lunedì 17 febbraio 2014

Tema: Chirurgia dell'abisso

Svolgimento

Anna Block
La tensione è precaria. Le mie mani subiscono il potere di tanti fattori inquietanti patendo la stessa confusione che annebbia la mente di chi sta per tagliare il filo sbagliato dell’innesco. Cammino a stento, nel senso che mi muovo a tentoni, tastoni, tastini, gomitate, ginocchioni, gattoni, rampini, tra le le strisce pedonali di una città grigio/verde simile alla mescuja che ti lascia il kebabbaro, anche quando hai sottolineato che non la vuoi. Però cammino. A riscaldarmi ho un copricapo in lana nera, uno scaldacollo in pile grigio, una felpa nera Marshall con cappuccio. Sotto la felpa una maglia nera con su scritta una citazione (Ubik, Philip K. Dick, 1969, nda) che esclama ‘Io sono vivo, voi siete morti’. A mantenere gelate le mie gambe ed i miei piedi, dei jeans molto scuri e degli stivali da motociclista. Ho dolori ovunque. Un uomo mai visto in vita mia si avvicina e mi confida: «Questa è la mia ultima giornata. Oggi compirò il gesto estremo, io non ce la faccio più. Ecco, te l’ho detto». Io gli rispondo «Ah, sì? Ok», guardandolo negli occhi, privo d’emozione o di consona espressione facciale. Passeggiando per la stazione trasformo il rimorso nella convinzione che quell’uomo volesse estorcermi dei soldi. Probabilmente ha già fatto questo gioco ad altre persone e gli è andata bene. Le gote tremanti, le pupille dilatate, sudorazione accelerata: l’affascinante ritratto di un uomo che scappa via.

«Non è l’esplosione, ma l’idea vera e propria, a deteriorare. Una calibro .50 ti sfonda il cranio grazie ad una semplice pressione: boom, game over; l’abbandono ti pianta i semi nella pancia e ti tortura finché, sazio d’emozioni, imbocchi una delle due strade: il ritorno e la partenza. Cos’è peggio, allora? Il boato o il silenzio? Il peso o la colpa? Ahh, tu non lo capirai mai». Parole che non ho mai detto, scritte con un bastone sulla sabbia verde dei miei occhi. Le dita gelide schiacciano il bulbo oculare, anestetizzando il mio mal di testa. Il letto morbido e vuoto mi irrita. Io mi irrito. Le dita ormai scottanti rilasciano il bulbo oculare, le vene tornano a pompare sangue incazzato per le strade del centro. E domani devo versare cinquecento euro in banca altrimenti succede un casino. Apro gli occhi a delle chiazze di grigio, allungo la mano verso il telefono e digito il numero di casa. «Ciao mà, tutto bene? Avete cenato? Sì, dai, qui tutto bene. Fa un freddo cane, siamo a menouno. Sì, solo un po’ di mal di testa. Dovrei tornare domani, anzi, fa una cosa bella, dì a papà di iniziare a chiamarmi alle sei del mattino, sì, che tanto lui porta Paolo al lavoro. E che voleva? Ancora?! Ma il versamento è stato fatto! Oh, dio, non ti ci mettere pure tu. Sì, certo, certo. Ma se t’ho detto che è ok! Guarda, ho avuto una giornata complicata, vado a cena e poi dritto a letto. Sì, sì, buonanotte».
Una testa se ne va. Un compleanno si fa sentire. Un giorno si riscrive. La mancanza si riempie. Una banca rincorre. Il bicchiere si svuota. Le tempie si raffreddano. Il cuscino si riscalda. I capelli si tingono. Le abitudini si estinguono. Le risate si stropicciano. I maglioni si allargano. I seni si sognano. Le fughe pure. I letti si scombinano. Le coperte si condividono. I concerti si gridano. Le stelle si uniscono. Le foglie si piegano. Le ore si aspettano. Le mani tremano. I semi crescono. Gli occhi si chiudono. Le luci spariscono. Il soffitto si schiude, nero, come l’ombra profonda delle mie mani vuote.

