mercoledì 17 luglio 2013

Tema: Pazienza

Svolgimento

- Potremmo andare in un’agenzia di viaggi, che ne dici?
- Per fare che cosa?
- Per prendere qualche catalogo, vedere qualche offerta.
La risposta ad una domanda che avrebbe preferito restasse retorica, costrinse il Sig. Riviera a restituire uno sguardo che non accennava approvazione. L’espressione contrita di sua moglie, quell’impercettibile battere di ciglia, come a voler scacciare qualcosa che le fosse finito dentro l’occhio, non lo commosse punto. Era una bambina la sua Angelina.
- Perché ci vuoi andare? Lo sai che non possiamo permetterci vacanze.
La Sig.ra Riviera lo guardò dritto negli occhi, poi si alzò e ritirò i piatti dalla tavola. Perché sognare non costa nulla, avrebbe voluto dirgli, ma sarebbe stato perfettamente inutile.
Come avrebbe voluto fare anche solo una passeggiata per le vie del centro, quale gioia le avrebbe dato prendere in faccia l’aria della sera, morbida come una carezza, o ascoltare le note uscire dai locali, fermarsi sul belvedere, magari un attimo prima del tramonto, qualcuno avrebbe forse chiesto loro di pagare il biglietto?
Posò i piatti dentro l’acquaio, poi ci buttò dentro le posate facendo rumore di proposito.
- Ludovica mi ha detto che ci sono crociere fantastiche, anche di pochi giorni, e non costano una fortuna. 
Il Sig. Riviera, che nel frattempo si era spostato in salotto a fumare, sollevò lo sguardo dal libro che aveva appena aperto.
- Angelina, è inutile parlarne, te ne ho già spiegato la ragione.
Quando si metteva qualcosa in testa, pensava, era cocciuta, testarda. La guardava muoversi a scatti per la cucina, gli avrebbe dato il tormento per giorni.
- Angelina, sii ragionevole, non esistono crociere alla nostra portata.

In quel momento la Sig.ra Riviera avrebbe voluto essere fatta di un’altra pasta, avrebbe voluto essere tanto più coraggiosa, quanto quelle donne di cui aveva letto in certi libri, loro non erano soltanto garbate e silenziose, buone governanti e perfette cuciniere.
Osservò suo marito che fumava e cominciò a fare un rapido calcolo di quanta parte delle loro sostanze se ne andasse in fumo, e tutto questo, mentre pensava a cosa sarebbe stato il giorno successivo, in niente diverso da quello precedente, avrebbe indossato vecchie scarpe e vestiti lisi e sarebbe andata a fare la spesa stando attenta alle offerte sugli scaffali del supermercato.
La sua vita era come uno scoglio che le onde consumano, bagnato giorno dopo giorno dalla stessa acqua, immutabile e perenne, di bonaccia o di tempesta, sempre lo stesso sapore, sempre lo stesso sale, non c’era tregua, né sotto il sole né dentro la notte.
Quella mattina versò silenziosamente il caffè della prima colazione nella tazzina preferita del Sig. Riviera che la sorbì velocemente, per non perderne l’aroma, così amava dire. Gli porse la sua valigetta da piazzista, come faceva ogni settimana dal lunedì al venerdì e gli augurò buona giornata.
Riassettò la cucina, si infilò il cappotto e uscì di casa. Passò in biblioteca e prese in prestito un altro libro di Agatha Christie. Al supermercato fece la spesa, tenendo in mano la lista compilata dal Sig. Riviera, e nella mente l’importo che, sempre lui, le aveva lasciato sul tavolo prima di uscire quella mattina.
Rinunciò alla frutta, erano avanzate delle mele. In una delle ultime corsie trovò quello di cui aveva bisogno, un potente veleno per topi.
Era solo una questione di dosi, di tempo lei ne aveva.

Grilletto Salterino

8 commenti:

  1. Però mica tanto angelica! Il racconto scorre bene. Pensavo ad una fine diversa e la mente di Angelina mi ha sconvolto....ce ne potrebbero essere molte come lei.

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  2. Brava Grilletto, mi è piaciuto molto. Il perché sta nell'idea di sogno che hai messo nella passeggiata della sera. A volte basterebbe davvero poco ed è proprio nella negazione di quel "poco" che scoppia la cattiveria!!! Bravissima

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  3. E brava Grilletto, bel racconto! Avevo intuito la fine, ma forse perchè anche io leggo molto Agatha Christie..

    ;-)

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  4. Di questo racconto che mi piace, la cosa che apprezzo di più è il ritmo della seconda parte, sembra acqua che si avvita dentro lo scarico di un lavandino.
    W Grill
    GD

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  5. Mi piace.Mi ha fatto venire in mente uno dei dipinti di quotidiana urbanità e umanità immobile di Hopper, dove tutto sembra statico e i volti spesso rimangono appena accennati, ma sotto la apparente normalità spesso cova la cenere della insofferenza. Basta una piccola dose di veleno e tutto cambia.

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  6. Grilletto, il tuo racconto ha un gusto un po' demodé, ma una tematica ahimè attualissima. Esprimo piena solidarietà al sig Riviera che di questi tempi deve farsi bastare l'unico stipendio. Per una passeggiata gratis, magari la moglie pian piano riuscirà a convincerlo, speriamo ci riesca prima che il veleno faccia effetto. Si sa, con gli uomini ci vuole pazienza. ciao (emoticon per topi)

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    1. RQ, in realtà il Sig. Riviera è solo un gran spilorcio. Questa è la prima parte di un racconto più lungo. Nella stessa giornata in cui Angelina si procura il veleno per topi, si scopriranno i risvolti della sua doppia vita...

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  7. Ciao a tutti, chiedo scusa per la mia assenza ma ero appunto assente, beatamente persa tra le onde di un mondo senza connessione. Grazie a tutti per i commenti positivi.

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