sabato 31 dicembre 2011

Auguri Auguri Auguri

★     ☆  AUGURI      ★ ★  ★  *★  *  ★   *   ★   ☆ ┊    [♥]  ┊ ☆ ┊   [♥] ┊┊  ┊ [♥]       [♥] ┊ [♥]     [♥] ┊ AUGURI   ┊┊ ┊ ☆ ┊   [♥] ┊ ☆   [♥] ┊ ┊   AUGURI  [♥]  ┊ [♥]  ┊   [♥] ┊┊ [♥] ┊    *      *   ★   ★  ★  *    ★      ☆AUGURI ...2012     ★  AUGURI *★  ☆ ★  ★*  ★  AUGURI    [♥]  ┊ ☆ *  ★  AUGURI    [♥]  ┊★★     ☆  AUGURI      ★ ★  ★  *★  *  ★   *   ★   ☆ ┊    [♥]  ┊ ☆ ┊   [♥] ┊┊  ┊ [♥]       [♥] ┊ [♥]     [♥] ┊ AUGURI   ┊┊ ┊ ☆ ┊   [♥] ┊ ☆   [♥] ┊ ┊   AUGURI  [♥]  ┊ [♥]  ┊   [♥] ┊┊ [♥] ┊    *      *   ★   ★  ★  *    ★      ☆AUGURI ...2012     ★  AUGURI *★  ☆ ★  ★*  ★  AUGURI    [♥]  ┊ ☆ *  ★  AUGURI    [♥]  ┊★

giovedì 29 dicembre 2011

Tema: Teoria e pratica del colpo di fulmine (terza puntata)


Eros

Figlio del Caos (ancora!) per i Greci, e di Venere per i Romani, con un padre e/o una madre così nessuna meraviglia che abbia scelto di rovinare la vita al prossimo, andandosene seminudo e con le alucce da innocentino e la benda sugli occhi a distribuire dardi non richiesti. Sua è la firma sulle maggiori tragedie della storia.
Platone nel Simposio lo definì figlio di Poros (l’ Espediente) e Penia (la Povertà) : come dire che se cerchi Amore devi darti da fare per procurartelo, aguzzare l’ingegno e giocare tutte le tue carte, oppure rotolarti nell’inevitabile sofferenza che la sua mancanza provoca.
Racconta il mito che questo bel dio ragazzino si innamorò un giorno della signorina Psiche, e siccome a lui piaceva farlo in modo strano, la portò a stare in un bellissimo palazzo, in cui andava a farle visita solo di notte, impedendole di vederlo in volto. Ma siccome l’uomo è uomo e la donna è donna, una notte la signora Eros, ex signorina Psiche, mentre lui dormiva per la fatica delle proprie prodezze (erotiche, visto che per l’appunto le aveva inventate lui), vinta dalla curiosità, decise di guardare il viso dell’amato bene. Psiche era oltremodo bella, ma purtroppo per lei altrettanto imbranata, e così fece cadere sulla fronte di Eros una goccia di olio (bollente!) della lucerna che teneva in mano. Forse lui era permaloso, o magari si era già stufato di quella strana luna di miele…comunque se ne volò via subito, e Psiche non lo vide più.
Non ci vuole lo psiche/ologo per spiegare il mito. L’Amore non dà spiegazioni e soprattutto non ne accetta. E’ misterioso, non conoscibile, arriva quando vuole e parte quando gli fa comodo, spesso trovando una scusa che lascia la sua vittima in preda a terribili sensi di colpa. Me ne vado perché mi hai bruciato con una goccia d’olio:...te lo sei voluto! Dico: si è mai sentita una ragione più stupida? Ma l’Amore è fatto proprio così. E’ irresistibile e meschino.
E alzi la mano chi non c’è mai cascato almeno una volta. 
R.L.

Tema: La Gita

Svolgimento


La sonnolenta vita di provincia, si sa, ha ben poche occasioni per ridestarsi dal proprio coma autoindotto! Non bastano le periodiche sedute dalla parrucchiera per i costanti aggiornamenti su corna, abbandoni, morti, eredità disilluse, pessime toilette per matrimoni e battesimi. A volte nemmeno le brillanti performance della storica zitella del paese alla sagra danzante d'autunno, riescono a riempire la noia sicura tra un pettegolezzo nuovo e l’altro.
Così, a volte, prese da una sorta di eccitazione carica di aspettative, ci si ritrova ad aderire ad una gita a qualche santuario, propagandata da un volantino più che esplicativo: su una facciata il profilo immerso nel sole della santa meta su cui campeggia, in spirito multicolore, il volto serafico di una suorina miracolata e guarita da ragani e duroni dopo l’ingestione di acqua benedetta, mentre sull’altra facciata troviamo illustrate le altrettanto miracolose proprietà culinarie di un brillante set di batterie da cucina, acquistabili con comode rate quadriennali direttamente sul pullman della suddetta gita!
Recuperate così al telefono le amiche, con l’illusione esca di brillanti single o vedovi di sicuro al rimorchio, mi resta il tempo per devastare l’armadio alla ricerca della mise più consona all’evento: niente di eccessivamente scomposto al fine di non vedermi abbandonata da tutti sul sagrato del santuario poiché mi viene interdetto l’accesso a causa di spalline inesistenti o gonne fantasma. Niente di troppo claustrale appunto per evitare anche di non ricevere un solo sguardo carico di desiderio da qualche scomposto compagno di viaggio! Risolta la faccenda con un modello multistrato, degno più di un pasticcere parigino che di uno stilista italiano, non mi resta che attendere con spirito e letizia il giorno fissato per l’appuntamento di viaggio!
Il volantino annuncia che la partenza avverrà alle ore 7.00 del mattino vicino ai parcheggi della scuola elementare: nulla di più sconveniente che farsi attendere! Per cui io e le mie amiche alle 7.00, fresche come rose canine siamo già ben ritte sulla schiena ad attendere il nostro pullman a fianco del menzionato parcheggio ed esposte senza ritegno ai commenti del giornalaio, del panettiere e del garzone della bottega “paradiso di quel che ti serve” pronto alle consegne mattutine di mollette da bucato, detersivi marsiglia, cuffie in plastica per la doccia, pietre saponaie per calli e alluci vaghi.


