giovedì 20 febbraio 2014

Tema: è suonata la campanella

Questa è una di quelle occasioni in cui bisogna pagar pegno alla banalità e attingere a piene mani a quelle frasi che vengono in soccorso quando i pensieri sono un po' offuscati da tristezza e, nello stesso tempo, felicità, un black out difficile da risolvere: 
tutte le cose, anche quelle belle finiscono
Oggi Tutta colpa della Maestra smette di pubblicare. Lo fa in un momento di grande popolarità e successo, in termini di lettori, scrittori, qualità degli elaborati proposti. La Maestra esce di scena dunque non per mancanza di idee o stanchezza. Lo fa con spirito ilare, con la felicità nel cuore per aver vissuto tre anni di grandi soddisfazioni: quasi mille racconti pubblicati, oltre trecentoquarantamila contatti, Reading in tutta Italia, credibilità conquistata e stima di molti "addetti ai lavori".



Grazie di cuore a tutti quelli che hanno dedicato tempo, entusiasmo, idee, fatica a questo progetto. Nasceranno nuove esperienze; nuovi rivoli creativi partiranno da qui e siamo sicuri diventeranno presto veri e propri fiumi! 
Suona la campanella! La scuola è finita
Buona vita e tanti successi

La Maestra

ps: col fine di onorare un impegno e come ultimo appuntamento di Tutta colpa della Maestra rimane il contest "Bere, Mangiare... Scrivere"! Aspettiamo dunque i vostri temi come da bando che potete leggere nella apposita pagina dedicata all'evento

lunedì 17 febbraio 2014

Tema: Chirurgia dell'abisso

Svolgimento

Anna Block
La tensione è precaria. Le mie mani subiscono il potere di tanti fattori inquietanti patendo la stessa confusione che annebbia la mente di chi sta per tagliare il filo sbagliato dell’innesco. Cammino a stento, nel senso che mi muovo a tentoni, tastoni, tastini, gomitate, ginocchioni, gattoni, rampini, tra le le strisce pedonali di una città grigio/verde simile alla mescuja che ti lascia il kebabbaro, anche quando hai sottolineato che non la vuoi. Però cammino. A riscaldarmi ho un copricapo in lana nera, uno scaldacollo in pile grigio, una felpa nera Marshall con cappuccio. Sotto la felpa una maglia nera con su scritta una citazione (Ubik, Philip K. Dick, 1969, nda) che esclama ‘Io sono vivo, voi siete morti’. A mantenere gelate le mie gambe ed i miei piedi, dei jeans molto scuri e degli stivali da motociclista. Ho dolori ovunque. Un uomo mai visto in vita mia si avvicina e mi confida: «Questa è la mia ultima giornata. Oggi compirò il gesto estremo, io non ce la faccio più. Ecco, te l’ho detto». Io gli rispondo «Ah, sì? Ok», guardandolo negli occhi, privo d’emozione o di consona espressione facciale. Passeggiando per la stazione trasformo il rimorso nella convinzione che quell’uomo volesse estorcermi dei soldi. Probabilmente ha già fatto questo gioco ad altre persone e gli è andata bene. Le gote tremanti, le pupille dilatate, sudorazione accelerata: l’affascinante ritratto di un uomo che scappa via.

venerdì 14 febbraio 2014

Tema: Filo rosso, quasi blue

Sez. Mi sono innamorato di te perché
Svolgimento

Quel filo rosso, sul muro, ieri non c'era.
Ne sono certa perchè spesso vengo a girovagare in questa zona silenziosa della città quando ho tempo e ragioni da cercare. 

Pomeriggio estivo, svogliato e confuso.
Ieri ho chiuso, ho deciso.

Mi piace questo piccolo chiostro, mi rassicura la certezza delle  prospettive ordinate e precise e tutto questo bianco.
Più di tutto, amo il vuoto che stacca le colonne.
Ci gioco, lo comprimo con lo sguardo, allineando le sagome di pietra finchè diventano una sola. Poi scarto di un soffio e le sfoglio di nuovo, come fossero pagine.

Una storia così sincopata non ha senso. Come me, adesso.


