lunedì 8 ottobre 2012

Tema: Brucia

Svolgimento


Da Nebrodi e dintorni 30/09/2012

INCENDI NEBRODI. RINALDI (PD) CHIEDE LO STATO DI CALAMITA' 
DA TUSA A MAZZARRA' S. ANDREA 

Ne sono colpiti i territori ricadenti nei Comuni di Tusa, Capo d’Orlando, Santo Stefano diCamastra, Sant’Agata di Militello, Patti, Ucria, Librizzi, Naso, Longi, Montalbano Elicona,Mazzarrà Sant’Andrea (qui a ridosso della discarica). Ingenti sono i danni al pubblico e privato patrimonio, in particolare all’attività agricola diffusa in queste zone. Per tali motivi, si porge la richiesta di proclamazione dello Stato di Calamità.


Il vento soffia come mai in questi giorni. Vento di scirocco, vento della mia terra. Vento che sale dal deserto, pregno delle atmosfere roventi, vola sul Canale di Sicilia che non ne attenua il carico di fuoco, ci giunge alle spalle, doppiando le vette dei monti che si incorniciano di foreste: faggete, pioppi, castagni, noccioli, pinete, oleandri.

Resina. E altrove qualcuno soffia su benzina, o torce o altro. Il cielo è grigio perla. Una torva affumicata cortina che già, so adesso, sta avvolgendo tutta l'isola. Tende al rosa giallastro, e intanto soffia. Il fronte avanza dalle Madonie ai Nebrodi. Ben presto anche i Peloritani bruciano.
Brucia.
Il Tg, internet, il meteo. Niente.
Dio mio piovesse.
Che piova su tutte le miserie di questa terra straziata, avvilita, rosicchiata, distrutta. Povera gente mia.
Ma non piove. Il meteo su Palermo, Messina, S.Agata prevede piogge per mercoledì, al massino martedì. Mancano tre giorni e saranno giorni d'inferno.
Brucia. Clotilde brucia.
Sfido il meteo, Dio e le previsioni cabalistiche. L'aria è rovente, autostrade minacciate dai fuochi, traffico deviato: ma io devo passare.
Clotilde brucia.

Vieni, devi venire, non si sa come sarà la notte, c'è un fronte che brucia che si sta avvicinando, minaccia la vallata, e... Brucia Spazzì, il castagneto, (solo poche curve da casa mia).
A valle, verso l'altro fronte, tutto sopra e sotto il ponte Inganno, le rasule, i rovi, e i canneti sopra e sotto Caronia. Io devo passare. Intanto le telefonate si fanno concitate, si incrociano.
Da mezz'ora sono già in macchina e ho fatto il pieno, so che devo passare anche domani ed è domenica. Parto provvista, sarà più facile tornare.
Alle 19:06 il telefonino squilla. Qui tutto è perduto. C'è il fuoco a Cangemi.
Dopo le 15:00 tutto era ritornato sotto controllo, il fumo che avanzava verso le case era sotto le piogge dei canadairs, che pompano e svuotano acqua, le pale girano, ronzano, immensi insetti sopra le teste, ma vanno e vengono con tanta solerzia che vorresti ti pungessero ad ogni istante, inzaccherano rami e tese nude braccia d'alberi che ardono col rumore del fuoco, strano, minaccioso, che mi sfida ormai dentro la testa. Sono protesa, i nervi tesi, i muscoli pronti a scattare, pronta a partire.
Alle 15:00 c'è stato un improvviso focolaio con almeno dieci alberi interessati, quanto sia il vento a portare il fuoco o la mano dell'uomo, non sai. Decidi per per il vento. E' stato domato e ti stai avvicinando ormai mancano tre quarti d'ora per essere presente. Esserci.
Alle 15:00 avevo avvisato anche mio cugino. Brucia da te cugino mi hanno detto.
Sono in mezzo.
Non restare se non c'è niente da fare. Vai via, vai via, se non puoi fare niente.
Singhiozzo.
Si te lo prometto.
Adesso le frasi sono spezzate, singhiozzi e grida, sono le uniche cose che percepisco, poi staccano lasciandoti il cuore in gola, le mani che sudano, il sudore che gocciola, le vene che si asciugano, il sangue che smette di scorrere. E ti guardi vivere senza aver più vita. No è un grido che mi sento scoppiare in petto. Richiamo ma non ottengo null'altro. Mi rassegno a pregare e urlare da sola, mentre si sta consumando tutto ciò di cui non mi danno notizia.
Brucia.
Ma Signora bella dei Cieli, tu sai che i vigili spegneranno i fuochi, ti prego, ti prego Madonnina le Ave Marie sono un mantra. Perchè tu sai che mi devi aiutare. E impreco. Batto le mani sul volante, impotente, mentre filo che neanche Nuvolari.
Filo come il vento che piove fiamme.
Poi di nuovo il telefono.
Clotilde
Si Nenè. Non piango.
Cosa succede?
Brucia. Ormai ha preso Cangemi, sta bruciando. Ci sono fiamme che sono volate alte, mi spiegheranno, appena arrivata. Uno tsunami di fuoco alto 30 metri che piovve spinto dal vento. Piove sugli alberi, zolle glabre, per fortuna... Hanno dovuto evacuare.
Ci sono i miei là sotto.
No Nenè, urlo.
Sono senz'acqua. Cosa possono fare?
Tommaso, Maria Teresa, falli andare via di là. Falli uscire. Da noi le pompe sono tutte aperte, scorre l'acqua sulla terra.
Va bene, io vado da te. Io provo.
Si.
Passano lunghi minuti di silenzio. Intanto prego.

