Halloween writing contest
Svolgimento
Fa sempre freddo nella contea. Non si tratta di una prerogativa stagionale e nemmeno di una casualità trascurabile, è un fatto puro e semplice; qualcosa che è sempre stato e sempre sarà. Anche quella mattina il gelo puntellava i tetti, penetrava nelle ossa come un mazzo di aghi, si incollava tra la pancia e i polmoni e teneva stretto il respiro.
C’era una ragazzina sul ponte a Sud. Una bambolina bionda con un berretto di pelo e una sciarpa di lana, lo sguardo perso.
C’era un’altra ragazzina sotto il ponte. Un’adolescente intirizzita con lo sguardo selvatico e una folta, bizzarra chioma rosa antico. Il fiume non aveva un nome, eppure la gente lo temeva perché era infuocato e forte. La ragazzina sotto il ponte era la sorella del fiume, anche lei non aveva un nome, anche lei era infuocata e forte; si teneva alla larga dal respiro degli uomini, temeva la gente che teme il fiume.
La ragazzina sopra il ponte non aveva paura del fiume e nemmeno della gente (e nemmeno della ragazzina dai capelli rosa, della quale ignorava l’esistenza); lei non era forte ma non aveva paura, perché nessuno aveva paura di lei.
C’era un gatto nel fiume. Il gatto era piccolo e bianco come la bambina; nemmeno lui aveva paura del fiume, ma stava annegando comunque. Alla sorella del fiume piacevano i gatti.
C’era un gatto sopra il ponte. Ce l’aveva portato un’onda potente, l’aveva salvato per non veder piangere la sorella, perché poi le sue lacrime sarebbero cadute dal cielo e avrebbero fatto piangere anche lui.
Si volevano bene, la ragazzina ed il fiume senza nome, ma come tutti i fratelli ogni tanto bisticciavano. Quando lo facevano crollava il cielo e gli uomini gridavano e sparivano in quei flutti infuocati.
C’erano due ragazzine ed un gatto sotto il ponte. La bambina bianca ammirò la lunga veste d’acqua dell’altra, si avvicinò alla riva bruciata e ai gorghi splendenti di rosso.
"Sei la figlia della sarta?"
La sorella del fiume aveva la voce profonda e le labbra immobili. Le sue urla, tonanti anche nel cielo più nero, non arrivavano al cuore degli uomini.
«No. Sono la sorella del fiume.»
Un broncio leggero e un cruccio infantile sul viso della bambina. La figlia della sarta era morta annegata.
«Ma devi fare attenzione agli spettri che stanno vicino a tuo fratello. Di solito sono buoni e ti portano fortuna, però poi diventano cattivi e ti mangiano gli occhi»
Un sorriso tenue nel greto del fiume, riflesso sul viso selvatico di Lei.
La bambina cammina senza pupille sul ponte a Sud. La sorella del fiume dorme sazia nel letto del fratello, sui ciottoli lisci. Si sveglia la mattina presto e guarda in su, verso il ponte e la strada. Aspetta ancora qualcuno che non abbia paura.
Svolgimento
Fa sempre freddo nella contea. Non si tratta di una prerogativa stagionale e nemmeno di una casualità trascurabile, è un fatto puro e semplice; qualcosa che è sempre stato e sempre sarà. Anche quella mattina il gelo puntellava i tetti, penetrava nelle ossa come un mazzo di aghi, si incollava tra la pancia e i polmoni e teneva stretto il respiro.
C’era una ragazzina sul ponte a Sud. Una bambolina bionda con un berretto di pelo e una sciarpa di lana, lo sguardo perso.
C’era un’altra ragazzina sotto il ponte. Un’adolescente intirizzita con lo sguardo selvatico e una folta, bizzarra chioma rosa antico. Il fiume non aveva un nome, eppure la gente lo temeva perché era infuocato e forte. La ragazzina sotto il ponte era la sorella del fiume, anche lei non aveva un nome, anche lei era infuocata e forte; si teneva alla larga dal respiro degli uomini, temeva la gente che teme il fiume.