Antonio Siddiolo

22 commenti:

  1. Siddiolo!!
    intanto bentornato che è da tanto che non ci si legge, che fine avevi fatto?!
    Mignazza che pezzo!
    La prima frase breve si collega con quelle finali, ho l'impressione che si tratti di un racconto che gira su se stesso, la tensione sale dieci quindici scalini poi lentamente viene rilasciata (merito di tutte le frasi nell'ultima parte). L'atmosfera che riesce a creare questo post secondo me è ottima, è tutto grigio (mi ha ricordato la voce narrante del film Sin City!) ma ogni tanto spunta un guizzo, un colpo di colore (anche nel film è così, tutto bianco e nero poi spuntano le lenzuola rosse, mi pare). Anche il flusso di coscienza ci sta tutto (le critiche t'arrivano tra un po', tranquillo), gli accumuli incredibili, mai banali.
    E però, sempre secondo me, a volte spingi un po' troppo con gli effetti speciali (già dal quarto rigo non apprezzai "tastoni, tastini, ecc...") e questo potrebbe fregarti perchè il lettore si perde in queste cose, le ricerca ed esclude tutto il resto - se dovessi rievocare qualche parola del tuo post direi questa dei tastini e poi il boom dell'esplosione" -. Altra critica: perchè tutti questi punti alla fine? Il punto mi ha rallentato troppo fin da subito, meglio velocizzare il ritmo degli accumuli (che sono tutti belli) con le virgole e poi rallentare fino alla fine.
    Mignazza che bel ritorno, però, eh?
    Grande SID, quando vieni da queste parti a leggere/scrivere con noi?
    Ciao

    RispondiElimina
  2. Qui c'è spirito del tempo.
    Atmosfera congelata, dramma latente, tarlo, inquietudine, precarietà, bisogno di soldi. Un mondo urbano violento che va oltre l'autocelebrazione di Fight club, tutto qui è credibile. Persino la presenza di un dio distratto.
    La scrittura è perfetta, l'orologio di una bomba che sta per esplodere, ma non subito. Almeno tra un paio di ore, il tempo di leggere 200 pagine in una botta, senza staccare.
    La scrittura è ricca, gli accumuli precisi ed efficaci (a me quel tastini, tastoni etc piace).
    La scrittura ha ritmo. Non puoi staccare gli occhi. Il rewind finale lascia stupiti per la sua eleganza, incisività.
    Siddiolo ha capito qual è la sua strada, sembra avere consapevolezza della sua cifra stilistica, spinge il motore narrativo da autista esperto.

    Oggi il blog realizza una grande aspirazione: cercare scritture che nella forma si spingano oltre gli schemi delle prose emozionali. E tutto sommato credo che Sid abbia un suo percorso originale - nessuno inventa niente però il mix di Sid ha il sapore di acqua fresca.
    Qualche sbavatura c'è, ma giusto un paio di parole.L'accumulo finale deve essere un po' più ritmato. Piccole operazioni di editing, ritocchini.

    SID, dalle prime cose che ci hai fatto leggere sei cambiato molto, sembri pronto per la pubblicazione.
    GD

    RispondiElimina
  3. Il finale è splendido. Una suggestione successiva che rapisce il lettore. Disperata grigia rassegnazione trasuda dalle righe che non scade mai nell'autocommiserazione e questo è notevole. Mi piace, complimenti.

    RispondiElimina
  4. Leggermente sincopatico, profondamente triste, strategicamente surreale. In questo post c'è di tutto, ma la cosa migliore sono le dosi:q.b. Sulle ricette di cucina significa "quanto basta". Ogni sequenza s'incastra perfettamente e comprendo che il problema dello sconosciuto è il suo, il boom dello sparo (mi pare) lo riserverà a se stesso. Una testa se ne va... una tempia raffredda...i capelli si tingono...il soffitto si chiude...
    Ben trovato SID