Tema: Tavolo prenotato al 25

Sez. Mi sono innamorato di te perché
Svolgimento


Ci sono modi e modi per pronunciare la parola amore, ma nessun modo riesce a spiegare con chiarezza il modo in cui amo te, Claudia. Serate come questa ci riusciranno forse, ma sono qui da ore, sotto a questo portone, e superata la tempesta riprenderò la strada e ingannerò il tempo parlando dei nostri segreti.
Fare il sostenuto come sempre, del resto, a che serve. Stavolta non mi perderò a straziarti e ti ritroverò, come sempre, con un sorriso spaventata. E’ San Valentino, Claudia, per San Valentino non ci sono ostacoli; perché hai paura?
Lo hai detto: “non c’è catena che trattiene i nostri respiri”.
Ho risposto: “Non voglio perderti!”.
Lo hai detto: “Sono semplicemente fatti, Alfredo. Sveglia! Uno più uno non sono mai una strada, ma parallele che non s’incontrano. Devi capirlo!”.
Ti ho guardata. Non ho risposto. Non dovevi parlare.

Tema: Malamore

Sez. Mi sono innamorato di te perché
Svolgimento

Pensavo il tempo scaduto, la vita già confezionata. Il pacchetto aveva i nastri giusti e le giornate uguali. Mi sono innamorata di te perché non rientrava nel modello prestampato doveri ma in quello di peccati capitali e inferno assicurato. Vade retro, che per queste cose vale la regola della peste di Ingrassia, il medico palermitano del seicento: presto, longe e tarde. Velocemente fuggire, assai lontano andare e più tardi possibile ritornare. Come se si potesse fare quando il virus è già entrato in circolo e non ci sono vaccini. Mi sono innamorata di te perché non rientrava nel block notes: cose da fare, impegni, visite, progetti improrogabili. Una gran rottura. Dapprima sono stati solo i sintomi inequivocabili: palpitazioni, sudori freddi, mani sudate. Ma come è possibile? Come è potuto succedere proprio a me? Poi la discesa negli inferi. Non una discesa lieve ma una vera e propria sdirrubbata. Block notes compresi. Poi è stata la volta della psicanalista. Tu, dall’alto dell’Olimpo, mi dicevi che se tutti quelli che si innamoravano fossero andati dal medico, lo psicanalista sarebbe stato il mestiere più gettonato. Andavo tutti i lunedì e tornavo contenta. Ma più contenta di me era la psicanalista che mi ripeteva che ero la sua migliore cliente: rideva tantissimo e dopo io le davo trenta euro.  Per me, invece, era una tragedia. E infatti le tragedie greche mi davano tanto sollievo. Mi dicevo: non è colpa mia, è il fato. Andavo e tornavo e pensavo: è l’ultima volta. Poi è venuta l’estate e c’è stata la fuga in altri lidi e diverse poesie inviate via mail. Lacrime e ancora lacrime e taccuini pieni di parole. Anche qualche cruciverba e qualche rebus. Ma il rebus maggiore restava il mio cuore malato.

Tema: Vestita di sole

Sez. Mi sono innamorato di te perché
Svolgimento

Avevo preso le scale ed ero adesso nel sole. L'ombra lo contrastava, nell'ora del mattino ancora fresca e mi consentiva di sostare tra i riverberi delle foglie. Era fresco e appena tiepido sul viso. Animava i fiori del vestito. Leggero, di voile verde, viola e fucsia contornavano l'orlo, che danzava, ad ogni movimento delle gambe sulle scarpe dai tacchi alti. Si alti, bellissime gambe su tacchi alti. La freschezza delle mie vesti e del  mio viso divennero assolutamente bellissimi, come il sole che li avrebbe scaldati appena percepirono il tuo sguardo  da lontano. Non fu certezza, ma sensazione appena. Ne bastava la percezione per esserne invasa. Era appena iniziato il tuo corteggiamento. Un progressivo avvicinarsi  e ritrarsi. Un bagliore d'azzurro mare appena, la tua camicia, un soffio bianco come una vela dei tuoi calzoni di tela. Apparire e sparire, fino a confondermi, mentre volavano i teli di voile della gonna al vento. Ferma nel turbinio come una bandiera segnaletica, rossa come il pericolo, evidente per essere trovata, avvicinata, scoperta. Ferma con le mani aperte e gli occhi chiusi, in attesa.


