...quand'ebbero camminato fino a mezzogiorno,
giunsero a una casina fatta di pane e ricoperta
di focaccia,
con le finestre di zucchero trasparente.
"Ci siederemo qui e mangeremo a
sazietà," disse Hänsel.
"Io mangerò un pezzo di tetto; tu, Gretel,
mangia un pezzo di finestra: è dolce"...
Hänsel e
Gretel
fratelli
Grimm
Entrò nella stanza correndo
la bimba che quasi stava per inciampare e il merletto del suo abito bianco bianco e fresco fresco di ammorbidente
si sarebbe sporcato e strappato. L'ingresso sapeva di dopobarba e di mentolo perché
era domenica ed era arrivato lo zio che si rasava solo la domenica. E lei non
voleva contare i giorni della settimana, li sapeva certo, ma a lei non importava,
tanto sapeva che c'era la domenica che odorava di dopobarba e di mentolo perché
arrivava lo zio. E portava le paste. Dentro ad un pacchettino con la carta
gialla e il nastro rosso che teneva al mignolo che era un equilibrista lo zio.
Aveva i baffoni neri neri e duri duri che si pungeva le mani Greta quando
glieli afferrava forte e li tirava. E rideva lo zio con la sua voce grossa di
Babbo Natale. E lei rideva con la sua voce da topina che squittiva come
Rudolf, che era il suo criceto che girava nella ruota e non si annoiava mai.
Greta e il suo vestito bianco bianco che sapeva di ammorbidente la domenica.
Andava alla prima elementare e riempiva pagine di A e conosceva l'alfabeto
intero, e sapeva contare, e sapeva a memoria le canzoni dei cartone animati, e
giocava a fare la mamma con il suo bambolotto che faceva la pipì. E Greta
faceva la pipì. Dentro al letto una notte sì e una notte no e le piaceva tanto
svegliarsi col calore tra le gambe e il letto caldo. E la mamma la lavava e la
profumava con la colonia alle rose. Beveva il latte caldo e andava dritta a
scuola a riempire pagine e pagine di O. Come rideva con la sua bocca sdentata
di latte e le sue labbra rosse di fragole. E l'odore di mamma nelle ascelle.
Greta che indossava le sue scarpette blu e non le voleva togliere mai. Che
erano di velluto e Greta le accarezzava mentre la maestra spiegava come se ho
tre caramelle e la nonna me ne da due io ho cinque caramelle. Il velluto era
bello e morbido come il pelo di Gigio il gatto grigio. L'ultimo regalo di
natale.
Greta aveva la sua camera che sapeva ancora di nuovo, con le sue
bambole e i trucchi delle fatine, con le aluccie disegnate e gli amuleti e le
bacchette magiche. E sognava dentro al suo baule che c'era un altro mondo lì
dentro, “il mondo di dentro al baule”. C’era Oriol in quel mondo che la
prendeva per mano e a Greta sudava la mano ma rideva perché lui la accompagnava
in quel mondo. Era una meraviglia dentro al baule. Fiori
coloratissimi e mai visti, cavalli bianchi con la coda d’argento, gatti dorati
con occhi verdi, uccellini azzurri dal becco rosso, farfalle grandi come non
aveva mai viste, frutti strani dai colori forti e dal sapore dolcissimo. Poi
fiumi e laghi con alghe, pesci verdi e gialli, gamberetti azzurri, ostriche
blu, vongole arancioni e granchi bianchi come la neve. Greta che si incantava. E
non lo diceva a nessuno Greta che c’era quel mondo che poi tutti ci volevano
andare. Lo sapevo solo lo zio che sapeva di dopobarba e mentolo e che veniva la
domenica e lei si faceva trovare bellissima. Davanti allo specchio si pittava
le labbra di rossetto rosa e gli occhi verdi. Lo zio era uguale uguale a Oriol
che viveva nel baule. Solo che lo zio era più bello. Una domenica prese la mano
grande e forte e piena di peli dello zio e lo portò nella sua stanza e,
civettuola, gli mostrò le sue bambole e il bambolotto che fa la pipì come lei. E
i trucchi tutti in bella vista e l’orologio e il quadretto e le penne con le
piume e le bacchette magiche e gli amuleti che ti trasformano. E aprì il baule
Greta e prese per mano lo zio e lo accompagnò nel mondo incantato. E lo zio era
pure incantato. Era forte lo zio, grande e grosso coi suoi baffoni
neri neri e duri duri che si pungeva le mani Greta quando glieli afferrava
forte e li tirava. E lo zio si sedeva nella seggiola e Greta a cavalcioni su di
lui. E rideva Greta sopra al suo destriero con l’odore buono che era di
dopobarba e di mentolo. Con quella faccia liscia di velluto blu e i baffoni
neri neri e duri duri. A greta piaceva tanto lo zio che arrivava la domenica. E
portava le paste. Dentro ad un pacchettino con la carta gialla e il nastro
rosso che teneva al mignolo. Era un equilibrista lo zio.
VB
C'è innocenza nell'indecenza. Nel crimine c'è la collaborazione della vittima a sua stessa insaputa e l'orrore vive accanto alla fiaba, e vi si mescola. Dirlo e non dirlo, farlo vedere senza mostrarlo ma svelandolo. Vito secondo me è già pronto per l'università.
RispondiEliminaVito sei un grande !
RispondiEliminaBG
Bellissimo pezzo! Mi è piacita la scelta del punto di vista e come hai mantenuto l'equilibrio tra la malizia e l'innocenza, mostrando senza descrivere. Con quei baffoni pungenti che incombono su tutto il pezzo. Dai ripetizioni agli asini dell'ultimo banco?
RispondiEliminaManubirba
ogni baule pieno di colori ha dentro sfumature segrete, spaventose e buie...e la tua raffinatezza nel raccontarle rende tutto magico nonostante tutto......perchè la vita è anche questa purtroppo. bravo bravo come sempre e più di sempre...
RispondiEliminagrazie!
RispondiEliminacome al solito siete troppo gentili...
... semplicemente elegante!
RispondiEliminamatali
azz!
RispondiEliminaBello e in temissima.
RispondiEliminaSi sull'orlo sempre di una narrazione diafana con personaggi tenuti in bilico tra circo e belle epoche : immagino lo zio in panama e baffoni e poi in calzamaglia a fare l'equilibrista con una bambola in pizzo. Purtroppo il gioco s'intorbidisce dentro a un baule da mille meraviglie che non sono più luogo d'innocenza e d'infanzia. Racconta con tanta leggera eleganza l'innocenza violata. Grazie!! non si dirà mai abbastanza ...purtroppo.