giovedì 21 giugno 2012

Tema : Me


Mi chiamo Irene Dorigotti: le mie iniziali ID, identity.
La mia famiglia vive da duecento anni nello stesso posto: Isera.
Do-rigotti, ‘’due piccole righe’’, così come firmavano gli analfabeti. 
Mio nonno paterno, Valerio, si credeva cosi’ nobile da costruire negli anni ottanta un cottage simil-americano, ma con gli araldi e gli interni in stile  castello di  Tuhn. 
Il mio trisavolo, Valerio, era il miglior medico condotto sul mercato filo-Austroungarico: ‘’La mia famiglia non ha mai digerito la prima guerra mondiale e, a dirla tutta, noi non ci sentiamo così italiani. Siamo tutti laureati, tranne papà e nonno Valerio. I primogeniti si chiamano Valerio i secondi Aldo...Ricordati noi siamo austro-ungarici.’’
Leggo le pieghe dei diari di famiglia.
Il giovane Valerio cresce ai laghetti di Egan, dove l’italiano si sussurra e il tedesco si sprechena. 
I set di spade simil-lancillotto appesi ai muri. Il Cavaliere dell’Oca mi guarda da ventiquattro anni senza capirmi. Mio nonno ha sempre avuto dei dubbi gusti. 
Giochiamo con le bombe, giochiamo con la caccia ai partigiani.
Onore al merito gli va per aver partecipato alla Jugenfreiheit e per aver fondato un’agenzia di viaggio. 
Negli anni cinquanta doveva essere uno di quegli uomini che profumavano di talco e bourbon. Alto, occhi chiari e un poco di brillantina mascherata nei capelli. 
Un giorno quell’uomo elegante prese la valigia e non vide mai finito l’orlo dei pantaloni che mia nonna stava cucendo. Non vide neppure mio papà, il piccolo Giorgio, all’asilo a ritagliare le particole con le suore. Mia zia Elena, che da bionda diventava scura. Non sentirà tutto il paese di Pomarolo mormorare: ‘‘Sono figli di separati.’’


Basteranno solo poche lettere per compensare la sua strana affettività. Sarà solo il tempo ad avvolgere nelle pieghe le viti e gli aspri tramonti montani. 
 Quando il verde, da verde chiaro si tonifica fino a raggiungere la tonalità verde foresta nera, è in quel cromo che la resina si può sgelare.
‘’DoniM doniM d’do vat? ‘’ Ho due anni e mezzo corro avanti e in dietro fra i tavoli e le vene varicose dei miei bisnonni materni. In quella casa in città proprio non ci riesco a stare. È un periodo biondo cenere.

Nonna Rosanna, timida sedicenne siede dietro il bancone del bar. Fuori il mercato con la donna che taglia le zampe dei polli e topi voraci che le sbranano.
Entra un ragazzo con il colletto bianco e blu. Chiede un bianco al banco. Dice che deve festeggiare perchè lui, proprio lui, andrà in America.
Lo dice con uno sguardo capace di penetrare l’anima di quella ragazza. Ad un tratto le voci si fanno sottili, il mercato là fuori non è che un lontano brusio. Grandi speranze.

Nonno Walter, il ragazzo, lo stesso che inforcava la bici per 40 kilometri per prendere il pane dai parenti di Vicenza. Andare fino là per il pane, poi marinaio senza sapere cosa fosse il mare. “Non preoccuparti” gli diceva il suo vecchio “è come il Lago di Garda ma un po’ più grande. 

“Irene è sotto peso. Cosa mangia?” Latte. “È nelle curve minime di crescita, per i tre anni intendo.”