sabato 24 dicembre 2011

Tema: La strage di piazza Scaffa

(dal lab di scrittura creativa a cura di Alternativa_mente; esercizio sul racconto documentale)

Svolgimento

"Giovane, muovi il culo e porta altre birre", mi urla quel grassone seduto in fondo.
Per terra non ci sono le piastrelle di terracotta come quelle di casa mia, non c'è neanche legno, tufo o brecciolino, solo paglia con terra umida e fredda e sporca, con letame di cavalli, pecore, cani, con foglie e cocci di vetro. Camminiamo su questo.
Loro sono maiali stravaccati, con le pance gonfie di birra e scoperte, gli striminziti maglioni di poliestere non ce la fanno a contenerle. Seduti su casse di plastica.
Grasse risate si sentono. Il tono dello loro voci è insostenibile. Abbaiano parole piene di boria. Si danno pacche sulle spalle. Hanno fatto i compiti, hanno dato la buona notizia alle moglie, per chi ancora ne ha una. Bevono, ridono e pensano a cosa comprare ai figli.
Comprano cazzate con i loro soldi non puliti, con soldi facili.
La porta sbatte, entra la canna di un fucile nero e lucido. La mano che lo regge è scura - le unghie lunghe ma pulite -, porta un anello d'oro.
L'anello spara e colpisce uno al collo. Spara e colpisce un altro al petto. In faccia, alla schiena. Corpi come gruviere.
Di me non si è accorto, io sono nascosto.
Ora cammino anche sul sangue.

Giorgina D'Amato 

Tema: Sembra notte ma è mattino.

      Annegare i propri pensieri dentro ad un gin tonic è un’impresa alquanto vana. Primo perché affondarli eroicamente con la cannuccia e facendoli schiantare contro il fondo del bicchiere, non risolve la questione. La fisica ti è nemica mandandoli indietro e facendoli riemergere. Secondo perché le bollicine della tonica non riuscirebbero a corrodere la mole della loro portata, anche se la lasci interagire con abbondante limone. E adesso sembra notte, anche se è mattino. E mi capita, nel bagliore delle prime luci che si mescolano alle incandescenze della città, che confondo gli alberi con gli uomini e gli uomini con gli alberi. E mi sorprendo a dirmi “guarda come sta fermo quell’uomo” o “guarda come si muove quell’albero”. Sembra notte ma è mattino. E non vedo più la cintura di Orione e quasi mi sento piccolo, quasi insensato. Perché mi sento legato a quelle tre stelle da cordone ombelicale, che non riesco a tagliare, neanche bruciasse di sale.

     Non credo ci siano più santi ai quali fare voto, perché bussare alle porte a volte fa male. O forse non serve. 

     E alla vigilia di Natale l’unica immagine che riesco ad avere ha un sapore amaro. Ma non per malinconia o per sentimentalismi. No. È che non me ne capacito. Focalizzo con la mente quella stalla e vedo, sulla destra, ai piedi del bue, quella placenta, un sacco vuoto di due reciproche attese, scarto dei nove mesi. Di quell’essere sgusciato fuori in mezzo all’acqua e al sangue nessuna traccia. E della madre, che oramai ha potuto allentare la morsa del sospetto, che stringe certezza e non più profezia, di quella donna che attendeva, nessuna traccia. Nella lingua ebraica la parola madre è espressa con due consonanti chiamate mem; due sono i grafemi per indicare questa consonante, l’una viene utilizzata ad inizio o in qualunque punto della parola, l’altro soltanto alla fine; il primo è un segno grafico aperto  מ, il secondo è un segno grafico chiuso ם. In Ebraico la struttura grammaticale va da destra verso sinistra, per cui avremo la parola ם מ (che può essere pronunciata mêm ed equivale alla parola madre) con  la prima consonante dal segno grafico aperto e la seconda col segno grafico chiuso. E’ il percorso intrapreso da Maria, la madre di Gesù: la sua apertura (come il primo mem) verso l’alterità la porta alla chiusura e ad un rigonfiamento (come il secondo mem) dovuti all’attesa dell’alterità. Maria che si apre alla parola dell’angelo ne rimane fecondata. Nella cultura occidentale avremo l’inverso, lo speculare: leggeremmo prima il segno grafico pieno e poi il segno grafico aperto. Dalla dolce ebbrezza e rassicurante fermezza del concluso arriveremmo al debole sentore dell’instabilità, del vago, del caduco, segno che sta per srotolarsi. Chiunque si gonfi di attesa per svuotarsene e sgonfiarsi. Ma adesso è arrivato il momento in cui la donna dovrà arrendersi di fronte alla caducità dell’attesa, donando ciò che lei sola poteva attendere ed ha atteso. Ed un sacco di placenta che odora di carne è ciò che separa due corpi che prima erano uno.

