Halloween Writing Contest
Svolgimento
Il Cane affilava i suoi denti. La notte prometteva bene. Abbastanza silenziosa, molto fredda, terribilmente nera.
Per il soldato Lo Brusco era l’ultima notte. Almeno, era ciò che sperava con tutto se stesso. Ora stava montando di guardia.
Il freddo gli arrivava alle spalle e sebbene, con il fucile pronto a sparare, dovesse star fermo, si muoveva facendo piccoli passi e saltelli. Si difendeva così dal gelo che gli trapassava i polmoni.
Cane, in realtà, non affilava i suoi denti, ma tra questi stringeva un coltello. Un Belunga Citadel nuovo di zecca e dunque affilatissimo. Gli era arrivato dalla Cambogia.
Lo aveva ammirato per due notti di fila scoprendo ogni piccolo dettaglio, l’imperfezione artigianale… gli era piaciuta la lama in stile drop, lucidata a specchio e brut de forge. Era un coltello robusto, con l’impugnatura rivestita in favoloso legno di betulla.
Di coltelli se ne intendeva parecchio.
Lo aveva baciato, lasciato luccicare al bagliore del fuoco del campo, ci si era specchiato allargando il sorriso, pochi denti color della terra.
Quei nove centimetri e mezzo di lama erano sufficienti per colpire ed uccidere, il resto del lavoro lo avrebbe fatto con la Griz Saw, la sega da ossa che si era fatto arrivare dall’America.
Non aveva voluto il fucile, voleva sentire il fiotto caldo dell’avversario, vederlo mentre gli faceva il lago intorno alle scarpe, poi, tornare con le mani sporche di sangue nemico. Avrebbe consegnato al suo capo anche un pezzo dell’uomo da lasciare girare sul fuoco per darlo in pasto agli animali del campo: pecore, asini e galline. Per questo aveva con sé la sega. Non era previsto quest’altro rituale, a lui era stato detto solo di uccidere. Ma per Cane uccidere non era sufficiente.
Rideva tra sé e pensava che “uccidere e basta” sarebbe stato come una scopata veloce pagata poche rupie.
Al soldato Lo Brusco scappava la “piscia”, ultimamente era sempre così, nemmeno due ore e la vescica non gli reggeva più. Appena tornato in Italia avrebbe fatto qualche controllo.
Quel cazzo di piscia stava diventando un problema serio, serissimo!
Fare la guardia da solo non gli piaceva, ma ormai metà del battaglione era rientrato, si trattava dell’ultima notte. All’alba si smontava tutto l’armamentario. Dunque, doveva stringere i denti e le gambe per sopportare le ultime ore di guardia.
Di tanto in tanto gridava un “chi va là” imbracciando e puntando il fucile sul buio, ne approfittava per sopportare quel freddo da cani.
Adesso pensava alle spese per il matrimonio. Teresa non gli aveva dato scampo, non aveva ceduto alla sua proposta di convivenza: «O mi sposi oppure amici come prima!» E lui era partito.
Per la gioia del suo Comandante e con la scusa di portare la pace nel modo, era partito.
In realtà voleva evitare la guerra in famiglia.
Teresa sognava le cose in grande e con quei quindicimila euro guadagnati sul campo (era proprio il caso di dirlo) Lo Brusco non ci avrebbe pagato nemmeno il ristorante!
Era a questo che pensava mentre Cane scivolava come una serpe sulla terra inumidita dalla notte.
Era già entro il muro di cinta quando Lo Brusco aveva intimato l’ennesimo “chi va là” guardando da tutt’altra parte.
Avrebbe avuto un buon odore, Lo Brusco, almeno la coscia che sarebbe finita sul fuoco. A Cane avrebbe ricordato quello delle capre selvatiche dei monti Salang; avrebbe gioito, brandito la sega per aria ridendo. E per lui, la guerra sarebbe stata già vinta.
A Lo Brusco scappava la piscia. “E porca miseria!” Si sarebbe potuto beccare una punizione esemplare!
Lo tirò fuori voltandosi verso il punto più buio, il fiotto caldo irrorò Cane e il suo coltello Belunga!
La sorpresa fu tanta, troppa! Cane non ebbe il tempo di pararsi la faccia.
La colluttazione ebbe i gesti rapidi di chi è abituato alla guerriglia. Alle fitte che raggiungevano entrambi non si poteva dar retta…
Era uno tosto Lo Brusco e anche con le braghe slacciate e il fucile caduto per terra, sapeva come strozzare una bestia!
Adelaide J. Pellitteri
Bellissimo! Ho letto tutto d'un fiato. Ad un certo punto c'è come una estraniazione, propria di un racconto scritto benissimo! Bravissima! L'estraniazione è che il racconto si regge da solo. Chi scrive non c'è più, non lo senti più. E anche il personaggio non c'è più. Senti il fruscio del racconto che si snoda come una sciarpa di seta. Ho trovato un brusco scatto quando riprende a parlare della guardia che fa Lo Brusco... Mentre il finale è insuperabile. Scivola via sempre come quella sciarpa che fruscia ...
RispondiEliminaBRAVA!!!
un racconto molto crudo!
RispondiEliminagd
Cuociamolo!
EliminaStoria narrata con una freddezza da far paura con finale a sorpresa, corroborato da una risata e da un risvolto inaspettato. Brava Jole.
RispondiEliminaL.I.
Bel racconto.. Con un finale inaspettato!
RispondiEliminaComplimenti, il racconto è duro e credibile, e poi questo finale che sa di comico ma non lo è (muore sempre qualcuno!).
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