mercoledì 29 maggio 2013

Tema: La città d'oro di Leonardo Gori, Giunti Editore

Sezione: Gli amici della Maestra
Svolgimento




Il visitatore della notte

Il morbo piegava Firenze.
Chi era fortunato moriva nel suo letto, altri cadevano fulminati per le strade, mentre si liberavano dell'incessante flusso che ne asciugava il corpo, togliendo loro ogni forza. Ombre infernali che camminavano febbricitanti, rasente ai muri.
In certi quarteri del popolo, a san Zanobi o intorno alle torri del Mercato Vecchio, in quel rigido inverno la morte prendeva con sé famiglie intere e nemmeno i bambini la commuovevano. Come due secoli prima, ai tempi della peste nera, i birri riempivano le case di paglia e fascine secche e in un lampo il fuoco divorava le mura e brillava nella notte, purificando nel fumo l'oscena maledizione che ormai da settimane divorava la città.
Il Segretario aveva cercato in ogni modo di contrastare l'epidemia. Ai primi morti, si era rivolto ai medici più autorevoli, e ben fuori città aveva fatto scavare le fosse comuni che avrebbero accolto le migliaia di cadaveri. I Fratelli della Misericordia andavano e venivano dal cuore di Firenze a porta San Gallo e a Porta Romana, e ancor di più la processione di cadaveri prendeva la via del Prato, sempre di notte, al lume dei ceri, verso l'immonda Sardinia, ricettacolo di rifiuti e carogne.
Ora il gelo potente aveva dato una tregua al contagio e, mentre camminava per la stretta via che portava al palazzo dei Signori, il Segretario osservava, rischiarata dalle torce, la fascia di sterco che dalla strada copriva i muri fino all'altezza del ventre. Eppure in quel momento non pensava al morbo. Aveva con sé qualcosa di più importante, un terribile segreto, un sogno indicibile, un'opportunità unica per la Repubblica, schiacciata dai nemici interni ed esterni: un piccolo libro poco più di un quaderno, che per qualcuno valeva come la perduta biblioteca di Alessandria e anche di più. Superò l'ultimo canto della via e una folata di vento gli tagliò il viso. Evitava con orrore i mucchi di sterco infetto e di urina ghiacciata, buttati nella notte dalla finestre. Gettò sopra un cumulo di neve nera i frammenti di una fiala di vetro: quell'ampolla era il suo demonio personale. Aveva ancora nelle orecchie l'eco di grida e lamenti che non avrebbe voluto provocare. Ma ricadeva sempre nella medesima debolezza e maledì i cerusici tutti e in particolare uno speziale senza scrupoli di sua conoscenza. Giurò che quella volta sarebbe stata l'ultima.

La luna bagnava l'alta facciata delvecchio palazzo dei Priori, montagna di pietra simbolo della ormai incerta potenza di Firenze. Il Primo Segretario della Repubblica attraversò la piazza rossa, seguito da due birr armati. Uomini fidati. I tempi non erano sicuri, ed erano in molti a desiderare la sua morte: non solo le spie dei Medici esiliatie i pisani in guerra, ma anche i fiorentini e perfino qualcuno dei suoi consiglieri.
Strinse più forte il mantello e calcò il cappuccio coprendosi la fronte, bagnata di sudore in estate come in inverno. Ogni cosa gli appariva nemica, perfino il vento del dicembre fiorentino, che mulinava intorno a lui quasi volesse portarlo via. Vide un cadavere, contratto in posa fetale, con la bocca spalancata in una specie di beffarda risata, che si figurò fosse rivolta a lui. Rabbrividì, ma il Segretario non credeva nei presagi, né in Dio né nel diavolo, né nella buona né nella cattiva sorte. Confidava che solo la propria forza avrebbe riscritto il destino suo e di Firenze. I birri batterono il legno della porticina in via della Ninna e la guardia del palazzo aprì subito. I corridoi e la ripida scala segreta del Duca d'Atene erano più freddi della piazza aperta, e il Segretario si tenne il mantello e il cappuccio. Lampade a olio rischiaravano, senza mandare fumo, le stanze del primo piano e finalmente vide baluginare il fuoco di un grande camino. Si tolse allora le pesanti vesti e liberò la testa magra e un po' scavata, nascosta sotto i capelli lisci e neri. Gli occhi furbi esplorarono l'ufficio della Camera Segreta Nera, il centro delle spie fiorentine, di cui lui era il signore assoluto: un universo chiuso e impenetrabile, territorio ignoto perfino al Gonfaloniere Pier Soderini. Le pareti erano coperte delle mappedelle città e delle nazioni del mondo, molte opera di Leonardo, che un tempo era stato suo valido e fidato collaboratore. Quando finalmente fu tranquillo, si rivolse al suo piccolo Vionate, gobbo e nero, l'uomo che più di tutti sentiva legato a sé.
"Il nostro ospite è ancora nelle sue stanze? Lo state sorvegliando come si deve?"
Il capo segreto della Camera Nera fiorentina sorrise, pensando all'uomo alto e magro delle isole britanniche.
"Protesta, Segretario, a voce alta e nella sua strana lingua"
"E' ben tenuto, come avevo disposto?"
Un principe non potrebbe avere trattamento migliore! Dispone di due stanze calde, per quanto senza finestre sulla strada. E mangia senz'altro meglio di noi. Ma strepita, grida che vuol rivedervi, e sono ormai tre giorni che..."
"E che mi dici di quell'altro?"
"E' al sicuro, ma ancora non..."
Al Segretario bastò un gesto della mano per zittire la sua fidata spia.
"E' il nostro segreto più prezioso, lo sai"
Violante annuì.
"Bene" sospirò il Segretario "Fammi avere tutto quanto"  