     Le bollicine della tonica vagano per il pavimento che sembrano palline di mercurio da termometri. Il limone ha perso il succo e giace nel fondo del bicchiere. La luce che entra dalle imposte mi ricorda che un altro giorno succede a quello precedente. I miei pensieri forse adesso son più leggeri, adesso che gli alberi sono di nuovo alberi e gli uomini sono di nuovo uomini.

Buon Natale di placenta.


VB 



venerdì 23 dicembre 2011

Tema: Il cenone degli alunni

Svolgimento
E  per  la vigilia di Natale, nonostante il divieto della maestra, si voleva fare un cenone borghese e tradizionale. Ognuno si sarebbe affaccendando per portare il proprio contributo.
Meis telefona, lui sta provando a tirare il collo ad una delle zie per poi imbottirla di mollica, mele cotte e aromi vari. Ovviamente Federico ha già anticipato che non vuole assaggiarla, al più solo un po’di ripieno. Bartucca non perde tempo, lui di mettere mano a padelle e pentoleria varia non ne vuole sapere, porta il vino (prosecchini vari per lui, tavernelli beceri per gli altri). La Wood batte i piedi, lei alza il calice solo per annate precedenti  al 1982 – tranne che si tratti di novelli, ma lei preferisce il pastoso al fruttato (travestiremo il Tavernello da barbera, siamo sicuri che non se ne accorgerà). E se la zia di Meis non si prestasse? Beh, Federico avrebbe pronta una insalatina di pomodorini e radicchini. Vallo a dire alla signora Ermengarda che lei tradizionale com’è, e memore delle cenettine con suo marito buonanima, pretenderebbe i ravioli in brodino con innaffiatura di lambrusco…. Meglio la proposta della Lepri: impastiamo del pane con farina appena molita e lo mangiamo caldo con olio di sesamo e altre naturalezzerie varie. Una strage: tutti a dire di essersi ricordati di avere un impegno. La Giorgi, imbonitrice da promo di Mediaset, per rimediare propone di far ricottine con il latte che le avanza dalle poppate….. il solito Federico ha ricordato che da vegano non può consumare alimenti animali, la Giorgi si è incazzata di brutto, lei animale non si sente affatto. Proposta dalla Bonfiglio: fare un ragù di “graste”.  Vabbè, da un’amica del Bartucca cosa ti puoi aspettare? Proposta della Goria: soufflé di Coppole Storte. Ma siamo tutti picchiati? Sbraita Valeria che non conosce il concetto di fame se non come fenomeno temporaneo di massimo due minuti nella vita di un umano: ma stiamo scherzando? Io non sono né vegana e vengo da tradizioni capponiche e caponatoniche..  W la Giallombardo con la sua lezioncella filosofica su qualcuno che ha detto che noi siamo quello che mangiamo…. Se il reparto logistica continua su questo mood  questa teoria dimostrerebbe che siamo niente. Neanche la Colnaghi riesce a proporre di meglio che un panettone a mezzanotte.
Vabbè, gli alunni di questo blog non sanno organizzare una cosa che assomigli ad una convivialità nemmeno più o meno filosofica. Tutti a casa e ognuno a mangiarsi le olive sue, che le olive dell’altro sono sempre pericolose.
E pensare che il Meis voleva organizzare uno spettacolo succulento da performare prima della mezzanotte: Le doglie di Maria!
GD

martedì 20 dicembre 2011

Tema: Le palle di Natale




Svolgimento

Le palle dei Re Magi: sei in tutto, strapazzatissime a causa della postura scomoda assunta dai Re sulla sella del cammello. Considerate le ristrettezze del  viaggio, si presumono in cattive condizioni igieniche.
Le palle di San Giuseppe: la loro peculiarità è l’invidia. Guardano il bambinello e pensano che loro lo avrebbero fatto più bello.
Le palle dello Spirito Santo: Wow!
Le palle dei cammelli: lunghe lunghe e flosce flosce, si chiedono se ne valeva la pena di fare tutta ‘sta sfaticata per tre morti di fame.
Le palle del bambinello: intirizzite. Ispireranno le olive ascolane della Findus.
Le palle del bue: si guardano e si dicono, beh, siamo fortunate, certe volte ci tagliano e finiamo grigliate.
Le palle dell’asino: guardano le palle del bue e dicono: un giorno o all’altro vi vediamo a sudare sui carboni ardenti! E poi ridono di cuore.
Le palle dell’arcangelo Gabriele: lo ribadiscono sempre, noi non c’entriamo niente!
Le palle del Pino: Ne aveva due attaccate come zecche, avrebbe voluto scrollarsele di dosso ma si eralo legate strette strette ai suoi rami con un filo sottile e dorato. Pensava, ”forza ancora una settimana di tritamento di palle e poi è finita “.
Le palle dell’albero: inveiscono tutto il tempo sull’albero, gli dicono: senza di noi saresti un albero eunuco!
Le palle degli invitati alla cena di Natale: tirate a lucido, piene e sbadiglianti.
Le palle di chi invita i parenti per la cena di Natale: questi di qua quando si tolgono dalle palle?
Le palle di Svolgimento.blogspot.com: azz, non palle ma contropalle!
GD feat. AW


(chi ha palle da proporre le inserisca tra i commenti, il miglior contributo vince una coppia di veri zibedei di renna lappone vergine)

Tema: "Il mio primo regalo di Natale..."

