Forte dei Marmi 1989
“Sono le 21.35. Luciano non è ancora tornato. Di sicuro sarà andato a Follonica per scoparsi quella troia di Agata. Al telefono mi ha detto che doveva risolvere dei problemi di lavoro o meglio di quello che lui si ostina a chiamare lavoro. Crede che io non abbia capito come l’agenzia immobiliare gli frutti solo la minima parte di quello che in effetti guadagna? Il suo vero lavoro è quello di succhiare il sangue ai disperati che gli chiedono prestiti. Ho un marito strozzino. Una vergogna per chiunque ma non per me! Dopotutto che me ne frega? Fatti suoi. Io sono al di sopra di tutto. Io posso fare di tutto. Senza limiti o proibizioni. Spendere, spandere e godere dei suoi soldi! Ecco quello che mi interessa. Luciano non può dirmi né farmi nulla. E se lui scopa con Agata io gli metto le corna con chi mi pare! Una donna come me può forse accontentarsi di un vecchio di quasi settant’anni? Che schifo mi fa! Ormai non mi tocca da tempo. Ha capito che vederlo nudo mi fa venire il vomito ma non ha ancora capito che ciò che detesto è soprattutto vederlo ….”vivo”.… Questa è l’ultima sera della tua vita marito mio. Torna pure a casa. Mi troverai attenderti con ansia per condurti in garage. Ti ho preparato una bella sorpresa. Vedrai…Ho sentito il rumore di un’auto. E’ lui. Devo mostrarmi indifferente. Non deve capire nulla di quanto lo aspetta. Mi faccio trovare in camera da letto o davanti il televisore? No è meglio farmi trovare in bagno magari intenta a lavarmi i denti….La porta si apre. Eccolo. Mi guarda con disappunto. Non ha ancora digerito il fatto che io abbia portato qui a casa Carlo. Non capisco perché abbia fatto tante storie. Dopotutto lui sa della nostra relazione. Ah già…bisogna mantenere la facciata. Stupido ipocrita che sei. Avrei voglia di dirti quel che penso di te ma stasera non posso…stasera devo essere diversa, magari non proprio dispiaciuta ma almeno un pochino più conciliante altrimenti chi convince questo stronzo a scendere in garage? Gli vado incontro con un sorriso che non sfoggio con lui da parecchio tempo. Stupito mi chiede non dovevi uscire con quel babbeo stasera? No - rispondo abbassando gli occhi verso la punta dei miei sandali dorati. No - ribadisco con aria quasi afflitta. Lui insiste incredulo - ma sei vestita come se dovessi andare a ballare. No - ripeto - io e Carlo abbiamo litigato. Non dirmi che è finita tra di voi - osserva lui beffardo - non ti fa divertire abbastanza il giovanotto? Luciano basta…- rispondo - non ho voglia di parlarne. Vorrei solo andare a letto a riposare ma…dove vai? Lui mi volta le spalle e si dirige verso il telefono. Guardo l’orologio. Il tempo stringe. Sono già le 21.45. Lo sento parlare. La sua voce è disgustosamente sdolcinata. Sta parlando con Agata. Questa telefonata non ci voleva. Spero non le dica che io sono in casa con lui. Che cazzo avrà ancora da dirle? Ah meno male ha già terminato…le ha solo dato il bacio della buona notte. Che cretino. Torna indietro verso di me. Gli rivolgo uno sguardo preoccupato.
Che hai adesso? mi chiede. Luciano…scusa non vorrei disturbarti ma credo di avere perso un braccialetto in garage…sai quello di tua madre…Lui cambia faccia perché si tratta di un oggetto a cui tiene molto. Prende le chiavi del garage. Non riflette nemmeno sul fatto che io potrei avere perso quel gioiello in qualsiasi altro posto. Continua a borbottare inferocito - non dirmi che l’hai perso? Perché te lo metti sempre? Non hai altri bracciali altrettanto belli da sfoggiare? Cerco di calmarlo - dai Luciano quel braccialetto è roba fine e lo indosso per sentirmi più chic…l’ho cercato dappertutto ma in casa non c’è e di sicuro mi sarà caduto in macchina o a terra in garage. Dai non mi dare il tormento…accompagnami giù a cercarlo…ti prometto che non lo metterò più. Pronunzio queste ultime parole con il tono di una scolaretta pentita. Lui mi guarda ancora con severità poi esce borbottando va bene vado a cercarlo ma se non lo trovo ….Non ti preoccupare - rispondo - sto scendendo giù anch’io… lo cercheremo insieme e vedrai che lo troveremo. La saraniscesca del garage si solleva lentamente. La luce del lampione accende il metallo di strani luccichii. Sono dietro Luciano. Sento il suo respiro ansante. E’ l’ira che a stento trattiene. Non sa che cosa lo aspetta. Non lo immagina proprio. Non può immaginare quanto sia grande il mio odio per lui. Nella penombra vedo la mano di Luciano toccare l’interruttore della luce del garage. Luce bianca al neon. Entra deciso ma con il capo rivolto verso il pavimento in cerca del prezioso bracciale della cara mamma. Cammina lentamente perlustrando centimetro dopo centimetro il suolo. Si porta fino al punto in cui Carlo nascosto dietro una scaffalatura con un balzo finalmente si scaglia contro di lui. I due uomini sono l’uno contro l’altro. Lottano. Resto ferma in un angolo per assistere alla scena, per godermela minuto per minuto. Non c’è speranza per Luciano. E’ vecchio e non