La notte arriva come me, e dopo 20 minuti anche la  telefonata di  mio cugino che  mi rassicura: vai piano, è tutto finito. Sono già arrivata. Sono già qua.
E' tutto finito, le case illese, mentre si lavora ancora ai fuochi che ardono, al palo del telefono proteso contro il cielo che brucia lentamente, pronto ad abbattersi sulla mia casa illesa. Le fiamme intorno hanno mangiato quanto la mano dell'uomo non è stata capace di proteggere.
Nella notte si lavora ancora e non si ha ancora il polso di quanto è successo. Sono i racconti che aspiro avida. L'onda di fiamme alta 30 metri e il vento che la spinge in alto, come un pallone, la gonfia e la lascia cadere sulla terra come  lava incandescente. Tutti fuggono, uomini sudati, elmetti gialli, a torso nudo, immagino cosa mi sono persa.
Raccontano lavorando febbribilmente ai fuochi che ancora bruciano nel cavo dei tronchi d'ulivo, che li consumano ancora lentamente come lampade ad olio. A cataste di legna che ha preso fuoco.
Il vento intanto si è fermato.
Prendo con le mani nude i tronchi ancora fumanti e gocciolanti della catasta che ha bruciato. I miei fratelli non parlano. Li spingo febbrilmente lontano, disotterrandoli dalla brace e carbone ardenti. Mi scotto le mani e i piedi e butto acqua dappertutto. So che non è ancora finita. Che il fronte si è fermato ma se il vento incalza, altro accadrà. E l'altro fronte è in agguato.
Ma solo l'odore del fumo, i racconti, il nero brace che sporca narici e capelli, mani e piedi, sovrasta.
Continuo a camminare febbrilmente tra le squadre di vigili del fuoco, i forestali, apro la mia casa per acqua, caffè, marsala. Impreco contro il governo e il popolo. New York è lontana, Greenvillage e Washington Park con le note dorate degli ottoni a fiato, vorrei essere lì in questo momento. Ma qui è la povera terra mia bruciata oggi.
 Potere e soldi a riscuotere altro potere e soldi in una contabilità infinita delle misere cose nostre.
Siamo felici di essere dei sopravvissuti, ma la rabbia monta, non ci abbandona. La notte non si dorme, le luci tutte accese, si vagola, controlla, come le squadre che pattugliano avanti e indietro e attorno. E' il tempo delle lacrime, ma mai come all'alba quando tutto è più visibile e l'apocalisse ci racconta tutto quello che si è rischiato e tutto quello che si è perso. Non si può scomodare la Signora dei Cieli per tanta miseria e povertà, avidità.
Che la Bella Signora spopoli questa terra e la riconsegni ai giusti.
Bacio ad uno ad uno tutti i vicini, entro nelle loro case, voglio vedere la vallata che ha bruciato dietro le loro finestre. Rabbrividisco, ci stringiamo, abbracciandoci, le lacrime sono le nostre compagne, mentre ci diciamo: è stato un miracolo. Mentre diciamo i fili dell'alta tensione non possono passare sulle case, mentre diciamo: oggi dobbiamo solo fare silenzio. Mentre diciamo: grazie, grazie, grazie.
Poi vado via. Devo andare, anche se la testa è un pallone che non ha preso aria stanotte.  Andare per poi tornare. All'infinito.
La radio intanto gracchia che in Sicilia il governo regionale ha dichiarato lo stato di calamità, avremo i fondi per riassumere i forestali a vegliare su boschi e fuochi.
Che la Bella Signora spopoli questa terra e la riconsegni ai giusti!

CLA in lacrime

4 commenti:

  1. questo post è incommentabile....perchè da una parte può sembrare eccessivamente lirico nel rappresentare le fiamme che divorano, le ansie, il lavoro degli uomini con elmetto ma a torso nudo.. e rende bene il dolore umano ma pensiamo anche a tutti gli animali, le lucertole, gli uccelli, i serpentelli..questo post ben rappresenta la rabbia nei confronti dello sfacelo che viene voluto da certe menti distorte in modo che, alla fine, i forestali vengano riassunti, perchè l'autocombustione non esiste, c'è sempre un accendino... e allora va bene pure che "Clotilde brucia",apparentemente eccessivo eppure espressione vera, per nulla enfatica se hai davanti agli occhi un incendio. La montagna vicino casa mia ha preso fiamme qeust'estate, è ancora cenere, chissà quanti anni ci vorranno prima che si rinverdisca. E mentre bruciava tutti a guardare in silenzio, qeullo dovuto quando si sta consumando una grande tragedia. Io non so se descriverei mai un incendio, non sono capace di usare parole quali quelle di CLA, però ritengo che se dovessi farlo, userei parole simili, senza però riuscire a raggiungere il livello drammatico di CLA.
    E ci sono tante belle parole sparse in questo pezzo: rasule, faggete...
    gd

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    1. Anche gli animali hanno bruciato, non solo tane, nidi, e animali selvatici, ma bestiame, pecore, stalle. Forse ha preso troppo la mano, forse doveva essere una catastrofe.
      Forse...se si pensasse che non si farà olio quest'anno, forse se si vedesse cosa raccontano adesso i luoghi che riconosci a mente fin da piccola, forse tutto quanto scritto non è troppo e non è mai poco.

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