Anche quest'anno è già Natale che sta come le patate intorno agli occhi di Santa Lucia. Santa Lucia così naturale e bella con gli occhi sopra gli occhi dove devono stare gli occhi e gli occhi pure sul piatto è interessante credibilissimo preludio alle appena prossime stronzatine intorno all'evento Supremo della Suprema Nascita del Supremo Infante e la Supremazia che ci siamo amabilmente adottati come la Storia, come il Papato, come la Nostra Pura Lingua Suprema che è bella come mi dicono le moldave sui treni che facevano in Moldavia il mestiere che faccio io. Il più antico e il più bello del mondo: la maestra. Ognuno è maestro di qualche cosa in vita sua e a suo credere. Io, siccome faccio la maestra quella tradizionale che usa espressioni bellissime tipo “salame” in senso offensivo, al massimo posso minacciare di usare scotch marrone o pinzatrici per tappare le bocche sorridendo elegantemente simpaticamente stampando note di demerito di altissimo valore letterario in corsivo seicentesco, posso partorire soavissimi verbali di coercitiva bellezza formale a fronte di ore e ore di mal di testa e starnazzare retorico di infelicità casalinghe e ricrescite strillate che ripetono afone alla tua coscienza il doppio degli anni che dimostri. Ma Natale è bello e oggi il primo regalo di questo Natale che mi merito è una campanella. Grazie Valeria Grazie. Dammi il diario. Scrivo: Grazie per il Gentile Pensiero. Buon Natale, Caterina. Cosa m'abbia donato Valeria, cari bambini cresciuti a pane e Maria de Filippi, saranno anche fatti miei, sorrido. Nascondo, sorridendo, il Mio Gentile Pensiero Incellofanato in borsa e continuo nei miei atti terroristici legalizzati a suon di Amore e Tesoro. Sorrido consegnando i compiti per casa alla mamma di Gianluca, Gianluca che prende a morsi le guance dei compagni mentre lei sta con lo zio che non è lo zio ma dice a Gianluca di chiamarlo zio e che oggi Gianluca a scuola non c'è potuto venire che sta male alla gola ma domani torna, dice, torna anche perchè non so con chi lasciarlo. Sorride, sorrido, sorridiamo. Che bello il Natale. Ho un regalo, scartando guardo la mia campanella sorridendo, il pupazzo di neve sopra, il cartoncino con scritto due euro. Grazie che bel pensiero. Che carina. Una campanella. Gli angeli. Il Natale. Gli uccelli. Le mucche. I cani. I campanili. La morte. Che io abbia pensato subito a un clitoride è un Volgarissimo Pensiero Natalizio. Ma il rosso di una bottiglia rimedia a tutto come l'hennè sui capelli e la neve forforosa sui bulbi. Sarebbe stato meglio un clitoride senza travestimenti blasfemi pentagrammatici al sapore di mentadent e profumato di torta di mele. E, visto che a lui non ci pensa mai nessuno, volgarissimo rugoso e brutto, prendo la campanella, scuoto forte anche il cartoncino che dice due euro e dico. Buon Natale Clitoride, questo Natale è per te.



Caterina Bonfiglio




domenica 18 dicembre 2011

Tema: Teoria e pratica del colpo di fulmine (seconda puntata)


Seconda teoria:

In principio era sempre il caos, e dall’indistinto incasinamento generale, per motivi in via di accertamento…bang! Big Bang! E giù tuoni, fulmini, brodo (caldo) primordiale, elettricità, piogge acide. 
In mezzo a tutta questa confusione, una cellulina galleggia come la ben nota particella di sodio. Ha il mal di mare. Forse non si pone domande, o forse sì. Soffre. Come può, ma soffre. 
Le domande magari le avverte a livello subcellulare, cioè al di sotto della propria percezione, proprio in quel limbo della coscienza che normalmente frega qualsiasi essere minimamente vivo (e forse - per quello che ne sappiamo - anche i sassi). 

Dunque, si chiede il piccolo organismo monocellulare, che ci faccio io qui? Ruota di 360° : niente. 
Aspetta e aspetta, ma alla fine, dopo svariati millenni, capisce che intorno a sé oltre al brodo primordiale non c’è che brodo primordiale.
Come me non ce ne sono altre: cosa vuol dire? Arghh … pensa sotto al suo velo gelatinoso…forse vuol dire che sono sola?? 
“C’è nessunooo ??!!…”, grida a perdifiato. 
No, non c’è nessuno.
Così, per non stare sola, fa uno sforzo immenso, il più grande di tutta la storia e di tutte le storie, e si divide. Capperi, si vede identica ma altra da sé, e si piace moltissimo. Colpo di fulmine. "Ehi, dolcezza" si dice languidamentemente "perché non mettiamo su casa insieme?"
Il primo innamoramento biologico è stato dunque verso noi stessi, come cellula che si moltiplica e si innamora del proprio doppio. Oppure - secondo la prima teoria, scegliete voi quella che più vi piace -
come tentativo di riappropriarci di un pezzettino di osso costale. 
Non che avessimo molta scelta, a parte la solitudine a mollo nel brodo o il vagabondaggio da eremiti nel giardino dell’Eden...Ci ha salvato un grande amore per noi stessi, in fondo. 
Così ora sappiamo che siamo tutti Narcisi, fin dalla notte dei tempi.
A prescindere da quale sia la nostra teoria di base preferita.

R.L.







Tema: la dolce attesa

Attesa.
Il tempo che trascorre aspettando qualcosa.
Un tempo che, solitamente, è percepito come il doppio o il triplo di quello reale.
Giorni, ore, minuti e secondi che passano lentissimi.
Lancette dell'orologio al rallentatore.

