Serate in
discoteca, shopping sfrenato, interi pomeriggi a limarsi le unghie
guardando le soap opera in televisione.
Molto diversa era
la loro sorellastra, Luisa, prodiga nello spendere il suo tempo
libero in varie azioni umanitarie. Era attivista di Greenpeace e,
quando poteva, andava a servire i pasti alla Caritas.
Non altrettanto
fortunata, la matrigna l'aveva depredata di tutti gli averi dopo la
morte del padre, era costretta ad arrabattarsi in mille lavori: nei
week end faceva la cameriera nei ristoranti, il lunedì e il
mercoledì pomeriggio la baby sitter, la mattina faceva volontariato
in un ufficio di paghe e contributi (volontariato che in
quell'ufficio chiamavano con il termine inglese “stage”).
Un po' perchè
tempo libero ne rimaneva poco e un po' perchè la considerava una
frivolezza, Luisa non andava spesso dall'estetista e nemmeno dalla
parrucchiera e nonostante avesse poco più di trent'anni i suoi
capelli erano già color cenere. Ecco perché i suoi amici la
chiamavano “Cenerentola”.
Ma le due
sorellastre, oltre ad essere insulse, erano anche piuttosto
dispettose.
A dirla con
franchezza odiavano Cenerentola: vestiva con abiti comprati
al mercato, non si truccava e i suoi capelli erano attorcigliati
attorno ad una matita eppure incuteva loro una sorta di timore.
Probabilmente perchè aveva sempre la battuta pronta.
Capitò così che
un giorno Anastasia, una delle due, rubò dalla buca delle lettere un
invito diretto a Cenerentola.
Era
l'inaugurazione di un nuovo circolo ARCI dall'altra parte della
città.
Anastasia pensò
che dovesse essere un appuntamento imperdibile. Non sapeva cosa
volesse dire “arci” ma alla trasmissione “Uomini e Donne”
dicevano sempre che erano “arci-stufi o arci-contenti” quindi
immaginò che fosse un posto chic e superlativo.
Trafugato
l'invito decise di andarci con l'inseparabile sorella Genoveffa.
Uscendo di casa,
con astio immancabile, bucarono le gomme della bicicletta della sorella intelligente.
La sera stessa
Cenerentola doveva andare a servire la cena alla Caritas.
Quando si accorse
che le sorellastre le avevano reso inservibile il suo unico mezzo di
locomozione (che aveva adottato non solo per questioni economiche ma
soprattutto per motivi ecologici) andò su tutte le furie.
Corse dalla
vicina di casa, soprannominata “A Fata” dalle perfide sorelle (“A
Fata” era l'abbreviazione dell'espressione romana “A Fata
Male!!!”, dovuta al poco fortunato naso della ragazza) per chiedere
aiuto.
Ne aveva
abbastanza. Voleva trovare le sorellastre e riempirle poeticamente di
botte.
A Fata aveva un
maneggio e offrì a Cenerentola un paio di cavalli e un calesse ma
Cenerentola disse che si trattava di sfruttamento di animali.
Alla vicina stava
simpatica Cenerentola, anche perchè si offriva di pulire le stalle
durante l'estate mentre il personale era carente, e le imprestò
l'automobile a Metano. “Attenta però” le disse “il permesso di
parcheggio per il centro scade a mezzanotte!”
Il primo locale
dove Cenerentola si diresse era il “Trillionaire”. Era sicura di
trovarci le due, fintamente ubriache a fare le svenevoli con il
palestrato e lampadato di turno.
Il buttafuori si
dimostrò inamovibile: non si poteva entrare conciati in quel modo,
con i jeans e la maglietta del Che Guevara.
Dopo una lite
estenuante Cenerentola, spazientita, tirò una scarpa sul buttafuori
e tornò a casa.
Era quasi
mezzanotte, il permesso del parcheggio stava per scadere, inutile
cercare ancora le due arpie.
Il giorno dopo le
bacheche di Facebook riportavano la foto della scarpa di Cenerentola
corredata da commenti sulla tossicità dell'oggetto.
Era stata
pubblicata dal proprietario del “Trillionaire”.
La lite era stata
ripresa dalle telecamere e lui aveva riconosciuto in Cenerentola la
ragazza che era venuta tempo addietro al colloquio per il posto da
barista.
Quella ragazza
aveva un non so che di provocante e lui aveva provato a baciarla
facendole capire come avrebbe potuto avere il posto, e anche qualche
regalino d'oro, se si fosse comportata bene. Aveva ricevuto in cambio un sonoro
schiaffo.
Gli uomini non
amano chi tiene loro testa.
Peggio per lei.
La disadattata sarebbe rimasta zitella e con lavori precari per tutta la vita.
LG
Il ritorno di Lucia Giorgi (sembrerebbe il sequel di un film sugli zomebie e invece è un racconto che mi ha costretto a sorridere e ridere pure.. è stata assente ma più che giustificata quest'alunna... meno male che Simone scrive per lei!) Bene, giusto in tempo, dritto nel quadernetto questo post!
RispondiEliminaMa a Simone racconterai favole di questo tipo? Wow, lo vedo già a cinque anni ad oKKupare il primo asilo abbandonato!
GD
Arci-divertente !!...
RispondiEliminaBG
davvero molto divertente :)
RispondiEliminameis
Ebbrava la Lucy! tra una poppata e l'altra eccoti di nuovo qua!
RispondiEliminaSolo una cosa, se io fossi un uomo non mi innamorerei mai di una che indossa espadrillas senza almeno 12 cm di zeppa :)
wud, io quelle con 12cm non le guardo nemmeno...
EliminaGd
Fai bene non se lo meritano!
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