sabato 24 dicembre 2011

Tema: Sembra notte ma è mattino.

      Annegare i propri pensieri dentro ad un gin tonic è un’impresa alquanto vana. Primo perché affondarli eroicamente con la cannuccia e facendoli schiantare contro il fondo del bicchiere, non risolve la questione. La fisica ti è nemica mandandoli indietro e facendoli riemergere. Secondo perché le bollicine della tonica non riuscirebbero a corrodere la mole della loro portata, anche se la lasci interagire con abbondante limone. E adesso sembra notte, anche se è mattino. E mi capita, nel bagliore delle prime luci che si mescolano alle incandescenze della città, che confondo gli alberi con gli uomini e gli uomini con gli alberi. E mi sorprendo a dirmi “guarda come sta fermo quell’uomo” o “guarda come si muove quell’albero”. Sembra notte ma è mattino. E non vedo più la cintura di Orione e quasi mi sento piccolo, quasi insensato. Perché mi sento legato a quelle tre stelle da cordone ombelicale, che non riesco a tagliare, neanche bruciasse di sale.

     Non credo ci siano più santi ai quali fare voto, perché bussare alle porte a volte fa male. O forse non serve. 

     E alla vigilia di Natale l’unica immagine che riesco ad avere ha un sapore amaro. Ma non per malinconia o per sentimentalismi. No. È che non me ne capacito. Focalizzo con la mente quella stalla e vedo, sulla destra, ai piedi del bue, quella placenta, un sacco vuoto di due reciproche attese, scarto dei nove mesi. Di quell’essere sgusciato fuori in mezzo all’acqua e al sangue nessuna traccia. E della madre, che oramai ha potuto allentare la morsa del sospetto, che stringe certezza e non più profezia, di quella donna che attendeva, nessuna traccia. Nella lingua ebraica la parola madre è espressa con due consonanti chiamate mem; due sono i grafemi per indicare questa consonante, l’una viene utilizzata ad inizio o in qualunque punto della parola, l’altro soltanto alla fine; il primo è un segno grafico aperto  מ, il secondo è un segno grafico chiuso ם. In Ebraico la struttura grammaticale va da destra verso sinistra, per cui avremo la parola ם מ (che può essere pronunciata mêm ed equivale alla parola madre) con  la prima consonante dal segno grafico aperto e la seconda col segno grafico chiuso. E’ il percorso intrapreso da Maria, la madre di Gesù: la sua apertura (come il primo mem) verso l’alterità la porta alla chiusura e ad un rigonfiamento (come il secondo mem) dovuti all’attesa dell’alterità. Maria che si apre alla parola dell’angelo ne rimane fecondata. Nella cultura occidentale avremo l’inverso, lo speculare: leggeremmo prima il segno grafico pieno e poi il segno grafico aperto. Dalla dolce ebbrezza e rassicurante fermezza del concluso arriveremmo al debole sentore dell’instabilità, del vago, del caduco, segno che sta per srotolarsi. Chiunque si gonfi di attesa per svuotarsene e sgonfiarsi. Ma adesso è arrivato il momento in cui la donna dovrà arrendersi di fronte alla caducità dell’attesa, donando ciò che lei sola poteva attendere ed ha atteso. Ed un sacco di placenta che odora di carne è ciò che separa due corpi che prima erano uno.

     Le bollicine della tonica vagano per il pavimento che sembrano palline di mercurio da termometri. Il limone ha perso il succo e giace nel fondo del bicchiere. La luce che entra dalle imposte mi ricorda che un altro giorno succede a quello precedente. I miei pensieri forse adesso son più leggeri, adesso che gli alberi sono di nuovo alberi e gli uomini sono di nuovo uomini.

Buon Natale di placenta.


VB 



5 commenti:

  1. Pieno di grazia ... Buon Natale anche a te :-) bg

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  2. Vito Natal, ho letto il tuo post e sono rimasto affascinato da grafemi suoni aperti chiusi e la cultura ebraica e quella occidentale etc e pensavo che se Maria non fosse stata ebrea ma una donna francese o del veneto - dove le bollicine del prosecco sono pari a quelle del tuo gin tonic -, non ci sarebbero stati nè bambino e manco placenta, ma solo una gran bella gravidanza isterica che a mezzanotte si sarebbe conclusa con un fffffffff di aria uterina e una mangiatoia vuota e un po' di pastori incazzati. Non avremmo avuto un medioevo a base di streghe bruciate, nemmeno l'inquisizione e scarpette Prada ai piedi del pastore tedesco e papati tolleranti al nazismo.
    La gravidanza isterica: una delle mie cagne si accoppiava, gonfiava, scavava buche per formarsi un nido, poi fffffff, due giorni di avvitamento, una scrollatina di terra da dosso e poi abbaiante come prima - e io felicissimo per non avere cuccioli da dare.
    Se qualche anno fa la gravidanza più incredibilie della storia fosse stata isterica non so se staremmo meglio, ma di certo non peggio..
    GD

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  3. no Giorgio, no.
    lascia per un attimo chiesa, paipi e preti.
    io parlo di un personaggio letterario che sta dentro ad un libro attribuito ad un certo Luca.
    non cadiamo sempre in questo anticlericalismo che non porta a niente. non mi interessa cosa ne dica la chiesa. quella donna chiamata Maria è un personaggio letterario che amo. e mi piace pensare a lei e fantasticare sulla sua vita. lei è di carne e di sangue. come me.

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  4. Lascio stare e apprezzo il tuo commento (apprezzavo già il tuo post). Sotto il profilo letterario Maria è notevole, sono d'accordo, lei è un grande esempio di reticenza in una società dove, giovanissima, le viene dato un marito vecchio - da qualche parte è scritto che amasse Giuseppe?
    Che poi anche Gesù è un gran bel personaggio, gli passa a girare per le città, raccontare novelle e parabole, rimediare cibo. Un cantastorie che, in tempi in cui non c'erano le case editrici, provava a campare della sua creatività. Che poi divenisse lo spunto per costruire la BAsilica di San Pietro, questo appartiene a chi ha rilevato il suo marchio e creato un impero commerciale.
    A rileggerti!
    GD

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  5. nel leggere certe cose non posso che sentirmi orgoglioso di condividere questo piccolo spazio con voi!!
    non riesco ad aggiungere altro
    meis

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