martedì 18 settembre 2012

Sez. Attrici - Tema: Liz Taylor

(Chi ha paura di Virginia Woolf?  rewriting)



Quel pomeriggio la signora era svaccata sul divano, le gambe larghe – lo so, una cameriera non dovrebbe dire cose così -, addosso una vestaglietta a righe sgualcita, sotto come sua madre l’ha fatta, e sul tavolino il bicchiere vuoto, e la bottiglia per terra;  in mano un copione, quello di Chi ha paura di Virginia Woolf. Il signor Burton invece era al piano di sopra, nel suo studiolo, stranamente tranquillo (s’imbottiva in quel periodo, il dottore gli aveva prescritto un nuovo farmaco) – ovviamente a lei non garbava che lui fosse così assente, lo voleva sempre attorno, anche solo per insultarlo, tenerlo in tensione: pretendeva  che schioppettasse, una padellata di anelli di calamaro.
La signora cominciò ad urlare per richiamare l’attenzione del signor Burton, fogna! pantano! ehi palude!, ma il signor Burton faceva finta di non ascoltarla – cosa impossibile, la voce della signora sa essere un trapano e poi il soggiorno e lo studiolo sono privi di porte e comunicano attraverso la tromba della scala, ehi fogna? pantano?, il signor Burton dava fondo a tutta la sua pazienza per non risponderle - in questi casi mette le mani alle orecchie, chiude gli occhi, persino la testa sotto un cuscino -, ma la signora continuava a chiamarlo, fogna, pantano, palude, non aveva pace la signora, lo voleva giù, da lei, a scodinzolare, a grattarle la schiena, a dirle va tutto bene, Elisabeth? va tutto bene?, a prenderle il ghiaccio, a riempirle il bicchiere – e non che non potessi  farlo io, lei voleva lui, le avessi dato io il ghiaccio avrebbe detto non mi serve, rimettilo in frigo – ma lei lo voleva soggiogato, strisciante, ad una punta del divano a massaggiarle le caviglie, e intanto pantano, palude, ehi, paludina?


Il signor Burton fu allora che si decise a scendere dalla scala, e non che gradino dopo gradino si potesse giungere solo al piano terra; vidi spuntare i piedi del signor Burton, lentamente, prima un piede e poi l’altro, non barcollava ma si percepiva lo sforzo per mantenere l’equilibrio, e intanto le diceva Elisabeth, sarò sempre disponibile a buttare di notte tutte le bottiglie di whisky che svuoti, quando i vicini non mi vedono, ma non mi chiamare per metterti quel maledetto ghiaccio nel whisky, fallo da te.
La fissò un attimo, nel suo sguardo c’era sofferenza, provai commozione per lui. Poi risalì.

La signora tra sé e sé disse strano, pure questo c’è scritto nel copione: questo film sarebbe meglio non farlo.

GD

6 commenti:

  1. Ahahah, bel pezzo! Ho visto e rivisto il film almeno tre volte negli ultimi due anni, questa Liz Taylor (e anche quella del film, è ovvio!) sono grandiose, sono sbraitanti!

    Unica cosa: nello sguardo di Richard Burton (o di George) c'è sofferenza? Io ne ho trovata molto di più in lei!

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    1. Aggiungo una piccola cosa che stona un po': il "maledetto" riferito al ghiaccio...io credo che il personaggio di Richard Burton sia molto più pacato nei modi di fare(è addirittura fastidioso!) e non si lascerebbe scomporre dicendo "maledetto" ghiaccio. Toglierei del tutto il maledetto per non mettere niente.

      E questo, come si suol dire, è tutto.

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    2. sì, Burton è esasperato ma non guerriero... il maledetto sembra un'ascia di guerra dissepolta e invece, nel racconto, il litigio non c'è.
      grz
      gd

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  2. A me non fa pena Burton,secondo me gli piace farsi trattare cosi' dalla Liz.

    Fili non mi piace questa frase : "pure questo c’è scritto nel copione" non so se è voluto, ma PURE QUESTO non mi va giu' è troppo popular in questo post

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    1. non è una bella frase, ma è Liz che parla tra sè e sè... però che sia un'espressione sgrassabile sono d'accordo...
      gd

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  3. Lo ammetto, non ho visto il film o forse non lo ricordo. Nella vita reale come coppia mi sembravano assolutamente alla pari, stessa quantità di cattiveria di amore e di alcolici. Il post è asciutto, liscio e senza ghiaccio: bello anche per chi, come me, ignora l'argomento.

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