Tema: Incontro

Sez. Mi sono innamorato di te perché
Svolgimento

La pioggia ha tirato a lucido il campiello che percorriamo in silenzio. 
Sollevi la manica del maglione per controllare l’orologio.
“Sbrighiamoci” esclami superando i miei passi “d’inverno la Chiesa della Catena chiude alle quattro” 
Mi precedi impaziente, bambina. Ti seguo svogliato, distratto dalle nuvole violacee addensate contro al crepuscolo.
“Siamo quasi arrivati. Si trova lungo la Riva degli Schiavoni” dici come se io conoscessi la topografia cittadina. 
Sciogli il nodo al foulard e scopri il collo di una chiarezza avorio su cui tentennano due pendenti orribili. Chissà dove hai scovato quel paio di orecchini così disarmonici sull’ovale quasi perfetto del tuo viso. 
Arriccio le mani in fondo alle tasche del giubbotto per trattenere quel po’ di calore, ma il tepore evapora e mi sfugge come le tue gambe da cicogna. 
Tu torni indietro per recuperarmi, ti avviti al mio braccio.
“Perché sei così?” chiedi.
“Così come?”
Non rispondi, ti fermi di colpo, costringi me a bloccarmi, a guardarti. Non decifro lo sguardo oltre gli occhiali. Rimani codice misterioso, lingua straniera. 
Entriamo dentro la chiesa. C'è penombra. Il pavimento è consumato, l’aria è un abbraccio di cera e incenso. Mi racconti del pittore che ha decorato l’abside, del suo mecenate che sfiorò la follia. Parli sottovoce, malinconica come una musica di Yann Tiersen. 
“È deformazione professionale. Spiego pure quando non lavoro.”
Quando usciamo sul sagrato la pioggia ci sorprende. 
“Vieni, conosco un posto qua vicino.

giovedì 13 febbraio 2014

Tema: L'Amore è un virus

Sez. Mi sono innamorato di te perché
Svolgimento

Mi sono innamorata di te perché io ero nitroglicerina, instabile, pronta ad esplodere e del tutto inconsapevole di esserlo, mentre tu… tu vivevi trattenuto e teso come un elastico, aggrappato alla tua miccia, che ha trovato a tradimento il suo combustibile.
Non è stato amore, è stata una deflagrazione. Quando ho iniziato a riavermi, era tardi, il danno fatto, noi già invischiati. Mi sei occorso come un incidente e per un pezzo ho giaciuto, emotivamente parlando, stesa a terra con gli occhi sbarrati, incredula.
Ero morta, no, ero viva, ero viva: oh se lo ero! E tu l’ hai sentita la mia linfa vitale, eri un vampiro incantato dall’odore del sangue, in cerca della vena pulsante della mia vita ed io non volevo che quel folle, estenuante, languido salasso.
Succhia dalla vena - pensavo, pregavo - succhia, non importa se mi ucciderà questa cosa, è inebriante e bellissimo sapere che la tua fame terribile solo io posso placarla.
So che quando ti riavrai il terrore di perderti nella luminosità instabile di questa  relazione e di fronteggiare le cose del mondo vero lì fuori ti farà fuggire. So che sarò respinta più lontano che potrai e che non farò nulla per restarti addosso, ma qui e ora, ci sono solo il tuo bisogno di prendere ed il mio di dare.

Tema: Amore e morte

Sez. Mi sono innamorato di te perché
Svolgimento

Mi sono innamorata di te perché non parlavi mai.  E nel tuo non parlare, mi governavi.  E sotto il tuo dominio, ho costruito archi e pietre per nascondermi dalla tua onnipresenza.  Notte e giorno. Giorno e notte. E poi, sotto le forze incrociate della volontà e dell’azione, ho visto scorrere il tempo nomade dell’esperienza.  E non mi sono accorta che quella forza imperativa corrodeva la mia libertà,  così alla fine mi sono sgretolata nell’onda sismica della negazione. 
Quanti secoli di esistenza primordiale, hanno pulsato alle mie tempie, prima che io potessi sollevare il mio sguardo verso la tua ipnosi. Era la tua magia e la mia malia. Tu ineluttabile forza, io corpo in caduta libera. 
Ma tu, imperturbabile, continuavi a non parlare e io sempre più ansiosa me ne andavo al patibolo. Prima dell’esecuzione, abbiamo scambiato lentissime privazioni dentro lacrime segrete e sonetti perfetti.
Un colpo secco e poi me ne sono andata con le mie suole di vento verso Nord. Dentro un edificio gotico e cercare un’ipotesi di vita nuova.

