sabato 21 dicembre 2013

Tema: Beghe a Betlemme

Sez. In fuga dal Presepe
Svolgimento



Il presepe in questione era uno di quelli validi, aveva tutti i canoni espressi a regola d’arte: muschio secco raccolto in una giornata d’inverno in un boschetto umbro, farina tipo “00” appositamente comprata dal mulino del signor Banderas e tutte le pecorelle erano state testate per non cadere mai, né se fosse arrivato un bambino, né se avesse soffiato la bora triestina, né nella prova della curva dell’alce. Insomma un presepe 2.0.
San Giuseppe, che tutti chiamavano Beppino, era contento  che tutto fosse perfetto, in fondo era lui che dirigeva i lavori: e le colline così, e il castello di Erode più in là, e ti pare il modo di mettere un ponte; queste e altre beghe da capocantiere di Betlemme. Beppino era un faro per tutti, sapeva sempre cosa fare e in quali scatoloni fossero stati messi i pezzi. Insomma, una sicurezza.
Venne il momento in cui anche la stella cometa venne posata sulla grotta e tutti i pastori presenti applaudirono di gioia, si stringevano la mano e ordinavano delle lenticchie calde dalla statuina all’angolo. Ma Beppino non riuscì a rilassarsi nemmeno per un attimo, infatti arrivò un Erode tutto arrabbiato che nemmeno avesse incontrato i re magi, infatti dovevano ancora arrivare. Prese di lato Beppino e gli disse: “Senti, Beppino, ok che qui non sono tanto ben visto, che non sono proprio l’anima della festa, che come popolarità sono secondo solo al legionario romano, ma ehi... ci sono anch’io e non ho mai dato fastidio”. Beppino ascoltava, non capiva ed Erode continuava: “Premesso questo, perché non c’è rispetto? Quest’anno mi trattano peggio degli altri anni. Ma ti pare, io ne ho le ziggurat piene di voi e del muschio che ti entra ovunque, perfino nelle mutande”. Così diceva Erode. Beppino gli disse di calmarsi, che non sapeva cosa stava succedendo e di spiegarsi meglio. Erode arrivò al dunque: una statuina si era calata le braghe e a chiappe all’aria si era messa a fare quella grossa accanto al muro del suo castello. Una cosa inconcepibile! Beppino decise di andare subito a vedere cosa stesse succedendo, perché un comportamento del genere non era ammissibile in un presepe natalizio, tanto meno in uno che era un 2.0. 


Arrivarono al castello e videro che si era fatta una certa folla tutt’attorno, pastori curiosi per lo più, ma c’era anche il tale che portava sempre la lanterna accesa, forse per far luce sulla cosa. In effetti la statuina con le braghe calate c’era e guardava tutti con area spaesata. Beppino gli chiese cosa stesse facendo e gli disse che se non l’avesse finita subito, sarebbe tornata nello scatolone insieme agli addobbi vecchi o mezzi rotti. Ma quello gli rispose una lunga serie di sproloqui in spagnolo, incapibili da tutto il resto del presepe che bazzicava solo di italiano, perché era un presepe italiano, di ebraico, perché volevano rappresentare bene il loro personaggio e alcuni anche di cinese perché erano stati prodotti là. Insomma nessuno riusciva a capire quella statuina, che intanto, levatasi in piedi, mostrò a tutti i suoi attribuiti di plastica.
Il tipo, sempre a braghe calate, cercava di argomentare alla folla, che intanto era raddoppiata per tanto successo che stava riscuotendo l’accaduto, ma che continuava a non capire. Sopraggiunse, remota e lenta, anche la vecchia che filava e annusando un po’ la faccenda andò da Beppino. C’è da precisare che la vecchia che fila, nel presepe rappresenta il diavolo, e quindi, uno che sa tutte lingue del mondo. Andò da Beppino e gli spiegò la situazione: “Senti, siccome vedo che non avete una mezza idea di chi sia questa statuina, te lo dico io che so lo spagnolo. Questa statuina è il “Caganer” e viene dal presepe catalano, per questo parla spagnolo e per questo che non l’abbiamo mai visto prima”. Beppino disse alla vecchia di spiegare la situazione alla statuina estera e di fargli capire che quello non era il suo posto e che Erode non era proprio dell’umore adatto. Il Caganer e la vecchia cominciarono a parlare ed ad un tratto, lo spagnolo si guardò intorno ancor più spaesato di prima e capì di essersi sbagliato alla grande. Chiese un paio di volte scusa, si tirò su i pantaloni, si sistemò il berretto rosso sulla testa e fece per andarsene, ma prima porse la mano a San Giuseppe con toni diplomatici e chiedendo scusa di nuovo. Giuseppe gliela porse a sua volta, dovere di un capo di rappresentanza e lo fece scortare al di dà delle colline da uno dei pastori che doveva portare al pascolo il suo gregge. 
Appena il Caganer si allontanò, cercò di pulirsi la mano sulla prima cosa che trovò, sfortunatamente la tunica regale di Erode che esplose di rabbia e ritirandosi nel castello minacciò di fare una strage degli innocenti coi fiocchi.
Beppino sospirò, aveva risolto il problema e tutto si era sistemato. Ma ancora una volta non poté riposare a lungo, infatti arrivarono due re magi con l’aria dispiaciuta e preoccupata. Alla domanda del perché fossero solo in due, risposero: “E’ quello sprovveduto di Baldassarre! Ha nascosto della marijuana dentro l’incenso dicendo che i cani non l’avrebbero mai trovata lì! Beh, l’han fermato alla frontiera e vogliono metterlo dentro!”.
Beppino sorrise amareggiato e, con Gaspare e Melchiorre al seguito, andò a vedere come poteva risolvere anche quell’inghippo.

Andrea "Knulp" Roma

4 commenti:

  1. Fare il presepe è un duro lavoro ma qualcuno (Beppino) deve pur farlo. !!!
    Racconto veramente divertente, anche Erode mi è diventato simpatico..

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  2. Maria Giovanna imboscata nell'incenso non male.. eh eh..

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  3. Mi è piaciuto, e quando mentre leggo rido è il massimo! Bravo.
    L.I.

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  4. Caro Andrea, che spasso! La statuina del Caganer intrigava anche me e infatti l'avevo segnalata alla Maestra! ! Troppo felice che sia arrivata nel nostro presepe e ci abbia anche lasciato un ricordino da dieci e lode!

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