento.
    Vabbuò, stiamo cercando di tagliare il pelo in due, il racconto nel complesso merita di essere letto, e tra le tante cose che si leggono e si dimenticano, sicuramente il finale di questo racconto mi resterà impresso, quindi rinnovo i miei complimenti al 99% (tipo fondente) ad Angelo!
    A rileggerti!!
    GD

    (una cosa stupidotta: AG viene usato da una ns lettrice storica e futura blogger, Aureliana.. che ne dite di contrassegnare Angelo con GA?)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Concordo sulla faccenda dei ricordi per i ricordi. Se avessi intitolato: 'Storia di Moby' non l'avrei letto neanch'io. Ma il fatto che il titolo vada da un'altra parte non aggiunge un po' di curiosità?
      Me lo sono chiesto a dire la verità, anche prima del tuo commento, se la prima parte non schiacciasse la seconda.
      Forse qualcosa può essere tolto. Magari ci provo.
      La cosa da dire è che è tutto vero. Anche la scoperta postuma (parlo del moby, io sono ancora vivo).
      Un saluto al latte. GA

      Elimina
    2. Ottimo si. Il titolo è una cosa importante: crea la tensione che serve per passare all'azione succesiva: cominciare a leggere...

      Elimina
    3. GD, ringrazia blogspot e che qui non si possono mettere emoticon che mandano cuoricini! :P AG

      Elimina
    4. Chi è AG? Fra AG e GA mi sto perdendo.
      Quindi io, GA, dichiaro che, a far data da questo momento (com'è riposante a volte il linguaggio burocratico!) su questo blog mi chiamerò Gil.
      Che è per l'appunto come mi ha sempre chiamato mia mamma, anche quella volta lì della bottiglia.
      Ciao a GD, RL, AG, AW e tutte le restanti lettere dell'alfabeto (una stellina a chi indovina la citazione). Gil.

      Elimina
    5. Ottima idea Gil! a volte mi perdo anche io con tutte ste iniziali. AG?? sai che non ho mai capito chi è in 1 anno di blog , amica di amici credo :)

      Voglio 3 stelòline senza citare niente

      Elimina
    6. A te stelline a prescindere.:-) gil

      Elimina
  6. Ho ascoltato questo racconto tanti anni fa intorno a un fuoco nel deserto. A quell'epoca la folgorazione al cappuccino non era ancora avvenuta e in effetti il racconto mi era sembrato un po' ordinario e anche, sarà perché ho il cuore di pietra, un po' eccessiva l'enfasi con cui veniva narrato. Ora che è finito e che è scritto così, finalmente l'ho capito ed è ancora più bello.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E' vero, lo ammetto, cani che vengono presi in testa da mamme che lanciano bottiglie di latte dai balconi ne leggiamo sui giornali ogni giorno. ;-)
      Sull'enfasi cosa vuoi farci, il personaggio è un po' così.
      Non si è mai ripreso da quando gli hanno fatto fuori l'unico passatempo che aveva.
      Però il fuoco era bello, e le stelle, e gli amici, anche quelli che ci hanno lasciato.
      Grazie. B.

      Elimina
  7. Ecco a me è piaciuto subito fin dalla seconda riga quando hai scritto che tu il tuo cane "L'amavi", e non ho potuto fare a meno di far scendere una lacrimuccia quando l'hai vegliato per 2 giorni.

    Per me è un Si, scorrevole e piacevole senza intoppi!
    Per fortuna ora il latte si vende in TETRAPACK,forse per evitare altri Moby :)
    Benvenuto Angelo!

    PS dobbiamo usare GA perche' AG c'e' gia' come scrisse il D'Amato.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mia mamma sarebbe capace di prendere un animaletto saettante con lo spigolo del teatrapack!
      Infatti viene tenuta lontana dal gatto della Benny.
      Grazie Anna, fin dalla prima riga del tuo primo email.
      GA.

      Elimina
  8. Maestra! Mi piace un sacchissimo questo nuovo compagno. Me lo siedi vicino così con lui e la Wood facciamo una banda e impalliniamo con gli scartocci i secchioni del primo banco?????

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

      Elimina
    2. Maestra, invece di fare lezione oggi possiamo fare la festa del compleanno della nostra compagna di classe?
      No? No????!!!
      Come no? Abbiamo qui anche la torta di pere e cioccolato!!!
      ....
      Grazie signora maestra.

      Elimina
  9. Siiiiiii!
    Ma la maestra, in definitiva, si può sapere chi è?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sul fatto che anche la nostra maestra non si sapeva più bene chi era perché era sempre a casa con l'esaurimento e abbiamo avuto tanti di quei supplenti che
      Prossimo racconto.
      :-)

      Elimina
    2. Bravissimo!!! Pensa al prossimo TEMA e non ti trasferire in un'altra classe neh!!

      Elimina
  10. un debutto col botto eh eh eh tra post e commenti direi proprio BENVENUTO! Questa classe farà strada :)
    Meis

    RispondiElimina
  11. Col botto in testa.
    :-)
    Ciao GA (ex AG)

    RispondiElimina
  12. Decisamente un debutto col botto forte. Tipo quando il primo che metteva un piede all'entrata del parco giochi sembrava entrare in Vietnam. Complimenti, mi piace, mi piace, mi piace. Mi son trovato a scrivere con lo stesso stile dei testi per delle canzoni, son felice felice.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Siddiolo, io ti osservo, e sono una spada che pende... attento a quello che scrivi! ahahahaaha
      GD

      Elimina
    2. Signòspadacheppende, si leggesse la bozza invece dei commenti! ahahah

      Elimina
  13. Mamma, mammaaaaa!!! Vieni qui un attimo.
    Hai la bottiglia?
    :-)
    GA

    RispondiElimina