mercoledì 5 settembre 2012

Tema: Enodia


Sognava di correre rapido in un prato nelle ore del tardo pomeriggio, con mosse poco aggraziate saltava di quando in quando una radice affiorante o una pietra, e in quei brevi istanti gli sembrava quasi di volare sopra i fiori degli asfodeli che punteggiavano la distesa d’erba. 

Si accorse di una donna, in piedi vicino a un gruppetto di alberi, che guardava nella sua direzione sorridendo in modo appena accennato. Indossava una tunica candida, trattenuta da una cintura ornata da un medaglione di onice sul quale era incisa una strana figura sinuosa e trilobata con al centro una sorta di stella o di fiore; ai piedi indossava dei calzari che sembravano d’argento, e sulle spalle un mantello di colore giallo rossiccio.

La vide altre volte nel corso degli anni, ancora in quel prato oppure una volta sul limitare di un bosco in una notte di luna piena, nel buio reggeva due torce per illuminarsi il cammino e i suoi sandali sembravano scintillare alla luce tremolante delle fiamme.
S’incontrarono ancora, lei non era sola: la accompagnavano altre due donne, una fanciulla dallo sguardo penetrante e dall'atteggiamento distaccato e una donna anziana e rubiconda dai boccoli grigio ferro e dalle labbra piene. Quella volta lei indossava una lunga gonna nera, una camicetta bianca incrostata di pizzi e un foulard rosso a grandi bolli bianchi e neri annodato a trattenerle i capelli corvini, le cocche le scendevano sulla spalla destra. Lo chiamò, dicendogli di avvicinarsi senza temere nulla; gli sorrise con un sorriso luminoso quanto una falce di luna in una notte di agosto; gli mise le mani sulle spalle e si fece grande mentre lui si faceva piccolo, da sotto la gonna spuntarono due zampe lupine e lei lo consacrò. Lui ebbe paura, si ritrasse e… si smarrì.


Di tanto in tanto si videro ancora, lei gli mostrava un sentiero chiaro e luminoso, ma lui non sapeva come fare quel singolo passo necessario per percorrerlo. Sembrava vi fosse un ostacolo, una forza capace di impedirgli di farlo, e non si sentiva in grado di superarla.

Una notte, mentre pregava, guardò nella fiamma di una candela e capì. Non erano state le acque della vita a farlo ritrarre nel passato, ma la paura di scoprire se stesso. 

E ritrovò il sentiero davanti a lui.

11 commenti:

  1. Melon nuovo di zecca con un brano dalla scrittura lirica che a me piace, sia per novità che per forma. conoscendo anche il Melon ironico e beffardo e pungente, e siccome l'ironia ha il potere di rendere leggera la scrittura, mi dispiace che tu rinunci ad essa. Ma il blog nasce per sperimentare, e ben vengano le invasioni o le passeggiate in scritture che non sono quelle che pratichiamo solitamente. sperimentare però è fondamentale, si acquisiscono tinte nuove che poi possono essere mescolate a quelle solite... ah, non mi piace l'ultima frase, anzi, non mi piace la parola "sentiero" sul finale. L'atmosfera magica, lunare invece vale 10.000
    Gd

    RispondiElimina
    Risposte
    1. grazie, ella è molto umano :)
      dimmi, che cosa avresti usato al posto di sentiero? Forse cammino; percorso in genere lo associo agli eventi passati, più per una questione di istinto che altro.

      Elimina
  2. Enodia/Ecate che svela i suoi volti, lunari o terribili. Un post magico, direi.

    RispondiElimina
  3. Ci sono atmosfere che vengono a galla dal fondo scuro dell'anima. A dispetto del d'Amato l'ultima frase non è superflua. Non per te. Io dico che musicalmente finire a...: "scoprire se stesso" suona meglio.
    Un bel post. Ricco di riferimenti dotti, e sfumato tutto in leggera trama.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non per me, esatto. Fa parte di quello che ho visto e che dovevo raccontare, è più un'indicazione che una conclusione.

      Elimina
  4. Melon, io non ti riconosco piu'! Torna TE!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ahahahaahaaaaa, esci da questo mito, melon!!!!
      gd

      Elimina
    2. Si io cosi' non lo posso tollerare.

      Elimina
    3. eppure imparerete nel tempo a capire che Ecate non è che l'altra faccia del "buffone" apparente.
      Bravo Mauro...sai già che penso di questo racconto! :))
      Meis

      Elimina
    4. Tu non sai niente, Wood (parafrasi dal Trono di Spade)

      Gianluca, di solito il cazzone irriverente viene fuori quando parlo io. Quando riesco a far parlare lei viene fuori questo, io non sono che un tramite

      Elimina
  5. L'avevo detto, che era magico!

    RispondiElimina