La vita di Valerio in Svizzera è precisa, puntuale e pulita. Nella sua mente i draghi decollano spesso in Thailandia.
Le suore gli scrivono che i figli stanno bene, la loro madre è sarta. Giorgio è stato bocciato in prima elementare. È troppo irrequieto,non sa stare nel banco. 
Non era facile crescere senza papà,  per fortuna che c’era lo zio Gigoti che lo caricava sull’ape e ancora ubriaco lo portava alle feste degli alpini. Gigoti basso e lui già più alto, con gli stessi pantaloni alla zuava. Prima fuori la fionda dalla tasca e poi il flabet a sparare ad ogni cosa che passasse. Via veloci da scuola e salta veloce sull’ape.
Walter e le sue promesse di marinaio: “Lo sai, ci sposeremo e poi ti porterò a Venezia”. Eppure qualche anno dopo Grazia occhi grandi civetta sul mare.
Vita da marinaio ramingo: Roma, Genova, La Spezia. La strana scolarizzazione di Walter- marinaio trasfusionista lo porta ad accettare un incarico a Palermo.
I piedi di Grazia sulla sabbia attraversano il paese: “mamma non voglio mettere le scarpe fa caldo.”

Irene non disegna bene, passa il tempo a giocare con i maschi. “Mamma i maschi hanno strozzato un uccellino con le mani nel nido. Papà è in Australia.”

Le signore palermitane non escono di casa, calano i cestini e mormorano di Rosanna che parla con tutti e dei suoi figli troppo biondi e liberi. Hanno fatto amicizia con il dottore “è gente che conta, non si capisce perchè la piccinina vada a scuola con le pastorelle del paese.”
Mauro sta alla porta poi sdraiato sulle piastrelle a prendere in giro Grazia che deve andare a scuola. Litigano sempre. Il profumo delle arance avvolge il tutto.
Irene hai saltato dai gradini, lo sai che non puoi volare non sei mica peter pan. Ci bastava il trauma cranico per le fragole dell’anno scorso. Adesso anche il naso rotto.
Sei la solita zuccona. 
 Lo sai che in questo periodo dovrebbe nascere tua sorella...e adesso cosa succede? Due nel letto d’ospedale su tre della famiglia. Non va per niente bene.”
Giorgio ha finito la scuola non può lavorare sempre dal marsali a fare wustel e salami. Suo padre gli darà un lavoro.
Il nonno coltiva l’orto e nasconde i coltelli in giro appesi sugli alberi. 
Irene vedi ci sono gli indiani. Io ho un mondo tutto mio dentro. Non capisco i movimenti degli altri devo pensare a tutte le cose automatiche. Irene il pesce grande mangi sempre il pesce piccolo.


Irene Dorigotti


AM


Chiara : mamma ho trovato di tre Barbie impiccate al pino marittimo e un altra in pasto al cane.

Segni scomposti appaiono calligrafia indecifrabile pagine di A.
Irene fin da piccola amava i racconti.
Mi ascoltava con gli occhioni sgranati e la sua fantasia trasformava cose e persone.
Imparò presto ad inventare ed a raccontare ed era il suo modo di descrivere e trasfigurare il mondo.
Crescendo conobbe la storia di Peter Pan che divenne il suo libro preferito;c’era magia,avventura ,sogni che divengono reali….ragazzi che non vogliono crescere e che ogni giorno vivono avventure sospese tra realtà e fantasia.
Taciturna e riflessiva filtrava il mondo attraverso le parole; riusciva a cogliere l’anima delle cose e le sue prime poesie ,raccolte di parole ,di assonanze ,di immagini ,descrivevano il mondo e le sue ingiustizie senza perdere la capacità di sognare.
Attraverso i racconti ,scritti da adolescente ,rifletteva le sue inquietudini in quelle dei suoi coetanei,che ignari protagonisti,diventavano specchio di una realtà filtrata dalle emozioni,dalla ribellione,dalla tristezza,dall’ironia in parole che sanno trasformarsi in immagini,in emozioni che giungono all’anima.
La scrittura di oggi,più accurata e riflessiva non perde la caratteristica di rendere visibile il racconto, trasformando le esperienze quotidiane in emozioni da condividere. 


Ruanda, 2012


  Le montagne, in lontananza, con i fianchi foderati di foreste, una pelliccia verde. Nella distanza immobili. Da vicino tremano al passare dei gorilla. Il villaggio dorme nel caldo del mezzogiorno. Un solo vecchietto senza denti intreccia un canestro davanti alla porta di una capanna. Dentro le donne coi seni nudi. I bambini sudati. Uno che respira male, per la malaria. La settimana prossima starà meglio. Tra due settimane gli tornerà. Gli uomini con le gambe impolverate.
  Irene sta seduta all’ombra striminzita di un albero, al confine di una macchia verde. Ha la pelle bianca e gli occhi ebano . Indossa una vecchia maglietta dei Rolling Stones tutta sbiadita.