Dedica dell'Autore

Alla gloriosa Maestra e ai suoi sveglissimi allievi, dedico l'innocenza di Andrea e la forza della mia Rose: auguro loro un percorso irto di innumerevoli cocci aguzzi, simile al destino dei miei protagonisti, perché si possano fortificare a dovere. Vivere significa cambiare continuamente, rovesciare se stessi, trasformare i colori del mondo. Solo l'incontro con antagonisti adeguati porterà alla vera maturazione. Nella Città d'Oro, il Gigante senza nome è anche la proiezione della parte più oscura dei miei incubi: incontrate dunque voi stessi, nella scrittura, come ho fatto io, e se siete davvero in gamba, vincete questa sfida. E' di certo la più appassionante.


Leonardo Gori






21 commenti:

  1. Questo romanzo sta avendo un grande e meritato successo. Leonardo Gori, eclettico scrittore di noir e da sempre appassionato di romanzi storici (nonché grande esperto di fumetti) si cimenta qui con un intreccio che vede protagonista l'amato Niccolò Machiavelli, sullo sfondo di un Rinascimento misterioso e violento. Un libro da cui, una volta iniziato - come afferma Douglas Preston in copertina - non ci si può staccare. Benvenuto Leonardo, da parte di tutta la classe.

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  2. Ciao, Roberta, grazie per l'accoglienza nel vostro strepitoso blog. Sono pronto a essere dissezionato dai voraci allievi della Maestra (e a rispondere a tono)!

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    1. :-) la Maestra gli amici li coccola, mica li disseziona!!

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  3. Leonardo ma che dedica bella che c'hai regalato! Lovvo questa frase e appena possibile la twittero' citandoti :"Vivere significa cambiare continuamente, rovesciare se stessi, trasformare i colori del mondo"

    Confermo che Gori va alla grandissima! Alla Feltrinelli del Lingotto non fanno in tenpo a comporre la pila con i suoi libri che il giorno dopo è gia' bassa bassa!

    Tks per essere amico nostro :) smakkete!

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  4. Anna: ma non è che ti sbagli con la pila di Dan Brown? ;-)

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    1. Dan Brown? Per scrivere di certi personaggi, di certe epoche, di certa cultura BISOGNA essere italiani...altro che Brown :)
      Meis

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    2. Gorì, le pile di Dan Brown le faccio rovinare a terra inavvertitamente ! Ma porca puzzola qualsiasi sito tu apra ti compare la pubblicita' del suo libro che noiaaa

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  5. @GM: essere italiani permette di entrare in sintonia con il respiro profondo della nostra terra. Ma non è questione di nascita: ho conosciuto stranieri molto più italiani di me, non solo scrittori, naturalmente
    Scusatemi se risponderò in modo rapsodico

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  6. Già con queste poche battute viene voglia di seguire, non visti, il personaggio misterioso che si aggira in una Firenze martoriata e maleodorante di morte e di mali. Ci sono autori che compri perchè qualcuno ti ha detto di loro ed autori che ti pigliano misteriosamente. Quelli di cui ti hanno detto li devi leggere e scoprire pian piano, quelli che ti "pigliano misteriosamente", invece, hanno una marcia in più perchè anche a leggere con distrazione una pagina del loro libro preso a caso da uno scaffale alla Feltrinelli, ti seducono subito e non hai più voglia di lasciarli; non ti resta nulla da fare se non portarti il loro libro a casa.
    Se non fosse stata la Maestra a farmi scoprire questo autore, sicuramente lo avrei incontrato così!
    Grazie per la dedica, chi scrive non può avere una vita sola, reinventarsi continuamente diventa oltre che uno scopo e una possibiltà,anche una vera necessità. Grazie infinte per le sue parole. Un grosso in bocca al lupo per il libro.

