martedì 1 ottobre 2013

Tema: Middlesex, il secondo romanzo di Jeffrey Eugenides

Sez: Il Secondo Posto
Svolgimento

Gli avrò rivolto la parola una o due volte senza sembrare un demente. Quando mi ascoltava, durante l’intervallo o mentre raccoglieva frettolosamente le carte sopra la cattedra per andare via, aveva un modo estremamente fascinoso di lisciarsi quei quattro capelli che gli erano rimasti sulla nuca, un po’ sbiaditi sul giallino. Doveva essere un uomo tanto stanco, con gli occhietti incavati e increspati da tantissime venuzze che supplicavano riposo. Al mattino mi pareva un Picasso: un’accozzaglia di forme, odori e umori messi lì a darmi serenità. Capitava spesso di sentirmi perseguitato da quel suo odore di trinciato e deodorante, così ne seguiva che il suo nome mi pizzicava sul cervello e poi sulla lingua, ché avevo voglia di pronunciarlo, di destrutturarlo, di possederlo tutto. E partiva la fantasia. La fantasia di stargli sopra nudo, quella di baciarlo e di leccargli la lingua che sa di Merit, quella di mordergli i capezzoli che non gli ho mai visto mentre lo sento dentro. Sono anche andato a trovarlo a casa sua una volta, d’estate, per restituirgli un libro che mi aveva prestato. Ero sicuro di poterlo conquistare: mi feci offrire un tè, iniziai a scorrere col dito i tomi della sua libreria e iniziammo a parlare di letteratura americana, quella postmoderna.

Aprivo e chiudevo davanti i suoi occhi la prima edizione in lingua inglese del secondo romanzo di Jeffrey Eugenides che in Italia non era ancora stato tradotto. In Middlesex, gli dicevo, questa ragazza scopre poi di essere una specie di ermafrodito. Esistono, ci sono dei casi documentati. Lui mi guardava con aria d’insufficienza, come si guarda un demente, abbassava gli occhi e continuava a fumare. Inutile dire che con l’università misi da parte la letteratura americana. Ci vuole troppo impegno, i romanzi sono un sacco lunghi e il libro di Analisi Matematica I, che ho studiato ben sei volte, mi bastava. Nonostante tutto ho avuto il coraggio di scrivergli ogni tanto: “saluti da Bergen” e in allegato un paesaggio, “come va il lavoro?”, “la Lola ha partorito?”, “auguri!”. Mi rispose una sola volta chiedendomi com’era la facoltà, se mi piaceva, come stava mia madre e basta. Adesso è un po’ che non lo sento. Non ricordo neanche il colore dei suoi occhi o il motivetto della camicia che indossava quasi tutti i lunedì ma sono sicuro che se dovessi stilare una classifica, ora che sono sposato, potrei tranquillamente affermare che lui è la seconda persona che ho amato di più in tutta la mia vita.

Giovanni Alberto Arena


11 commenti:

  1. Beh! la seconda persona che ho amato di più (anche questa è classifica. Solo mi sorprende la pubblicazione visto lo scambio di battute che ho avuto con FO e DG). Il racconto sebbene abbia la sua punta "peccaminosa" è scritto con molta eleganza. Molti studenti amano perdutamente i loro insegnanti e completata del tutto la fase adolescenziale si rientra nei ranghi (o ci si adatta per soffrire di meno) Bravo Arena

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    1. Bello questo post, scrittura intensa, ma "un sacco lunghi" proprio non va, è fuori registro.

      @Iole: e infatti in questo post il concetto di "arrivato secondo" manca.. ma rimane un gran bel post (non che il tuo non lo fosse)
      GD

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    2. Chiamato in causa mi sento, eheh.
      Io qui, invece, il concetto di "arrivato secondo" lo vedo eccome, soprattutto alla fine, e c'è la competizione in poche parole. Jole, ribadisco quello che ti ho scritto in privato, secondo me il tuo pezzo potrebbe essere sviluppato tantissimo dal punto di vista narrativo (proprio di azione che si svolge) più che descrittivo/emozionale.
      Per quanto riguarda il tuo pezzo, Giovanni, lo trovo veramente interessante, complimenti.

      Federico

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  2. La versione integrale non censurata ("uncut version") verrà pubblicata solo dopo la mia morte. E' una questione di marketing.
    Giovanni Arena

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    1. ahahah, quindi per leggerla ci metti di fronte a un bivio e a me non va di aspettare #sappilo..

      Federico

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    2. Pensa un sinonimo di "eiaculare" e inseriscilo fra le fantasie erotiche alla fine del primo paragrafo. Ecco, la versione integrale è una cosa del genere ehehe
      Giovanni Arena

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  3. Un bel pezzo scritto bene, intenso e malinconico, non oso però immaginare la versione non censurata. Sulla questione "secondo" ho qualche piccola perplessità, in fondo questo è un amore a pari merito. (emoticon uncut)

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  4. Veramente bello! Soltanto che mi è preso un accidente appena ho visto la copertina del romanzo di Eugenides che amo tantissimo, e da lì non ho più capito niente. Nella mia fantasia il professore era lui, e io ero lì a insidiarlo col pensiero. Poi ho letto il commento di Jole e ho capito l'errore. Che vuoi farci, è il potere della scrittura.

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  5. Bel post, molto elegante. Mi è sembrato di rivivere certi patemi e innamoramenti assurdi dell'età post-adolescenziale...quando non si è né carne né pesce...una specie di Middlesex,appunto... e non si riesce a sentirsi a proprio agio se non nelle proprie proiezioni fantastiche o eiaculazioni solitarie che dir si voglia..eh eh eh!

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  6. Bravo Giovanni! Stavolta batto le zampette :) Sei stato assolutamente perfetto con una scrittura a tutto tondo ed intensa come leccare un cono alla crema ( di quelli buoni pero'!)

    Bravoo

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  7. Bellissimo post! Hai affrontato in maniera totalmente nuova e molto interessante il tema del secondo posto: qui il protagonista lo dà a una persona che avrebbe potuto essere completamente insignificante nella sua vita, una di quelle che di solito sono di passaggio nelle esistenze di molti. Non solo, quest'uomo non è per niente attraente nel senso comune del termine, è trascurato, stanco, nemmeno tanto simpatico, eppure esercita una forza d'attrazione fortissima sul narratore. E il modo in cui dalla descrizione del professore si passa alle fantasie del narratore l'ho trovato assolutamente perfetto: la tua scrittura fluisce come da sola. Che piacere leggere cose scritte così!

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