PS Irene chiede se per cortesia chi legge questo  POST puo' inserire 2 righe nel commento che la descrivano. 

27 commenti:

  1. straniante talento da decifrare e che affascina come una diagnosi aperta
    Meis

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  2. Irene non tollera sentire leggere racconti senza colore. Ama le frasi colorate e profumate.

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    1. Irene quando ci si mette è molto noiosa

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    2. la mia oltre che una lode conteneva anche la critica..."da decifrare"...cioè a volte non capisco se "ci sei o ci fai"...:)) resta il fatto che scrivi molto bene ma in quel dubbio, almeno nel mio modo di usufruire di quel che scrivi, sento un po' bloccarsi le emozioni! Però adesso devi condividere anche sul mio facebook il video "Lobotomia" eh eh eh
      Meis

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    3. Irene, al Festival dei blog letterari di Thiene leggerò il tuo post "La Crisi"
      Meis

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    4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    5. Meis e di me che leggi?

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    6. Di tuo pensavo Ritorno all'isola :)
      Meis

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    7. Grazie sei troppo gentile!

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  4. Ho scelto Irene per via di Leopoldo, già mi piaceva e da lì l'ho amata e io quando amo non critico; se richiesto, scrivo qualche suggerimento in separata sede. Irene è nella mia pancia.

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    1. grazie mille lusingata di tutto ciò se hai dei suggerimenti manda una mail

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  5. Leggendolo pensavo alal mia famiglia: non è che siamo parenti e non lo sappiamo? :D

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  6. Irene ha attorno stuoli di avi fasulli che si aspettano che lei segua le loro orme. Irene cerca la sua Irene, e teme che sia diversa da quella che tutti immaginano e si aspettano

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  7. Irene ti ho letto. Leggo di te da quando ci regali le tue righe. Ti ho scelto anch'io. Ma diversamente ti dico che in questo post sei tu. Incredibilmente te. E scavi come un chiodo che stride su muri integri o portiere delle macchine. Fai male.
    Ma male tanto da prenderti per mano e correre con te lì dove vuoi arrivare: al cuore delle persone.
    Ti dico che Irene è chi scrive e chi vive alla stessa maniera. Soffrendo
    E soffrendo partecipi la tua sofferenza.
    Nervosa. Irrequieta,
    Irene è un cucciolo.
    Irene ha una sensibilità che dilata parole e modi di dire.
    Irene va dritta al cuore.
    E non ho finito nemmeno di leggerti che ero a prenderti in braccio mentre prendevi in braccio.
    Scusa se ho detto tutto in un fiato. E troppo.
    E' di sicuro troppo ma perdonami

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  8. Irene, la tua famiglia sembra la mia: magarisiamo parenti e non lo sappiamo. Un giorno ti copierò sfacciatamente l'idea, se sarò abbastanza depresso da tirare fuori il bisavolo edile, il nonno ubriacone e tutta la corte dei miracoli.

    Mi sembra che tu stia cercando la tua Irene, e che ti faccia paura l'idea che possa essere diversissima da quello che gli antenati di cartongesso avevano programmato. Paura ma anche un infinito piacere.

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  9. è l'ansia da agenda è difficile essere me ma non preoccuparti mi amo e mi amano in tanti

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  10. Segni scomposti appaiono calligrafia indecifrabile pagine di A.
    Vanes: Una sera di qualche settembre fa, avevo invitato Matteo, compagno di università, a cena.
    Le lezioni dovevano ancora iniziare e non vedevamo Irene dal passato giugno.
    Suona il campanello, è lui, sale, il tempo di salutare, di presentargli la mia ragazza e gli squilla il cellulare: “ciao sono Irene, sono qui sotto, posso salire? Ti ho visto per strada e ti ho seguito.”
    Ovviamente l’ospite inattesa si è unita alla compagnia, deliziandoci con la sua spaesata spontaneità.