Tema: Tu in me

Sez. Mi sono innamorato di te perché
Svolgimento


Quando le tue forme liquide
nuotavano nell’immenso fluido opalino
senza desiderio né memoria
quando le tue mani trasparenti
esploravano i tratti incerti del tuo viso
ignaro dell’altrui sguardo
quando il tuo piede correva
e danzava, incapace di camminare:
allora eri luce tersa
eri sogno
eri tenero e profumato come burro.
Eri pago e sazio, e protetto
il tuo mare non era salato
non indugiava  il tuo andare
e un sole nel mio cuore
cullava i tuoi sonni.


Patrizia Sardisco

Tema : Stidduzza mia


Sez Mi sono innamorato di te perché
Svolgimento

Stidduzza mia,
ma che facisti? Ma che cumminasti?
Mi scrivisti che mi vò lassari! Mi veni i chianciri solu a ‘stu pinzieru.
Com’è che ti vinni ‘ntiesta sta pinzata? Ma chi t’aiu fattu?
Quann’è che ‘u liggivi, mi si grapiù un pirtusu ‘mmezzu de lu pettu.
Mi misi a chianciri lacrime amare. Ma non comu chidde che tante volte ‘nzemmula amu chianciuto, di gioia e di duluri, ne lu mentre che ci strincievamu abbrazzati.
E quantu ‘nnamu viste ‘na tutti ’sti anni! Ma sempre io cu ttia e tu cu mmia, stritti stritti, vucca cu’ vucca, ciatu cu’ ciatu, manuzza e manuzza; a dirici parole che ci paria solu i picciuttedi che s’ingrizzano pà prima vota si ponnu dire.
Quante stidde amu cuntatu ‘a notte appizzate na lu cielu! E io ‘na stidda ‘a chiamavu cu to’ nnome, e tu na’ stidda ‘a chiamavi cu’ nome miu.



Tema: Addio alle braccia di Catherine

Sez. Mi sono innamorato di te perché
Svolgimento


"il post vuole essere una continuazione ideale dell'opera a cui si ispira, 
ne riprende perciò alcune tematiche, 
rielaborandole in modo personale"

1.

Partiamo da dove finiva quella mia storia. Allora saluto la statua. Ghiaccio sottile sotto i piedi. Sento che il gelo  sale su per la schiena. Sale invece di scendere, sfidando le leggi di gravità. Mi ritorna persino un po’ di  fame. Prosciutto, uova e birra non mi sono bastate prima. Non dovrei nemmeno pensarle queste cose di fronte alla statua. Considero che di tutto la colpa è di quel fagotto con dentro  il coniglio scuoiato di fresco, che il dottore mi ha mostrato nel corridoio, quasi con orgoglio. Ci penso senza partecipazione, come un dato statistico. Me ne vado dopo un po’, l’ho già detto. Esco dall’ospedale e torno a piedi in albergo nella pioggia. Lungo il tragitto continuo ad aver paura dei numeri sopra il due. Rivedo sempre davanti agli occhi quel maledetto quadrante. Risento le parole di Catherine.  Dammi, dammi.  Sguardo basso, ripeto a voce alta, camminando veloce con le mani in tasca,  il mio mantra. E  se morisse? ma è morta e se morisse?  ti dico che è morta ma se morisse?  tagliati la barba piuttosto, a che ti serve ormai e se morisse per questo?  Qualcuno si volta, non ci faccio caso. La tragedia è mia, mica loro. Incredibilmente, data l’ora, trovo in albergo il barbiere che ancora sfaccenda, con uno straccio in mano. Gli dico se mi fa la barba. Mi esce un ghigno, non una voce credibile.
“A quest’ora?”, fa lui.
“Qualcosa in contrario?”, riprendo la mia baldanza.
“Ci mancherebbe, il cliente ha sempre ragione, ma adesso mi sembra un po’ tardi.
Nella notte la barba ricresce.”, dice lui, non senza una certa logica.
Questo però è un momento che non contempla la logica, penso tra me.
Colpa del coniglio scuoiato di fresco che ha distrutto il mio amore.
“Tu pensa a tagliarla, senza troppe domande.”
“Lascio i baffi?,  chiede.
“No, perché?”