L'attesa dell'esito di un concorso o un esame.
Il tempo decelera e i pensieri si intensificano: "Credo di aver fatto bene si ho fatto bene e se avessi sbagliato la risposta a quella domanda e se qualcuno avesse fatto meglio di me e se non avessi passato il concorso e..."
La bocca dello stomaco che si chiude.

L'attesa di una telefonata.
Litanie di preghiere. Ti prego. Fa che chiami. Adesso. Subito. Anche prima. Ti prego.

L'attesa del proprio turno dal medico, quando speri che tutti gli altri pazienti siano colpiti da afonia per non dover rispondere a un concerto di banalità e lamentele. Il piede che batte nervosamente sulle piastrelle del pavimento anni '60. Ancora cinque persone e tocca a me.

L'attesa del carro attrezzi in montagna, temperatura percepita: meno ottanta gradi.
L'attesa di poter fare il bagno dopo aver mangiato. Mitragliate di domande infantili: quanto tempo è passato? Posso andare adesso? Eh, eh, eh? Posso? Posso?
L'attesa di una partenza, un viaggio, un ricongiungimento. Sveglia puntata ore prima del necessario.

Snervante, impaziente, insofferente, fremente, inquietante, deludente, eccitata attesa.

Poi rimani incinta. E ti dicono che l'attesa, per te, è dolce.
Nove mesi di dolce attesa.
Certo, sei la persona più felice del mondo. Un figlio lo volevi sopra ogni cosa.
Ma che l'attesa sia dolce...
Nausee, gambe gonfie, insonnia, paure, speranze ansiose, aumenti ponderali, controlli medici, momento del parto che sembra non arrivare mai e sai già che, comunque, sarà doloroso.
L'unica cosa dolce in questa attesa sono i quintali di cioccolata che mangi per supplire agli alcolici che non puoi toccare.
Dolcissima cioccolata. A meno di avere il diabete gestazionale.

LG

sabato 17 dicembre 2011

Tema: Una giornata al mare.

che a menar il can per l'aia si finisce sempre per incontrare una gallina ovaiola.
e tu le dici ciao. 

perché vuoi una delle sue uova, ma non quelle d'oro che diventi ricco e tutto quanto. no. perché non potresti prepararti una frittata o una torta. e io voglio una frittata. adesso.

come vorrei andare al mare. e infatti ci vado. perché alle aie io preferisco una spiaggia dove ci sono le conchiglie e tutto quello che butta il mare. 

perché i pescatori e i bagnanti buttano tante cose nel mare che poi lui ci ridà perchè è buono lui. come un bichiere di gin. 

o come le stelle che ho guardato stanotte o il sole che splende stamattina che dall'alto mi dice ciao e io gli dico anch'io ti voglio bene. 

forse trovo una conchiglia ma non mi ci faccio la collanina perché è inverno. e non la porto a casa per metterla in una scatola. no. 

forse la butto dentro al mare e gli dico ciao mare questa è tua. 
bisogna dare al mare ciò che è del mare.

ed era mare oggi. di quello che a dicembre non si vede e che vedi in aprile. 

c'era un'agave che il mare aveva strappato alla terra e che poi aveva abbandonato, lei una figlia non voluta. 

non era secca. era marcia, molle. 

poi c'era anche un tramonto, lungo e rosso. io ho ringraziato il cielo che ce ne da solo uno al giorno. pensa a dover vedere cinque o sei tramonti al giorno. io non ce la farei a stare con tutto quel rosso. che un colore forte mi ferisce gli occhi.

non ho portato conchiglie per collanine o per metterle nelle scatole. e neanche sassolini. ne avevo tre nella scarpa destra e li ho tolti. 

tolto il sasso
tolto il dente 
tolto il dolore 
tolto il languore

che poi ho visto facce rassicuranti che avevo paura che avessi sbagliato indirizzo e fossi finito non so dove. 

per fortuna avevo il mio gin. 
ed una manciata di sassi per giocare a fare la sassaiola. 

quasi per scherno. 
o per farci uno schermo?


VB





mercoledì 14 dicembre 2011

Tema: teoria e pratica del colpo di fulmine (Prima puntata)

Ovvero…l’ arte pazzesca dell’innamoramento

Colpo di fulmine:
Elettrico per definizione e rapido per antonomasia, fa stare male causando ustioni, bruciature, spesso lesioni permanenti … perfino la morte. Nonostante questo, tutti prima o poi lo provano e molti passano perfino la vita ad aspettarlo. Scombina sempre lo status precedente, prende prigionieri, strapazza tutti e spesso non è neanche corrisposto. E’ prevedibile? E’ evitabile? Si possono in qualche modo limitare i danni che crea?

Prima teoria:

In principio era il caos, ma in un angolo, pensoso grave e con la barba bianca, c’è un Dio che sprizza energia al punto che gli esce pure da sopra la testa, e non sa dove andare a metterla. Guarda qui, guarda là. Ha già inventato la terra, ci butta sopra un po’ d’acqua e dunque inventa anche il fango, è proprio lì a portata di mano. E se facessi qualcosa che mi somiglia? Oggi mi sento più creativo del solito. Ecco l’uomo. Dio è contento, ma la sua creatura è l’ingratitudine fatta persona. Passa un po’ di quello che noi adesso chiamiamo “tempo”, e Adamo si ritrova abbattuto e strano, con il morale sotto le piante dei piedi. “Uffa” sbuffa e guarda in terra. E’ triste. “Ma figlio caro, guarda che meraviglia, hai il sole, le stelle, le piante, guarda il mare, è tutto tuo, possibile che non sei contento…”, dice Dio come un padre che nell’anno 2011 mostri al figlio l’Iphone e l’ Ipad che gli ha appena comprato. Ma per Adamo restava qualcosa di indicibile e sospeso, davvero una brutta sensazione, un groppo che non andava né su né giù, la mancanza di qualcuno che ancora non c’era, ma che andava creato al più presto. Dio ne ebbe pietà, anche se probabilmente pensò “Figliolo, non vivrai abbastanza per arrivare a pentirtene come si deve”, e fece anche male ad Adamo, quando gli tolse una costa invece di prendere il solito fango - ce n’era ormai in abbondanza perché nel frattempo aveva creato anche la pioggia - così che non smettesse mai di ricordarsi del giorno in cui aveva creato per lui la donna. “…te la sei voluta, ma vedrai quanto ti costerà… e ringraziami, che la parte peggiore te la voglio risparmiare: i figli li farò fare a lei”


