Come tutte le cascine di una volta in
cui il piano terra era unicamente adibito a stalla, ha uno spazioso
cortile da cui si accede al piano superiore tramite una scala
esterna, unica via d'accesso all'abitazione vera e propria.
Nonna Rosa, essendo già abbastanza
anziana, non ha timori quali essere derubata, assalita o sequestrata,
quindi la porta d'ingresso è perennemente spalancata, fatto salvo
per i mesi invernali, nei quali è accostata. D'altro canto, il suo
nipote più grande abita a meno di cento metri e lavora in campagna:
all'occorrenza le basterebbe lanciare un urlo e lui si
materializzerebbe all'istante, armato di forcone. Per cui, Nonna Rosa
sta tranquilla.
Le sue figlie meno, ma provate voi a
farle capire che la porta dovrebbe stare chiusa e che prima di urlare
“Avanti!”, quando sente dei passi sulle scale, sarebbe opportuno
chiedere “Chi è?”.
Nonna Rosa è fatta così, inutile
discutere.
Oltre al suo bodyguard personale, Nonna
Rosa ha anche un'altra nipote, che si chiama Elisa, e oggi Elisa sta
andando a trovare la nonna. Del tutto ignara di quello che sta per
accadere, parcheggia in cortile, sale le scale, apre la porta e
grida: “Ciao, nonna!”.
“Ciao, Elisa!”, le risponde Nonna
Rosa, “Sun an cusin'a, ven drinta!”.
(Nota dell'autrice: per comodità,
nella narrazione della vicenda useremo direttamente la traduzione dal
piemontese, benchè molta della bellezza dei dialoghi vada in questo
modo persa. Quindi, traduzione: “Sono in cucina, entra!”).
“Sono passata a salutarti”, dice
Elisa, mentre chiude la porta ed entra in corridoio, “Come stai?”.
“Tutto bene. Vieni, entra! Ho appena
fatto il caffè, ne vuoi?”, chiede Nonna Rosa, sempre nascosta in
cucina.
“Ma sì, dai”, Elisa ormai è
arrivata in cucina, abbraccia Nonna Rosa e le schiocca un bacio sulla
guancia.
“Dai, dai: posa la giacca sul divano,
siediti tranquilla. Prendo il caffè e arrivo”, le dice Nonna Rosa.
Elisa sorride. È metà giugno e ci
sono ventotto gradi: tipico di Nonna Rosa non accorgersi della palese
inutilità di indossare una giacca. Si dirige verso il
microsalotto/stanza da pranzo, si toglie la borsa e ciò che vede la
blocca con la mano a mezz'aria, nell'inespresso atto di lanciare la
borsa suddetta sul divano di pelle consunto.
Cosa vede?, vi starete chiedendo.
Vede una capra. Una capra nana.
Seduta sul divano, che la fissa.
In modo piuttosto arcigno, come se la stesse rimproverando di non
averla salutata.
Elisa
fissa la capra.
La
capra fissa Elisa.
Nessuno
si muove.
Nonna
Rosa appare sulla porta della cucina con una tazzina di caffè già
zuccherata: “Non ti siedi?”, chiede ad Elisa, porgendole il
caffè.
Elisa
-la mano che brandisce la borsa ancora alzata- volta la testa verso
Nonna Rosa: “Nonna”, boccheggia, “C'è una capra sul divano”.
Perchè
lo dici, ignara bambina? Speri forse che questa notizia smuova la
coscienza di Nonna Rosa?
Illusa.
“Lo
so”, risponde, candida, la nonna, spingendo la nipote sulla
poltroncina e prendendo posto di fianco alla capra, impassibile (la
capra, non la nonna). “È dei vicini”, aggiunge, sistemandosi la
gonna, “Ogni tanto viene su e mi fa un po' di compagnia, guardiamo
la tivù insieme...”.
Un
silenzio pesantissimo segue questa affermazione, finchè Elisa, con
enorme sforzo di volontà, riesce ad emettere una parola. O meglio,
un suono: “Ah...”, rantola.
A
Nonna Rosa basta: comincia a chiacchierare del più e del meno, le
chiede come stanno i suoi cani, come va l'università, come sta il
suo ragazzo (nell'ordine). Elisa risponde faticosamente ad ogni
domanda, inghiottendo il caffè, mentre, con gli occhi spalancati,
non smette di fissare la capra; la capra, impassibile, si fa gli
affari suoi.
Ad un
tratto, Nonna Rosa guarda l'orologio: “Ah, ma è tardi”, dice.
Poi dà due pacche leggere sul sedere della capra seduta vicino a lei
e la incita: “Su, vai. Che se no Marcello si preoccupa”.
La
capra, ubbidiente, si alza, scende dal divano e si avvìa verso il
corridoio. Elisa la segue con lo sguardo finchè non scompare.
Solo
allora trova il coraggio di chiedere a Nonna Rosa: “Nonna...?”.
Non è
precisamente una domanda, ma Nonna Rosa capisce: si allunga verso la
nipote, le prende una mano e, dandole dei colpetti rassicuranti,
risponde: “Nemmeno a me sta simpatica, ma mi spiace manadarla via:
si sente tanto sola, sapessi!”.
Disclaimer: Nonna Rosa, Elisa e la capra sono realmente esistenti quindi ogni riferimento a fatti, persone o ruminanti è puramente intenzionale. D'altra parte, non detengo i diritti su nessuno dei personaggi in questione, ma voglio molto bene a tutti e tre.
AC
aghahaahaaaaa
RispondiEliminaagnese, di questo racconto una sola cosa non va, il titolo! (focalizza sul personaggio non protagonista..ahahhahaaa)
Mi piaciu assai assai!
GD
ahahahah! grazie! XD sono sempre stata un mezzo disastro con i titoli, ma a questo serve un Editore/Correttore di bozze come te! consigli? conta che il primo titolo era "Nonna Rosa e la capra", ma l'ho cambiato per non svelare il finale =D
EliminaL'amica muta?
Eliminaahahah! geniale! lo cambio subito! XD
EliminaSenta, amica dell'amica, c'è la sezione Anatomia... vogliamo scrivernE?
EliminaGD
l'ho veduta, ma prima devo trovare una parte del corpo interessante di cui discutere =)
EliminaAgnese, tu non ci crederai ma non sono per niente stupita! ...ahahhah! Mi immagino bemissimo la capra Nana e Nonna Rosa, e come se fossero miei parenti :)
RispondiEliminaQualcuno tagghi questo racconto sul mio profilo FB!! thanks!
grazie Anna! =D nonne del genere ce ne sono un po' dappertutto, ma purtroppo sono sempre meno..
EliminaIn realta' io pensavo a mia madre...ne sarebbe capacissima...
Eliminatua mamma ha tutta la mia stima! =D
EliminaIo voglio la versione in lingua originale!! Trooooppo bello!
RispondiEliminaBG
la capiremmo in pochi, temo... XD
EliminaQuesta è la mia ragazza.
RispondiEliminaE la amo tantissimo, anche perché solo lei scrive storie di vita vera/vissuta/questalasapevo così bene XD
"Elisa fissa la capra.
La capra fissa Elisa.
Nessuno si muove."
<3