può resistere alla violenza di quell’attacco improvviso. La lama del coltello si conficca con un sordo rumore nel corpo senza forza di Luciano. Una, due, tre, quattro, cinque, sei, sette coltellate e poi non riesco più a tenere il conto. Carlo sembra una furia selvaggia. Luciano emette degli orribili mugolii di morte. E’ ormai un corpo straziato che giace sul pavimento in un lago di sangue. Non provo nulla. Non posso provare nulla. L’unica cosa che penso è che dobbiamo uscire subito da qui. Rimetterci in ordine. I ragazzi ci aspettano in auto. Dobbiamo chiudere il garage e correre via. Carlo ha i vestiti macchiati. Ha bisogno di cambiarsi al più presto. E’ sconvolto. Devo cercare di calmarlo. Il tempo stringe. Il tempo stringe. Ormai tutto è fatto. Adesso dobbiamo solo pensare a costruirci un solido alibi. Faremo un lungo giro per i tutti i locali alla moda. Balleremo e berremo spensierati. Poi stanotte tornerò qui con i miei figli per scoprire il fattaccio. Non ci saranno problemi. Saprò dipingere sul mio volto lo sgomento di una donna che trova il proprio marito assassinato…
LM
Che hai adesso? mi chiede. Luciano…scusa non vorrei disturbarti ma credo di avere perso un braccialetto in garage…sai quello di tua madre…Lui cambia faccia perché si tratta di un oggetto a cui tiene molto. Prende le chiavi del garage. Non riflette nemmeno sul fatto che io potrei avere perso quel gioiello in qualsiasi altro posto. Continua a borbottare inferocito - non dirmi che l’hai perso? Perché te lo metti sempre? Non hai altri bracciali altrettanto belli da sfoggiare? Cerco di calmarlo - dai Luciano quel braccialetto è roba fine e lo indosso per sentirmi più chic…l’ho cercato dappertutto ma in casa non c’è e di sicuro mi sarà caduto in macchina o a terra in garage. Dai non mi dare il tormento…accompagnami giù a cercarlo…ti prometto che non lo metterò più. Pronunzio queste ultime parole con il tono di una scolaretta pentita. Lui mi guarda ancora con severità poi esce borbottando va bene vado a cercarlo ma se non lo trovo ….Non ti preoccupare - rispondo - sto scendendo giù anch’io… lo cercheremo insieme e vedrai che lo troveremo. La saraniscesca del garage si solleva lentamente. La luce del lampione accende il metallo di strani luccichii. Sono dietro Luciano. Sento il suo respiro ansante. E’ l’ira che a stento trattiene. Non sa che cosa lo aspetta. Non lo immagina proprio. Non può immaginare quanto sia grande il mio odio per lui. Nella penombra vedo la mano di Luciano toccare l’interruttore della luce del garage. Luce bianca al neon. Entra deciso ma con il capo rivolto verso il pavimento in cerca del prezioso bracciale della cara mamma. Cammina lentamente perlustrando centimetro dopo centimetro il suolo. Si porta fino al punto in cui Carlo nascosto dietro una scaffalatura con un balzo finalmente si scaglia contro di lui. I due uomini sono l’uno contro l’altro. Lottano. Resto ferma in un angolo per assistere alla scena, per godermela minuto per minuto. Non c’è speranza per Luciano. E’ vecchio e non può resistere alla violenza di quell’attacco improvviso. La lama del coltello si conficca con un sordo rumore nel corpo senza forza di Luciano. Una, due, tre, quattro, cinque, sei, sette coltellate e poi non riesco più a tenere il conto. Carlo sembra una furia selvaggia. Luciano emette degli orribili mugolii di morte. E’ ormai un corpo straziato che giace sul pavimento in un lago di sangue. Non provo nulla. Non posso provare nulla. L’unica cosa che penso è che dobbiamo uscire subito da qui. Rimetterci in ordine. I ragazzi ci aspettano in auto. Dobbiamo chiudere il garage e correre via. Carlo ha i vestiti macchiati. Ha bisogno di cambiarsi al più presto. E’ sconvolto. Devo cercare di calmarlo. Il tempo stringe. Il tempo stringe. Ormai tutto è fatto. Adesso dobbiamo solo pensare a costruirci un solido alibi. Faremo un lungo giro per i tutti i locali alla moda. Balleremo e berremo spensierati. Poi stanotte tornerò qui con i miei figli per scoprire il fattaccio. Non ci saranno problemi. Saprò dipingere sul mio volto lo sgomento di una donna che trova il proprio marito assassinato…
una brava picciotta!
RispondiEliminane prenoto una...
GD
Pauraaa... e pensare che magari trenta anni prima Luciano le avrà pure fatto una corte appassionata... no comunque una bella atmosfera si respirava in casa...certo che però anche lui...regalarle il bracciale della suocera...ne avranno tenuto conto come attenuante?
RispondiEliminabg
ma il titolo non l'ho capito, era regalo di natale??
RispondiEliminami scordai la firma.... Monica G.
RispondiEliminaRegalo di Natale? il bracciale o le coltellate? ahahhaah
RispondiEliminaGD
Viva Laura!
RispondiEliminaR.
apperò ben determinta la circe. meglio non farsi trovare sulla sua strada!
RispondiEliminacomplimenti
llg
Complimenti, si legge tutto d'un fiato anche conoscendo la storia a memoria.Ora lavora in una comunità per disabili psichici!
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