Questo tema è stato proposto da quattromura
Sicuramente gli ultimi. O forse i primi.
Quando un viaggio è bello? A me di guardare la torre Eiffel dal basso mentre ritagliava il cielo in rombi non me ne fregò molto, e manco di arrivare al primo ring di Vienna partendo dalle montagne e giungendo al centro della città solo dopo aver goduto di diversi panorami che intercettavano gli spigoli del campanile di Santo Stefano dai quattro punti cardinali. E Sidney la prima volta mi parve Londra d’estate mentre Londra – d'estate – mi sembrò Blow up, di Antonioni, ma senza gli attori. Di NY apprezzai i barboni che dormivano nelle aiuole, di San Francisco la furberia con cui un amico, dando 30 dollari al cameriere, riuscì ad ottenere un tavolo da Scoma’s scavalcando una fila enorme, dell’Hertfordshire i pomeriggi quando uscivo con le matite e gli acquerelli. O le sere, di ritorno dalla lavanderia a gettoni, quando il cielo era sangue di bue.
Nei viaggi sono contento di trovare qualcosa di me che non sapevo fosse lì, e lo sono doppiamente se lì lascio una persona con cui ho scambiato dei pensieri senza poi chiederci l’indirizzo di casa.
I più bei viaggi sono quelli che, quando li ricordi, si appannano di nebbia e si formano tante stelline come se qualcuno te li rielaborasse con gli effetti speciali di Photoshop.
E ci sono viaggi che apprezzi per la bellezza dei luoghi o per l’afflato della compagnia – tanto da diventare il cast di un film in cui tutti conoscono la sceneggiatura ma non il finale; e i viaggi nei libri.