lunedì 1 luglio 2013

Inès la bella

Svolgimento

Inès, la madre di Michelle era creola. Era nata nelle Antille Britanniche e possedeva anch'essa le iridi blu del padre giunto nelle colonie che furono inglesi a due passi da Haiti. Queste origini piuttosto esotiche nei due genitori miglioravano e rendevano Michelle una rarità in bellezza e in stranezze che lasciavano tuttavia esterrefatti  Era stata cresciuta seguendo il ritmo del mare che schiumava contro la barriera corallina, le scuole cattoliche a Caracas e Concha, la tata e compagna di giochi. Inès le aveva trasmesso tutto il suo amore di madre, mentre sentiva gli animali e i corsi d’acqua animarsi e i pericoli materializzarsi prima che si avverassero. Concha un giorno improvvisamente sparì e nessuno seppe più niente di lei.
Si pensò che fosse fuggita con uno strano personaggio che da qualche tempo le girava attorno, qualcuno disse che si era persa nella foresta amazzonica, vittima di una macumba. Le vecchie indios convertite, rinsecchite come una banana invecchiata, si segnavano la fronte e il petto. Nessuno seppe niente di Concha ma Michelle una notte la sognò e in sogno Concha le disse dove si trovava.
Inès capì che quella figlia era figlia della Madre Terra e comunicava con essa, e tacque per tutta la vita per non rivelare quello che aveva visto nel destino di Michelle. Il suo viso si trasformò in una maschera di terrore.
Guardava la figlia crescere e farsi forte, ma tremava per il suo futuro e quando Michelle annunciò che partiva in cerca di Concha fu presa da un tremito che la scosse da capo a piedi. E cadde.

Nessuno seppe spiegarsi perché Inès la bella, delicata e dolce come una cioccolata, fragrante di profumo di lavanda, fosse diventata come una statua di bronzo. Gaetano, il marito, dapprima cercò di reagire, ma dopo poche settimane aveva perso ogni entusiasmo per la vita, vedeva l’adorata moglie distesa sui letti senza vita, immobile, e riprese a inalare oppio e a masticare coca. I suoi denti diventarono giallastri e si macchiò anche i polpastrelli a furia di farsi spegnere le sigarette tra le dita, perso in una delirante assenza.
I suoi affari a Caracàs e in Montevideo andarono in malora, non si curò più dell’import - export, delle piantagioni, degli indios che abbandonò a se stessi.
Anche Inès, la sorella, accorse in aiuto all’adorato fratello, accompagnandolo presso tutte le cliniche e gli specialisti che visitarono, per guarire, la moglie Inès dalla grave catatonia e lui stesso, preda della depressione e della dipendenza da droghe.
Quando le due Inès si incontrarono con gli sguardi, l’una trasmise all’altra tutta la verità che celava nell’anima, e l’altra capì l’entità del dramma e il baratro. 
Michelle partì in una notte di nebbia raggiungendo il porto con i camion per il trasporto di caffè e canna da zucchero che dalle grandi piantagioni del Sud partivano verso il Nord-America o l'Europa. 
L’autista era l’indios alle dipendenze del padre fin dai tempi in cui smottava la terra dei campi per liberarli dai sassi. Era il 1968 e Michelle aveva 18 anni.

CLA






10 commenti:

  1. Cla, voglio essere sincera (non me ne volere, ma sai come sono fatta!). Il pezzo avrebbe bisogno (secondo me) di molte righe in più, è troppo conciso per parlare di misteri e il mistero non arriva e dunque non si vela. E' come se dicessi tutto senza farmi capire il perchè. Chiaramente trovo la scrittura impeccabile, ma è la trama che mi pare si bruci in poche battute, insufficienti per qualcosa che potrebbe diventare addirittura un romanzo. Anche i personaggi... le due Ines, il padre che chiami "Gaetano", spiazzano un po'. All'inizio il soggetto pare sia Ines ed invece è di Michelle che vuoi raccontare (oppure della vera fine di Concha o dell'affinità sensoriale delle due Ines...!?).
    Magari non ho capito niente io ed i prossimi commenti aiuteranno anche me. Ti abbaccio

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    1. molte cose succedono in due paragrafi, a volte poche righe possono contenere informazioni degne di un romanzone e altre volte ci sono romanzoni che ridotti della metà non ne soffrirebbero affatto.
      vorrei difendere la scelta di CLA di sintetizzare in poche righe tanti eventi,dire che il pezzo è bello e rende perfettamente i modi semplici con cui le cose complicate avvengono nel sud america, e dire che il pezzo va bene così, ma non lo faccio, perchè conosco CLa e lei è convinta che la prima stesura sia sempre la migliore.
      Bisogna riscrivere!!!!!!!!
      (c'è qualche virgola in meno che combina casini, tipo nell'incipit..)
      GD