Tema: una mattina ti svegli e...?

svolgimento.


Un giorno si svegliò che si era trasformata in una grasta. E siccome non ci poteva andare a scuola che in quarta c non l'avrebbe riconosciuta nessuno, fece una telefonata alla sua dottoressa di base che era occupata perché è sempre occupata che ci devi telefonare dalle otto alle otto e mezza, ma siccome ci telefonano tutti dalle otto alle otto e mezza si trova sempre occupato. E siccome erano le otto e trentacinque non ci rispondeva perché aveva attaccato la segreteria telefonica pensò che la cosa migliore da fare era di mettersi nuda in balcone appollaiata sul ferro, del resto sarebbe stata una cosa ridicola vedere una grasta coi gins e il dolcevita e il giubbotto. Ah la morale comune, si disse la grasta, che assurdità esistono ancora a dicembre al nord che una grasta non si può vestire senza che le ridano addosso. Ma ora sono una grasta, si disse, sono felice, i miei desideri tutti sono stati realizzati, sono anche vuota e piena di terra ed è anche inverno e non aspetto frutti, la terra è umida ma il freddo non mi permette di far prolificare manco i vermi che in fondo sempre schifo mi hanno fatto, si disse. Che bello stare a fare niente e guardare di sotto. Ma a guardare di sotto senza fare niente una si annerva dopo un po', realizzò la grasta. Passavano tutti. La nonna del terzo piano tornava a casa dopo aver accompagnato la nipotina a scuola sotto casa, suonavano le campanelle della scuola. Si sentivano tutte all'intervallo e alle due e gli schiamazzi. Troppi. E i citofoni. E gli agenti immobiliari coi denti bianchi dietro i citofoni dovrebbero capire che non si vedono i denti bianchi da dietro i citofoni. Li vedono solo le graste da sopra, bianchi come le macchine bianche e piccole che guidano tutte in leasing dell'agenzia. Che pena, pensò la grasta. Che pena, pensò ancora la grasta.  Dopo che sentì litigare la coppia del piano terra. Alcolizzato. Puttana. Simpatica la coppia di sotto, pensava la grasta, ma provava pena perché era l'unica felice ma ad essere felici ci si annoia dopo un po', pensò la grasta. Passava Morotti, passavano le infermiere con i vassoi della mensa rivestiti in polistirolo e sorrisi finti. Mi annoio, pensò la grasta mentre quell'altro vecchietto portava via i bidoni. L'avrebbero licenziato a fine mese che non era assicurato e costava troppo al palazzo. Sarebbe stato facile da centrare ma nessun clamore alla tv anche se si fosse lasciata andare su di lui non ne avrebbe parlato neanche la D'Urso, neanche su Italia Uno un trafiletto al tiggì. A fare le buone azioni non si guadagna, pensò la grasta. Che palle, disse ancora poi la grasta, ho una morte sola e poche possibilità di farlo limitate ai condomini del palazzo e al massimo al postino. Magari vivessi su una strada, una di quelle strade grandi grandi dove ci sono quei marciapiedi grandi grandi come a nova iorche, disse la grasta, magari uno importante di sotto lo troverei, disse la grasta. Faccio un pisolino che tanto è inverno e mi sveglierò quando qualche grasso uccello padano mi cacherà di sopra, disse la grasta. Passò la notte e arrivò la nebbia. Era buia e bianca la nebbia e tanto fredda che la ghiacciò. Al mattino il disgelo la vide trasformata in un asintoto. Che ficata, disse la grasta che ora era un asintoto. Fico fico, non mi conosce nessuno, posso cacare in testa come mi facevano gli uccelli a me. Vicino vicino senza toccare nessuno che tutti alzano la testa e non lo vedono l'asintoto che manco sanno cos'è quest'entità invisibile che ci cammina di sopra senza toccarli e ride ride ride si diverte e si annoia dopo un po'. Ma gli asintoti non hanno una vita intestinale come le velleità e le storie. Domani mi sveglierò che non sono né una grasta né un asintoto. al massimo ho un purretto o le lenzuola sporche di sangue e ancora non è morto nessuno e al massimo ci sono i ministri del uelfar che piangono. Però Signore, se è vero che ci sei, come i tuoi occhi e le tue labbra, ti prego trasformami nottetempo in una grasta, in un asintoto o in un ministro così posso cacare in testa alle persone o fare le cose brutte mentre tutti ridono o piangono o che si scotolano ma che con me non se la possono prendere che tanto sono grasta o asintoto o ministro. 





Glossario:
grasta: vaso di terra cotta contenete terriccio e una qualsiasi pianta.
si annerva: 2’ persona singolare del verbo “annervarsi”. Perdere le staffe, prendersi dinervi.