La ragazzina sopra il ponte non aveva paura del fiume e nemmeno della gente (e nemmeno della ragazzina dai capelli rosa, della quale ignorava l’esistenza); lei non era forte ma non aveva paura, perché nessuno aveva paura di lei.
C’era un gatto nel fiume. Il gatto era piccolo e bianco come la bambina; nemmeno lui aveva paura del fiume, ma stava annegando comunque. Alla sorella del fiume piacevano i gatti.
C’era un gatto sopra il ponte. Ce l’aveva portato un’onda potente, l’aveva salvato per non veder piangere la sorella, perché poi le sue lacrime sarebbero cadute dal cielo e avrebbero fatto piangere anche lui.
Si volevano bene, la ragazzina ed il fiume senza nome, ma come tutti i fratelli ogni tanto bisticciavano. Quando lo facevano crollava il cielo e gli uomini gridavano e sparivano in quei flutti infuocati.
C’erano due ragazzine ed un gatto sotto il ponte. La bambina bianca ammirò la lunga veste d’acqua dell’altra, si avvicinò alla riva bruciata e ai gorghi splendenti di rosso.
"Sei la figlia della sarta?"
La sorella del fiume aveva la voce profonda e le labbra immobili. Le sue urla, tonanti anche nel cielo più nero, non arrivavano al cuore degli uomini.
«No. Sono la sorella del fiume.»
Un broncio leggero e un cruccio infantile sul viso della bambina. La figlia della sarta era morta annegata.
«Ma devi fare attenzione agli spettri che stanno vicino a tuo fratello. Di solito sono buoni e ti portano fortuna, però poi diventano cattivi e ti mangiano gli occhi»
Un sorriso tenue nel greto del fiume, riflesso sul viso selvatico di Lei.
La bambina cammina senza pupille sul ponte a Sud. La sorella del fiume dorme sazia nel letto del fratello, sui ciottoli lisci. Si sveglia la mattina presto e guarda in su, verso il ponte e la strada. Aspetta ancora qualcuno che non abbia paura.
Bianca Martinetto
La bellezza di questo racconto sta nell'atmosfera che riesce a creare (di sogno o di incubo, in entrambi i casi inquietante). A un certo punto sentii di essere sotto il ponte anche io (che poi insomma, poco ci manca eheh)
RispondiEliminaBrava Bianca, benvenuta e grazie per questo post leggero e sinistro.
Federico
Pezzo bellissimo! Ha il ritmo lento dell'acqua del fiume, la luce e il ponte li vedi, il dialogo lo senti. Una scrittura letteraria di grande raffinatezza.
RispondiEliminaAdelaide, per dovere di cronaca Bianca è la piu' giovane scrittrice del blog : 15 anni!!
EliminaEd è Bravissima!
Caspita!!!! Allora i miei complimenti sono addirittura insufficienti.
EliminaDi questo racconto mi piacciono in particolare alcuni dettagli descrittivi. A esempio "il gelo che puntellava i tetti ... che si incollava tra la pancia e i polmoni", la ragazzina che "si teneva alla larga dal respiro degli uomini". Sono finezze che non ci si aspetterebbe da un'autrice tanto giovane.
RispondiEliminaBravissima Bianca!!!
Gabriella
Mi piacque assai. Ha un vago sentore di Neil Gaiman, e non posso che apprezzarlo
RispondiEliminaMi piace molto il ritmo e il ripetersi di "c'era ...." come una goccia che batte ad intervalli regolari e scava. Brava.
RispondiEliminaAdele Musso
Complimenti! Mi è piaciuto moltissimo ed è molto inquietante. Ritmo perfetto!
RispondiEliminaAncora complimenti
Anche a me è piaciuto tantissimo! Una favola gotica, fredda come un fiume del nord e tutta nei toni della nebbia. Impossibile non rabbrividire! Brava!
RispondiEliminaBella favola, gelida e bianca come albe nordiche e racconti di oltre, verso Nord. Estuari inquietanti ove il cielo è scuro e si confonde con il fiume che corre via. Sulla terra una luce elettrica che colora di rosso le sabbie. Lo trovo inquietante anche se in apparenza non lo è.
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