«Dicono che le donne non possono essere grandi
pittrici. Io non l’ho mai pensato. Io dipingevo e basta.»

Aspettando tue notizie ti bacio lieve.”
Ci
siamo scambiati centinaia di lettere Alfred ed io. Eravamo una
straordinaria coppia newyorchese di successo, ancor prima che decidessimo di
unire le nostre vite e non più solo dal punto di vista familiare. Ma la vita è
così ricca di sorprese. Anche con me lo è stata. Dicono che sia stato questo
mio animo inquieto e sensibile a partorire queste tele così…dirompenti per la
mia epoca. Calle bianche, fiori giganti, segreta intimità di labbra-vagine, di
pistilli-clitoridi in fiamme, così scrivevano i critici, dicevano che non avevano
bisogno di didascalie, arrivavano dritte al segno.
Molti
mi chiamavano “la Signora delle calle”, per Lui ero la sua amata. Lui era ossessionato dal mio corpo, mi fotografava in
continuazione, nuda, vestita di bianco, il seno scoperto. E sempre Lui è stato
il primo a credere in me, a scorgere un’artista in cui erano espresse per la
prima volta esplicitamente le pulsioni più profonde della sessualità femminile.
Ma il nostro è stato un rapporto turbolento. I miei fiori si vendevano
benissimo, ma il mio bisogno di nuove ispirazioni e non solo, mi hanno portata
lontana da Alfred. Dovevo in qualche modo salvarmi da lui. Lui che era stato il
mio pigmalione, rivolgeva la sua seduzione verso altre donne.
Ho
sopportato, ho sofferto, mi sono ammalata, il mio successo era nulla se il suo
sguardo si allungava verso altri orizzonti. E’ sempre così terribile non
sentirsi amate, per questo ho dovuto sfuggire alla mia stessa sorte, a Lui, che
in qualche modo mi aveva creata e che mi stava distruggendo. Ma il nostro
legame d’amore e lavoro non si è mai reciso e nei lunghi periodi di separazione
le nostre lettere annullavano questa assenza. Non eravamo più la pittrice
Georgia O’Keeffe ed il fotografo affermato e gallerista Alfred Stieglitz,
eravamo una donna e un uomo con le loro sofferenze, i loro dolori, i loro
rimpianti…
«È
la fine di una giornata tranquilla. Le tue lettere mi danno un curioso
equilibrio, una specie di controllo cosciente di me stessa che mi piace...”
l.l.g.