Caterina Bonfiglio



martedì 13 dicembre 2011

Tema: Ripensare il presepe

Svolgimento


Circondata di bontà, messa alle strette da spirito caritatevole e invasata di fervore mistico, questo Natale ho deciso di allestire un mio personalissimo presepe.
Dopo aver ceduto ai buoni sentimenti di cui sopra ho elargito per i poveri della città i miei abiti smessi: così finalmente le barbone potranno addormentarsi lietamente sulle panchine del parco indossando vecchi completini Chanel, temerarie gonne in pelle di castorino del Volga ubriacato di strass, eleganti scarpette con tacchi tortili in grado di far impallidire le colonne del Bernini sull’altare di San Pietro! E potranno nascondere la loro piccola compagnia alcolica in borsette Luis Vuitton.
Assolto, dicevo, quest’obbligo di carità, mi appresto a mettere le mani sul presepio che accoglierà il giorno di Natale tutte le mie ospiti!
Convocate amiche stiliste, note e amate nei rispettivi quartieri, il primo problema da risolvere è la location! Fin da piccina ho sempre creduto che far nascere in una mangiatoia un povero bambinello, di cui già peraltro conosciamo la triste fine, non fosse il massimo della gentilezza: suvvia, Questo viene a salvare l’umanità e l’umanità ogni anno lo ficca tra bue e asinello marchiati Termozeta, in una mangiatoia, tra chissà quanti batteri!
No! Nel mio presepio il Salvatore nascerà in un perfetto modellino di villa palladiana dotata di tutti i moderni confort! Occorre rinverdire il look un po’ di tutti. Iniziamo dalla stella cometa: niente coda di luce smorta, ma una pioggerellina di paillettes a firma Jean Paul Gautier; non l’appiccichiamo con una puntina di disegno su un fondale blu di carta da pacchi della Standa, ma la sistemiamo sul tetto della villa sorretta da due putti in ceramica bassanese a cui copriamo le pudenda con un panno in lino tor sur ton con la coda della cometa stessa.
Nel cortile, i pastorelli, avranno tutto lo spazio necessario per parcheggiare i loro mezzi, nonché un primo locale ristoro: non si possono certo presentare al cospetto del Salvatore sporchi e maleodoranti. Verrà loro messa a disposizione, in questi locali, una sauna e una piccola piscina dove darsi una rissestata! La mia amica Pina avrebbe voluto arricchire questo spazio con piccole cabine relax e corridoi bui, ma l’idea è stata scartata per paura di distogliere i pastorelli dall’unica attività che debbono fare in ginocchio, e cioè adorare il bambinello. Ecco spiegato il perché le pastorelle avranno spazi simili ma distanziati di diversi metri.
La scena della natività verrà sistemata infine nella stanza principale della villa, dove il bambinello avrà tutta per sé una culla in legno di sandalo degnamente decorata con tulle azzurro mare. La Vergine potrà sgravarsi in un comodo King Size, assistita da tutta l’equipe psico medico sociale del “San Raffaele”, mentre al vecchio Giuseppe verrà concesso l’uso esclusivo della sala d’attesa poco distante e nella quale potrà fumare sigari cubani d’importazione o passare il tempo guardando la tv satellitare: per precauzione verrà disattivata l’opzione di acquisto per film a luci rosse!
Se proprio deve venire in sto mondo assurdo e deplorevole, che ci venga in tutta comodità!
Chissà che poi non si ricordi di me e abbia un occhio di riguardo quando dovrà decidere che farsene del mio ingombrante, imbarazzante, poco attraente e abusato cadavere! 
Mi auguro solo che non trovi ad attenderlo la Guardia di Finanza, adombrando per il caso una violazione della Legge Bossi Fini sull’immigrazione! Gaspare Melchiorre e Baldassarre infatti sono già stati bloccati alla frontiera e quelle vipere dalla gola profonda hanno già spifferato tutto sulla destinazione del loro viaggio!

Auguri bambinello caro. Credimi, ne hai proprio bisogno.

Ermelinda Frangisponde


Tema: Un dettaglio casto nella vita di una pornostar - "Tacchi e serpi" , "FLUO", "Un cavallo?", "I putei"

Svolgimento 1 - Tacchi e serpi

Ce ne sono di tutte le dimensioni e di tutti i colori. Sullo scaffale si trovano in ordine di altezza: da quelle più basse di 7 cm al modello "torri gemelle prima dell'11 settembre" di 15 cm, per le più audaci.
Guardala come si atteggia, lei - si dicono le commesse.
Salve - dice una di loro sfoggiando un falso sorriso a 32 denti - le mostro i nuovi arrivi? Guardi queste, il tacco ha il diametro talmente sottile che riesce ad incidere qualsiasi pavimentazione - guarda la collega dietro e ride - così ritrova anche la strada di casa - continua acidamente la seconda.
Salve - risponde la pornostar senza mostrare il minimo fastidio per la battuta appena sentita - in realtà cercavo qualcosa di comodo proprio per stare in casa...quelle lì! - dice indicando un paio di pantofole che si trovano in un angolo buio del negozio tra secchi e scope - sono perfette, era proprio quello che cercavo -
Le commesse si guardano negli occhi - Ma quelle sono della donna delle pulizie - sussurra una di loro - Zitta! - le risponde l'altra - dagliele che oggi non abbiamo ancora venduto niente.