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  2. CLA sono d'accordo con Adelaide, il pezzo avrebbe bisogno di piu' righe e spiegato meglio
    La storia è bella perche' ha il sapore latinoamericano della Allende ma ad un certo punto non ho piu' capito niente con l'intreccio dei personaggi che si mischiano ( chi è la madre? chi la figlia , Concha chi è veramente? 2 ines che si guardano e cosa capiscono?
    Gaetano è un nome troppo "meridionale" per un personaggio che vive tra gli Indios
    e la fine cosa significa..

    Cla, riprendilo che ci puo' davvero uscire del buono da questo racconto


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  3. Questi personaggi vanno visti non con la lente (e gli occhi) dell'occidente. Non sarebbero comprensibili. L'irrazionalità e il fatalismo sono intrinseci ai personaggi. Fanno parte di uno scritto di più ampio respiro. Infatti il passaggio sul nome del padre risente del fatto che ho saltato un passaggio (forse per renderlo leggibile come post)dimenticando che l'inglese in realtà è il padre di Inès ( che è creola). Mi è sfuggito.
    Altro difetto non è l'incipit. Nel senso che questo passaggio è parte di un corpo, non è l'incipit e come tale ha già delle premesse non lette. Così com'è non è un racconto, infatti, e si vede. E questo mi fa piacere, ma voi non potevate saperlo. Non è la prima stesura come dice Giorgio, anche se è vero che la prima stesura è sempre la migliore, per me.
    La spiegazione delle vicende non avviene nel raccontare...le parole che precedono e quelle che seguono raccontano.
    In tal modo lo trovo perfetto.

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    1. Mi ricorreggo: no il passaggio sul padre inglese è corretto : è il padre di Inès che è creola di padre inglese e di madre afro-americana.
      Il padre di Michelle è meridionalissimo: napoletano per la precisione. Un migrante che si innnamora della creola e danno vita a Michelle. Concha è la tata e vivono a Caracas. A me piace molto a voi no?
      Forse Giorgio ha apprezzato il filo sottile che tiene la storia.
      Grazie per i vostri giudizi sono stati preziosi. E così svelato il mistero sulla materia su cui sto scrivendo.
      E chi mi conosce sa pure quanto sono ostica quando scrivo.

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  4. Alla fine, dunque, le nostre osservazioni erano "corrette"! C'è dell'altro dietro questo posto. Brava.
    Ci sta se da qualche parte dici che il padre è napoletano, ci stanno tante altre cose se spiegate con... una cottura a fuoco lento che ti piglia il naso per poi deliziarti con il suo sapore. Bene così, ma concordo con Giorgio riscrivere è uguale ad intagliare è lì che si scopre il valore dell'intagliatore. Tu hai la fortuna di avere una fantasia fervida, ed un lessico ricco, ma la scrittura di getto lasciala alla poesia (a volte neanche per quella va bene). Ti abbraccio

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    1. sono contento di poter fare comunella con Adelaide nel bacchettare CLA!

      Cla, potevi scriverlo: tratto da un work in progress.
      E cmq il sound sudamericano c'è.. a quando il prox pezzo?
      gd

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    2. Il prox pezzo su questo no. Il prox pezzo da farne un buon post presto. Ci sono idee che mi frullano da tempo. Ma hanno un difetto: così come vengono vanno via e non rimane niente.

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  5. Cara CLA, il tuo brano ha una bella atmosfera sudamericana, dei personaggi interessanti e storie intriganti da dipanare.
    Sulla scrittura di getto pure a me capita spesso di innamorarmi della prima stesura, poi mi rendo conto che riscrivendo, anche semplicemente dalla penna alla tastiera, molte cose possono cambiare, le parole maturano e si incastrano meglio, i nodi si sciolgono.
    La stonatura però, secondo me, (e dicendolo spezzo una lancia a tuo favore), sta proprio nel fatto di proporre lo stralcio da un lavoro in corso più impegnativo e intrecciato, stralcio che rischia così di apparire incompleto, sospeso, un po' aggrovigliato, proprio perché ancora in progress.
    Che dire, buona continuazione e a leggerti presto. Ciao (emoticon di getto)

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