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  7. Ho incontrato molti autori al tuo stesso modo, Adelaide: amori fortuiti nati sul ripiano di una bancarella, oppure sugli scaffali delle librerie, che sono durati per tutta la vita. Credo che il romanzo più riuscito sia quello che ti fa diventare "parte della famiglia", amico e parente dei personaggi, e quando le pagine finiscono ti prende lo scoramento e ti sembra impossibile che tutto debba finire. Qual è la forza che, come dici, ti "piglia misteriosamente"? E' la *verità* dei personaggi, la sincerità dell'autore.

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  8. Ciao Leonardo,
    ho letto questo brano e, al di là dell'argomento, sono stato colpito dal modo in cui componi i periodi, dal ritmo interno, una sorta di ta-ta-ta-ta regolare che non ti consente di allontanarti dal rigo.
    C'è da imparare a leggerti..
    GD

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    1. Credo che la scrittura debba "rappresentare" la narrazione anche in modo ritmico, musicale. Se riesci a far sentire l'ansia dei protagonisti, il loro abbandono, l'amore, la morte, la gioia e il dolore anche con il mutare dello stile, rinforzi la comunicazione

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  9. Ho letto solo una parte del libro (per ora). Il brano riportato qui sul blog è un inizio un po' cupo: sembra quasi ci sia un certo compiacimento dell'autore nel descrivere anche gli aspetti più sordidi della pestilenza.
    Proseguendo nella lettura, trovo che la narrazione in certi punti faccia l'occhiolino al genere fantasy. Non ci si stupirebbe infatti di veder spuntare un drago o un'altra creatura fantastica: nonostante l'ambientazione storica del romanzo, non stonerebbe.
    La parte iniziale del libro, dove è descritto l'addestramento di Andrea prima della sua partenza per la missione segreta, mi ha invece fatto pensare al durissimo addestramento di un samurai.
    Nel complesso una lettura molto interessante, a mio parere, e a tratti sorprendente.
    Ma ti saprò dire meglio le mie impressioni quando avrò finito il libro.

    Gabriella

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    1. Ho cercato di superare il "genere", con questo romanzo (pur amando lo profondamente!) proprio immergendo le mani nel calderone dei vari colori, confondendoli: e quindi spionaggio d'epoca, storia d'amore, romanzo nero e, perché no, fantasy. O meglio avventura "pura", perché l'irrazionale non è nelle mie corde.

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  10. Ho letto quanto pubblicato e mi ha conquistato....l'ho ordinato e non solo perché Firenze è dietro casa mia.

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    1. Nella "Città d'Oro" ci sono almeno due Firenze, facce opposte e complementari di una stessa Idea. Se ami davvero la mia città, forse rimarrai interdetta da come ho raccontato quella di Niccolò Machiavelli: è l'opposto della luce accecante che i protagonisti trovano nel loro viaggio al di là del mondo conosciuto. Ma è una Firenze vera e uno specchio solo appena deformato della mia Firenze, quella attuale.

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  11. Leonardo questo incipit tenta come un goloso dolce o un piatto speciale: lo gusteresti tutto d'un fiato fino alla fine. Trovo la scrittura molto adeguata alla storia. Incalzante, pulita e oscura tanto quanto il personaggio. Qusto segretario insomma: ne farà vedere delle belle?
    Mi piace nella tua dedica l'incontro con un se stesso sconosciuto e terrificante: nella sfida c'è una catarsi finale, ma un doppio segreto: conoscere la parte più oscura di sè è come amare: operazione altrettanto terrificante. Ma ognuno ha il proprio sè.
    Grazie, splendida scrittura e altrettanto la storia.

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  12. Grilletto Salterino1 giugno 2013 alle ore 15:02

    ...verso l'immonda Sardinia, ricettacolo di rifiuti e carogne... oh immondi profanatori di suolo sacro e benedetto dalla dea! Che devono sopportar le mie delicate antenne, ah, il mio cuore non regge...
    Mi ritiro nel mio eremo pestilente Sig. Gori, Le farò sapere a lettura ultimata...
    scherzo naturalmente, sono una burlona...

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    1. C'è un curioso equivoco, ma è colpa mia: l'"immonda Sardinia" era una zona di Firenze, fuori Porta al Prato. Nessun riferimento alla mia isola più amata, ci mancherebbe, perbacco! La frase citata presupponeva la conoscenza dei due romanzi precedenti. Colpa mia, ripeto.

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  13. Se ho superato indenne l'incipit, sono sulla buona strada, i toni cupi, si sa, non fanno per me, ma la storia promette intrighi che potrebbero essere stuzzicanti.
    Grazie a Leonardo Gori per la sua amicizia e alla Maestra che ci ha fatto conoscere. (emoticon bubbonico)

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    1. C'è cupezza, senz'altro, e anche un po' di orrore. Si cammina tra ghiaccio, fango e qualcosa di peggio. E non c'è sole, in questa Firenze iniziale. Ma se avrai pazienza, incontrerai un sole alieno più luminoso di quanto ti possa immaginare. Se resisti fino alla fine, capirai.

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