FO

Svolgimento 2 - Fluo

Inverno, freddo cane, mal di gola, influenza, raffreddore per tutti e anche per la grande pornostar che, avviluppata in chili di lana, si reca in farmacia per prendere qualcosa che la liberi dal cimurro.
Il farmacista appena la vede entrare la riconosce subito e dice: “salve, so cosa cerca, ecco qui: preservativi al gusto radicchio e fragola, oppure preferisce alla liquirizia?”. Lei tutta imbarazzata risponde: “ beh, veramente volevo qualcosa contro l'influenza”, allora il farmacista non si perde d'animo e le prende dal cassetto un pacco di Augmentin, compresse note per la loro “grandezza”, al che lei dice: “no, per carità, io non riesco ad ingoiare le pillole normali figuriamoci queste grandi cosi, no, mi dia qualcosa in bustina”.
Il farmacista perplesso tira fuori una confezione di Tachipirina in bustine.

Dario Ferrante

Svolgimento 3 - Un cavallo?

-Ho comprato una villa nuova, un maniero medievale immerso nel verde della Toscana, una vera reggia! Con campi da tennis, piscina e solarium. C’è anche una scuderia enorme, mancano solo i cavalli!
La Pornostar si reca in un maneggio superattrezzato, le Louboutin sprofondano nella sabbia, ma lei, forte della sua esperienza e decisa a compiere l’impresa, si avventura intrepidamente in una stalla industriale, con riscaldamento e tutti i comfort. –Questo!- esclama a un tratto il proprietario dell’allevamento, che è venuto personalmente ad accompagnarla nella scelta –lui è un esemplare perfetto! Molto prestante!-
-Mmm non saprei, posso vederne qualche altro?- risponde lei, notando di sfuggita la poderosa erezione dell’animale. –Ma certo, ma certo! Ne abbiamo di tutti i tipi! Guardi questo: molto fotogenico!- Lei aggrotta le sopracciglia. –Beh, allora voglio che lei prenda questo, ma solo perché è lei. Non sa in quanti ce l’hanno richiesto! Ha già avuto esperienze con qualche sua collega. Buca lo schermo diciamo!- 
Allora lei arrossisce, capendo l’equivoco. –No guardi, non cercavo un partner maschile per il mio prossimo lavoro, volevo solo un cavallo per le mie tranquille passeggiate domenicali in campagna!


BV

Svolgimento 4 - I putei

Nel negozio di giocattoli rimasero tutti stupiti quando la videro entrare: alta e imponente come una montagna, truccata come un Panda, lo stivale bianco di vernice a meta’ coscia, un vestitino di bava di bruco color turchese acceso e sopra un pelliccione di volpe argentata sintetico.
Cosa ci faceva la protagonista de “ La tigre del ribaltabile” in un negozio come TOYS?
I bambini rimasero a bocca aperta scambiandola per la fata turchina.
I papà schioccarono la lingua pensando alla loro bacchetta.
Le mamme finsero di non notarla , ma le buttarono addosso occhiate d’invidia blu.
Una commessa vestita da Babba Natale le corse incontro veloce: “Signora non teniamo giocattoli in gomma vibranti e le uniche palline cinesi in vendita sono quelle magiche che rimbalzano impazzite.”
La protagonista del film piu’ Hot & Hard della stagione arrossì  imbarazzata sotto il cerone, ma rispose alla commessa  con voce morbida e gentile : Me son gavata dal set 5 minuti per comprare 2 regali ai mie 2 bei putei, domani ghe Natal !“ .

AW

lunedì 12 dicembre 2011

Tema: Un dettaglio casto nella vita di una pornostar - Spionaggio industriale e "a costine"


Svolgimento 1 – Spionaggio industriale

Guarda, quella è la pornostar, dice il commesso di Rent-a-video al suo collega, e intanto prende il DVD della pornostar e di sottobanco glielo  mostra.
La pornostar guarda un po’ gli espositori, poi si avvicina al banco.
Il commesso è troppo furbo e la anticipa: “Salve, cercava il suo? Lo teniamo a portata di mano, è richiestissimo!” e intanto le mostra “Un uccello grande così”, con il culone di lei in primo piano.
Lei arrossisce.
Il commesso non si arrende, ho capito, dice, e poi tira fuori dieci DVD contrassegnati da XXX: questo è l’ultimo di Godiva Blonde, quest’altro in assoluto è il più richiesto da due mesi, “Aprimi senza chiave” con Luana Dietrolana.
No, veramente.., dice la pornostar.
Veramente?
Io veramente cercavo un drammone strappalacrime per una serata tranquilla, niente di che..
Ah, risponde il commesso, mi segua signora.
GD


Svolgimento 2 – A costine

Anche per una pornostar passano ventotto giorni, e come ogni ventotto giorni anche la nostra amica sente il bisogno di stare comoda: quale occasione migliore per acquistare un nuovo paio di comode mutande?
-          Signora, c’è questo che le starebbe benissimo – esclama la commessa di MegaIntimo.
La pornostar osserva perplessa il brandello di stoffa leopardata che la commessa le vorrebbe spacciare per un perizoma.
-          Uhm, non la vedo convinta. Se preferisce possiamo spostarci su qualcosa di diverso: organza rossa o pizzo nero con inserti di Swarowski?
La pornostar, visibilmente imbarazzata, tenta di disilludere la commessa che la anticipa: - Insomma signora, noi certe cose non le teniamo, abbiamo una clientela piuttosto tradizionale; se cerca qualcosa di più particolare in fondo alla strada c’è FrustinoBirichino, un sexyshop fornitissimo: troverà sicuramente quello che cerca!
Detto ciò la commessa si allontana impettita, lasciando la pornostar senza assistenza.

Benito Frazzetta