    Sabung: Forse per attirare l'attenzione di un bel pompiere Irene diede una sera quasi fuoco ad un cameriere.
    In conclusione è una grande caciara,ha l'anima punk della casinara. mentre le elementari e e le medie sono passate. All'inizio la sua anima indie non era ancora scoppiata due trecce, gli occhiali e al computer incollata.Alle scuole magistrali studiava intensamente e aveva una gran voglia di conoscere gente.Alimentava intanto la sua intensa passione e su internet divulgava ogni sua composizione. Abbandonò Rovereto per cercare fortuna,antropologia a Bologna era come la luna.All'iniziò con una coppia abitò ma non fu un rapporto che durò.Ma l'anno dopo una nuova casa l'aspetta
    con Stefania, Chiara e la bionda "Loretta".Alla mattina dalla sua sveglia usciva una messa
    "Irene decibel,irene è una punk,irene emotional, irene mobile, irene principessa"
    Anche in cento da Irene si poteva andare su BRANDINA STYLE si poteva contare.
    Dai Valium ai Sabung nel frattempo è passata quando i fine settimana torna nella sua vallata.

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  11. ciao irene, ho letto il tuo pezzo e queste sono le mie considerazioni:
    1. sulla scrittura: il tuo modo di scrivere risulta speciale senza tuttavia far ricorso agli effetti speciali (in brani che hai pubblicato prima qualcuno c'era, accettabilissimo comunque nell'ambito di una sperimentazione - penso ai passeri della 44^).
    in questo brano hai fatto un passo avanti notevole, le frasi sono speciali senza essere letterarie (letterarietà che invece appartiene a tutte quelle narrazioni che vogliono distinguersi in registro troppo alto o troppo basso e finiscono per essere più un avvicendamento di parole cozzanti che la descrizione armoniosa di qualcosa).
    2. contenuti: di vicende familiari, di storie di nonni etc la narrativa ne è piena e tutti noi siamo più o meno stanchi di queste cose, tranne quando spunta un racconto che, pur parlando di avi etc, riesce a recuperare freschezza e novità.
    Il tuo pezzo sicuarmente ha questa qualità.

    Non ho fatto la caccia all'imperfezione e ad una prima lettura direi che la tua scrittura in questo pezzo è controllatissima, non una parola da cambiare.
    Sicuramente questa è la linea che potresti seguire: una scrittura speciale che deve la sua specialità non a facili effetti anche estraneanti, ma ad lavoro o ad una vena che fa sembrare tutto così normale quando invece di normale (per non dire banale) non c'è nulla.

    E però: in questo pezzo la riflessività e pacatezza e rielaborazine etc, potrebbe nascere dal fatto che tu descrivi la tua famiglia, in modo molto vivo e dinamico, ma pur sempre di descrizione si tratta.
    Riuscirai ad avere la qualità letteraria di questo brano anhe quando entrerai nel vivo della narrazione?
    GD

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  12. Irene ti leggo sempre però aspettavo per commentare di avere delle idee e non delle impressioni confuse Volevo capire un po' più di te, e credo che ci siamo. Trovo questo post veramente perfetto, ogni frase ha una sua musicalità, una sua suggestione, e poi si va avanti a leggere avendo voglia di saperne di più, di queste storie di parenti incredibili. Sembra un po' una fiaba. Mi è piaciuto molto come hai fuso le varie storie con la tua senza che a farne le spese fosse la comprensione, mentre in altri post faticavo a seguirti. Invece in questo anche la punteggiatura è al posto giusto, l'ho trovato veramente ben scritto. La cosa bella è che non perdi alcune frasi molto "tue" che danno un certo straniamento, come "è un periodo biondo cenere" o "nella sua mente i draghi decollano spesso in Thailandia".
    Frasi che mi sono piaciute: "Onore al merito gli va per aver partecipato alla Jugenfreiheit e per aver fondato un’agenzia di viaggio" e "Ho due anni e mezzo corro avanti e in dietro fra i tavoli e le vene varicose dei miei bisnonni materni".
    Insomma, mi piacisti!

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    1. Che sfida chi lo sa e una sfida contro il faro

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  13. Molto bello Irene, mi sembra che solo più il cavaliere dell'oca continui a non capire, grazie!
    BG

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