Comincio a leggere il post di GD e mi chiedo subito come arriverà dalla geometria piana al tempo. Come capirete presto, ho un certo problema nel voler anticipare le cose. Eccoci arrivati, la quarta dimensione. Secondo le teorie di Einstein il tempo schiaccia le traiettorie degli oggetti in movimento nello spazio, dando forma curva all’Universo. È proprio questo che il tempo è per me. Mi schiaccia. Talmente compressa tra passato e futuro da non riuscire a vivere il presente. Il passato ci perseguita con tutte le cose che avremmo potuto fare o fare meglio o non fare, e con tutte quelle cose che non abbiamo avuto ma che immaginavamo di avere quando il passato era ancora il futuro.
Forse il futuro, però, è peggio. Quando sei giovane, non c’è nessuno che non ti venga a raccontare quanto è importante il futuro –“ne va del tuo futuro!”- orde di madri e padri e insegnanti e altra gente che si sente autorizzata a programmare il tuo chip personale. Poi un ragazzo che conosci muore a sedici anni, e ti chiedi a che cosa gli saranno servite le cose che si fanno solo ed esclusivamente in nome del futuro. Ma continui sempre: sarò all’altezza? e quali saranno le conseguenze delle mie azioni? e dove andremo a finire? e cosa preparo per cena? Tutti attaccati alla tv per sentire che ne dicono gli esperti delle previsioni per l’economia, e i Maya della fine del mondo, e il colonnello del meteo, e i cronisti dei pronostici calcistici. Ma è così bello non sapere cosa accadrà domani, almeno non soffri già per nuovi dolori, e conservi la sorpresa per le gioie. Eppure io stessa non posso fare a meno di vivere un tempo contratto. Faccio qualcosa, e già penso a cosa starò facendo dopo. I viaggi non esistono perché siamo già arrivati e stiamo già disfacendo le valigie. In questo modo non vivi.
Lo scrittore emergente al Teatro Biondo sabato scorso, dopo aver fatto sapere a tutti che lui, sì, si è sciroppato La Montagna Incantata in cui si dice che il tempo migliore è quello dell’attesa -cosa che non capisco come possa essere sostenuta, forse perché io, no, non ho letto La Montagna Incantata, o forse perché vivo uno squilibrio nelle mie giornate tra il correre per non arrivare in ritardo (tanto arrivo comunque in ritardo) e l’aspettare treni, lezioni e turni in segreteria e al supermercato chiedendomi se questo tempo si possa conservare per fare le cose con più calma la prossima volta che cercherò di non arrivare in ritardo– ha posto la fatidica domanda ai tre eminentissimi scrittori: “qual è per voi il tempo migliore?”. Non ricordo cosa hanno risposto, ma credo che, come molte altre cose dette (o no?) in quella serata, se fosse stato un minimo interessante l’avrei ricordato. Per quanto mi riguarda, non ho dubbi: il tempo migliore è quello in cui non pensi al tempo. Quei rarissimi attimi in cui non te ne importa niente del passato né del futuro, e non dico “solo del presente” perché il presente non esiste. Non nel senso in cui intendeva questa affermazione il mio professore di religione che doveva convincerci che il tempo non esiste ma è una convenzione dell’uomo e invece tutto è in mano a Dio bla bla bla, ma perché questo momento tra un altro sarà già passato, e questo l’ha detto gente più autorevole del mio professore di religione, ma non ci volevano certo loro per saperlo.
Valeria Balistreri
Che delicatezza questo post! sembra la trama di un un lavoro all' uncinetto.
RispondiEliminaIl tempo migliore? quello passato a tavola con gli amici, senza dubbio!
Cara wood, volevo scrivere un commento "serio", ma come si fa dopo la tua esternazione mangereccia? (tutta rabbia dacchè da vegano non potrei godere delle gorgonzolate a casa tua.. evvabbè, c'è chi muore di malattia e chi di invidia..... - spero che il vegano incazzato non legga, asinnò si traveste da inquisitore!).
RispondiEliminaMa perché la letteratura è strapopolata di gente che cerca il suo tempo migliore nell'attesa (attraverso aspettazioni infinite di donne stronze che ti mettono a disposizione vetrine cariche di tazzine di porcellana da guardare e/o sabati trascorsi nei villaggi a mo' di cronista di Linea verde), oppure nel passato, rivangando e filtrando e edulcorando ere bucoliche, arcadiche, idilliache.
Il tempo migliore è il presente, e non solo per il fatto di esserci: è nel presente che leggi un libro, che cucini un pastrocchio di mele e cumino, che ti accorgi che sono le tre di notte e stai ridendo con un gruppo di svitati e sei sveglio nonostante la notte prima hai dormito meno di quattro ore.. passato e futuro non sono altro che frazioni del tempo presente, alcune già scadute insieme a tanti cartoni di latte uht rimasti invenduti, altre ancora da consumare in commensalità e passeggiate verso punti trigonometrici e chiacchierate amene - che se credi di aver capito il trucco per non pentirti di come ti sei giocato il presente, allora il futuro di certo non andrà sprecato.
Il tempo migliore è quello vissuto, e si trova sempre attorno a chi lo vive, ma non vicinissimo, dista a due passi di consapevolezza che necessitano solo un allungamento della gamba neanche troppo più ampio del tuo passo normale.
GD
Grazie mille Wood! Allora posso entrare a far parte degli alunni?
RispondiEliminaGD mi spiazzi...Alla fine credo tu mi voglia far pentire di essere venuta con voi a Monte Catalfano aahhaha...
Comunque credo che il punto sia proprio quello di viverlo il tempo e non lasciarsi scadere come il latte uht.
Spiazzarti? nah, sei tu che spiazzi me e gli altri quando leggi le cose che scrivi..
RispondiEliminaGD
nah,ma che carucci sembrate tante carlucci e il tempo di qua e il tempo di la ,il tempo migliore è il presente no il tempo migliore è l'attesa il tempo schiaccia le traettorie degli oggetti,mentre voi schiacciate le balle dalla noi mortale inutile che vi rodete nella recherch proustiana siete soltanto
RispondiEliminauna dissenteria degli occhi,il latte cagliato nel cervello .
che coglioni che siete
Weeeeh anonimo,te invece sai cosa sei? Una poltiglia di Brus che e' peggio del pus.
RispondiEliminaIo almeno mi firmo mentre tu c'hai la coniglite
mi commuovi con queste cattedratiche affermazioni tu che sei l'umus della cultura il brus suonatelo tù
RispondiEliminaperò mi sei simpatica ma stai calmina
IO SONO COGLIONE
RispondiEliminaGD
Io sono il cattedratico lombrico che vive nell' humus di wood, mi rotolo nel fango e bevo barbera, cosa voglio di piu' dalla vita? Un Anonimo tucano
RispondiEliminaIl brus non si suona, si spalma...
appunto lei lo può solo suonare
RispondiEliminaIo sono più coglione di prima.
RispondiEliminaGD
Mmm ma se ti annoi perchè leggi? Non voglio fare del male a nessuno intenzionalmente. Non aprire più questo blog e vedrai che non patirai più tali atroci sofferenze.
RispondiEliminaBV