    RispondiElimina
  5. L'intenzione è ottima, è vero che c'è il profumo di un percorso originale, ma sarà una cosa lunga, che bisognerà un sacco di impegno e fatica. Il post in sè non mi piace, non c'è "decisione stilistica", ci sono troppe cose casuali, buttate lì per caso, per pura egomania. Almeno così è l'impressione da lettore, ma l'impressione da lettore credo sia molto importante. Un esempio per tutti: non si possono usare le parole "gote" e "copricapo" in questo modo per un pezzo del genere, non è mescolanza postmoderna, è errore puro e semplice. Il fatto è che, caro Antonio, scrivere in questo modo è difficilissimo, è un lavoro di orchestrazione, di ritmo, molto vicino alla musica sinfonica. Forse è poesia in prosa, ma sono ignorante di certe classificazioni. Nel modo di scrivere di questo post, la singola frase, aforisma, gioco di parole, sforzo di espressione, ha senso soltanto "in funzione" del pezzo nel suo complesso. è un lavoro che si fa col bilancino, punti e contrappunti, assonanze, dissonanze eccetera eccetera. è una gran bella strada, io pure a volte provo a scrivere così, è una gran bella strada e tu hai personalità e passione per arrivare fino in fondo. Ti seguirò.

    Nino

    RispondiElimina
  6. Ahahah, ma quanto siete belli :) il fatto è che non so mai cosa dire se non "grazie". Ho altro da dire, altro da scrivere, finché di teste ne avrò. Spero di partecipare ad uno dei corsi dei ragazzi, voglio rivedere il vecchio e sistemarlo nuovamente per, boh, avere qualche pagina simpatica...magari viene fuori qualcosa da sto puzzle incomprensibile :) chi l'ha detto che i debiti pesano? ;)

    Grazie di nuovo a tutti :)

    PS: ho scelto i punti perché i pensieri non sono un fiume. Ed io le ho pensate seduto in stazione, aspettando. Quella è la forma giusta, magari un giorno ve la leggo.

    RispondiElimina
  7. BELLO..... BELLO.... BELLO..... INTENSO, INCALZANTE E RUMOROSO ...MI PIACE!
    donnapeppina

    RispondiElimina
  8. Letto d'un fiato, ritmo incalzante. Trasuda nevrosi e disperazione. Il paragrafo conclusivo è una raffica di mitra che non dispiace, soprattutto perché l'ultima immagine è nera come la morte e infila il lettore dentro ad un tunnel senza ritorno.

    I liked it !

    Monica (Agrodolce) Gentile

    RispondiElimina
  9. Ciao Nino Siddiolo. Ho letto fino alla fine senza voler sapere chi scrivesse. volevo sentirmi tutto il da dirsi scevro da condizionamenti. L'atmosfera c'è tutta. Questo inizio secolo direi pieno di contraddizioni e mancanze: soldi, lavoro. E di presenze: tasse, soldi, C'è il giubbotto, ci sono i jeans, ci sono i krbbabari. Una migrazione, una presenza sempre più affollata. E la disperazione.
    Mi piace come l'hai concepito, come lo hai scritto, come ce lo hai reso. Profondamente te e contemporaneo. I finale concordo con chi lo ha già detto è un insieme di poesia, sceneggiatura, messaggi, sincopi m e r av i g l i o si!!!! Li vedi in successione mentre li rilasci, Bravo Siddiolo.

    RispondiElimina
  10. ritmo, misura, la sensazione che tutto sia al suo posto :)
    e bravo Sid!
    Meis

    RispondiElimina
  11. A proposito del commento di Fricano "non si possono usare le parole gote e copricapo" (ho capito bene il motivo per il quale lo dicevo) mi sento in dovere di precisare che so bene che la parola "sincopatico" non esiste, ma quando quelle che voglio non esistono allora mi arrangio. Forse sarebbe più giusto fare attenzione da parte mia ed evitarle. Non c'entra niente con il post, con i commenti, volevo solo precisare e basta.

    RispondiElimina
  12. Un appunto: il kebab senza "mescaja" è come un versamento sul conto sbagliato.. ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sul mio menu sta scritto "mescuja", il menu l'ha scritto un kebabbaro. E mi fa schifo ;) ops, forse però non dovevo dirlo. Rischio anch'io.

      Elimina
  13. Vabbé.. diciamo che un buon kebab si fa apprezzare anche "liscio".. però occhio che per cinquecento euro possono anche protestarti.. (e se ti chiamano per quella cifra non devi essere troppo affidabile.. t'avranno visto questionare col kebabbaro...)

    RispondiElimina
  14. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

    RispondiElimina
  15. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

    RispondiElimina
  16. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

    RispondiElimina
  17. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

    RispondiElimina
  18. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

    RispondiElimina