mercoledì 12 febbraio 2014

Tema: Galeotto fu il fico

Sez. Mi sono innamorato di te perché
Svolgimento

Lucia: Fu sul sagrato della Chiesa, finita la messa domenicale, che lo vidi per la prima volta con occhi nuovi: era sui gradini con suo cugino Bortolo. Da piccoli io e Renzo giocavamo nelle strade di paese, poi ci sono stati anni di allontanamento ed educata indifferenza, ma  in un sole accecante di Agosto tutta la nebbia del tempo di diradò. Sostenendomi al braccio di mia madre sentìì un odore di buono pervenire dalla mia destra. Lentamente voltai lo sguardo e lo vidi in controluce.Renzo parlava in piedi con Don Abbondio e Bortolo. Agitava le mani.... Agitava le mani, grandi e scolpite dalla fatica,  con gli occhi passai in rassegna delicatamente il suo viso. E fu il suo sguardo che mi dipinse le gote di rosso: un calore improvviso appena incrociati i suoi occhi grandi, scuri scintillanti di vita, brillanti e curiosi. Abbassai lo sguardo presa da un senso di pudore, ho sentito un brivido caldo scendere dal petto lungo tutto il mio corpo, ma era la mia anima già smarrita e i miei pensieri. “Lucia, andiamo è tardi”. La voce di Agnese mi riportò alla realtà ma, allontanandomi, sentivo la sua voce serena e appassionata in dissolvenza: volevo memorizzare per ricordarmela. E la sera ripensando a quel mattino, pregai per Renzo perchè la Provvidenza vegliasse su di lui. Mi sarebbe piaciuto guardare il mondo con quegli occhi così vivi, appassionati, colmi di dignità e che mi tatuarono l'anima  fra contrasti di emozioni.


Tema : Che cos'è l'amor ?

Sez. Mi sono innamorato di te perchè
Svolgimento
L'amore che cos'è? Ne ho sentito parlare e tante volte ho concluso che l'amore non era quello.
Che cos'è l'amor? Oltre ad essere il titolo di una canzone del grande Vinicio.
L'amore, questa parola di cui si usa e si abusa, definendo amore ciò che amore non è.
L'amore è l'innominato, il personaggio di manzoniana memoria.
E se ho tanta difficoltà a dire cosa sia l'amore, sicuramente so che cosa non è.
Ma se mi mancano le definizioni, per una teorica come me, dove vado a parare?
Eppure, pur non sapendo definire l'amore, so che la mia vita ne è impregnata. Sono stata avvolta nell'amore, quello che cura, e sono cresciuta con un amore malato, quello che amore non è, quello che le ferite te le procura, profondi tagli purulenti che ti fanno crescere con la paura di lasciarsi amare. Perché ad amare è facile, forse. È lasciarsi amare il problema vero. Tu perdi il controllo e sei in mani diverse dalle tue, altre, straniere.


Tema: L'amore di una donna



Sez. Mi sono innamorato di te perché
Svolgimento


Dal cassero della sua Itaparica mentre scrutava col cannocchiale la riva di Laguna presso il porto di Santa Caterina in provincia di Rio Grande, la vide: era il 21 luglio del 1839 e Giuseppe Garibaldi, un bel giovanottone di trentadue anni, combatteva contro gli imperialisti brasiliani per l’indipendenza di Rio Grande del Sud.

La giovane donna era Ana Maria de Jesus Ribeiro e aveva appena diciotto anni e da tre era già la moglie di Manoel Duarte de Aguiar: la vide e poi non la rivide più fino al giorno in cui, durante un’ispezione proprio nel paese di Laguna, Garibaldi notò davanti all’uscio di un’umile casa una donna molto giovane, dai capelli lunghi corvini, che piangeva, era lei: che succede? perché questa disperazione? Ana Maria lo guardò, lo bucò con lo sguardo e rispose: mio marito sta morendo a causa sua, generale.

Garibaldi si offrì di aiutarla e trasportò il marito di Ana Maria, un soldato dell’esercito imperiale che era stato ferito dai suoi uomini, in ospedale. Per due mesi Garibaldi non allentò di andare a trovare lei che a sua volta andava ad assistere il marito in fin di vita che però non trapassava mai: tra pochi giorni ripartirò e tu devi essere mia. Lei ci pensò lo stretto necessario, giusto il tempo di prendere due cosette e abbandonare il marito moribondo.

L’eroe dei due mondi incontrò così, come egli stesso scrisse nelle sue Memorie “la madre dei miei figli! La compagna della mia vita nella buona e nella cattiva fortuna! La donna il di cui coraggio io mi sono desiderato tante volte”.