domenica 20 gennaio 2013

Tema: Le persone sono la mia dose (II parte)

Svolgimento


Mi allontano dal centro della città, rotonda di periferia, c’è una prostituta. Le chiedo quanto vuole, non si fida di me, ho una brutta faccia, sono senza macchina. Le dico di andare sotto il ponte lì vicino, le mostro i soldi, lei accetta. 
Arrivati sotto il ponte, lei è sola, io sono solo. Le tirò un pugno sotto l’ascella. Sotto l’ascella ci sono tutti i nervi che vengono su dal braccio e dal tronco umano. Basta solo un colpetto lì e tutto il corpo umano è attraversato da una scarica elettrica, il corpo non può fare altro che cadere su se stesso per lo shock. Il corpo della prostituta cade su se stesso come da programma. 
Le afferro la faccia e la costringo a guardarmi negli occhi, nelle pupille nere come l’abisso. Guardami! Guardami in faccia! Continua a guardarmi, non smettere! Continua a guardarmi con quegli occhi! Sì! Hai paura di me? Sono l’uomo nero, sono il baubau, sono il diavolo, sono l’assassino, sono lo spaventapasseri, sono venuto a prenderti, sono quello che ti strappa il cuore dal petto, sono quello che ti divora l’anima, sono Hitler, sono Attila, sono solo un drogato. Tu sei solo la mia dose.
Piange, mi scongiura di non farlo, mi promette il paradiso del suo corpo, mi promette un sacco di soldi. Ma lei non lo sa: io sono felice, posseggo già tutto quello di cui ho bisogno. Io sono felice, mi sto facendo. La prostituta ha paura di lasciare questa vita.
Le stringo le mani intorno al collo e la sollevo più in alto di me. Il suo corpo si divincola, balla la danza degli impiccati, le sue unghie mi graffiano la pelle delle braccia, come le unghie di Puzzetta, ma non possono fare niente. La sua danza continua, la danza può durare anche quindici minuti. Quindici minuti in cui si balla col diavolo. Sbava dalla bocca, la lingua fuoriesce, gli occhi strabuzzano, la morte si avvicina. Porto la sua faccia vicino alla mia e la vedo spegnersi. La scintilla degli occhi se ne va chissà dove e il suo corpo rimane lì con me. 
Le levo le mani dal collo e l’abbraccio forte a me, la stringo forte, le tengo la faccia sulla mia spalla con tutti i suoi capelli intorno a me. Le dico di amarla, che terrò sempre a mente il suo sacrificio, che sarà sempre con me. Poi il corpo senza vita lo lascio lì, è morta e a me interessano i vivi. 

Me ne torno a casa. È notte fonda. Accendo la luce in salotto e apro il libro degli origami. Devo imparare a fare un nuovo animaletto, per lei. Seguo l’indice del libro e questa sera dovrei fare un pinguino. Sulla pagina c’è scritto che l’origami ha tre stelle di difficoltà, il livello più difficile. Per farne uno ci impiego la bellezza di due ore e cinque fogli di carta. Non sono mai stato bravo a fare gli origami, però per lei, questo ed altro. 
Vado a dormire e mi risveglio alla mattina. Ho dormito come un pupo, dormo sempre bene dopo che mi sono fatto. Doppio omicidio nella notte, una vecchia e una prostituta. Le forze dell’ordine brancolano nel buio. Mi cambio d’abito e mi dirigo all’ospedale a trovarla. Lei. L’unica che avessi mai provato ad uccidere e che non mi era riuscita. Lei, la figlia che avevo adottato. La bambina che volevo uccidere e una volta che non ci ero riuscito, avevo cominciato a prendermene cura. Entro nell’ospedale è una strada che conosco, vado al terzo piano, reparto di oncologia. Lei è là, la bambina che avevo provato ad uccidere, a letto, sottoposta a cicli di chemio. Le accarezzo la testa, le porto il pinguino di origami e mi siedo di fianco a lei. 
Lei, stava fermando chi uccide, ha il potere di fermare chi ferma. Il cancro e me. Provai a ucciderla tempo fa, le misi le mani intorno al collo, ma i suoi occhi non tremarono, la sua luce si fece più brillante, come una stella che nel momento prima di morire brilla più forte. Non ci vidi paura, non ci vidi tremore, non la vidi temere la morte. I suoi occhi mi facevano paura. Non ero felice e capii che lei non era una mia dose. Lei era di più. Era fatta di una cosa che io non potevo farmi, né quella volta, né mai. Lei non mostrava paura negli occhi, né con me, né con nessuno. 
Era un altro livello, io uccidevo gli esseri umani. Lei uccideva quelli che uccidono gli essere umani. Per quanto mi riguarda, era Dio.

Andrea Knulp

7 commenti:

  1. Stavolta c'è una overdose in corso.
    Mi permetto un unico appunto, mi sembri troppo ripetitivo quando dici più volte che avevi già provato a uccidere la bambina, non so, come se avessi l'affanno, forse rende un po' nebbioso il finale.
    (emoticon pinguino origami) RQ

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  2. Confermo quello che ho detto nel post precedente e riconfermo i complimenti!
    La svolta della bambina mi piace (anche se concordo in parte con quello che ha detto RQ qua sopra), hai rischiato per un attimo di far cadere il tutto nel compassionevole, come se volessi per forza tirare fuori un sentimento buono, e però, per fortuna, non ci sei riuscito!
    Però vorrei far notare come la scrittura riesce a rendere l'instabilità mentale del ragazzo senza usare grandi parole, quello che "fa funzionare il pezzo", la continua ripetizione di termini e altri elementi interessantissimi (nel primo ci sono accumuli fantastici, qui un po' meno!)
    Bravo Knulp!

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  3. Caspita Knulp! Davvero complimenti per questo post che mi pare solo una piccola parte di qualcosa di più grande. Questo ragazzo così instabile e i suoi pensieri, le sue azioni. Mi hai messo tantissima curiosità tanto da andare subito alla seconda parte e cercarne una terza! Bravo Bravo!

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    1. peccato che questa sia GIA' la seconda parte! ahahahahah
      (emoticon la "G" di AG sta per gambera?)

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    2. ahahhaah FO! e io che ho detto?! Ho letto subito questa seconda parte e ho messo QUI il commento, e ne aspetterei con piacere anche anche una terza e una quarta!
      Ps. "F" di FO sta per fatti i fatti tuoi!!! ahahaha

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  4. Mi associo ai complimenti degli altri : molto bello il personaggio del ragazzo, fa davvero paura.
    Se stanotte non riuscirò a dormire per via degli incubi sarà colpa tua !

    ;-)

    Sabri

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  5. ho riletto tutto il posto di Knulp: sembra che nulla lo inibisca; K ha una bella scrittura malefica in questo pezzo, gioca con la cattiveria senza esitare a coinvolgere una bambina in chemio, apparentmeente l'atmosfera è fumettistica alla Tarantino, invece K ricostruisce perfettamente il male diffuso e le atmosfere tese di Non è un paese per vecchi, non il libro ma il film.
    gd

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